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Autore: Luca29    02/04/2017    1 recensioni
La Weltkrieg, la Guerra Mondiale, segnò un punto di svolta nella storia dell'umanità. Per sette anni, l'Europa bruciò nelle fiamme della guerra, e dalle sue ceneri emerse l'unico vincitore: l'Impero Tedesco. Nel 1921 la Pace con Onore sancì il destino dell'intero pianeta, che provava a risollevarsi. Antichi imperi crollarono, sorsero nuove Nazioni, nuove ideologie si diffusero tra la gente di un mondo sempre più sull'orlo di una nuova guerra, stavolta ancora più grande, e dall'esito incerto. L'eredità della Weltrkrieg era lì, da cogliere, e l'umanità intera avrebbe lottato per averla.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kaiserreich
1
Primavera
St. Michel, Francia
21 Marzo 1918
 
Il cielo splendeva limpido quel giorno, il primo della primavera. La natura si risvegliava dal lungo letargo invernale: fiori, insetti, uccelli e piccoli animali uscivano allo scoperto; l’acqua dei ruscelli scorreva placida, e le foglie erano mosse dal vento. Vento che portava aroma di ciclamini, di gigli, del muschio che cresce tra le rocce, e portava cloro. Nuvole di cloro volavano basse, portate dal vento sulle trincee, scavate nel fango e nella terra, spoglia e puntellata di crateri, percorsa da filo spinato e coperta di scheletri. Nuvole di cloro, silenziose, si insinuavano nei corridoi affollati, dove i soldati tedeschi si muovevano come formiche da una parte all’altra, facendo un concerto di rantolii, gemiti, colpi di tosse e affannosi respiri. Come foglie in autunno cadevano a terra, con il volto contratto, con le mani al collo, con le maschere ancora indosso. Cominciarono a udirsi urla, voci che fendevano l’aria mortifera con ordini secchi. E i soldati si muovevano ancor più di prima, sbrigandosi a raggiungere chissà quale comandante tra quelli vivi. Le nuvole svanirono nel giro di poco tempo, liberando la tanto agognata aria pulita al vento. La vista si fece più limpida e a poco a poco le voci si acquietarono. E tra il suono dei corvi salì un ronzio, sempre più forte, che veniva dal cielo. Come falchi sulla preda, piombarono addosso a loro gli aerei nemici, lanciandosi a picchiata sulle trincee sganciando il loro carico sugli uomini. Rimbombarono i tuoni delle esplosioni, che sollevarono mucchi di terra e soldati dal suolo, facendo schizzare intorno assi, sacchi, armi, arti e busti. Da lontano, altri tuoni: Migliaia di proiettili si abbatterono sui tedeschi, distruggendo tutto ciò che era ancora illeso, uccidendo molti di coloro che erano rimasti vivi. Poi silenzio. La quiete prima della tempesta. Tempesta che tutti ormai aspettavano, ma nessuno più di lui: ritto, col petto in fuori che mostrava la croce di ferro e l’uniforme, sporca di fuliggine e polvere; lui, ritto con gli stivali neri infangati e macchiati dalla pozza di sangue su cui si ergevano; lui, con occhi stretti e penetranti, color del ghiaccio, che osservavano impassibili l’orizzonte; lui, con i capelli biondi tirati, nonostante tutto, all’indietro in perfetto ordine e con lo sguardo severo sul volto giovane; lui, Germania.

“Signore, ordini?”
Germania si voltò verso l’ufficiale che, sull’attenti, aveva parlato. Nei suoi occhi, come in quelli di tutti i soldati, si vedeva la risolutezza e la consapevolezza di star per affrontare un attacco: quattro anni di guerra in trincea avevano reso una routine questi eventi.
“Sì. Chiamate rinforzi dalle retrovie, che facciano portare anche altre munizioni, granate e mitragliatrici. Le postazioni di artiglieria?”
“Sono miracolosamente incolume, signore.”
Ludwig annuì, congedò l’ufficiale e chiamò un messaggero.
“Riferisci alla compagnia di segnalazione di prendere contatto con le basi aeree della Champagne, voglio assicurarmi appoggio dall’alto. Dai ordine di tenersi pronti al decollo in qualsiasi momento.”

