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Autore: Hayaros    02/04/2017    1 recensioni
Quando aprii gli occhi, mi trovai in un paesaggio onirico. Vidi una ragazza accanto a me e capii che dovevo aiutarla. Quello fu il mio primo ed ultimo pensiero, il mio primo ed ultimo compito.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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      Quando aprii gli occhi, incontrai una ragazza.
Lei mi salutò con un cenno della mano, come ogni mattina, ed io contraccambiai, come nostro solito. Camminammo insieme lungo il viale di fiori illuminati dai raggi del sole del mattino, chiacchierando e ridendo, come nostro solito.
La scuola si vedeva in lontananza, un'immane presenza che sfociava nel cielo, bagnato dalla nebbia che ne sfocava i contorni. Uno spettro che si ergeva da terra che ammiravo con stupore, quando mi voltai verso la mia amica:-”Ehi, che ne dici se marinassimo la scuola, oggi?”
-”Cosa?” - sgranò gli occhi, -”Lo sai che i miei genitori mi farebbero a pezzi se lo venissero a sapere.”
Risi:-”Non ti preoccupare, non lo saprà nessuno. Dai, sai perfettamente che oggi c'è lo sciopero dei mezzi, non ci sarà quasi nessuno in classe.”
-”Lo so, ma...”
-”Niente storie.” - la presi per il polso, forse stringendola un po' più forte del dovuto, e la portai via con me, fuori da quel campo di nebbia, verso l'ignoto che ci circondava.

 

       Ci trovammo in una strada di città, piena di negozi e di persone. Il cielo era rosaceo, decorata con nuvole che assumevano l'aspetto di piume di cigno.
-”Dove andiamo?” - chiesi, voltandomi verso la mia amica, che sembrava ancora scossa da tutto ciò che era successo.
-”E me lo chiedi anche? E' stata tua l'idea di marinare la scuola!”
Sorrisi: era la prima volta che la incontravo, e lei che incontrava me, ma ci conoscevamo da anni.
Era sempre stata così: portata a seguire le regole, tenendo in considerazione ogni punto ed ogni virgola. Adorava l'ordine e ciò non le permetteva mai veramente di divertirsi, di vivere.
-”Cosa potremmo fare...?” - iniziai a pensare, guardando il cielo perlaceo sopra di noi, le voci dei passanti un distante brusio onirico che non ci toccava, -”Ti va di andare al parco?”
-”Il parco?” - ci rifletté un poco, per poi annuire, -”Va bene, perché no.”
Camminammo per quelle strade perfettamente dritte, fino ad arrivare alla nostra destinazione. L'erba rifletteva la luce rosa dell'alba che sembrava non volesse terminare mai, rendendo quel parco uno spettacolo stupefacente. La mia amica era silenzio, guardandosi intorno, io la osservai con interesse.
-”Che ne dici di un viaggio intorno al mondo?”- le chiesi all'improvviso.
L'effetto fu quello desiderato, e sorrisi quando la vidi sussultare:-”C-cosa? In un giorno solo? Anzi, in una sola mattinata?”
-”Perché no?” - alzai le spalle, -”Potremmo andare nel deserto... vedere le oasi... o vedere i castelli irlandesi. Oppure, pensa, arrivare fino al Grand Canyon. Non ti piacerebbe?”
-”Sarebbe il mio sogno.” - rispose lei, un sorriso malinconico sulle sue labbra, -”Ma non sono convinta che ce la possiamo fare, in una mattinata.”
-”Va bene.” - mi arresi, -”Cosa vorresti vedere, allora?”
-”Il lago.”
Annuii e mettemmo in marcia verso il lago, poco distante. La sua superficie cristallina era limpida, luminosa; dava l'impressione che fosse essa stessa a produrre luce, come un sole conficcato nella terra.
La mia amica guardava le sue acque, assorta nei suoi pensieri, il silenzio di quel luogo interrotto dallo starnazzare di qualche anatra invisibile dietro gli alberi. Il sole, immobile nel suo camminare per il cielo, era ancora nascosto all'orizzonte, solo un lontano ricordo.
-”Ehi.” - mi chiamò, attirando la mia attenzione, -”Hai mai avuto una di quelle sensazioni... quelle sensazioni così belle che vorresti non finissero mai?”
-”Come se fossero dei sogni senza fine?”
Lei non rispose, riflettendo sulla risposta, per poi annuire:-”Sì. Ti è mai successo?”
Sorrisi e, lentamente, mi avvicinai a lei.
Fu spontaneo, compii quel gesto senza pensarci: alzai le braccia e la strinsi verso di me in un abbraccio. Lei fu sorpresa, ma ricambiò il gesto. Sentivo le sue mani sulla mia schiena ed il suo respiro sui miei capelli, un calore nel mio petto.
Tutto il mondo iniziò a disfarsi lentamente, soffiato via dal vento del mattino, come granelli di polvere nell'oscurità della notte. Il fumo della realtà volava via, noi due strette in quell'abbraccio infinito. Nell'oscurità, un suono continuo, alto ed assordante, continuava a trillare ininterrotto, ma non volli distrarmi: mi concentrai su quella sensazione di calore, così pacifica e così inebriante, e ben presto chiusi gli occhi, cercando di rendere quel momento infinito. La strinsi più forte, come ancora in quell'oscuro oceano, ben conscia di cosa stesse accadendo.
Il mio ultimo ricordo furono le sue carezze sulla mia schiena.

 

      Quando aprii di nuovo gli occhi, l'oscurità mi avvolse. Come da un altro mondo, sentii una voce flebile e distante.
-”Ho fatto un sogno veramente strano.” - diceva, avrei riconosciuto quella voce tra mille, -”Incontravo una ragazza... non ricordo poi molto altro.”
-”Era un bel sogno, almeno?” - chiedeva qualcun altro.
-”Sì... mi ha lasciato una bellissima sensazione.” - esitò un poco, per poi riprendere, -”Ma la cosa più strana... è stata la fine.”
-”La fine?”
-”Alla fine del sogno... mi ha abbracciata. Era un abbraccio così caldo... così, così... reale. Il calore del vero affetto... e la guardai negli occhi. Ed ebbi l'impressione che lei fosse cosciente... fosse cosciente del fatto che era solo il personaggio di un sogno.”
Il sipario si chiuse ed io cessai di esistere.

  
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