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Autore: _Ariadne_    03/04/2017    2 recensioni
Cammino attraverso le valle dell’ombra della morte.
E non temo nessun male, perché ne sono del tutto cieco.
La mia mente e la mia pistola, loro mi confortano,
Perché so che ucciderò i miei nemici quando arriveranno.(...)
Cammino vicino le acque calme e queste ristorano la mia anima,
ma non posso camminare sul sentiero dei giusti, perché sono sbagliato.
[Yato-centric]
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Hiyori Iki, Yukine
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note autrice: in fondo
Piccolo appunto, il pezzo d’intro è la traduzione presa dal brano “Trough the valley” di Shawn James, anche se personalmente preferisco la cover femminile usata per il trailer del videogioco “The last of us 2” ;)
Grazie per la lettura!
 
 
 
 
 
Vagò solo per chissà quanto tempo, lo sguardo perso. Era stato dimenticato, di nuovo. Incurante della pioggia e del freddo però aveva continuato a camminare, stretto nel suo consunto kimono celeste,  fino ad imbattersi in un tempietto di legno lungo la strada.
Lì si era fermato, rimanendo immobile a fissare la modesta costruzione. Ne avrebbe desiderato così tanto uno... Le persone avrebbero finalmente creduto in lui e non lo avrebbe più abbandonato. Però nessuno aveva mai voluto costruirgliene. Non a uno come lui.
“Yaboku”
In quel momento un raggio di sole trafisse le nuvole, che cominciavano a diradarsi. Il bambino trasalì, riscuotendosi dal proprio torpore. Cominciò a tremare, senza osare voltarsi.
“Hai voluto fare di nuovo di desta tua e te ne sai andato. E qual è stato il risultato? Il solito. Ora dovrò punirti, lo sai.”
Non rispose, trattenendo le lacrime. Il suo cuore perse un battito mentre veniva stretto per il polso.
Sapeva di averlo fatto arrabbiare.
“Non ti serve una roba del genere, te l’ho già detto.”
E lo trascinò via. Il piccolo gettò un’ultima triste occhiata al santuario prima di abbassare il capo, sconfitto. Perché tanto sapeva che suo padre aveva ragione, come sempre.
 
 
 
 
 
“Sei tu ad avermi invocato?”
Una voce fredda, distaccata. La giovane donna alzò la testa, trattenendo il respiro. Un ragazzo, dall’aspetto stupendo e terribile al tempo stesso, era apparso. Un bellissimo angelo dagli empi occhi demoniaci. La brace del focolare crepitò. Un’aura maligna avvolgeva ora la stanza, rendendo l’aria opprimente. Un brivido le corse lungo la schiena.
Quindi strinse i pugni, annuendo risoluta. Non aveva pregato invano durante quelle notti, mentre il risentimento cresceva, divenendo un’ossessione.
“Hai davvero degli occhi spaventosi, nobile Dio della Sciagura. Esaudirai dunque le mie preghiere? Non importa il prezzo da pagare”
Quest’ultimo la trafisse con quel suo sguardo glaciale, con una forza impossibile da sostenere.  
“Così tanta ira…” rispose, un sorriso pericoloso dipinto sul volto.
“Brami il loro sangue, che io prenda le loro vite. Il tuo desiderio è stato ascoltato” Lei lo guardò un ultimo istante, chinandosi in segno di gratitudine, mentre quest’ultimo svaniva.
 
 
 
 
 
