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Autore: ToraStrife    01/04/2017    3 recensioni
(TMNT/Street Fighter)
Ambientata poco prima del film 2007.
Durante il suo viaggio di addestramento in America Centrale, Leonardo ha modo di vedere il mondo fuori dal nascondiglio dove è cresciuto.
E se incontra un altro guerriero, anche lui in viaggio di addestramento, può aver modo di imparare sul significato del combattimento e della ricerca di sé stessi.
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Leonardo vs Ryu
La tartaruga e il dragone

Quando Leonardo e Ryu si incontrarono.







Era successo durante quel lungo viaggio di addestramento che portò Leonardo per più di un anno lontano dai palazzi di New York e soprattutto dalle braccia della sua famiglia.
L'incontro con April, che lo avrebbe convinto a tornare a casa, sarebbe accaduto solo molti mesi più tardi.


Le ombre danzavano tutt'attorno al fuoco, proiettandosi sulle pareti della grotta.

- Questa sarebbe la famosa "pizza"? - Chiese Ryu, con aria dubbiosa, mentre teneva in mano un trancio ancora legato al piatto da un cordone ombelicale fatto di mozzarella.
Certo, non era la prima volta che aveva visto una cosa del genere: il suo migliore amico, Ken Masters, aveva tentato più volte di introdurlo alle gustose esperienze della cucina occidentale.
Il suo palato, però, abituato al più tradizionale cibo giapponese, vedeva in quella specie di pane cotto, con variegati ingredienti sopra, una specie di mattone da digerire.

- Non è certo come la fanno dalle mie parti - Si scusò Leonardo. - Ma è il meglio che sono riuscito a racimolare. Non è esattamente una grande città.

Ryu si rimproverò silenziosamente di avere dubitato dell'offerta della tartaruga. Trovare un qualche locale che vendesse tale, insolito alimento, doveva essere stata un'impresa.
Senza indugio, addentò il boccone, e fu lieto di averlo fatto.

- Non è affatto male! - Ammise.

Il complimento rese felice Leo.
Non vi era stata una "esplosione nucleare nella testa" come la prima volta di Michelangelo, ma il famoso alimento italiano aveva comunque guadagnato un estimatore in più.
Lo stomaco del rettile brontolò, ricordandogli la fame di cui stava morendo.
Afferrò una delle fette e la mise avidamente in bocca.
Era stata una giornata memorabile, dopotutto, ma anche impegnativa.


La giungla lussureggiante, misteriosa, impenetrabile.
Densa di misteri, pericoli, leggende.
Erano pochi i folli umani che osavano sfidare la Legge della Giungla, quella non scritta e che nessuna mano umana avrebbe potuto redigere.
Era una legge semplice e chiara, sussurrata di voce in voce tra gli autoctoni, tra timore e riverenza.
"State lontani, o la maledizione del Diavolo della Giungla vi colpirà".
Gli unici che si rifiutavano di dare ascolto a questa, a loro dire, diceria, erano in genere individui materialisti che riponevano la loro fiducia in un fucile e subodoravano, avidi, miraggi di ricchezza.
Erano cercatori di tesori, profanatori di tombe, individui che comunque ripiegavano la loro esistenza sulla violenza, il saccheggio e la sopraffazione verso i più deboli.
Erano così abituati a incutere paura, da dimenticarsi cosa significasse provarla.
E allora si avventuravano, ciechi e stolti, imboccando il sentiero proibito, incuranti dei ripetuti moniti degli indigeni.
"Sono tutte balle, laggiù si nasconde un tempio pieno di chissà quali tesori", Ripetevano.
Era gente troppo piena di sé, per accorgersi che ogni leggenda ha un fondo di verità, e questa  appariva  regolarmente sotto forma di un orribile fantasma.
Chiunque avesse avuto a che fare con esso, era tornato raccontando di quanto le pallottole con lui non avessero effetto, di quanto fosse più invisibile del buio e più veloce del vento, letale come un machete, anzi, due, come le lame che portava sulla schiena.

