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Autore: summers001    01/04/2017    3 recensioni
Bethyl AU | Non c'è un'apocalisse zombi
Well the music plays and you display your heart for me to see, // I had a beer and now I hear you calling out for me // And I hope that I don't fall in love with you.
"Ehi." chiamò Beth vicino a Daryl. L'avevo vista avvicinarsi, ma non volli dire niente e guardarli all'opera. Teneva in mano un pezzo di carta che aveva raccolto da terra. [...] "Ehi." chiamò ancora più forte.
Daryl si girò smarrito, forse perché non lo chiamava mai nessuno, finché vide la ragazza che fino a prima stava spiando nemmeno tanto di nascosto.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I hope that I don't fall in love with you




Quando sei un barista vedi cose strane. Ci sei così abituato che ad un certo punto non ti sembrano più strane e quando la cosa più normale del mondo ti passa sotto al naso, a volte, ma solo a volte, ti pare quasi strano.
Era più di un mese che lei, la ragazza, passava da queste parti. Voleva sfondare come cantante, mi propose di lasciarla fare nel fine settimana quando il locale si riempiva. All'inizio non mi convinceva: ai clienti piace scegliere le canzoni o le stazioni radio. Avevo comprato un jukebox appositamente. Poi l'ho sentita ed ho visto la gente guardarla. Allora l'ho lasciata fare. Mi portava tanti zoticoni che bevevano birra, sarei stato pazzo a non lasciarla fare.
Che dire, era brava. Bella e brava. La volevano tutti, chi più chi meno. Come biasimarli? Era un angelo! Capelli biondi, occhi blu, sorriso dolce, un fisico giovane ed in fiore. Non si faceva notare con pelle scoperta e vestiti succcinti, anzi tutt'altro, bastava che la gente la sentisse cantare e la sua voce entrava in testa. Qualcuno ogni tanto mi chiedeva anche il suo numero di telefono. E io rispondevo sempre la stessa cosa: "amico, magari ce l'avessi io!".
Si chiamava Beth. Era la figlia di Hershel Greene, il veterinario. Una volta lo incontrai e gli feci i complimenti per la sua figliola, mi disse che aveva preso dalla madre. Non l'avevo mai conosciuta.
Beth parlava con tutti, sorrideva a tutti. Eppure non me la raccontava giusta: veniva e se ne andava sempre sola. Sapevo che il vecchio Hershel aveva un'altra figlia, ma lei non era mai venuta a sentire la sorella cantare, così ho semplicemente pensato che fosse un tipo riservato e questo aumentava la stima che nutrivo per lei.
Poi c'era lui, Daryl Dixon. Figlio della peggior feccia del paese. Suo padre era un maiale con le mani impastate nella merda. In paese tirarono tutti un sospiro di sollievo quando morì e non ce ne vergognammo. Anche sua madre era morta, pace all'anima sua. Era l'unica che proteggeva i figli da quello zotico. A proposito dell'altro figlio, Merle, andava e veniva dalla città. Ci raccontava sempre di come la vita fosse diversa là, più puttane, più affari, più lavoro, più chincaglierie come quelle patacche d'oro che si metteva al polso, eppure continuava a tornare forse per suo fratello Daryl. Chissà di quali affari parlasse.
Daryl veniva spesso da me quando il locale era vuoto. Non dava l'idea che gli piacesse molto la gente. A volte si faceva solo una birra, altre volte qualche bicchierino di troppo, ma se ne andava sui suoi piedi e non faceva del male ad una mosca.
Si trovò un sabato sera da me per caso. Chissà che gli era successo. Mi chiese due bicchieri di whiskey, ma quello buono, quello che facevo nella mia cantina. "Attento questo è forte." gli dissi. Guardò il bicchierino come per dirgli "massì, chi se ne frega!" e lo buttò giù tutto d'un sorso. Pensate che, quando lo bevo io, mi risale il calore fino a dentro al naso e quasi mi sembra di bruciare.
Dopo il suo secondo bicchiere, sentii il tic del microfono che si accese ed un brusio diffuso nelle casse. Guardai verso l'angolo che avevo allestito per lei, dove Beth stava sistemando le ultime cose. Si infilò la tracolla della chitarra su una spalle e si schiarì la gola.
"Uno, due, tre." provò, come ogni sera. I più accaniti, tipo me, conoscevano quell'incipit a memoria. E poi cominciò a cantare.