Il soldato corse a riferire, e Germania tornò ad osservare la terra di nessuno. Sebbene tutti si aspettavano un attacco imminente, di tutti coloro che erano in trincea solo Germania sapeva il perché di ciò. Ed il motivo era ad Est. Russia, infatti, era uscito dai giochi con la proclamazione della presa di potere da parte di Lenin e dei suoi sostenitori comunisti, che subito firmarono un trattato a Brest-Litovsk in cui cedevano i territori fin là occupati dai tedeschi e l’Ucraina agli Imperi Centrali. Dopo poco tempo i sostenitori del precedente governo democratico e dello Zar scatenarono una guerra civile, costringendo Russia, gravemente malato, a letto1. Senza più un così grande nemico ad Est, centinaia di migliaia di uomini poterono essere dislocati da un fronte all’altro, in questo caso quello occidentale. L’Intesa quindi stava tentando il tutto per tutto per impedire che i tedeschi si rafforzassero ad Ovest, attaccando prima dell’arrivo delle truppe da Est. Ed era anche per questo motivo, che Germania era motivato più che mai a lottare: perdere significava lasciar passare migliaia di uomini nel fronte, permettendo all’Intesa di raggiungere il Reno; vincere, al contrario, voleva dire stroncare una volta per tutte le truppe Anglo-Francesi, affievolendo il fronte nemico. Questo era il punto di svolta, e Germania lo sapeva. Non passò molto tempo, e Germania udì un distante suono di grida e motori, in un inquietante crescendo. Afferrò un binocolo e osservò la terra di nessuno: all’orizzonte si vedevano le sagome dei soldati francesi muoversi verso la loro trincea, accompagnati da vari mezzi meccanizzati. Contò una decina di carri F-172 e altrettante macchine corrazzate, e questo solo nel suo raggio visivo.
“Scheiße3…” mormorò.
Corse verso il telefono da trincea e portò la cornetta all’orecchio.
“Qui il tenente Schulz, artiglieria da campo, chi parla?”
“Ludwig Beilschmidt. I francesi stanno incominciando l’offensiva, bombardate la terra di nessuno, ora!”
“Ja, herr Deustchland!4
Germania posò la cornetta e si mise in posizione, con il fucile in spalla e il binocolo in mano. Il cuore gli batteva a mille, la fronte era zuppa di sudore. Nel frattempo i soldati avevano cominciato a muoversi da tutte le parti per mettersi in posizione, facendo sporgere le canne dei fucili dai sacchi di sabbia che proteggevano la trincea. Quando i francesi furono a 500 metri dalla trincea, la terra di nessuno fu scossa dalle esplosioni dei proiettili di artiglieria tedesca: enormi zolle di terra sollevavano uomini ed armi, creando crateri dove i francesi si lanciavano per evitare il fuoco delle mitragliatrici, che già cominciavano a volare. Un carro fu colpito in pieno, liberando una nuvola di gas e fiamme tutt’intorno. Ma i francesi si avvicinavano sempre più, incuranti dello sbarramento dei cannoni nemici, e arrivarono a tiro. Iniziò uno scambio di colpi da entrambe le parti. I tedeschi, saldi nelle loro postazioni, sparavano meccanicamente, centrati di tanto in tanto dai proiettili nemici. I francesi appoggiavano le loro canne da fuoco su ogni superfice disponibile, compresi ceppi, tronchi, cadaveri, rocce, permettendo alle mitragliatrici medie di scaricare le loro raffiche sulle trincee, abbattendo più uomini possibili. Fermatosi il fuoco di sbarramento, anche i mezzi corrazzati ritornarono alla carica, arrivando a tiro e cominciando a far fuoco. Germania fu travolto dai detriti generati da un’esplosione avvenuta non lontano da lui e che aveva distrutto una mitragliatrice. Ludwig diede dei colpi di tosse, poi addrizzò il torso e appoggiò il fucile sulla spalla. Dopo che ebbe preso la mira, premette il grilletto, centrando un mitragliere nemico e subito ricaricò, per poi sparare ad un fuciliere che veniva in corsa e che cadde rovinosamente in avanti venendo scavalcato da un compagno che lanciò una granata. Questa esplose pochi metri davanti a Germania, fuori la trincea. Ludwig cadde all’indietro per l’onda d’urto, frastornato dalle esplosioni e dagli spari tutt’intorno. Quando si rialzò, vide avanzare verso di lui una macchina corrazzata che faceva fuoco con la mitragliatrice montata su di essa. Germania scese dal piedistallo, si diresse verso una cassa e prese una delle granate anticarro.
“Prendi questo regalo, mangia-rane!” Urlò lanciando la granata sotto la macchina. L’esplosione sollevò il mezzo per un metro in altezza, facendolo atterrare spezzato in due e in fiamme. Germania fece un profondo respiro, poi si voltò verso un soldato.
“Corri al telefono e dai ordine di decollo a tutti gli aerei disponibili nella regione, sia caccia che da supporto ravvicinato. Svelto!”
Il soldato cominciò a correre, saltando la gamba di un suo compagno moribondo, accasciato al suolo.
<5, e dicono sia bravo. Beh, sarà meglio per lui che sia vero, o sarò io stesso a buttarlo giù dal suo aereo…>> Pensò Germania, mentre con la coda dell’occhio vedeva un paio di soldati correre avvolti dal fuoco lanciato da un lanciafiamme nemico.
<<Per quanto assurdo mi sembri, non ho mai così tanto desiderato l’aiuto di Gilbert quanto adesso…”
 
