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Autore: RickyChance98    02/04/2017    3 recensioni
Un'epoca lontana, un regno dimenticato. Vivi la storia di amore e coraggio di Celia alla ricerca del suo posto del mondo, al confine tra il bene e il male, fra luce e oscurità.
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EPISODE I - Sola

C’era una volta, in un’epoca lontana ormai dimenticata, una bellissima bambina dai capelli color oro e gli occhi color argento. La sua voce era la più dolce mai sentita in tutto il regno e la sua grazia nel danzare era ancora più meravigliosa. Ella si chiamava Charlotte ed era la figlia di re Nelmo. Charlotte aveva una sorella malata, Celia, che non godeva neanche della metà dei privilegi della sorella e passava le sue giornate girovagando per il castello sola e abbandonata dalla sua stessa famiglia. A causa della malattia non aveva i capelli e, al contrario della sorella, non sapeva né leggere, né cantare, né tanto meno danzare. Il vecchio aveva perso l’amata moglie Cora dopo il parto di quest’ultima anni or sono e negli occhi dell’adorata figlia Charlotte rivedeva sempre quelli della donna che aveva sposato. Negli occhi di Celia, invece, non vedeva altro che gli occhi morenti di Cora che lo abbondavano per sempre.
 
Con il passare degli anni l’oscurità crebbe nel cuore un tempo innocente di Charlotte, che divenne presuntuosa di tutti i suoi straordinari pregi e cattiva con chiunque fosse un gradino sotto di lei, compresa la povera Celia. Le attenzioni che il reame le dava, i doni che riceveva e le enormi ricchezze che aveva non erano abbastanza e voleva sempre di più. La sorella era ben diversa, e crescendo il suo cuore divenne puro e gentile. Ad esserle amica era un’anziana servitrice del palazzo, Juanita, che col tempo riuscì ad insegnarle a leggere e a cantare. Per quanto non avesse la bellezza ed il talento della sorella, Celia riuscì a trovare la felicità, una felicità che Charlotte non aveva provato mai. Nel vedere la sorella talmente gioiosa pur non avendo niente, in Charlotte crebbe anche la bestia dell’invidia. Il male che si stava radicando nell’anima della ragazzina ebbe presto delle conseguenze.
 
Una notte Charlotte, dopo essere stata pettinata e profumata dalle sue servitrici personali, ricevette una visita tanto inaspettata quanto terrorizzante. Era il demone Balzeff, un essere mostruoso e oscuro che girava nei reami di tutti i mondi alla ricerca di anime tristi e oscure da corrompere per poi servirsene diabolicamente. Charlotte restò inizialmente paralizzata dalla paura, ma in breve tempo le parole di quell’essere ebbero un potere persuasivo nella sua mente, così ascoltò quello che aveva da dire.
“Io so cosa stai cercando. So quello che ti manca per arrivare finalmente alla perfezione. Io posso darti quella perfezione che stai cercando. Sarai la regina del regno, non solo tutti si inchineranno a te, loro avranno paura”.
La ragazza fu rapita dalle oscure frasi di Balzeff. Oscurità, potere, paura. I suoi occhi si illuminavano, mentre il suo cuore diventava sempre più scuro.
“Perché loro abbiano paura, tu non dovrai avere paura di niente. Devi cedere completamente all’oscurità. Dovrai quindi compiere l’atto più maligno di tutti: togliere la vita a un’anima pura.” – continuò quella cosa.
Charlotte si disse pronta e capì subito chi sarebbe stata la vittima.  Il demone la congedò sparendo nel nulla, promettendole di tornare la notte successiva alla stessa ora per completare il rito.
 
Il pomeriggio successivo Celia stava aiutando Juanita a spolverare la biblioteca. Grazie alle lezioni della donna, oramai, Celia leggeva e cantava molto bene e nonostante la malattia non desse segni di miglioramento, il suo viso diveniva ogni giorno più bello e splendente. Per il suo quindicesimo compleanno Januita le aveva regalato una parrucca di folti capelli rossi, il colore della chioma della madre. Purtroppo la indossava raramente, se il padre l’avesse vista l’avrebbe tenuta rinchiusa nella sua piccola cameretta per chissà quante settimane. Januita parlava spesso alla ragazza della madre. Cora era una donna bellissima e forte, dallo stesso animo gentile di Celia.
“Vorrei vederla davanti a me. Anche solo una volta, per pochi secondi. Vederla, dirle che mi manca anche se non l’ho mai conosciuta” – diceva Celia poggiando la testa sulle spalle di Januita.
“La vedrai. Un giorno la vedrai e lei vedrà te, te lo prometto” – rispondeva la donna accarezzandole il viso.
 