Cantava sempre con gli occhi chiusi, ci metteva cuore ed impegno. Aveva dei pezzi forti, quelli che piacevano a tutti. Molti a volte muovevano le labbra e cantavano con lei a memora, altri urlavano e la anticipavano. Lei allora li guardava e sorrideva. A volte ne indicava qualcuno e quando finiva scendeva a ringraziarli. Ero sicuro che avrebbe sfondato.
Quella sera ci portò un pezzo nuovo. "I hope that I don't fall in love with you" continuava a ripetere.
Chi la seguiva la guardava preso, attento nel cogliere ogni sfumatura di quel nuovo spettacolo. Mi fermai anch'io a guardare, con le mani sul bancone e la pezza su una spalla. Vidi Daryl, davanti a me, girarsi incuriosito da quella voce dolce e melodiosa. Credo che ne rimase colpito persino lui. Non staccò gli occhi da quell'angelo biondo neanche una volta. Rimase con suo bicchiere di birra vuoto a metà in mano. Che storia! Credo anche che già allora anche lei l'avesse notato. Sorrise e tentennò quando guardò nella nostra direzione.
Sembrava che il locale fosse pieno di lucine colorate, tanto era il luccichio che si respirava.
Quando ebbe finito sorrise al pubblico, li ringraziò e fece un inchino. I capelli le caddero ai lati della faccia, tanto che dovette toglierseli dalla bocca. Poi lasciò quel piccolo spazio. Come al solito avrebbe recuperato la sua chitarra dopo.
Daryl tornò a bere e si finì la sua birra. Già sapevo che di lì a poco mi avrebbe chiesto un'altra bionda. Si rigirò il suo bicchiere tra le dita e pareva perso nel fondo, come se ci fosse il senso della vita lì dentro.
"Ehi." chiamò Beth vicino a Daryl. L'avevo vista avvicinarsi, ma non volli dire niente e guardarli all'opera. Teneva in mano un pezzo di carta che aveva raccolto da terra. La sua voce era troppo bassa perché lui la sentisse. Il locale era pienissimo, non si capiva niente e non c'era un posto né a sedere né in piedi al banco. Il signore mi aveva mandato quell'angelo. "Ehi." chiamò ancora più forte.
Daryl si girò smarrito, forse perché non lo chiamava mai nessuno, finché vide la ragazza che fino a prima stava spiando nemmeno tanto di nascosto. Teneva in mano quella cosa che gli era caduta dalla tasca e quasi si paralizzò. Gliela strappò poi di mano, senza darle il tempo di dirle "Ti è caduto questo".
S'era rigirato avanti, aveva aperto quel pezzo di carta, se l'era riguardato e poi l'aveva appallottolato e buttato. Più tardi quella sera mentre pulivo, lo ritrovai. C'era scritto "il tizio ha la cosa. Vediamoci sabato alle nove e mezza". Non sapevo chi fosse il tizio e quale fosse la cosa che aveva, ma di sicuro Daryl era da me sabato alle nove e mezza e ne fui sollevato. Era l'unico Dixon che avrei salvato.
Beth ne rimase interdetta. Rimase con la mano ancora aperta in avanti ed un'espressione perplessa o quasi delusa. S'aspettava un "grazie" ed invece non ebbe niente. Non durò molto perché qualcuno la fermò e le fece i complimenti. Lei li ringraziò e li abbracciò. Era spontanea e calorosa, anche se stava effettivamente morendo di caldo. Era sudata infatti, aveva cantato tanto e nel mio locale fa sempre tanto caldo. Saranno le pareti di legno in estate, saranno le luci. Si era legata i capelli con una coda, ma aveva comunque qualche ciocca color oro appiccicata dietro al collo e ai contorni del viso. Quando quelli la lasciarono in pace, si perse un attimo e guardò a terra. Avrei detto che stesse per piangere. Poi mi chiese una bibita fredda, la più fredda che avevo. Le diedi un bicchiere con due cubetti di ghiaccio e un bottiglia in vetro di coca cola, la migliore che avevo. Beth prese i due cubetti e se li passò dietro al collo e sulle spalle. A Daryl non sfuggì né quella faccia né la storia del ghiaccio, ma cercò di ignorarla. Non l'avevo mai visto con una donna. Fino a poco prima non sapevo se avesse altre preferenze o che altro, ma neanch'io allora mi persi il suo sguardo!
