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Autore: jacksonrauhl    03/04/2017    0 recensioni
Los Angeles, 1993.
Justin e Lily vivono le loro vite tra studio e amicizie.
Vicini di casa, tra di loro non vi è mai stato un rapporto di simpatia tanto che a causa di lui, un giorno, tale rapporto si tramuterà in odio profondo per via di un episodio che renderà impossibile la vita di Lily al liceo.
LA STORIA È GIÀ IN FASE DI SVOLGIMENTO SU WATTPAD, PER CHI VUOLE I CAPITOLI SUCCESSIVI PUÒ RECARSI SUL MIO PROFILO: @freakieber.
NON SONO ACCETTI PLAGI, OGNI DIRITTO È RISERVATO, LA STORIA NON PUÒ ESSERE POSTATA SU ALCUN SOCIAL SENZA IL MIO CONSENSO.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jeremy Bieber, Justin Bieber, Pattie Malette
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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II
 

All'età di otto anni, a Lily venne in mente la brillante idea di voler imparare ad andare in bici. Lo aveva visto fare da molte sue coetanee, non le importava cosa avrebbe pensato il padre. Un pomeriggio di fine agosto, poco prima dell'inizio delle lezioni, Lily decise di svitare via le ruote di sostegno della sua bici color pesca, glitterata d'oro sul manubrio. La adorava. Gliel'avevano regalata i genitori il giorno del suo sesto compleanno ma ci era salita per la prima volta sopra solo un anno dopo. Si era stancata di andare in giro per il quartiere al seguito della bici con le rotelle. Si sentiva in imbarazzo ogni qual volta passava di fronte casa Bieber e ammirava con quanta facilità Justin manovrava la sua bici nuova di zecca, priva di rotelle. Forse era proprio questo che la spinse a voler tentare.

Il signor Johnson non sarebbe rincasato prima delle venti: a quei tempi era un giornalista alle prime armi, il quale aveva trovato lavoro dopo lungo andare. In seguito a troppe porte in faccia ricevute, tutti i sacrifici vennero ripagati circa sette mesi prima. Lo avevano assunto a tempo determinato dopo aver letto uno dei suoi tanti articoli di giornale, in particolare quello che ritraeva gli ultimi avvenimenti della Los Angeles del '92 dopo le ferite ancora aperte e dolenti della rivolta. Dopo due mesi di prova, la meravigliosa notizia del posto ottenuto.

Lily indossò il casco del medesimo colore della sua bici, desiderosa di poter dare del filo da torcere a Justin una volta tanto e pensando a come l'avrebbe rimproverata la madre se fosse tornata a casa con qualche ginocchio sbucciato. Salì in sella, sentendo l'adrenalina assalirla a causa della paura. Non ci aveva mai provato ma c'è sempre una prima volta. Avrebbe tanto voluto percepire la stretta di suo padre sul suo sellino, avrebbe voluto sentire la voce dell'uomo che la incitava ad andare e sentirsi protetta. Però era da sola. 

Tenne le punte dei piedi a terra, sorreggendosi quanto più possibile al suolo. Quando notò Justin e Neil intenti a giocare non poco distanti, ognuno sulla propria bici, prese un grande respiro e si decise a raggiungerli: non era mai andata oltre il cortile di casa sua, il padre glielo aveva severamente vietato. La strada la spaventava, nonostante non passassero molte automobili da quelle parti. 

Justin notò la figura della bambina farsi sempre più vicina. Lily si sentì per un istante importante, soprattutto quando d'un tratto, senza neanche rendersene conto, cominciò a pedalare. Trascorsero pochi secondi, poi cadde a terra strusciando il ginocchio sull'asfalto. Il dolore fu lancinante: la pelle le bruciava, tanto da farle strizzare gli occhi per il colore. La bicicletta giaceva a terra, il suo ginocchio invece era diventato rosso e gocciolava di sangue fresco. 

