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Autore: phantophobia    02/04/2017    0 recensioni
Due vite e una nuova città: ecco cosa attende due giovani ragazze italiane, Alice e Francesca, alle prese con la vita in Korea. Tra incidenti, ironia e amicizia forse c'e spazio anche per l'amore.
Due destini si incrociano, ma mai com'è consuetudine.
안녕히 계세요
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Evidentemente le mie disavventure dovevano essere spassose giacché Francesca riusciva a malapena a trattenere le lacrime. Già, le lacrime, perché le risate erano fuoriuscite come un fiume in piena.

“E’ davvero così divertente?! Io ti racconto di come ho mandato in vacca la possibilità di rimorchiare un gran bel ragazzo e tu non fai altro che ridere?” sono indignata e spazientita.

“Scherzi?! Sembra l’inizio di una barzelletta. Se questo è solo l’inizio non vedo l’ora di sentire il finale”, mi dice asciugandosi una lacrima che le era scivolata sulla guancia.

“Pensandoci bene una figura di merda è tale solo quando le controparti si conoscono, e io, tecnicamente non gli ho nemmeno detto come mi chiamo!”, mi dico orgogliosa puntando un barlume di speranza per la mia onorabilità perduta come farebbe un cane da caccia con la preda.

“Avrà letto chi sei dal passaporto che tenevi in borsa. E secondo la teoria per cui al peggio non c’è mai fine, è possibile che ci fosse qualcosa di super imbarazzante tra quelle cianfrusaglie che tieni nella borsetta” (ed ecco che la speranza si dissolve come fumo).

“Cosa potrebbe mai esserci di peggio? Rifiutata e derubata nel giro di 15 minuti è, oltre ad un record personale, un guinness dei primati! Sarò posizionata tra la donna barbuta e l’uomo con quattro chiappe!”.

Ma nel momento stesso in cui lo dissi ripensai istintivamente a cosa tenevo accanto alle barrette ipercaloriche: preservativi. Li avevo orgogliosamente ricevuti durante la festa di laurea da alcuni amici burloni che, a quanto pare, non ritenevano l’avermi cosparsa di farina e uova una punizione sufficiente.

“Preservativo…” biascicai timidamente, arrossendo e fissando il nucleo della terra.

Francesca pareva divertita più che mai, ridacchiava ma cercava di trattenersi, sapeva che la pazienza non rientrava nelle mie qualità. “Beh, apprezzerà il fatto che sei una ragazza ricca di iniziativa, gli uomini amano le donne previdenti che si portano il preservativo per evitare spiacevoli incidenti…Direi che è un punto a tuo favore”, mi disse saggiamente, come se leggesse la risposta da una sfera di cristallo.

“Non è solo UN maledettissimo preservativo, sono una scatola da 30, e oltretutto sono extra-large…” dissi auto-sotterrandomi in una bara di cemento immaginaria.

“Non ti facevo così determinata Ali! Addirittura extra-large! E ben 30! Speravi proprio di spassartela a Seul, tra un idol e un altro..”

La disperazione si dipinse nel mio volto. Il panico aveva preso il posto dell’ansia e aveva accelerato il battito cardiaco, “merda, ci manca solo un infarto”. Non avevo mai fatto una figura peggiore in tutta la mia vita, l’unica nota positiva era che peggio di così non sarebbe potuta andare. Avevo già fatto del mio meglio per rendermi lo zimbello della Corea.

“A mia discolpa, non li ho comprati io, è stato quel cretino di Matte che se ne esce con i suoi scherzi perversi!” ammisi per cercare di salvarmi e darmi un contegno che non avevo.

“Se davvero fosse come dici tu, perché li hai conservati? E perché li hai addirittura portati con te in vacanza? Grandi speranze vecchia mia, grandi aspettative. Ma non si diceva in giro che gli orientali sono famosi per le ridotte dimensioni del loro microfono?”, Francesca si stava intrattenendo con le mie sontuose figure di merda, stava riscrivendo la mia vita come uno spettacolo di cabaret da quattro soldi, ma io non ci stavo, non stavolta, non dopo tutto quello che mi era capitato.

