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Autore: Yokohomi29    02/04/2017    1 recensioni
La vita non è mai facile.
Taehyung se né accorto da un bel pezzo.
Piccola storia One Shot, ispirata al video musicale "I NEED U"
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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I NEED YOU




Kim Taehyung era un ragazzo come tanti, usciva con gli amici e si divertiva. Era molto legato ai suoi amici: avevano tutti età diverse, ma nonostante i numerosi impegni trovavano sempre il modo per passare un po' di tempo insieme. Qualsiasi cosa fosse successa, a lui, bastava avere i suoi compagni vicino. Adorava riunirsi con loro al fiume, vicino alla foresta, ai margini della città, dove si divertivano e scherzavano lasciandosi alle spalle tutte le preoccupazioni e le difficoltà. Sperava di poterci tornare ogni giorno, cercando di stare il più lontano possibile da casa e non pensare a cosa stava succedendo. 
Da quando, un anno prima, il padre aveva fatto ritorno dall'esercito, tutto era cambiato. Per via dello shock subito in guerra, non era più lo stesso, aveva iniziato a bere e ad avere atteggiamenti violenti verso la famiglia. Non era più l'uomo gentile e amorevole che era stato una volta. Non poteva sopportare di sentire sempre sua madre piangere, ogni volta che suo padre tornava a casa ubriaco e alzava le mani. 
Lui cercava di proteggerla e fermarlo ogni volta che poteva, anche se facendo cosi rischiava di subire la furia di quest'ultimo. 
"Sono un codardo" pensava costantemente, mentre sua madre restava a casa subendo la violenza del marito e lui usciva a divertirsi con gli amici, facendo finta di niente. Furono molte le volte in cui i suoi amici gli chiesero il motivo dei suoi lividi e usava sempre la stessa scusa per giustificarsi "Sono inciampato di nuovo" diceva, mascherando il suo dolore con una risata. Ogni singola volta lui avrebbe voluto urlare, piangere e raccontare tutto, ma sapeva anche che non avrebbe potuto. 
Aveva, infatti, promesso a sua madre che non avrebbe detto nulla a nessuno. Lei, un po' per vergogna e un po' per l'amore che provava ancora per il marito, seppur cambiato, preferì accettare gli abusi piuttosto che andarsene.

Lui era certo che i suoi amici avessero capito che qualcosa non andava: tutte le volte che lo chiamavano destandolo dai suoi pensieri, tutte le volte che si 
scambiavano sguardi preoccupati e tutte le volte che si sforzavano di prenderlo in giro quando si presentava da loro col viso tumefatto per l'ennesima "caduta". 
Una sera, dopo la solita riunione nel 
bosco, Taehyung decise di trattenersi più del solito, per godersi la brezza estiva, dato che la voglia di tornare a casa non era molta. Era riuscito anche a mandar via Jimin, il suo migliore amico sin dalle elementari, che aveva più volte insistito nel rimanere con lui. Voleva stare solo. Sfogarsi. Non gli sembrava affatto giusto e lo faceva stare male avere segreti, soprattutto con i suoi migliori amici, ma era l'unica cosa che potesse fare per non far soffrire ulteriormente la madre. 
Si sedette su un masso è iniziò a piangere tenendosi la testa tra le mani. Urlò più forte che poté, fregandosene di chi l'avrebbe sentito. 
Dopo una ventina di minuti, si alzò, asciugandosi gli occhi con la mano e si incamminò verso la città. Usci dal bosco senza accorgersene, ritrovandosi davanti al "Golden apple" frequentato dai peggiori delinquenti della città. 
Un edificio piccolo dalle pareti nero petrolio, con una piccola porta verde e un enorme insegna al neon rossa. Sin da piccolo gli avevano proibito anche solo di guardarlo quel posto orribile. Però, adesso, non aveva più importanza. Prese un bel respiro ed entrò. Il locale era poco illuminato, con un bancone per gli alcolici sulla sinistra e quattro tavoli tutti occupati da brutti ceffi, sulla destra. In fondo alla stanza si trovava una porta con una tendina rosa. Non appena varcata la soglia, si accorse di avere tutti gli occhi dei presenti puntati su di se. 
Piuttosto a disagio, fu sul punto di voltarsi ed andarsene, ma poi si ricordò cosa lo attendeva a casa e il desiderio di andarsene svanì. Ormai era entrato, non poteva tornare indietro. 
Si avvicinò lentamente al bancone guardandosi intorno. Sapeva che stava sbagliando, non avrebbe voluto cadere in basso come suo padre, ma aveva bisogno di distrarsi e dimenticare, anche solo per una sera. Anche solo per un'ora. 
Il barista, un uomo alto e muscoloso, con una barba folta e prorompente, lo squadrò dalla testa ai piedi. "Ti sei perso, poppante?" gli chiese l'uomo, beffardo. Il ragazzo deglutì rumorosamente, ma non si mosse. Rimase ad osservare in silenzio il tizio davanti a sé balbettando qualche parola, sentì dietro di sé, degli uomini ridere e prenderlo in giro. "Dove la tua mamma, poppante?" ridevano. 
Non sopportava di essere chiamato in quel modo, il padre lo chiamava cosi ogni volta che cercava di proteggere la madre o quando, a volte, per sfogarsi lo cercava per abusare di lui. Strinse i pugni, con tutto il coraggio che riuscì a trovare, si sedette sullo sgabello malandato e arrugginito davanti a lui, si appoggiò al bancone e ordinò. "Dammi la cosa più forte che hai" disse con il tono più basso che riuscì a fare. Dietro di lui, scoppiarono tutti a ridere.

