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Autore: Noeru    02/04/2017    0 recensioni
Gli piaceva davvero essere stato lì? Non se lo stava chiedendo per la prima volta.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andrew McGregor, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'ultimo eroe alternativo '
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La nebbia era particolarmente fitta, l'orario giusto; nessun paparazzo si sarebbe addentrato nel camposanto alle sei.
Precedette il mattino, prendendo l'uscita sul retro dell'albergo e si immerse nella dormiente città coperta dal cielo bluastro privo di stelle, a dispetto della notte trascorsa fra sonno e risvegli improvvisi come se nel letto ci fossero strane creature.
Jed invece sarebbe riuscito ad addormentarsi anche sui sassi senza bere litri di infusioni o leggere fino alla disperata richiesta di pietà delle pupille.
Gli anfibi si bagnarono in pozzanghere mentre il freddo gli sferzava la faccia senza provocargli il minimo brivido a dispetto della logora giacca in cuoio gettata sulle spalle: bastava il fuoco avvertito dentro al pensiero di raccontarle il mondo l'ennesima volta, discorrerne insieme e rinnovare la promessa d'amore le avrebbe fatto fosse stata ancora in vita.

Meglio per lei, perdersi tutto il baratro nel quale la Terra stava precipitando: progressiva scomparsa di personaggi meritevoli, un meme vivente a due passi dalla Casa Bianca, la natura in diminuzione, la musica sempre meno sincera.
Esalò una nuvoletta condensata, percorrendo croci, monumenti, fiori e umidi cerini destinati ad anime in pena.
Difficile credere si trovasse lì sedici anni orsono.

Ricordava i vividi caratteri cubitali su un annuncio funebre inzuppato dalla pioggia notato fugacemente nella notte dopo un promettente concerto.
Aveva in tutta fretta prosciugato il guadagno in ributtanti ibridi fra vodka e aromi artificiali e sopravvissuto gli esordi ad adrenalina e intrugli al cui contenuto rifiutava di pensare, lasciandosi cadere a peso morto verso il Club 27, formato dalle fiamme spentesi troppo presto alle quali non si era miracolosamente unito.
"Pensa a cosa direbbe lei! Alla canzone che le hai scritto in un mese!" Gad Thomas se n'era fregato della voce troppo alta in ospedale dopo quel fatale incidente d'auto mentre il suo razocinio, come un pugno in pieno stomaco, gli schiaffava nel cervello confuso un'immagine mai totalmente sbiadita:

Sorrideva appena fra le soffici onde color nocciola vestita di lavande pastello, la pelle talmente bianca da sembrare porcellana pronta a frantumarsi contro al suolo.
Ferma ai vent'anni proprio come l'aveva lasciata; lui ne aveva quasi il doppio.
Il labirinto delle memorie gli si ergeva infelice dinnanzi, invitandolo ad abbracciare il dolore come se mai l'avesse fatto.
Si chinò e sfiorò le lettere incise tanto sul marmo quanto sul suo petto da quel coltello che aveva fallito la sua missione di togliergli l'indesiderata vita.
Cosa fregava a fare l'ossigeno agli altri quando lei non c'era e lo stava aspettando nell'aldilà?
Fissando il cielo vuoto raggiunse un campo verdeggiante in contrasto col rosa pallido della sua delicata mano colpita da goccioloni illuminati da un sole gagliardo contro le nuvole temporalesche cariche di pioggia estiva.
Corsero a perdifiato fino a casa di lei e fradici entrarono svelti dalla finestra appena in tempo per scampare la grandine il cui ticchettio sui vetri li trasportò in un'altra dimensione lontana dalla cupa, gelida Scozia, teatro del loro incontro.

La ragazzina nella raffinata uniforme di liceo femminile era rimasta folgorata dallo scapestrato musicista di strada, tanto che nella custodia della chitarra fra mille spiccioli il tesoro più prezioso fu un bigliettino recanti alcune cifre ed un nome elegantemente scritti.
Il denaro raccolto in quella giornata gli servì a pagarsi una sola andata per Glasgow.
Rivederlo davanti alla cancellata dell'istituto St. Mary le provocò una gioia incontenibile: ne era valsa la pena di saltare su un treno al volo ed esplorare una città sconosciuta addentrandosi persino nei quartieri alti dove avrebbero sputato addosso ad un ragazzo di periferia.

