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Autore: itachiforever    01/04/2017    25 recensioni
[Venerdì 13]
Una ragazza, i suoi genitori, il suo cane e una nuova casa.
Un lago, una foresta e un campeggio sventurato.
Giovani ragazzi, una piccola vacanza e uno spietato serial killer immortale.
Differenze, similarità e qualche salvataggio.
Crystal Lake troverà la pace?
Genere: Horror, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 1 – L’arrivo






Da quanto tempo erano in viaggio? Si chiese Jasmine, guardando fuori dal finestrino della Golf Sportsvan grigia di suo padre. Si era appisolata mentre ascoltava la musica sul suo vecchio IPod verde mela, distesa sul sedile posteriore con la testa appoggiata al finestrino e le gambe immobilizzate dal peso di Finn, il suo border collie red merle con un occhio azzurro ghiaccio e uno giallo oro, che per altro stava iniziando a sbavarle sui leggins neri.
Lo spostò, mettendosi seduta e stiracchiandosi, sentendo schioccare qualche osso. La maglietta nera dei Disturbed umida sulla schiena a causa del sudore. Il caldo quel giorno era insopportabile e neanche l’aria condizionata riusciva a fare molto.
“Ben svegliata!” Sua madre la guardava dallo specchietto nella visiera del sedile del passeggero.
“A che punto siamo?” Chiese Jasmine, guardando l’ora segnata sul cruscotto: 17:38.
“Ci siamo quasi, ormai non manca molto.” Rispose suo padre senza distogliere gli occhi dalla strada.
Jasmine e la sua famiglia si stavano trasferendo. Dietro di loro viaggiava il camion dei traslochi, guidato da un paio di lavoratori della ditta consigliata dall’agenzia immobiliare, due montagne di muscoli.
Suo padre, Robert Hatefield, era medico all’ospedale di Columbus, Nebraska, dove vivevano fino a quella mattina e dove la ragazza aveva frequentato l’ultimo anno di liceo, diplomandosi con buoni voti giusto una settimana prima. Sua madre invece, Anna Hatefield, di origini italiane, era rimasta disoccupata circa sei mesi prima, quando la profumeria in cui lavorava aveva chiuso. Tutti e tre mal sopportavano la vita di città. Jasmine preferiva i luoghi tranquilli e silenziosi ai centri commerciali affollati e le strade rumorose, e i suoi genitori non erano da meno, essendo cresciuti entrambi nelle campagne adiacenti Columbus. Di comune accordo decisero di trasferirsi in una piccola cittadina. Robert avrebbe chiesto un trasferimento, che venne accettato in breve tempo, e Anna avrebbe potuto cercare lavoro una volta sistemata la nuova casa. Anche Jasmine aveva pensato di trovarsi un lavoretto part-time, dato che non pensava di continuare gli studi.
Controllando la disponibilità di lavoro per Robert, alla fine avevano scelto una casa che soddisfaceva pienamente tutti. Era una casa a due piani circondata dal bosco e a poche decine di metri da un lago. Un posto tranquillo immerso nella natura come volevano Anna e Jasmine, ma non troppo lontano dal centro abitato, per venire incontro alle esigenze di Robert. L’avevano trovata facendo ricerche su internet. Era subito stata la prima scelta di Jasmine, appena aveva visto dove si trovava, e aveva insistito in una maniera che sua madre aveva definito inquietante. Alla fine i coniugi Hatefield avevano ceduto alle richieste della figlia, grazie anche alla bellezza naturale del posto e al prezzo dell’abitazione, che in un posto diverso sarebbe stato molto più alto. E poi avevano giusto bisogno di un medico in più lì.
La nuova casa si trovava nientemeno che nel territorio della sfortunata cittadina di Crystal Lake, New Jersey, a poca distanza dall’omonimo lago e abbastanza vicina al famigerato “Camp Blood”.