"Ragazzino, questo non è un posto per te, tornatene dalla tua mamma" fece il barista sbattendo una mano sul bancone.
Taehyung, ormai al limite della sopportazione, si alzò di scatto dallo sgabello, tirando fuori tutti i soldi che aveva e li batté con forza sul piano. "Dammi la cosa più forse che hai" ripeté, stavolta con tutta la sicurezza e la rabbia che avesse in corpo. L'uomo, a quella reazione, sorrise e iniziò a riempire un grosso bicchiere con diversi alcolici (a Taehyung sconosciuti) e glielo porse. Ecco, il momento in cui sarebbe diventato come il padre era vicino. Sarebbe diventato violento anche lui? Avrebbe fatto soffrire anche lui sua madre? No, non se lo sarebbe mai perdonato. Osservò per qualche secondo il bicchiere. Il barista lo stava ancora osservando, era sicuro che alla fine se ne sarebbe andato piangendo da quel bar. "Allora? Non dirmi che hai paura, poppante" rise un uomo dietro di lui. 
A quell'affermazione prese d'istinto il bicchiere e lo tracannò tutto d'un fiato. Iniziò a girargli la testa, barcollò un po' per poi appoggiarsi al bancone. Ormai ignorava completamente tutto ciò che i delinquenti in quella stanza dicevano su di lui, non gli importava. Si sentiva la testa leggera, non riusciva a pensare più a niente. Finalmente aveva raggiunto il suo scopo. Aveva capito perché il padre 
beveva sempre, era una sensazione strana ma affatto sgradevole. Leggermente barcollante si girò e 
usci dal locale, lasciando dietro di sé una scia di risate. Finì spesso contro qualche palo della luce: finché senza pensare, arrivò davanti casa. Ridacchiava fra se e se, per quanto era stato imbranato nel tragitto. Salì gli scalini di casa uno alla volta, fermandosi qualche secondo per non cadere. 
Arrivato sulla soglia di casa, sentì urlare. L'abitazione era completamente al buio, a parte una luce che usciva da una stanza con la porta socchiusa, in fondo al corridoio. Camminò lentamente verso di essa senza togliere lo sguardo, anche se così facendo andò a sbattere contro un tavolino ricoperto di bottiglie vuote, probabilmente appartenute al padre. Si rimise in equilibrio e riprese a seguire quel suono. 
"Devi portarmi rispetto, donna!" urlò l'uomo evidentemente ubriaco. Si affaccio alla fessura della porta e vide la solita scena. La madre in lacrime e l'uomo che aveva chiamato padre fino a qualche anno prima, che la violentata.
A quella vista disgustosa, tornò improvvisamente lucido, la rabbia e l'angoscia si fecero spazio tra le altre emozioni, era stufo di tutto ciò, non voleva più veder soffrire nessuno, era ora di finirla. 
-Quel mostro la deve pagare- pensò. 
Si voltò di scatto e afferrò una bottiglia frantumandola sul tavolino, si introdusse nella stanza sbattendo la porta, spinse violentemente l'uomo via da sua madre e lo trafisse, al livello dello stomaco, numerose volte. Di sottofondo sentì le grida disperate della donna, che cercavano di fermarlo, ma senza successo. Si fermò, solo quando sentì un sensazione calda e bagnata su mani e viso. Si staccò dall'uomo facendo cadere la bottiglia sul pavimento, si guardò le mani ricoperte di sangue e si rese conto di ciò che aveva fatto. Indietreggiò, faticando a respirare.

"Mi dispiace" sussurrò con le lacrime che gli rigavano il viso. Per qualche istante rimase a osservare la madre, piangere disperatamente sul cadavere del marito, i suoni si fecero ovattati fino a scomparire del tutto. 
Uscì lentamente dalla casa, con le lacrime che continuavano a scendere. Ormai era successo. 
Aveva bevuto dell'alcool, fatto soffrire sua madre e usato la violenza proprio come suo padre.
In una sola sera era caduto anche più in basso di lui. La vergogna che provava era immaginabile, voleva correre lontano, il più lontano possibile da tutti e tutto: via dai suoi amici, che nonostante avessero capito che c'era qualcosa di sbagliato in quella situazione non fecero niente; via da sua madre che nonostante avesse cercato di proteggererla ogni giorno, lei per lui aveva recato solo sofferenza e preoccupazioni; via da quella città che rimarrà per sempre il luogo dove a compiuto l'errore più grande della sua vita.

Perso nei suoi pensieri non si accorse che era finito davanti al bar di prima. Guardò il locale è poi le sue mani. Andò a pulirsi nella fontanella più vicina, si chiuse la giacca per coprire lo sporco sulla t-shirt ed entrò. Si diresse verso il bancone e ordinò di nuovo, lanciando un sguardo di sfida all'uomo difronte a lui. La figura lo guardo divertito.
"Cosa ci fai di nuovo qui, non ti è bastato prima?" disse porgendogli l'alcolico.
Il ragazzo non gli rispose, distolse lo sguardo posandolo con immensa tristezza sul bicchiere.

"Adesso ho bisogno solo di questo" sussurrò.








NDA: Salve salvino^-^
Questa è una storia che ho scritto per un tema scolastico, un po' di tempo fa e avevo pensato di pubblicarlo qui.
Pensavo di scrivere altre storie riferite alle canzoni e magari su altri membri o continuare proprio questa, ma non so se la cosa può interessare. 
Grazie per aver letto questa storia.
Baciiii *_*

  
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