"Scott, c'è qualcuno..." La desolazione novembrina sgretolò le fragili quattro mura mentalmente erette.
Quella voce non gli era nuova, ma non suonava amichevole ed energica paragonata a quella suggerita al volo dalla mente.
"State indietro! Andrew, all'erta!" La sagoma di un anziano armato di fiori freschi fendette la caligine, retrocedendo subito verso una signora davanti alla quale si parava un adolescente incappucciato con una chitarra di traverso sulle spalle.
"Inconcepibile! Proprio tu?! Cosa sei venuto a fare?!" Disorientato, il vecchio guardò prima il ragazzo, poi lui svariate volte alla stregua di un investigatore di fronte a falso d'autore e opera originale.
"Che domande! Rendere omaggio alla memoria..." Cercò di rispondere, irritato da quel tono e l'interruzione dell'intimità; odiava si dubitasse della sua fedeltà e i suoi sentimenti, immutati dal tempo in camminata.
Gli era sufficiente il nome a far capitolare schiere di bellezze ai suoi piedi, tutte respinte; già apparteneva a lei.
Al contrario, innumerevoli sue conoscenze davano eccessivamente retta al più basso istinto umano.
Si era addirittura inciso le otto lettere del suo nome nel petto utilizzando un coltello spinto dalla disperazione e dal desiderio di levare le tende per sempre, svuotarsi, privarsi di ogni vitalità; il sangue che gli innaffiava la carne era niente comparato a ciò che credeva di meritarsi per i suoi errori del passato.

Cos'altro gli mancava?

"Stento a crederci!" Si intromise la moglie: "Dopo averla lasciata perché l'avevi messa incinta! Tu non lo sai, ma MaryAnne aspettava un figlio da te!"
"Me ne sarei occupato tanto quanto lei!" Perché lo abbandonò nel dubbio? Le scrisse con ogni mezzo possibile e tornò ai loro luoghi nella speranza di trovarla in un'era ancora lontana dalla sfruttatissima tecnologia.
Aveva suonato la loro playlist fino a non poterne più di quei versi, aggiornandola con brani più malinconici dell'Intera discografia dei Radiohead.
Migliaia di giovani artisti avrebbero potuto campare mediante le canzoni destinate a lei custodite gelosamente perché non alla portata di un pubblico incapace di comprensione ed introspezione.
"Avresti detto lo stesso all'età di allora? Comunque il bambino è morto poco dopo la nascita!" Fece lapidario il padre di Maryanne, sperando di chiuderla lì.
"Vi state sbagliando!" Intervenne il giovane, scoprendosi una folta e indomabile chioma fulva: "Il bambino sono io! Mi avevate conosciuto come Andrew McGregor, ma non sono mai appartenuto al loro clan ed in questo momento posso affermare di aver ritrovato le mie vere origini! "
Gli sguardi si spostarono tutti su una lapide alla sezione infantile destinata alla brevissima vita di un neonato chiamato Angus: "Questo è il vero figlio dei McGregor!"

Il respiro di Liam si fermò e le ginocchia crollarono come edifici instabili in un terremoto, avvertendo una confusione più forte di qualsiasi sostanza mai assunta nella vita precedente.
Di solito non seguiva le scomparse riportate dai notiziari sulle quali banchettavano gli sciacalli e le persone annoiate dalla vita comune, volendo godersi quella minima tranquillità a disposizione fra viaggi, interviste, premiazioni, incontri con autori, ma i suoi compagni erano stati subito colpiti e non avevano tutti i torti.