“Non mi interessa cercare di convincerti che quei preservativi non li ho acquistati io, e giuro che non li ho comprati, ma, premesso questo, resta il fatto che sono senza documenti e soldi”.

“Hai dimenticato la cioccolata. Facevo affidamento su quella scorta nel caso il cibo da queste parti fosse come quello della mensa universitaria…Ho bisogno di cioccolata, sai che ho dei cali di zuccheri improvvisi. Tu mi vuoi morta, Al!”

 

Fu in quel momento che squillò nuovamente il telefono, facendo rimbombare l’ambiente con un fastidioso rumore metallico.

“Rispondi a quel cavolo di telefono prima che mi scoppi la testa”, disse Francesca reggendosi con una mano l’enorme bernoccolo che troneggiava sulla sua fronte. Per non parlare della crepa formatasi sulla parete dopo l’increscioso incidente tra il muro e la faccia della mia amica. Una scena assolutamente epica, ma dannatamente costosa a giudicare dalla dimensione della spaccatura nel tramezzo .

“Pronto, sì, qui camera 502, ancora rumori molesti? Le giuro che non stiamo combinando nulla, e garantisco che non ci sono assolutamente delle spaccature nella parete” mentì spudoratamente come solo un idiota sa fare.

“Veramente la chiamavo perché c’è qui un ragazzo che dice di avere la sua borsa”.

Non è possibile. Dopo aver tentato la fuga per evitare le conseguenze della mia colossale figura da imbecille ed aver conseguentemente smarrito la mia borsa, ecco che si ripresenta l’origine dei miei guai. E se avesse sbirciato nella borsa? E se avesse adocchiato la cioccolata? O peggio, i preservativi? Come aveva fatto a rintracciarmi? Non avevo accennato al mio nome e tantomeno all’albergo dove alloggiavo. Che fosse davvero uno stalker maniaco? Magari si aspettava una ricompensa per il plateale gesto di recupero e salvataggio del mio zaino. Bè, avrebbe aspettato invano. Non sono certo venuta in Corea per rimorchiare maniaci, sexy e arrapanti, ma pur sempre maniaci!

“Cosa devo riferire al nostro ospite?” mi disse la vocina del belloccio alla reception, interrompendo il mio flusso di pensieri.

“Scendo subito”, e così, con un groppo sullo stomaco partì alla volta dell’ennesima figuraccia.

 

Arrivata alla reception mi guardai intorno per cercare di capire dove si fosse nascosto Taeyang e quanto grave fosse la mia situazione, ma del bel ragazzo non vidi nemmeno l’ombra. “Forse sono stata fortunata, avrà capito che se lo avessi rivisto mi sarei sentita a disagio e così se n’è andato senza farsi vedere”, pensai compiaciuta, ma fu proprio in quell’istante che sentì una presenza alle mie spalle. Temevo sapendo cosa avrei visto voltandomi, ma la mia borsa (e ciò che conteneva) valeva più della mia perduta dignità.

Taeyang mi guardava con un sorrisetto stampato in faccia. Doveva aver fatto le cose con calma perché si era cambiato d’abiti, ma portava sempre quello strano cappellino sportivo, gli occhialoni da sole e la mascherina per lo smog. Teneva la mia borsa su una mano, e sembrava assolutamente determinato a non lasciarla per alcun motivo.

“Grazie per la borsa e scusa se ti ho procurato tanti fastidi” dissi con un coraggio che non sapevo di avere.

“Non ti preoccupare, amo aiutare le donzelle in difficoltà” e quando lo disse capì che era in vena di spiritosaggini.

“Quindi io sarei una donzella che necessita di aiuto? Credo tu abbia sbagliato persona, sono assolutamente in grado di badare a me stessa, magari non alle mie cose, ma alla mia persona di sicuro”.

L’ attraente ragazzo mi fissava, sentivo il suo sguardo penetrante attraverso le spesse lenti scure che gli schermavano la vista, sembrava incuriosito da qualcosa che avevo detto o fatto. “Sono certo che sei in grado di badare a te stessa, che hai, come dici tu, cura della tua persona. Non ho mai incontrato una ragazza che avesse bisogno di così tanta, ehm, protezione”.