Jasmine era un’appassionata di film horror ed era venuta a conoscenza delle svariate uccisioni avvenute nella zona tramite la famosa serie di film “Venerdì 13”. Era rimasta sconcertata da come certe persone potessero speculare sulle disgrazie altrui, ma non riuscì a fare a meno di restare affascinata dalla inquietante figura del serial killer di Crystal Lake, lo sfortunato - e spietato - Jason Voorhees.
Continuava a guardare fuori dal finestrino, vedendo scorrere alberi e arbusti ai lati della strada. Non vedeva l’ora di arrivare, avrebbe visto la sua nuova casa per la prima volta. Quando i suoi genitori erano andati a vederla lei era dovuta rimanere a casa a studiare per gli ultimi test. Ovviamente aveva visto le foto sul sito dell’agenzia immobiliare, sapeva che era stata già grosso modo arredata dai suoi genitori e che aveva un impianto di videosorveglianza, lasciato dai vecchi proprietari insieme a un sacco di mobili e cianfrusaglie conservate tra cantina e soffitta.
Poco dopo le 18, superarono il cartello verde con la scritta bianca “Benvenuti a Crystal Lake” sul lato destro della strada. A breve distanza iniziarono a vedere le varie strade sterrate che conducevano alle proprietà esterne alla città, poi finalmente i primi edifici. Jasmine osservava tutto con estrema attenzione, cercando di non farsi sfuggire un dettaglio. La madre la guardava dallo specchietto, un po’ preoccupata da tutto quell’interessamento, che generalmente la figlia non dimostrava, e scoccò un’occhiata al marito, che le rispose con un’alzata di spalle quasi impercettibile. Seguendo la strada principale tagliarono a metà la zona abitata, tornando a vedere solo la foresta e qualche stradina.
Davanti ad una di quelle stava ferma una Hyundai Genesis nera, con lo sportello del guidatore aperto e un signore in camicia azzurra seduto dentro, che scese non appena avvistò i viaggiatori.
La famiglia accostò al bordo della strada, seguita dal camion. Il signore in camicia, madido di sudore, scese dal suo veicolo e gli venne incontro. Lo stesso fecero Robert ed Anna, seguiti da Jasmine e Finn, che non vedeva l’ora di scendere e scorrazzare un po’ in giro, iniziando ad annusare tutto ed espletando anche qualche bisogno fisico.
“Signor Hatefield, Signora Hatefield! Felice di rivedervi!” Esclamò l’uomo con un sorriso a trentadue denti, stringendo le mani ai due.
“Piacere nostro, Ian!” Rispose suo padre per entrambi. Capì subito che si trattava dell’addetto dell’agenzia incaricato di occuparsi di loro.
“E questa bella ragazza dev’essere vostra figlia, vero?” Tese la mano verso Jasmine “Ian Blake, piacere.”
“Jasmine, felice di conoscerla.” Rispose lei, stringendogli la mano fortunatamente non sudata, tirando fuori il miglior sorriso di circostanza che riuscisse. Non era molto incline a fare nuove conoscenze.
Intanto li raggiunsero anche i due autisti del camion, Dan e Jack, se non ricordava male. Dopo una veloce presentazione, Ian comunicò che il camion non sarebbe potuto arrivare fino alla casa, perché poi non avrebbe avuto lo spazio necessario alla manovra per tornare indietro. Decisero quindi, su consiglio dello stesso Ian, di noleggiare un furgone e fare più viaggi. L’agenzia avrebbe contribuito alla spesa dato che avevano dimenticato di avvisarli di questo problema per tempo e Ian si era già informato per il furgone. Tirò fuori il cellulare e fece una chiamata, a breve sarebbe arrivato il mezzo. Per tutto il tempo Jasmine aveva continuato a guardarsi intorno, scrutando attentamente ogni metro della foresta circostante, alla ricerca di segni della presenza di qualcuno all’infuori del suo gruppo. Non era preoccupata della possibile presenza di un serial killer che li stesse osservando, anzi era curiosa di scoprire se davvero vi fosse. Certo non era tanto stupida da andarlo a cercare apertamente, ma si sarebbe concessa qualche passeggiata nel bosco.
