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Autore: Ice_Angel    06/06/2009    1 recensioni
Trinitie è una ragazza che nella vita ha solo avuto brutte esperienze e una di questa è aver rifiutato Tom Kaulitz. Per un caso del destino lei finisce per lavorare per le ragazze degli altri componenti della band e di conseguenza ci si ritrova a convivere con lui per 24 ore su 24. tra i due è subito guerra solo che l'interesse è più grande dell'odio solo che c'è sempre la strega cattiva nelle favole più belle...
Genere: Romantico, Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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I TOKIO HOTEL NON SONO DI MIO POSSESSO E OGNI RIFERIMENTO A PERSONE E AD AVVENIMENTI REALMENTI ACCADUTI SONO PURAMENTI CASUALI

Capitolo 1

Stringeva tra le mani quel biglietto.
Gli occhi accesi di una luce strana,lontana dalla realtà.
Lo fissava come avesse paura di perderlo facendolo scivolare dalle sue mani,lo guardava avida come un poveraccio guarda un lingotto d’oro.
Quei pezzi blu e bianchi erano macchiati del suo sudore.
Trinitie era cresciuta troppo in fretta.
La sua vita prima d’ora era stata solo un susseguirsi di sofferenze macchiate d’odio,sangue,violenza.
A 17 anni aveva toccato la morte con le sue stesse mani,sfiorandola di striscio.
Sua madre aveva visto morire suo padre investito e poi finito a colpi di mitra sotto casa,aveva trovato la testa del fratello davanti alla porta,il corpo del marito sventrato nel letto e il suo primo genito ucciso davanti casa da un colpo di pistola.
Trinitie non era cresciuta in un ambiente adatto per una ragazzina.
Aveva visto fin dalla nascita trafficare droga in casa,quella polverina bianca che suo padre e suo fratello consumavano regolarmente prima di essere uccisi a lei aveva sempre fatto uno strano effetto,si era tenuta alla larga capendo da sola che era pericolosa.
Dopo tutti quei lutti aveva deciso di essere diversa.
Era sempre stata diversa da quel mondo a cui apparteneva. E così si era caricata sulle spalle la responsabilità di mantenere sua madre,il piccolo Dean e la piccola Ginevra ancora troppo innocenti per capire in che razza di mondo vivevano.
E l’unica soddisfazione che aveva avuto erano stati quei ragazzi che l’avevano incantata con la loro musica e le loro parole struggenti che ti imprigionavano l’anima.
E dopo mesi di fatica alla casa discografica dove lavorava come donna delle pulizie, aveva ricevuto l’agognato premio.
Un biglietto per il loro concerto.
Il biglietto per il concerto dei Tokio Hotel.
Li ripose dentro un libro di Stephanie Meyer per nasconderli dal fratello e andò alla fermata dell’autobus.
Il suo sorriso non poteva essere smorzato in quel momento,per nulla al mondo.
Mancavano solo 10 giorni a quel fatidico giorno che avrebbe realizzato almeno uno dei suoi sogni più nascosti.
Salì sopra l’autobus sedendosi lontano da tutti e si mise l’I-Pod nelle orecchie facendo partire “Forgiven” dei Within Temptation. La voce di Sharon Den Adel invase le sue orecchie.
Cominciò a guardare il paesaggio che slittava via. I suoi occhi si posarono su un parco dove un padre giocava con la figlia che rideva. Gli occhi castani della bambina irradiavano sicurezza guardando il suo papà che la reggeva in aria. Era sicura che non l’avrebbe fatta cadere,che l’avrebbe retta ogni volta sarebbe inciampata e consolata ogni volta si sarebbe fatta male.
Suo padre non c’era più e se anche fosse stato ancora vivo non avrebbe importato. Era troppo drogato per ricordare chi fosse sua figlia,troppo fatto per scambiarla con una puttana e violentarla. L’odio le si leggeva sugli occhi spezzati da una sofferenza nata troppo in fretta.
Si morse le labbra fissando le sue lunghe dita affusolate mentre i flash back di quelle nottate passate a urlare gli percorrevano come lampi la testa.
Quelle mani che la toccavano,che le tappavano la bocca tanto a soffocarla,il dolore,le botte,le lacrime,la paura per quell’uomo che l’aveva creata,per quell’uomo che avrebbe dovuto proteggerla.
Le ferite ancora sanguinavano a distanza d’anni.
Si strinse nella giacca cercando di allontanare quel dolore ancora troppo forte.
-mi scusi!-disse una donna picchiandole su un braccio.
Trinitie si tolse le cuffiette dalle orecchie
–è occupato?-
Scosse la testa togliendo la borsa.
-lei lavora alla casa discografica?-disse la donna prima che Trinitie si infilasse le cuffiette alle orecchie.
-si…-rispose Trinitie guardando la donna –perché?-
-l’ho vista spesso lavorare lì…io sono Dunja anche io lavoro lì!-
Trinitie sorrise –io?io non l’ho mai vista!-
-certo io sono una roud-menager non sto spesso alla base!-disse sorridendo.
-sono Trinitie Black mi dia del tu la prego!-disse Trinitie.
-anche tu…almeno per una volta c’è qualcuno di giovane!-disse ridendo Dunja -…dentro quell’edificio si sente puzza di vecchio!-
Trinitie le sorrise.

