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Autore: needaname    01/04/2017    1 recensioni
Una stanza bianca.
Teche di vetro trasparenti, come prigioni inespugnabili.
Numeri impressi come tatuaggi indelebili.
Prede e predatori.
Morte, paura, dolore, salvezza; forse.
"Siete tutti nella lista, preparatevi a morire"
[What If in cui la deadpool list non è mai esistita, fino a questo momento][il tema non è trattato come nella serie][Derek/Stiles][Scott/Malia][accenni Lydia/Jackson -- Liam/Hayden][presenza di OC][avvertenze speciali: thiam brotp]
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Three, two, one, zero
 


Dieci.

L’eco di lancette arrugginite che si rincorrono sulla liscia superficie di un vecchio orologio.

Nove.

Il ticchettio dei minuti che scorrono, inesorabili, inarrestabili.

Otto.

Un bagliore rosso lampeggia, illuminando ad intervalli regolari, fiochi, le pareti della stanza.

Sette.

Tremoli impercettibili scuotono i corpi distesi al suolo, inermi, dormienti.

Sei.

Un bip, statico, rimbalza tra le mura candide,  bianche come cotone.

Cinque.

Una voce robotica, gracchiante, rimbomba nell’area.

Quattro.

Il tintinnio delle lancette si fa intenso, il tempo sembra correre veloce, impaziente.

Tre.

Fili biondo fragola distesi al freddo pavimento, creando onde tra le bianche assi lisce.

Due.

Scuri artigli s’incastrano tra la ceramica e lo smalto bianco delle piastrelle che rivestono il suolo, perforandole, graffiandole.

Uno.

Occhi grigi, striati di verde, si dilatano confusi, guardandosi attorno, senza avere il coraggio di sollevarsi dal basso.

Zero.

L’ultimo suono, prima del silenzio.

Una luce accecante invade la stanza, rendendo ancora più intense, ancora più candide, le pareti, riflettendosi al suolo, trasformandolo in uno specchio.

Svegliatevi.

Tuona una voce, meccanica, dal nulla, dall’ovunque.

Scattano come molle le schiene dei sette corpi, saettano confusi i loro sguardi, si incontrano, si confrontano, si chiedono, si riconosco; in un muto dibattito.
Non ci sono finestre, non ci sono porte, solo quattro pareti, solo un pavimento che riflette volti sfuocati, obliqui, annebbiati, confusi, che cercano un senso; una spiegazione a quel poco che stanno vedendo.
L’orologio, unico soprammobile, oltre i serpenti di neon che formano strane croci al soffitto, posto al centro della parete frontale si è fermato, fisso sul medesimo orario, la mezza notte, nessuno può dire se sia veritiero o meno.

-cos’è questo posto?-

è tremula, adirata la voce della ragazza, i corti capelli castani, chiari, le coprono parzialmente il volto, soffia per scostarne fastidiose ciocche, non c’è paura nei suoi occhi che brillano, azzurro luminoso

-come siamo arrivi qui?-

c’è solo attenta analisi nelle iridi caramello del ragazzo alla sua sinistra, intento a scrutare con attenzione ogni centimetro della stanza

-ci siamo stati portati o meglio rinchiusi-

specifica la rossa, i fili biondo fragola ondeggiano ad ogni passo, il picchiettare degli spessi tacchi nocciola riecheggia tra le pareti

-deve essere ancora notte, dubito sia trascorso troppo tempo dal rapimento al risveglio-

conclude poi, incrociando le braccia al petto, arricciando lembi del tessuto floreale, che ne fascia le armoniose forme in un vestito leggiadro

-non dovremmo essere tipo immuni alle droghe?-

sono scosse da fremiti d’ira le dita del ragazzino biondo, i palmi poggiati contro la parete alle spalle del gruppo, già pronto a tentare di aprirsi un varco, in qualche modo, in qualsiasi modo

-determinati tipi di erbe sono in grado di farci perdere i sensi-

è la logica conclusione a cui arriva quello che appare come il componete più grande tra i presenti, la lieve barba, ben curata, ne delinea i duri lineamenti, quasi spigolosi, del volto e gli occhi, d’un intenso verde foglia, seguono i movimenti del più minuto, apparentemente gracile, tra i ragazzi