Era sogno vivido o realtà? Nemmeno nei suoi film mentali più qualificabili all'Oscar un minorenne a lui ignoto si rivelava essere frutto dell'amore che c'era stato fra lui e MaryAnne. Jed spesso scherzava sulle sue congetture, ma fin dal primo articolo relativo al rampollo sul Mirror sosteneva ci fossero legami fra loro, data la somiglianza che avrebbe potuto essere benissimo una casualità.

La lucidità se ne andò del tutto mentre le braccia si riempivano del corpo che non avevano potuto cullare, abbracciare, stringere prima di quel giorno.
Quanto distava nel tempo il suo ultimo pianto?
Non riuscì ad incrociare lo sguardo con il figlio ritrovato, tanto accecanti erano le lacrime; un odore di umidità pluviale con una lieve nota di lavanda gli fece affondare il capo nello spazio fra spalla e collo del ragazzo, avvertendone la volontà di percepirlo il più possibile e le mani corrergli lungo schiena e fianchi sotto la giacca ansiose di trattenerlo e accertarsi fosse reale.
La sua anima ancora piccola annaspava alla ricerca dell'affetto mai ricevuto e voleva crogiolarsi il più possibile nell'ondata di tenerezza avvertita da Liam dentro di sé.
Gli aerei illuminati, alla fine avevano esaudito i suoi desideri persino meglio delle stelle cadenti.
I signori Madden abbandonarono ogni rancore, unendosi a quella neonata cellula, confusi e felici dalla conferma dell'esistenza di una traccia della loro unica figlia, talmente impegnati ad abbracciarsi da non accorgersi degli abiti eleganti di Sir Stuart McGregor macchiati di fango fino alle caviglie e l'assenza del cappellino di Lady Elizabeth, probabilmente rimasto impigliato in qualche albero morto.

"Finalmente ti abbiamo trovato! Adesso allontanati da quei poveracci immediatamente!" Ordinò marziale l'aristocratico, ma gli uscì smorzato dalla gola mentre il viso sembrava sul punto di esplodere dal rossore.
"Silenzio!" Al contrario Liam non alzò affatto la voce incrinata dall'emozione, si passò rapidamente una mano sule ciglia e rafforzò la stretta intorno al polso di Andrew: "Lui è mio figlio! Anche se si trovasse al posto del Principe George resterebbe sangue del mio sangue!"
"Ma è sotto la nostra custodia!" Replicò la nobildonna fra un sospiro e l'altro: "Risponde al cognome McGregor!"
"Basta così!" Scott lo affiancò, sempre coi fiori in mano: "Siete stati fin troppo con nostro nipote!"

"E avete ucciso MaryAnne!" Non meno determinata, Caroline si posizionò sul lato scoperto.
"Non ho...la benché minima...idea...di questa storia!" farfugliò l'industriale, passato da tramonto a neve.
Il sudore era abbastanza per trasformare il cimitero in una foresta.
"è tutta una bugia!" Esclamò la consorte: "Non è vero, Andrew? Su, vieni! Ci sei mancato..."

"Scordatevelo!" Prese parola il diretto interessato: "Non fingete di non riconoscere chi c'è qua sotto! E là di fronte! Vi credevate tanto furbi? Be' non lo siete affatto!" Ci era già arrivato dieci anni prima, rifiutando una porzione di Haggis attraverso la dichiarazione i due nobili non erano suoi genitori; troppo avanti con gli anni per stargli dietro, nutrire la sua immaginazione, semplicemente giocarci insieme.

Innumerevoli volte Andrew aveva desiderato una madre giovane ed empatica come la signora Tornatore o un padre abbastanza vigoroso da tenerlo in spalla e con tante storie da raccontargli.
Nemmeno nei sogni credeva fosse il suo artista preferito in assoluto a dispetto delle loro mani ancora congiunte, gli stessi occhi castani striati in verde bagnati dal pianto che sul poster sembravano fulminare chiunque li incrociasse e la stessa voce udita in canzoni ed interviste.

Come gesto di sfida si abbracciarono ancora più stretti, desiderando non dividersi mai più.

Sir Stuart perse del tutto colore; Lady Elizabeth i propri sensi al pensiero di quanto si sarebbe detto di loro.


 
   
 
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