Nascosta dietro a uno scaffale che le spiava, vi era Charlotte. Il suo cuore era ancora combattuto, dentro di lei vi era ancora una parte buona che cercava invano di prevalere su  quella malvagia. Nel vedere un’amicizia così forte tra Celia e Juanita, un legame sincero che lei non aveva con nessuno, le salì una rabbia che non poté controllare. Le due sentirono un rumore, la ragazza dovette quindi uscire alla scoperta.
“Buongiorno, Celia. Buongiorno Juanita.”
“Buongiorno, cara. C’è qualcosa che posso fare per voi?” – chiese gentilmente la servitrice.
“Non c’è nulla, vorrei solamente scambiare quattro chiacchiere con mia sorella.” – rispose con un sorriso finto Charlotte.
“Vi lascio sole, allora” – disse Juanita uscendo dalla grande biblioteca.
“Deve essere pesante parlare con lei…” – sussurrò seccata Charlotte, sedendosi sopra un lungo tavolo al centro della stanza.
“Non lo è. E’ la migliore amica che una persona possa desiderare. Ma non so se tu puoi capire…”
“Oh, posso invece. Se non lo avessi notato io ho tutto. Tutto ciò che tu non avrai mai. Ma, comunque, non sono venuta qui per litigare. Sono venuta per darti una chance di una vita migliore. Le sorelle si aiutano fra loro, no? Devi andartene da questo castello, da questo regno. Ricominciare da qualche parte al di fuori della mia vita.”
“Io sono come una prigioniera in questo castello, non posso fuggire. E anche se potessi non abbandonerei Juanita qua. Se sei venuta per cacciarmi da qui, puoi anche andartene, io non vado da nessuna parte.” – replicò in maniera determinata Celia.
“Benissimo, allora. Ah, bella parrucca, piacerà a nostro padre” – concluse Charlotte allontanandosi.
Non appena si chiuse la porta Celia tirò un sospiro di sollievo. In cuore suo sapeva che presto sarebbe dovuta andare via. Non era certo quello il suo posto nel mondo. Ma sapeva che non era il momento. Lei e Juanita si erano promesse che, quando lo sarebbe stato, sarebbero fuggite per cercare quel posto e ricominciare.
 
Quella sera Celia si era fermata fino a sera tarda in biblioteca per finire il libro che stava leggendo. Da quando aveva imparato si era innamorata follemente di libri, storie e romanzi che leggeva e rileggeva fino a quando non ne era sazia. Prima di rientrare nella sua stanza, passò come ogni sera in quella di Juanita per darle la buonanotte. Bussò ma nessuno rispose, aprì quindi la porta ma non vide nessuno. “Avrà fatto tardi in cucina…”, penso fra sé e sé Celia. Non appena stava per varcare fuori dalla porta, percepì una lieve voce che si lamentava. Rientrò nella stanza e quello che vide al di là del letto la lasciò imperterrita. Distesa morente vi era la povera Juanita, che perdeva da sangue a causa di una brutta ferita. Celia le si buttò addosso disperata, urlando e chiedendo aiuto.
“No, no, Juanita, no! Rimani sveglia! Chi è stato? Chi ha fatto questo, chi?!”
“Amore, ti voglio… bene, mi disp…iace”
“Ti prego non andartene, tu sei la mia migliore amica, ti prego…”
“Promettimi che… promettimi”
Celia poggiò il suo viso vicino a quello di Juanita. Le lacrime bagnavano il viso della donna in fin di vita.
“…che troverai quel posto, quel posto nel mondo. Lo trov… senza di me, ti preg”
Juanita non riuscì a finire la frase che cadde nel sonno più profondo di tutti. I singhiozzi di Celia diventarono un pianto ancora più forte e disperato.
A un certo punto nella stanza entrò Charlotte, sorpresa di ciò che era successo.
“Che, che cosa è successo? Che cosa hai fatto, Celia?”
Celia si girò verso di lei: “Sei stata tu. Sei stata tu, ammettilo!”. Corse verso di lei e le si gettò addosso urlandole contro.
Decine di persone si avvicinarono alla stanza, compreso il re. “Che cosa sta succedendo qui?” – chiese l’uomo. Non appena vide Celia che picchiava la figlia adorata chiamò subito le guardie. “Portatela via!”. Due guardie presero Celia e la legarono. Re Nelmo entrò nella stanza e vide quella terribile scena.
“Cos’è successo? Chi è stato?” – disse, alzando il tono di voce.
“Papà, è stata Celia. L’ho vista, era sporca di sangue e poi ha cercato di uccidere me!” – rispose immediatamente Charlotte.
“Un omicidio nel mio castello… l’atto più impuro di tutti… Portatela via, prenderemo provvedimenti serissimi!” – ordinò il vecchio alle guardie che tenevano ferma la povera innocente, che non riuscì a smettere di piangere e gridare.
Nessuno quella notte riuscì a chiudere occhio. Nemmeno Charlotte, che ovviamente non mancò al suo macabro appuntamento.
“Tu l’hai fatto. Ho fatto bene a scommettere su di te…” – disse Balzeff sbucando dal nulla.
“Sì! Io ho ucciso quella donna, ho ucciso un’anima pura.”
“Il tuo animo è oscuro come deve essere. Non hai ucciso solo lei, hai distrutto l’anima di tua sorella.”
“Dimmi… cosa devo fare ora, Maestro?” – questa fu la domanda di Charlotte. Per lei era troppo tardi. La piccola parte buona che viveva in lei era definitivamente morta e adesso solo oscurità e male regnavano nel suo cuore, nero come la pece.
 
Nonostante non avesse niente, Celia era felice. Aveva un’amica, aveva un’anima gentile. Dal niente aveva creato tutto ciò che le serviva. Ma da un momento all’altro quel tutto era distrutto, e adesso era sola per davvero. Sola, ma non meno forte di prima. 
   
 
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