-ricordate qualcosa, qualsiasi cosa? Sono quasi certo che stessi dormendo, anzi ne sono sicuro, mi sono addormentato in camera mia, ho sentito un rumore strano, mi sono alzato per controllare e poi…buio, mi sono risvegliato qui-

parla veloce, ad ogni parola ne segue un gesto delle mani, le iridi ambrate a cercare risposte

-la stessa cosa, dormivo, ho sentito un suono ed un odore strano, fastidioso, ma non ricordo nient’altro-

la mascella storta, contratta in una smorfia smarrita, le iridi scure del ragazzo alla sua destra sono perse a vagare confuse, inspirando ad intervalli regolari, cercando invano di captare rumori, fragranze, segnali che possano aiutare

-ragazzi-

è un bisbiglio sottile il richiamo dell’unico rimasto ancora in silenzio, all’angolo, quasi ignorato, dimenticato dagli altri

-si è aperta la parete-

-che significa che si è apert…-

muoiono in un soffio stupito le parole della giovane dagli occhi topazio.
C’è solo buio oltre quella piccola fessura, sufficientemente ampia da permettere il passaggio, ma abbastanza stretta da impedire di vedere oltre

-chiunque ci abbia rinchiuso vuole che entriamo lì-

è ovvia, così ovvia la constatazione della rossa che persino lei si sorprende di averla detta, si guarda attorno e lo senti, prima degli altri, prima di chiunque, sente il sentore di morte che impregna l’aria, così intenso da farle vorticare la mente, da costringerla a socchiudere gli occhi, stringendosi nelle spalle

-Lydia? Lydia!-

-sono morti-

-chi?-

-chiunque sia stato qui prima di noi Stiles, sono tutti morti ed altri stanno morendo e non è solo una sensazione-

soffia la ragazza, lasciandosi stringere dalle braccia dell’amico, che l’affianca, passandole un avambraccio attorno alla vita, quasi a volerla sorreggere.
Nessuno vorrebbe oltrepassare quella linea, nessuno vorrebbe addentrarsi in quel buio denso, ma tutti sanno essere necessario, se vogliono uscirne vivi, se vogliono risolvere l’ennesimo problema che li vede coinvolti, devono farlo ed è un urlo, quasi ululato, a spingerli a muovere passi frettolosi

-Liam!-

grida il ragazzo mentre bagliori rossi nascondo le iridi scure e zanne affilate ne plasmano i canini

-ha davvero un pessimo istinto di sopravvivenza-

ne conviene colui che, per primo, ha notato l’apertura dischiudere la parete, scuotendo il capo cinicamente divertito, seguendo l’odore di Liam che ancora aleggia al di là del buio

-voglio le ferie-

sbuffa celando la paura dietro il sarcasmo Stiles, allargando le braccia al cielo esasperato, distaccandosi da Lydia, seguendo il branco oltre la parete che, silenziosa, si richiude alle loro spalle; inosservata.
 

Luci bianche, abbaglianti, si accendo improvvisamente, una dopo l’altra, illuminando un ampio e stretto corridoio, le iridi gialle di Liam scrutano le teche di vetro trasparente che li circondano, annusando l’aria, un odore pungente, acerbo, gli fa pizzicare le narici

-tornate indietro-

è flebile, appena percettibile, la voce che li chiama, ma i sensi sviluppati gli permettono di captarne l’esatta provenienza, si muovono rapidi, all’unisono, i presenti, giungendo sino alla fonte

-Scott!-

urla Liam, richiamano l’Alpha che si avvicina alla superficie trasparente, le iridi rubino scrutano la figura rannicchiata nell’angolo, imprigionata, non sa cosa dire, non sa cosa pensare, dice la prima cosa che gli attraversa la mente

-come ti chiami?-

il ragazzo è così magro e così alto, può notarlo meglio ora che ha sollevato il capo, i folti capelli ricci, d’un intenso castano, mogano, ne coprono parzialmente gli occhi, dalla forma leggermente allungata, del medesimo colore di arbusti d’alberi, ad osservarli bene sembrano cortecce, di legno, resina e muschio fusi assieme

-Jonathan-

più guarda quella pelle, pallida, così chiara da sembrare porcellana, e più gli sembra di sentirne l’odore boschivo, come essere immersi in una foresta