Estrasse meccanicamente la katana dal corpo della sua vittima, senza realmente registrare ciò che vedeva. I suoi occhi azzurri erano ora vuoti, inespressivi.
Come vuoto era quel corpo accasciato davanti a lui. Nulla più che un inutile guscio. Patetico. Era morto in ginocchio, strillando in lacrime per avere pietà.
Adesso era un cadavere, insieme ai compagni sparsi attorno. Delle carcasse buone giusto per gli avvoltoi.
Quella misteriosa scintilla chiamata vita, quando spariva, rendeva veramente grotteschi gli umani. Da un lato la cosa lo divertiva. Appropriarsi delle vite altrui aveva un fascino perverso, doveva ammetterlo.
Eppure dall’altro quelle bambole inanimate gli mettevano soggezione. Aveva paura d’incrociare i loro occhi vitrei e spenti.
Gli occhi dei morti mostravano il destino che incombeva su di lui. Non voleva vederli, né tantomeno ricordarli. Perché, nonostante tutto, aveva sempre desiderato una cosa sola.
Vivere.
Lui non sarebbe sparito. Abbassò delicatamente la katana che impugnava, schizzi di sangue non suoi sparsi addosso. Ne osservò le gocce correre lungo il metallo, ancora fresche, mentre una pozza vermiglia si allargava ai suoi piedi.
Era strano lo stridente contrasto che quel colore riusciva a creare ovunque si posasse. Lo aveva sempre incuriosito quel liquido rosso, ammaliante e sinistro.” Il sangue stona ovunque”, rifletté tranquillo, “esattamente come me.”
 
 
 
 
 
Era un assassino.
La gente sussurrava il suo nome nel vento, lo bisbigliava nell’ombra. Dannava i propri nemici perché giungesse per trascinarli all’inferno.  
Invocavano  punizione e anatema attraverso la sua mano, nascosti nel buio. Troppo timorosi per avere il coraggio di farlo alla luce del sole. E Yaboku ascoltava.
Nessuno era esente alle sue preghiere: uomini, donne, bambini. Volubile e crudele è il cuore degli umani. E tutto si fondeva in un vortice di violenza e distruzione. Tradimento, disperazione, vendetta. Oppure avarizia, gelosia, lussuria… Che importava? 
L’odio era ciò che li muoveva.
Che glielo chiedessero sorridendo, gridando o implorando. E ogni volta si lasciava avvolgere da quelle fiamme, consumandosi  in esse. Si faceva disprezzare e scacciare, temere e condannare. Perché non sapeva fare altro che quello, da quando era nato.
Lacerare. Tutto e tutti, indistintamente.
Il colore delle carni dilaniate, il suono delle ossa frantumate, l’odore dei corpi bruciati, il sapore ferroso del sangue, il tocco tagliente delle lame. Era quello l’unico mondo che conosceva.
D’altronde in quale altra maniera qualcuno avrebbe voluto un randagio portatore di calamità intorno?
Se l’unica possibilità che aveva per esistere ed esaudire i desideri  degli uomini era questa, avrebbe continuato.
Essere prigioniero gli andava bene in fondo. Dato che una scelta non era contemplata, era da tempo che le catene in cui era costretto non gli sembravano più così pesanti. Bastava ignorare i segni che lasciavano.
E spesso ci riusciva, perché suo padre gli sorrideva.
Ed era in quei momenti che credeva di comprendere cosa fosse quel sentimento che dei ed umani chiamavano felicità.
 
 
 
 
 
Yato sussultò, svegliandosi di soprassalto. “Maledetti incubi” pensò, stropicciandosi gli occhi. I fantasmi non volevano proprio lasciarlo in pace. Lo sguardo cadde sul suo mini santuario. Era sempre l’ultima cosa che guardava prima di addormentarsi.
Sorrise teneramente, sfiorandolo appena, come per assicurarsi che non fosse un’illusione.
Hiyori credeva in lui…. S’incupì, ripensando ai recenti avvenimenti.
Decise di uscire, dirigendosi verso il fiume. Aveva bisogno di stare un po’ da solo. Fortunatamente la ragazza era a scuola e Yukine ad allenarsi con Kazuma.
“Ricorda, tu non potrai mai stare accanto a nessuno. Non c’è niente per te.”
Strinse i denti, mentre quelle parole velenose gli rimbombavano nella mente.
Loro due ormai sapevano anche troppo. Eppure non gli avevano voltato le spalle ed ancora faticava ad accettarlo.
Nonostante avesse chiesto al suo strumento benedetto di guidarlo, non era sicuro di farcela. Yukine per lui aveva messo in gioco il proprio nome.
Hiyori gli aveva donato la cosa che più desiderava al mondo. Aveva salvato sia lui che Yukine, e se era riuscito a scampare dal modo sotterraneo lo doveva a lei.
Volevano proteggerlo e restare al suo fianco, ma sarebbe stato degno della loro fiducia? Di difenderli lui stesso?
Aveva paura. Paura che la stessa vecchia storia si ripetesse. Paura di vedere quell’effimero sogno andare in frantumi. Paura di sperare.
Un dio delle calamità poteva davvero osare sfiorare la felicità senza finire con l’annientare ogni cosa?
Desiderava rendere contenti gli altri, dopo che per tutta la vita aveva dispensato soltanto sciagure. Esisteva veramente un’altra via, la libertà, persino per lui? O tutto si sarebbe rivelato solo uno spietato inganno?
 