-TOM!!!-urlò David inviperito –che cos’è questo?-
Il menager buttò addosso al rasta una rivista che si depositò sul suo viso sbattendo contro il naso. Tom prese la rivista con riluttanza e la guardò.
Sorrise maliziosamente rispondendo –una rivista!-
-TOM NON PRENDERMI PER IL CULO!!!-urlò –un altro scandalo non ci voleva cretino!-
Il biondo rasta prese tra le mani la rivista e sfogliò le pagine con le foto del suo scandalo. Lui in atteggiamenti troppo intimi con delle ragazze di cui non ricordava nemmeno il nome. Sorrise al menager.
-invece di essere felice del fatto che hai scritturato un gran figo come me che attrae le donne come calamite,ti incazzi?- chiese Tom tranquillo sfogliando la rivista.
-tu sei un caso perso Tom!-disse David –dovunque vai fai casini!- -mica posso pensare sempre ai fotografi!-disse Tom.
-magari invece di pensare al sedere della biondina aprissi un po’ gli occhi le cose cambierebbero no?-disse l’uomo.-e ora che dici alle fans?-
-guarda che loro lo sanno meglio di te come sono fatto!-disse Tom –come vuoi che la prendano…non gliene fregherà un cazzo!-continuò –e poi quello che ci mette la faccia sono io non tu quindi rilassati David sennò ti vengono le rughe!-
-THOMAS KAULITZ!!!-urlò l’uomo alzandosi.
Tom alzò gli occhi al cielo esasperato mentre la porta di legno pesante si apriva.
-Giorno!-disse allegramente Bill strofinandosi i capelli.
-ecco perché non ti sei incazzato quando Bill ha portato Zaira?non hai urlato “WILLIAM KAULITZ NON PRENDERMI PER IL CULO!!!”-si lamentò Tom al suo menager facendo l’imitazione di David.
-fino a prova contraria quando io mi sono messo con Zaira ho prima dato la notizia e poi l’ho presentata e io sapevo benissimo come si chiamava!-disse Bill.
-sono dettagli Bill!-disse Tom.
-e poi io con Zaira ci sto da un anno brutto cretino!-disse Bill.
-cosa c’entra scusa?-chiese Tom.
-è una vera storia!-disse David –non va con la prima che passa!-
Tom sbuffò –voi siete in congiura lo so!-disse Tom.
Bill sorrise al suo menager andando a prendere una bottiglia di cocacola.
-dovresti trovartela una ragazza Tom!-disse David –ma no una di quelle puttanelle che ti fai di solito…una con le palle!-
-David non sono gay…!-disse Tom –non voglio una donna con le palle-
David guardò esasperato il chitarrista. Se non fosse che gli fruttava,insieme agli altri squilibrati della sua band,montagne di quatrini e non fossero la cosa più giusta che avesse mai trovato lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani.
Tom Kaulitz era la sua spina nel fianco,era quel tipo di ragazzo che non si controlla facilmente. Sempre dietro le gonnelle,coprire le sue scappatelle era un’impresa impossibile visto laa frequenza in cui le ragazze entravano e uscivano dalla sua stanza.
Era sbruffone,irrispettoso,ostinato,testardo e megalomane.
Per di più spesso giocava la parte del cafone mordendosi quel dannato piercing che incantava che gli intervistatori,i fotografi.
Era una mina vacante,un bomba che quando esplodeva si rigenerava.
Spesso pensava sarebbe stata la causa della sua morte. Lo avrebbe fatto morire di infarto.
O sicuramente lo avrebbe ucciso durante uno dei tanti litigi che avevano.
Suo fratello Bill,non dava tanti problemi come lui…certo anche lui li faceva come se fosse una diva decaduta degli anni ’40,ma almeno portava rispetto.
Tom era come il teppistello della scuola che prendeva a botte i secchioni e che seduceva ogni donna,uno di quei ragazzini che al preside sputava in faccia ridendo come non avesse fatto niente di male.
Controllarlo era impossibile per tutti.
Per questo Tom viveva all’estremo degli altri tre che si erano accasati per bene. tutti e tre con fidanzate presentate al pubblico che li seguivano ovunque andassero.
Delle ragazze realmente innamorate di loro,che andava oltre i soldi,oltre il successo,oltre le luci e la fama. E venivano anche ricambiate da quei tre deficienti pronti a fare di tutto per quelle tre squilibrate.
Tom si fermò a pensare a Jessica.
Jessica era stata la sua prova ad essere impegnato ma si era visto soffiare la ragazza da Gustav,anche se lei non aveva tutti i torti.
L’aveva tradita talmente tante volte da perdere il conto e sapeva benissimo che Jessica lo sapeva e che sopportava per paura.
Paura di cosa poi? Ancora se lo chiedeva nonostante fossero passati 3 mesi da quando Jessica lo aveva lasciato e si era messa con Gustav.
Non avrebbe mai alzato le mani su di lei,non avrebbe avuto il coraggio di guardarsi allo specchio se l’avesse fatto,a mala pena avrebbe sbroccato,gli avrebbe urlato di tutto,avrebbe trovato ogni scusa per farla sentire in colpa facendogli notare che lui si che la tradiva ma con delle sconosciute ma che lei era la sua ragazze e aveva la priorità assoluta.
Scosse la testa,non era colpa sua se aveva pensato quello di lui,che aveva pensato fosse un animale.
-Tom ti sei incantato?-disse David sbattendo le mani al viso del rasta.
Tom sbattè appena le palpebre scuotendo la testa –pensavo!-
David lo guardò strano –cioè?-
-io non sono capace di tenermi una ragazza!- disse Tom –faccio solo paura!-disse Tom sarcastico lasciando il menager senza parole a fissarlo mentre se ne andava.
  
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