-non sei umano-

è una constatazione che non pretende neppure risposte quella di Scott, il ragazzo si solleva lentamente, sembra stanco, debole, tremano le gambe mentre si avvicina alla superficie trasparente della teca, poggiandovi contro la mano

-neppure voi, è per questo che siamo qui-

-viva le minoranze-

borbotta mordicchiandosi le labbra Stiles, imponendosi di tacere, cercando di ignorare il sopracciglio arcuato di Derek che lo fissa contrariato, non è di certo il momento di fare dell’ironia

-che intendi dire?-

-non sei un mannaro-

parlano all’unisono l’ex ed il nuovo Alpha, Jonathan socchiude gli occhi, inspirando ed espirando più volte

-questo-

soffia, indicandosi la fronte, scostando ciuffi all’indietro, rivelando un numero, in inchiostro nero: 30

-che significa?-

-è il mio numero, ce l’ho da quando mi sono risvegliato qui dentro, è la replica dello show della scorsa settimana-

sorride cinicamente amareggiato, lasciando ricadere i ricci a coprirne il numero

-chiunque ci stia tenendo qui vuole vederci soffrire e morire, è successo a noi, succederà anche a voi-

-noi? Siete in più?-

lo sguardo di Jonathan si posa su di Liam, sembra quasi analizzarne la figura, annuisce debolmente

-eravamo-

precisa, chinando il capo, stringendo il pugno contro il vetro della prigione

-eravamo in sette, come voi, il primo giorno è stato facile, siamo sopravvissuti, pensavamo ci salveremo, usciremo da qui, ma poi è cominciato…e…Luke…Clohe…Nicolas…Edgard-

ad ogni nome una pausa, le nocche pallide, le dita infossate nel palmo della mano, non servirebbe chiedere, non sarebbe necessario, ma non può essere evitato

-cosa, cosa è cominciato?-

-il massacro-

sussurra, l’odore acre della rabbia e della tristezza, l’odore più intenso tra tutte le emozioni, colpisce come un pugno allo stomaco le narici dei mannari presenti

-uno ogni giorno, sempre diverso, una morte ogni giorno, finché…finché non ci hanno diviso, finché non ci hanno separati-

-possiamo aiutarti, possiamo uscire da qui, trovare i tuoi amici e…-

una risata acerba, disperata, fuoriesce come un soffio stanco dalle labbra di Jonathan

-aiutarmi? Farci uscire?-

fipete, battendo il pugno contro la superficie trasparente con una tale intensità da farla tremare

-non so neppure dove cazzo siano! Non so neppure se esistano ancora! Hanno portato via anche…Esme-

le iridi, le nota solo ora Scott, sono diventata bagliori verde spento, striati di grigio, diverse da prima

-li ritroveremo e usciremo da qui, fidati di noi-

tenta ancora, appoggiando le parole pronunciate da Liam poco prima

-no, no, non ci riuscirete, morirete tutti! Moriremo tutti! Sta già accadendo-

sibila in risposta, allontanandosi dal vetro, portandosi il palmo a coprire le labbra e le narici, osservando spaventato il fumo bianco che discende dal soffitto, invadendo la stanza.
Non hanno tempo di controbattere, chiedere, parlare, la sostanza che li avvolge li fa tossire, annaspano cercando di catturare ossigeno, inutilmente, è Stiles il primo a crollare al suolo, vani i tentativi di intervenire in alcun modo; è solo questione di secondi prima che tutto diventi nuovamente buio. 
 

Note a fine pagina:
So che dovrei acnora finire di scrivere una storia, presente in questo fandom, ma è da un po' di giorni che stavo pensando di postare il primo capitolo di questo nuovo "progetto", chiamiamolo così, e alla fine ho deciso di tentare.
Ci tengo a precisare che la Deadpool list in questa storia sarà tratta diversamente da come è stata tratta nella serie, che non vedrete la presenza di Kira come membro del branco, perché credo si sia capito che ho una pedilizione per Theo e il suo rapporto con Liam (saprete perdonarmi, sepro)
Non ho molto altro da dire se non spero che vi sia piaciuto. 
Ringrazio chiunque leggerà e vorrà lasciare un commento. 
Grazie. 

 
   
 
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