Daryl continuava con quella politica introversa e nervosa. Guardava prima di nuovo nel bicchiere e poi addosso, sembrava quasi indeciso. Tamburellava coi pollici sul bordo del bancone, dove quasi si stava appendendo. Si decise poi ad alzarsi e si girò a cercar qualcuno. Quel qualcuno non era più lì. Capii cosa volesse fare quando notai il suo sguardo seguire la figura di Beth, che intanto era già con un altro, che la stava portando via. Credo fosse Jimmy Coleman, il figlio del pastore, un bravo ragazzo dopo tutto.
Daryl s'era fatto sfilare la ragazza da uno che aveva la metà dei suoi anni, se non è già tanto. "Amico, sei proprio un imbranato!" gli avrei detto se avessi avuto le palle. Ma niente.
Lui bisbigliò uno "sparisci" al ragazzino che si stava per sedere al suo posto, si rimise comodo e tornò a guardare dentro al bicchiere. Beth invece si rigirò a controllare. Aveva la mano di Jimmy sulla schiena, ma guardava dietro verso Daryl.
Jimmy la portò verso un tavolo che le aveva conservato. Non era da solo, c'era tanta gente attorno, la sua solita cricca. Stavano bevendo birra e mangiando patatine. Beth si unì a loro, bevve solo qualche sorso di birra e mangiò patatine. Rideva con loro, parlava con loro, una ragazza come tante. Eppure alcune volte, seppur poche, si perdeva e si fissava le dita. Altre volte invece si girava spesso verso di noi, verso il bancone con me dietro e Daryl davanti, che si girava spesso verso di lei ed incrociava gli occhi seri con lei.
Mi ritrovavo così a guardare avanti e dietro, prima lui e poi lei. Mi misi a ridere tra me e me e feci finta di asciugare i bicchieri. Riflessi che di fatto non si erano mai detti neanche una parola. La cosa mi mise tenerezza. Ricordai il giorno che conobbi mia moglie, la cercavo ovunque, ma più di tutto cercavo una scusa per parlarle. Ne avrei date io ad entrambi, ma non mi piace mettermi in mezzo e poi, come diceva il mio vecchio, se son rose fioriranno.
Piano piano il locale cominciò a svuotarsi di persone e riempirsi di spazzatura. Non vedevo l'ora di chiudere e quei due erano ancora là.
"Dammi un altro bicchiere di quella roba." mi chiese Daryl, proprio mentre avevo deciso di battere gli ultimi scontrini e chiudere la cassa.
Lo guardai, poi sospirai, ma alla fine la presi da sotto al bancone. Fu forse il suo sguardo a convincermi. "Sì, ma è l'ultimo, devo chiudere." gli concessi.
Lo bevve di nuovo tutto d'un sorso e di nuovo mi chiesi come facesse. Sembrò contare fino a tre, poi prendere coraggio e girarsi. Cominciò a guardarsi attorno perso e confuso. Capii di nuovo chi o cosa stava cercando, di nuovo. Da dietro alle sue spalle l'avevo vista riprendersi la chitarra e salutare Jimmy coi suoi amici, che immaginai di dover cacciare di lì a poco.
Daryl si girò verso di me. Non mi guardava spesso negli occhi, doveva essere seria la cosa. Aveva la faccia di chi stava per fare una domanda, ma lo anticipai. "Canta qui tutti i sabati."
Capì al volo di chi parlassi. Non si sorprese nemmeno del fatto che io l'avessi capito. Fece un cenno col capo, mi disse "grazie" per la prima volta e poi se ne andò.
In sette giorni avrebbe avuto un'altra possibilità. 



 




Angolo dell'autrice
Salve a tutti!
Oggi mi trovo a presentarvi invece una one-shot. L'idea da principio è stata di vannaggio, che ha citato la canzone (I hope that I don't fall in love with you) in un capitolo della sua ff, rendendola disponibile per una AU. Beh, che me la potevo far scappare? Ci ho pensato a lungo fino a farmi venire l'idea giusta per questa storia. Quindi mi sono presa un giorno in cui avrei sicuramente avuto tempo per scriverla tutta. Volevo il meglio per questa piccola cosuccia. 
Fatemi come al solito sapere che ne pensate con un commentino qua sotto. Vi ringrazio intanto di essere arrivati fin qui e vi invito a passare per la mia long ;)
Alla prossima!

  
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