Quartier Generale dell’Intesa, Francia
4 Giugno 1918
 
Inghilterra continuava ad andare avanti e indietro lungo la sala della villa scelta come base operativa. La sala era il salone dei ricevimenti dei padroni di casa, ed era di un raffinato stile rustico, illuminata da una grande vetrata che permetteva di vedere le colline boscose e verdi. Al centro c’era un tavolo, coperto di carte, mappe e fogli. Arthur non si dava pace, controllando ad ogni passo l’orologio e il telefono, e dopo essersi assicurato che nulla era cambiato, scuoteva il capo mormorando qualcosa. Nella sala c’era un silenzio teso, l’unico suono proveniva dai passi di Inghilterra e dallo scribacchiare del generale Pétain6, che prendeva appunti sulla situazione.
“Mon cher, dovresti sederti e rilassarti. Così ti affaticherai le gambe.” Disse Francia mentre reggeva un bicchiere di vino con una mano e si aggiustava i biondi capelli con l’altra. Inghilterra si voltò stizzito verso di lui.
“Rilassarmi? Ma certo, in fondo stiamo semplicemente aspettando i risultati della più grande offensiva della guerra, perlopiù quella decisiva!” Disse sprezzante strappando di mano il calice di vino a Francia, per poi poggiarlo sul tavolo.
“Invece di bere dovresti essere preoccupato! L’offensiva si è impantanata a St. Michel, non abbiamo superato che la prima linea di trincee a Reims, in Belgio siamo stati addirittura respinti!” Disse acido. Francia abbozzò un sorriso, accolto da uno sguardo furente dell’inglese.
“Però abbiamo ripreso Cambrai. Est-il vrai, gènèral?7” Chiese Francis a Pétain. Questo sollevò il capo e annuì, guradò Arthur e poi Francia.
“Tuttavia, monsieur Bonnefoy, monsieur Kirkland ha ragione: l’offensiva non è andata come nei piani. I nostri obbiettivi sono ancora in mano tedesca, e secondo le nostre previsioni a quest’ora avremmo dovuto essere arrivati al confine belga.”
Arthur assunse un’espressione di soddisfatto compiacimento sentendosi posto nel vero dal generale di Francia. Tuttavia Francis sembrò prendere con leggerezza le stime di Pétain. Il francese prese in mano una penna e trascinò verso di sé la mappa del fronte.
“Dunque, dov’è che avevamo subito maggiori perdite?” Chiese con tono distratto.
“Come puoi prendere con nonchalance le operazioni? Ti ricordo che è il tuo Paese ad essere sotto attacco, non il mio.”
“Arthur, io non sono superficiale. Semplicemente mi rilasso, dato che innervosirsi non serve a nulla. Dunque, mi dici dove abbiamo subito le maggiori perdite?”
Inghilterra si sedette sospirando.
“Ad Ypres, in Belgio, e a St. Michel. Sappiamo però che a St. Michel si trovi Germania in persona, dunque i soldati lì sono più motivati a combattere.”
Francia cerchiò i punti indicati, scrivendo accanto ai nomi delle località il numero di perdite accertate dall’ultimo rapporto telegrafico.