Lo spirito in questione si domandò di come la stupidità dell'essere umano fosse tanto illimitata, visto che anche quel giorno l'ennesimo temerario aveva deciso di avventurarsi in cerca di guai.
Anche se a vederlo, tale uomo appariva molto diverso dai soliti manigoldi.
Muscoloso, coi capelli corti e neri, etnia asiatica, vestito di un karategi (in America Centrale?) bianco stretto in vita da una logora cintura nera, un paio di guanti rossi e una fascia del medesimo colore intorno alla testa.
Con la mano destra stava tenendo a tracolla una sacca da viaggio.
I piedi, infine, invece che infilati in comodi stivali, erano completamente nudi.
Decisamente non il solito cacciatore.
Ma c'era anche qualcos'altro, qualcosa di non visibile, qualcosa che nel comprenderlo si riassumeva l'intera ragione che del viaggio del "fantasma" fuori da New York.
Incuriosito, volle tastare il terreno, facendo intenzionalmente rumore tra le foglie.
Lo straniero si fermò, ma a differenza di altri, non urlò la propria paranoia urlando vani "Chi è là?"
Sembrava, anzi, interessato.
Il mutante nascosto tra gli alberi si mosse in circolo, protetto dalle fronde e dalla vegetazione.
L'altro si limitò a chiudere gli occhi, cercando di seguire i movimenti con l'udito.
Quando la figura gli apparve alle spalle, l'uomo si era già voltato di centottanta gradi, il sacco buttato a terra, e le mani in posizione di guardia.
Gli occhi dell'uomo si aprirono di scatto, e videro l'essere soprannaturale di cui tanto si parlava:
un essere avvolto in un mantello incappucciato, due spade infonderate sulla schiena.
Rimasero qualche momento a studiarsi a vicenda.
Poi, il demonio ruppe il ghiaccio.

- Sei nel mio territorio. Vattene. Qualunque cosa tu cerchi, non la troverai qua.

- Credo di averla trovata, invece. - Rispose l'altro, sistemandosi un guanto.

- Uh? Cercavi me? - Domandò il mutante. - Cercavi guai.

- Da come ti agiti, - Commentò l'uomo, - Sembra che sia tu in cerca di qualcosa.

- Chissà? - Ironizzò l'altro, il sorriso nascosto sotto il cappuccio. In fondo era stato il Maestro a mandarlo per quel viaggio. - In cerca di me stesso? O forse di risposte?

- E' per questo che combatti? Per cercare risposte?

- Per combattere intendi... questo? - Il mutante accompagnò la domanda ad uno scatto in avanti, seguito da un rapido pugno.
Si stupì di questa sua azione: non era partito con l'intenzione di attaccare: quella era una prerogativa di quella testa calda di Raffaello.
Tuttavia, non era rabbiosa impulsività a guidarlo. Era la voglia di testare le capacità dell'avversario.
Riguardava sempre quel "qualcosa" di non visibile, ma che negli allenamenti col Maestro aveva imparato a  gestire  e riconoscere.
Non venne deluso, in questo.
L'uomo, infatti, aveva facilmente intercettato il colpo, afferrandogli il braccio e usandolo come leva per proiettarlo oltre le spalle.
L'inaspettato volo gli procurò una rovinosa caduta sul terreno, dal quale si alzò dolorante.
Il cappuccio, nella confusione, si era ormai abbassato, rilevando così la grottesca testa nella sua interezza.
Il dado era tratto, il demone si era rivelato nel suo vero aspetto.
Si aspettò un urlo di terrore, una smorfia di disgusto, una fuga.
E invece nulla.
L'umano non sembrava minimamente impressionato.
Ciò provocò quasi un senso di frustrazione nel mutante.

- Ebbene? Non hai nulla da dire?

- Su cosa?

- Sul mio aspetto. Insomma, guardami!

- Intendi la pelle verde? Ho un amico di quel colore. - L'uomo sorrise, ripensando al vecchio Blanka. - E non abita neppure troppo lontano da qui.

- Hai delle strane amicizie. - Commentò il mutante, mentre si toglieva finalmente di dosso il mantello, offrendo per intero l'aspettp di tartaruga bipede. - E comunque, il mio nome è Leonardo.

- Oh, le mie maniere. - Si scusò l'uomo, facendo un lieve inchino. - Mi chiamano Ryu. Molto onorato.

- Bene, e adesso fatte le presentazioni, posso sapere a cosa devo la tua presenza qui?

- Beh, - Ryu si grattò la testa, pensieroso. - Giravano molte voci da queste parti su un diavolo che puniva chiunque si avventurasse nella giungla. Ma senza mai uccidere. Sembrava una buona occasione per confrontarmi con un avversario degno.

- Un... avversario?

- Sto compiendo un viaggio di addestramento. Giro il mondo in cerca di persone forti con cui combattere.

- Curioso. Anche io sto compiendo, diciamo, un viaggio del genere. - Confessò Leo. Poi realizzò. - Un momento. Stai dicendo che mi stai sfidando?