 
 
 
 
“Yato ma dove diavolo ti eri cacciato? Sei sparito per quasi due giorni! Non rispondevi nemmeno al cellulare...”
“Ho fatto un giro” rispose evasivo. Yukine sapeva fingere bene, eppure non gli sfuggì cosa gli stesse frullando in testa. Al contrario Hiyori non sapeva affatto camuffare i propri stati d’animo. Entrambi si erano preoccupati di vederlo scomparire ancora senza poterlo fermare.
“Comunque, guardate cosa ho qui!” La giovane s’intromise, estraendo di tasca tre biglietti. “Il film che volevate vedere, ragazzi! L’anteprima!”
“Che cosaaa?! Hiyori sei la migliore!” Yukine afferrò il proprio biglietto, guardandolo estasiato. Poi abbracciò Yato ridendo, in un raro impeto d’entusiasmo.
“Avanti andiamo, lo spettacolo inizia tra meno di un’ora!” Esclamò il biondo, fiondandosi all’ingresso.
“Yato, tutto bene?”
Hiyori gli prese la mano senza pensarci, poiché quest’ultimo era rimasto a fissare gli altri due imbambolato. Arrossì al contatto, e lei capì, imbarazzandosi a sua volta, mentre Kofuku ridacchiava sotto i baffi e Daikoku borbottava che anche quella sera si sarebbe ritrovato a dover lavare i piatti da solo.
“Sì” disse il moro di getto. Quindi lei addolcì lo sguardo, rivolgendogli un sorriso puro e sincero. Nessun altro gli aveva mai sorriso così, realizzò, sorridendo a sua volta, stavolta senza fingere.
Doveva crederci, perché li aveva trovati, gli unici in grado di strapparlo alle tenebre.
“Qualcuno di unico e insostituibile”
 
 
 
 
 
 
Salve gente. Cos’è questa cosa? So solo che dopo aver scoperto Noragami per caso ed essermi sparata entrambe le serie, prima di proseguire col manga ho deciso di scrivere questo delirio.
Mi sono innamorata della trama e dei personaggi. Di Yato soprattutto, dal primo istante, e da lì è stato solo un crescendo ahah. Non a caso entra di prepotenza nella mia top assoluta di personaggi anime.
Prendetela come viene perché è la prima volta che pubblico qualcosa, ma mi sentivo ispirata, nonostante non sia molto soddisfatta del risultato finale, dato che avrei voluto inserire anche Nora, ma mi è risultata troppo difficile da gestire. Magari ci riproverò in futuro, chissà. Se qualcuno avesse voglia di lasciare un commento, anche solo per dire “ritirati che è meglio” mi farebbe davvero piacere, ma ringrazio chiunque abbia avuto voglia anche solo di arrivare in fondo.
Ah il riferimento YatoxHiyori, non è certamente messo lì per caso. Purtroppo questi due mi faranno penare ancora tantissimo, già lo so. Come so che non devo aspettarmi niente di buono andando avanti col manga…Specialmente grazie al “paparino”! Che tra parentesi nonostante detesti cordialmente, mi intriga veramente tantissimo, non vedo l’ora di vederlo all’opera, ihih.
Alla prossima!

 
 
 
 
 
 
   
 
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