“Se solamente avessimo anche noi un Rappresentante sul fronte… Io e te siamo qui a pianificare, Australia e Nuova Zelanda si rifiutano ancora di seguire i miei ordini dopo Gallipoli8, Sud Africa è a casa, India e Pakistan sono in Medio Oriente con Scozia, Galles e Irlanda del Nord stanno affrontando quel barile di guai che è Irlanda9, Cornovaglia è a Londra… l’unico al fronte è Canada, ma pare venga notato solo dai suoi uomini… L’unica alternativa sarebbe-“
“Fermiamo l’offensiva.”
Inghilterra smise di colpo di parlare, spalancò gli occhi e la bocca guardando incredulo Francia, che nel frattempo si era alzato. Rivolse lo sguardo a Pétain, che però aveva sul volto l’aria di chi era già a conoscenza di tutto.
“W-what?”
“Hai sentito bene, Inghilterra, fermeremo l’offensiva. Io e il generale ne avevamo già discusso, e siamo arrivati alla conclusione che le perdite subite sono troppe per continuare a sostenere l’attacco.”
Inghilterra fremeva, aveva voglia di tirare un pugno al francese.
“Ti rendi conto di ciò che dici?” Chiese rosso in viso.
“Arthur, possibile che tu non capisca? La situazione è insostenibile ormai! Ci sono già stati troppi morti, e se continuassimo l’offensiva non avremmo più soldati per difenderci. Nelle mie città sta crescendo il malcontento, l’UGT10 ha già indetto uno sciopero generale e l’esercito un ammutinamento. Ed ora gli uomini da fucilare sono troppi, mentre le munizioni troppo poche. In fondo la guerra è ancora dalla nostra parte: il tuo blocco navale continua ad affamare la popolazione tedesca, le nostre forze sono in procinto di invadere l’Anatolia e portare Impero Ottomano in condizioni di resa ed abbiamo il totale controllo di Africa, Asia, America ed Oceania. Cosa può andare storto?”
Inghilterra aggredì Francia, afferrando il colletto della giacca e trascinando il volto del francese al suo.
“Cosa potrebbe andare storto? Cosa potrebbe andare storto? Da dove vuoi che cominci?” Chiese furibondo.
“Pensi che il blocco navale sia eterno? Sebbene abbia eliminato la flotta dei sottomarini di Germania, la marina è ancora disponibile anche se in riparazione11. E per di più, ora Germania ha accesso al grano, al carbone e al petrolio di Ucraina, quindi questa tattica non può funzionare. Anche se vincessimo in Anatolia, la flotta ottomana controlla il Bosforo, ed Istanbul è irraggiungibile dalle forze di terra. E vorrei farti notare che il teatro di guerra principale è l’Europa! Possiamo anche controllare il mondo intero, ma se prendono Parigi o addirittura Londra, la nostra sarà comunque una sconfitta!”
Lasciò andare Francia, ansimando dalla rabbia.
“Interrompi l’offensiva se vuoi, ma sappi che sarà una pessima decisione.”
Francia lo guardò, per niente turbato dai gesti di Arthur.
“Una decisione già presa, Angletèrre.”
Inghilterra si sedette di nuovo, e prese la tazza di tè che la cameriera aveva appena portato. Bevve un sorso e disse:
“Una condanna che hai già firmato. Peccato che sul patibolo ci finiremo noi.”

 
 
 
 