Ian aveva notato questo continuo guardarsi intorno della ragazza, così come tutti gli altri, che di tanto in tanto si voltavano a controllare. L’agente immobiliare sembrava quello più preoccupato, ma non diceva nulla al riguardo. Doveva assolutamente riuscire a vendere quella casa. Nessuno era riuscito a farla comprare. Appena scoprivano dove si trovava, tutti la rifiutavano categoricamente. Se fosse riuscito nell’impresa, Ian era sicuro che avrebbe ottenuto un bell’aumento e la stima del suo capo, magari anche una promozione.
“Che ne dite di andare a vedere la casa? Ci vorrà un po’ prima che il furgone arrivi.” Disse ad un certo punto.
A quelle parole, Jasmine si illuminò, voltandosi verso i suoi genitori, in attesa di un “Sì” che non tardò ad arrivare. Risalirono quindi nelle macchine e lasciarono disposizione a Dan e Jack di iniziare a fare il primo viaggio se il furgone fosse arrivato prima del loro ritorno.
Ian apriva la strada e loro gli stavano dietro. La strada era tutta dritta se si escludevano delle leggere curvature. In due minuti arrivarono davanti la casa, molto diversa dall’appartamento in centro in cui avevano vissuto a Columbus.
Il rivestimento in legno era dipinto di bianco, mente gli infissi erano grigio chiaro, come le imposte e la porta d’ingresso. Le tegole del tetto erano invece di un grigio più scuro. Accanto alla casa, a sinistra, un casotto dagli stessi colori era il garage. Le due auto parcheggiarono una dietro l’altra, per lasciare spazio al furgone. In effetti lo spiazzo in cui si trovava la casa lasciava pochi metri liberi attorno ad essa, prima di ritrasformarsi in foresta. Scesero dalle vetture e subito Ian salì i tre scalini di fronte la porta d’ingresso, proprio al centro della facciata e del portico. Tirò fuori dalla tasca un mazzo di chiavi e aprì la porta, lasciando passare per primi i nuovi padroni. Jasmine si prese qualche secondo per godersi la vista della casa e della foresta e non potè trattenere un sorriso. Salendo anche lei i gradini, con Finn accanto, si rallegrò del fatto che la porta d’ingresso non avesse finestre ma solo lo spioncino. Ci teneva molto alla privacy, così come sua madre. Le due finestre ai lati della porta non la preoccupavano, sarebbe bastato mettere delle tende.
Appena entrati ci si trovava nel soggiorno – sala da pranzo. Le pareti erano ricoperte da una carta da parati beige nella parte superiore e da pannelli di legno in quella inferiore. Un bel divano tre posti era posizionato perpendicolarmente alla porta, mentre in parallelo si trovava un divano due posti dalla parte della porta e una poltrona dal lato opposto, tutti di un beige più scuro rispetto a quello delle pareti. Di fronte ad essi un caminetto, davanti al quale già Jasmine si vedeva durante l’inverno. Oltre i divani si trovava una bella tavola di legno per otto persone e una  credenza anch’essa in legno appoggiata alla parete di fondo. I suoi genitori avevano fatto in modo che i colori si abbinassero perfettamente con i vecchi mobili che avevano deciso di portare con loro dalla vecchia casa. Già immaginava dove sua madre li avrebbe sistemati. A destra si trovavano le scale che portavano al piano di sopra, mentre sotto di esse una porta conduceva in cantina. Accanto alla credenza stava un’apertura ad arco che immetteva in cucina. Anche qui i mobili richiamavano il legno, ma erano bianchi, con i piani da lavoro in quello che sembrava marmo nero. Era abbastanza piccola, ma non angusta, probabilmente per dare più spazio alla zona giorno. Anche qui la porta sul retro era grigia, ma in questa la vetrata c’era ed era anche piuttosto grande. Tutti gli elettrodomestici erano già presenti, lavastoviglie compresa. Tornando indietro, alla destra delle scale una porta conduceva ad un bagno con doccia, tutto sui toni dell’azzurro, ad eccezione dei sanitari. Sua madre aveva insistito, da brava italiana, per avere un bidet in almeno uno dei bagni, ed era stata accontentata. Un’altra porta invece era quella di una stanza vuota, che sarebbe diventata uno studio. Vi era solo un tavolinetto in legno con un vecchio computer sopra, che serviva per le telecamere di sorveglianza, e le pareti erano decorate come quelle del salone. In cantina c’erano la lavanderia e un mucchio di scatoloni e vecchio mobilio. Jasmine adocchiò subito una sedia a dondolo e si ripromise di andare a controllare tutto in seguito. Poteva saltare fuori qualcosa di interessante o, magari, di inquietante.