-  Perché no? Potrebbe essere un'esperienza istruttiva.

- Mi stai prendendo in giro? - Il sangue di Leonardo cominciò a scorrere frenetico nelle vene.
Il corpo, addestrato fin dalla nascita alle segrete e contorte vie del ninjtsu, era scattato di nuovo in un impeto battagliero, la gamba alzata per calciare l'avversario.
Lo spirito inquieto, l'indole che in quel momento lo rendeva più simile al Raffaello che aveva sempre criticato.
Un risultato lo ottenne: la velocità era tale che il calcio andò a segno.
Ryu rotolò a terra e si rialzò immediatamente.
Il contrattacco non si fece attendere. Due calci in successione investirono Leo, e fu il suo turno di finire al tappeto.
La tartaruga si rimise in piedi, osservando il piccolo rivolo di sangue che stava colando dalla tempia sinistra di Ryu.
Cosa sconvolgente, era il sorriso che si era formato sul volto dell'uomo.
Portando le mani alla fascia rossa sulla fronte, Ryu la slegò per risistemarsela in modo migliore.
"La fascia rossa". Leonardo capì.

Quell'avversario gli stava ricordando, fisicamente, suo fratello Raf.
Gli occhi azzurri di Leonardo stavano dipingendo l'avversario come l'incarnazione fisica del fratello, e delle divergenze di opinione per il quale avevano sempre litigato.
Di contro, la compostezza del guerriero e la calma, che da un lato lo affascinavano perché simili a lui, e dall'altro gli risvegliavano una qualche rabbia sopita, un tipo di sentimento che credeva di aver soffocato in funzione delle sue responsabilità di leader.
In Ryu, il mutante stava vedendo una battaglia contro qualcuno che incarnava lui stesso, e contemporaneamente il suo opposto, suo fratello Raf.
Come avrebbe detto Splinter, due facce della stessa medaglia, o della stessa famiglia.

- Non ha senso! - Ripeté Leonardo, - Non è per combattere che ho iniziato questo viaggio!

- E allora, per cosa?

Leonardo non capì se quella domanda gliel'avesse posta Ryu dall'esterno, o il Maestro nel suo cuore.

- L'ho già detto. Ho iniziato questo viaggio per cercare risposte. Se era solo per combattere, avrei potuto restare a New York a picchiare delinquenti come Raffaello!

Avrebbe voluto davvero tornarci, in quel momento, a New York. Ma non avrebbe mai potuto farlo, non senza aver prima trovato ciò che cercava. Non avrebbe mai potuto sopportare di deludere le aspettative del maestro.
Era vero, a quanto sembrava, il detto che puoi scappare in capo al mondo, ma non puoi fuggire da te stesso.
Era dunque stato vano quel viaggio, quell'allontanarsi da tutto e da tutti? Era stata solo una fuga?

- Hai detto che cerchi risposte? - La voce di Ryu lo riportò alla realtà. - La risposta è qui.

Ryu si appoggiò una mano sul torace. - Qui, nel cuore della lotta.

Leonardo si appoggiò una mano sulla  fronte, dubbioso. - Non capisco.

- E' una cosa che non si può spiegare con le semplici parole. - Ryu si rimise in posizione di guardia. - Lascia che siano i pugni a parlare.

D'istinto, entrambi i combattenti iniziarono una bizzarra danza fatta di colpi, parate e schivate.
Alla tartaruga ricordò gli allenamenti che faceva spesso con il Maestro.
Ed in quanto a forza, Ryu poteva competere tranquillamente con Splinter, o con Shredder.
Era in grado di leggere tutte le mosse, era in grado di prevedere tutti i movimenti.
Tuttavia, non attaccava con furia distruttiva, non cercava la vittoria nel senso fisico del termine.
Ogni attimo attirava tutta l'attenzione, ogni fibra del suo essere era concentrata sul parare il prossimo colpo e studiare la contromossa.
Era un qualcosa di estenuante, ma in qualche modo educativo.
Poteva letteralmente sentire sulla pelle il qualcosa di invisibile che faceva la differenza tra i più grandi esperti di arti marziali e i miserevoli bulletti da strada.
Ci fu una nuova pausa.
Ryu si complimentò.

- Sono onorato. Sto imparando molto da questo incontro.

Leonardo si schernì. - Dovrei essere io a dirlo. Raramente ho visto una tale forza infusa in un pugno.

- Non è una mera questione di forza. Hai una grande tecnica e delle buoni doti. Tuttavia, non mi hai ancora parlato con tutto il tuo spirito.

- Che vuoi dire?