Note Finali
1: Qui faccio riferimento alla mia visione delle guerre civili in Hetalia. Secondo me, essendo le Nazioni neutrali in conflitti che vedono scontrarsi cittadini dello stesso popolo, si ammalano più o meno gravemente.
2: Gli F-17 erano carri leggeri francesi della prima guerra mondiale, i primi con torretta mobile.
3: Merda, in tedesco.
4: “Sì, signor Germania!”, in tedesco.
5: Hermann Göring, famoso gerarca nazista e comandante in capo della Lutwaffe del Terzo Reich, fu anche un pilota e capo di squadriglia di bombardieri nella Prima Guerra Mondiale. In questa linea temporale dove la Germania ne esce vincitrice, non diverrà mai un uomo di spicco in un partito inesistente, e continuerà a vivere come un rampollo della nobiltà tedesca.
6: Il Generale Philip Pétain fu comandante in capo dell’esercito francese a partire dal 1916. Nella nostra linea temporale fu un rispettato Generale che divenne poi celebre per essere presidente dello Stato di Vichy, nella Francia meridionale, fantoccio della Germania nazista.
7: “Non è vero, generale?” in francese.
8: Inghilterra si riferisce alla battaglia di Gallipoli, una disastrosa campagna militare avvenuta nella Turchia occidentale ideata da Winston Churchill, all’epoca Ministro della Marina Britannica, sebbene fosse giovanissimo. Il piano prevedeva uno sbarco nella penisola di Gallipoli, non lontano dall’antica città di Ilio, e avrebbe dovuto garantire all’Intesa il controllo dello stretto del Dardanelli e del Bosforo, guidando le armate alleate all’occupazione di Istanbul, capitale dell’Impero Ottomano. Presa la città e gli stretti, i rifornimenti alleati avrebbero potuto raggiungere i porti russi del Mar Nero. Tuttavia l’offensiva, avvenuta nel 1915, si dimostrò un fallimento epocale: la flotta fu quasi completamente distrutta e un centinaio di migliaia di uomini, per lo più australiani e neo-zelandesi, morirono. Dopo quell’episodio, Churchill fu costretto a dimettersi.
9: In questo scenario l’Irlanda è in preda ad una vera e propria guerra d’indipendenza, scoppiata dopo che, come repressione a dei tafferugli a Dublino, l’esercito britannico inviato nell’isola attuò soprusi e crimini contro la popolazione. La guerra, appoggiata dai tedeschi, durerà fino al 1920 e verrà trattata nei capitoli successivi.
10: L’UGT (Union Gènèrale du Travaille, cioè Unione Generale del Lavoro.) in questo scenario è un unione dei vari sindacati francesi, che appunto scatenò scioperi e scontri nel paese, e, come vedremo, giocò un ruolo primario subito dopo la capitolazione della Francia.
11: Qui Inghilterra si riferisce agli esiti della battaglia dello Jutland, una battaglia navale tra la Royal Navy e la Kriegsmarine nelle acque del Mare del Nord, avvenuta nel 1916. La battaglia, finita in parità, costrinse la flotta tedesca, gravemente danneggiata, a lunghe riparazioni che garantirono alla Gran Bretagna il controllo dei mari.



Salve a tutti! Il mio nome è Luca29, e questa è la mia prima fanfiction che pubblico su EFP. Sebbene abbia scritto altre storie, esse sono andate perdute e quindi mi sono cimentato in quest’opera tutta nuova (Sperando vada tutto bene!). Come si può intuire dal titolo, dall’introduzione e dal capitolo stesso, questa fanfiction è in realtà una risposta alla domanda: e se gli Imperi Centrali avessero vinto la Prima Guerra Mondiale? Tuttavia questa risposta non è mia, ma dei creatori di “Kaiserreich, Legacy of the Weltkrieg”, una mod dei giochi “Hearts of Iron II: Darkest Hour” e “Hearts of Iron IV”, giochi ambientati nella seconda Guerra Mondiale che la mod (che come dice il nome, modifica un gioco) trasporta in uno scenario alternativo dove l’Intesa fu sconfitta. La Storia dietro agli eventi narrati dalla mod è gigantesca, perciò ho deciso di trascriverla in chiave… hetalica, possiamo dire. Naturalmente non potevo non far combaciare queste due cose, e perciò eccovi Kaiserreich. C’è da fare una grande premessa però perché si possa capire appieno lo scenario: gli USA non entrarono in guerra poiché l’Impero Tedesco, spaventato da un loro intervento, bloccarono la Guerra Sottomarina Indiscriminata ed evitarono così di creare un casus belli per gli americani. Senza truppe fresche, e soprattutto senza l’immenso apparato industriale americano, l’Intesa crollò. Detto questo, non rimane che salutarvi, ringraziarvi per aver letto e d’invitarvi a lasciare una recensione, per farmi sapere cosa ve ne pare (e per segnalarmi errori soprattutto!). Spero che rimarrete con me in questa avventura ucronica per scoprire come andrà a finire! E, concludendo, se vi siete annoiati, sappiate che non lo si è fatto apposta. Alla Prossima!

 
   
 
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