Salirono poi al piano di sopra. A sinistra delle scale si trovavano un altro bagno, in fondo, decorato questa volta con piastrelle bianche e nere e con una vasca, e due camere, una a sinistra e una a destra. Quella a destra era la camera padronale. Le pareti erano ricoperte da carta da parati ocra. Un bel letto matrimoniale in legno, con un’alta testiera, stava di fronte ad un grande armadio a sei ante dello stesso stile, identico a quello dei comodini e della cassettiera, sormontata da un grande specchio con una cornice che sembrava, ma non era, di bronzo antico. L’altra camera, quella di sinistra, era anch’essa vuota e sarebbe stata una camera per gli ospiti. Alla destra delle scale si trovavano due camere a sinistra, una a destra e la botola della soffitta in alto.  Anche le due camere a sinistra erano vuote e sarebbero servite per gli ospiti, ma Jasmine già sapeva che una sarebbe anche stata il suo studio, dove avrebbe letto e giocato ai videogames.
La stanza di destra invece era la sua. La carta da parati qui era di un leggerissimo verde chiaro. Il letto in ferro battuto da una piazza e mezza aveva un decoro a foglie e quelli che a prima vista sembravano fiori di ciliegio. Un armadio ad angolo a sei ante bianco era l’oggetto che più attirava attenzione, ma lei aveva messo gli occhi su una libreria a ripiani rettangolari 2x5 e una grande scrivania accanto alla finestra. Completavano l’arredamento un comodino con tre cassetti e un comò con quattro. Tutto era rigorosamente bianco, a parte il letto e i pomelli che erano neri, e in stile finto anticato. La camera le piaceva moltissimo, anche perché era molto più grande di quella che aveva prima e avrebbe potuto sbizzarrirsi con la sistemazione delle sue cose.
Anna mise una mano sulle spalle di Jasmine “Ti piace, tesoro?”
“Oh mamma, è bellissima!” disse sorridendo, un sorriso vero stavolta. Quasi i suoi occhi azzurri si riempirono di lacrime.
“Finalmente avrai più spazio per te. Ti piacciono i mobili?” le chiese suo padre.
“Sono stupendi! Grazie!” Anche Ian non poteva fare a meno di essere felice per loro, anche se più per se stesso. A questa famiglia la casa piaceva molto, tutto stava andando bene.
E Jasmine sperava davvero che tutto sarebbe filato liscio.

 







Angolo Autrice
Ciao a tutti!
Spero di avervi incuriosito un po’ con questo primo capitolo.
A breve pubblicherò il secondo, intanto fatemi sapere cosa ne pensate di questo ;)
Qua non dirò molto, preferisco far parlare voi, quindi se avete qualche consiglio o critica costruttiva saranno bene accetti.
Ovviamente qua non succede molto, ma il capitolo introduttivo per presentare contesto e personaggi credo sia d’obbligo per chi non sia un professionista.
Detto questo, lascio a voi la parola!
A presto!
  
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