Non capì subito a cosa stava alludendo, tant’è che mi stampai una faccia da pesce lesso in volto. Ma poi la realtà mi colpì come una saetta in un giorno di sole. “I PRESERVATIVI” dissi ad alta voce. E sfortunatamente non fu l’unico a sentirmi perché vidi un paio di sguardi allucinati rivolti verso di me.

“Cielo, hai guardato nella mia borsa?”

“Era necessario per ritrovarti”.

Quella frase fu ancora più spiazzante della precedente. Mi stava cercando, voleva ritrovarmi! Ma allora qualche speranza ancora c’era! Non avevo mandato tutto a farsi benedire! Potevo rimediare ai miei errori e forse potevo recuperare anche una rimorchiata.

“Mi fa piacere che tu mi abbia trovata. V-Voglio dire, per la borsa. Ci tengo tutto il necessario, non potrei viverci senza” dissi nuovamente senza pensare.

“Lieto di sapere che la cioccolata sia indispensabile nella tua vita. Amo la cioccolata, la mangerei a tutte le ore”.

“Non ti credo, non con un fisico come il tuo. Non avrai nemmeno mai assaggiato della cioccolata con quegli addominali!” rivelai dimostrandomi sempre più interessata. “Il tuo è un fisico da pane e acqua direi. Fa molto antico testamento”.

Una risata spontanea, come quella che avevo sentito nel pomeriggio, risuonò attraverso la mascherina. Lo stavo evidentemente divertendo molto.

“Sì, diciamo che il lavoro che faccio non mi consente grosse abbuffate ipercaloriche, ma mi ritengo piuttosto goloso, mangio di tutto, a qualsiasi ora e ovunque”, mi squadrò malizioso.

Dovevo essermi persa qualche passaggio del discorso. Magari il mio “appena decente” inglese mi aveva tratto in inganno. Di cosa stavamo parlando? Non di cibo. Ma allora di cosa? Di sesso forse? O era solo la mia mente che, desiderandolo ardentemente, si era immaginata tutto?

“Anche io sono piuttosto affamata in questo momento” dissi tentando il tutto per tutto.

Taeyang mi si avvicinò, mi porse la borsa e, gettandovi una mano dentro, evitando le milioni di cianfrusaglie sparse, raccolse una barretta al cioccolato, la aprì e ne fece un intenso e sensuale morso, poi, dopo aver ingollato il pezzo, mi  offrì ciò che restava dello snack, aspettando che facessi lo stesso.

Ma io mi ero bloccata. Fissavo a bocca spalancata prima lui e poi la cioccolata e poi di nuovo lui. Dovevo sembrare patetica perché, trascorsi due minuti, decise di fare un altro morso della mia merenda e, osservandomi con attenzione, mi si avvicinò, si scostò la mascherina con un dito e accostandosi al mio orecchio, con un sussurro che sembrava pieno di desiderio mi disse: “Grazie per la cioccolata, è la mia passione” e, allontanandosi mi strinse la mano e si diresse verso l’uscita, smaterializzandosi poco dopo.

Le ginocchia cedettero sotto il peso dell’emozione, avevo il fiatone e dovevo essere diventata color tramonto. Ero elettrizzata, c’era stato sicuramente un contatto, un legame, qualcosa era successa e, se avessi giocato bene le mie carte, sarebbe successa. Ma in che modo? Come rintracciarlo?

E lì, mentre cercavo di rimettermi in piedi ed ordinavo alle mie gambe di reggermi mi accorsi che stringevo qualcosa nella mano: era un bigliettino. Era il numero di cellulare di Taeyang.

 

 

 

 

Ennesimo capitolo, ma stavolta si entra nel passionale. Si parla di uno scambio di battute alquanto “HHOT”, ma pur sempre velate (v.m. 12 anni) xD

Le cose si stanno evolvendo e pare che la goffaggine di Alice abbia trovato un estimatore sincero… sarà amore? Vedremo.

E l’unicorno Francesca che ruolo rivestirà nella storia? Rimanete sintonizzati J

 

Phanto

   
 
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