- Le spade sulla schiena. Le usi solo per decoro?

Leonardo guardò le else che sputavano dalla corazza: se le era quasi dimenticate. - Ma... ma sei disarmato! Non è onorevole...

- Ho detto che non è una mera questione di forza.

- Insomma, non posso usarle! Sarebbe un vantaggio troppo grande!

Ryu sorrise. - Tu dici?

Il pugno del karateka fu così veloce che solo l'istinto permise a Leo di estrarre le armi per... difesa.

"Shoryuken!"

Un uppercut dall'impatto devastante, tale che finiva con un salto di due metri, mentre il ninja, stretto dietro le lame disposte a X per parare il colpo, veniva spinto via, andando con il guscio contro un albero.

- Per la miseria! - Esclamò Leo, rialzandosi, ancora tremante.

- Allora, sei finalmente pronto a mostrarmi il tuo spirito combattivo? - Chiese Ryu, le mani disposte a cucchiaio.

La tartaruga annuì, scattando in avanti, i muscoli tesi, le spade sguainate, pronto ad avventarsi sull'avversario.

- Molto bene. - Una furiosa scarica di energia cominciò ad accumularsi sui palmi dell'uomo.

Le ultime parole che risuonarono nella radura furono "Hadoken", mentre uno stormo di uccelli, spaventato dal rumore, si librò copioso nell'aria.



- E' questo fai, Ryu? Combatti per diventare più forte?

-
Ogni colpo. - Spiegò Ryu. - Ogni combattimento è un passo che compio sulla strada per diventare un vero guerriero.

- Onorevole. - Commentò Leo, sospirando. - Chissà se troverò anche io la mia strada.

- Vedo una grande volontà nei tuoi occhi, Leonardo - Ribatté Ryu. - Non cedere!

Leonardo annuì, mentre le sagge parole del Maestro si risvegliarono nel cuore.

"La via che conduce a ciò che desideriamo davvero è lunga e impervia, ma solo percorrendola possiamo arrivare alla nostra meta".

La tartaruga sorrise.

- Beh, è stato bello. - Con queste, inaspettate parole, Ryu si alzò e  raccolse la sacca da viaggio, buttandosela sulle spalle.
L'inaspettato gesto stupì il ninja.

- Vai già via?

- Ti dirò, non vedo l'ora di fare il "prossimo passo" su quel percorso.

Leo sorrise di nuovo. "Diventare forti". Quella notte avrebbe meditato a lungo sul suo significato.
- Avrò occasione per una rivincita? - Domandò.

- Senz'altro. Ma per allora, sarò molto più forte. Ti conviene non smettere di allenarti.

- Puoi contarci, Ryu. Addio, e... grazie.

E così si concluse una piccola parentesi, l'incontro tra due guerrieri, due combattenti, due personaggi con un forte senso dell'onore, una tartaruga... e un dragone.

FINE


E invece no.

Michelangelo's Corner



Qui è l'angolo del Mikey, la vostra tartaruga preferita. Abbiamo assistito all'incontro tra uno dei miei eroi preferiti dei videogiochi e mio fratello! Ma questo Leo non me l'aveva mai raccontata! Accidenti a lui!
Peccato però che, visto che si parla di TMNT vs Street Fighter, il nuovissimo videogiochi inventato da Donnie.
Come sarebbe stato l'incontro tra Ken Masters e Raffaello? Due teste calde, signori, roba tipo:

Ken: Oh, cavoli, una tartaruga è scappata dall'acquario!

Raf: Che fai, cerchi rogne, bel damerino?

Ken: Oh, cavoli (part 2), la tartaruga parla. E parla pure troppo! Oh, ma hai anche una fascia rossa!

Raf: Perché, problemi?

Ken: No, al contrario, ne ho una anche io, tra i capelli!

Raf: Quella chioma bionda? Infatti, ti avevo scambiato per una donna.

Ken: Oh, interessante, e vorresti arricciarmi i capelli con quelle forchette?

Raf: Si chiamano Sai, impiastro!

Ken: Impiastro? Vedremo, dopo questo scontro, chi verrà impiastrato contro il muro!

E giù botte! Non sarebbe divertente?

Oppure sarebbe carino Michelangelo (me) contro Akuma/Gouki. Lo stenderei con un colpo, e ci farei anche lo Slogan.

"
Passa all'Hado Oscuro, abbiamo i biscotti!"

E poi ci sarebbe anche Chun Li, magari una tresca con Donnie ai danni di April...




MICKY!

Oops. scusa, bro!....







  
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