«Tutto bene?» domandò una vocina.

Neil non lo aveva neanche sentito arrivare, tanto era occupata a soffiare sul ginocchio dolente. Lei scosse il capo, così il bambino si chinò e iniziò a soffiare sulla ferita. Lily rimase incantata da quel premuroso gesto. Non si erano rivolti mai la parola, ma a primo impatto sembrava essere un bambino molto gentile. Come poteva essere amico di quella testa calda di Bieber?

«Neil, lasciala stare. Non lo vedi che è una frignona?»

Ovviamente a parlare fu Justin. Lily alzò lo sguardo sul bambino che sedeva ancora sulla sua bici, con un piede a terra e le mani ben salde sul manubrio. 

«Ma Justin, si è fatta male. Guarda» Neil le afferrò il ginocchio e si scansò per dimostrare al suo amico la gravità della situazione. Il sangue continuava a gocciolare a terra e nessuno dei tre aveva un fazzoletto o un panno per tamponare la ferita. 

«Se l'è cercata» sogghignò.

Era strambo il modo in cui parlava di lei sempre in terza persona. Non voleva assolutamente rivolgerle la parola. I due non avevano mai interagito in prima persona, tranne quando furono costretti dai propri genitori a salutarsi con una stretta di mano. Justin la fissava sempre con superiorità e l'apostrofava ogni volta con nomignoli per niente divertenti. 

Neil si voltò a fissare Lily con un'espressione di dispiacere: la bambina non poté credere al fatto che la stavano abbandonando, in mezzo ad una strada, con un ginocchio ridotto male. 

«Mi dispiace. Comanda lui» bisbigliò per non farsi sentire.

La bambina abbassò lo sguardo: era stata tradita dall'unico bambino che nei dintorni aveva cercato di aiutarla, rivolgendole la parola. Dopo il trasloco avvenuto un anno prima, Lily non aveva stretto amicizia con nessuno degli altri bambini. Erano tutti sempre molto distanti da lei, si tenevano a doverosa distanza e questo la costrinse a chiudersi in sé stessa. Quando i signori Johnson le diedero la notizia del trasloco, Lily era entusiasta di poter stringere nuove amicizie. Nel vecchio quartiere aveva abbastanza amici, in particolare Dylan con i quale era cresciuta. Le dispiaceva lasciare la sua vecchia casa, ma sapeva per certo che non avrebbe mai fatto si che l'amicizia con Dylan sfumasse poco a poco fino a scomparire. Ci teneva troppo. A quei tempi nel quartiere non erano presenti molti suoi coetanei: il primo bambino che incontrò fu Justin, il secondo sicuramente il suo migliore amico Neil, molto più loquace e simpatico. 

Neil a quei tempi era un ragazzino piuttosto paffutello: indossava sempre i jeans che gli arrivavano fin sotto le scarpe consumate. Due occhiali tondi e rossi sulla punta del naso e capelli brizzolati mori. Era il contrario di Justin: snello, capelli dorati e occhi color del caramello. Sicuramente tra i due non c'era storia parlando fisicamente, ma se Lily avesse potuto scegliersi un amico, avrebbe sicuramente scelto Neil. 

Lily rimase a fissare le figure dei due ragazzetti allontanarsi, entrambi sulle proprie bici. Non voleva di certo arrendersi. Pian piano si alzò da terra, sorreggendosi su una gamba e tirò su la sua meravigliosa bici.

«Io non sono una frignona!» urlò in modo che potessero sentirla. E ci riuscì.

Justin si voltò poco dopo di Neil, incredulo. Quella fu la prima volta che Lily gli rivolse la parola direttamente. Il che accadde anche una sera, durante la cena di famiglia programmata dai signori Johnson, una settimana dopo lo scherzo di cattivo gusto in classe. Lily non seppe mai chi fosse stato ad attaccarle il foglio sul maglioncino ma sperò con tutta sé stessa che Justin non c'entrasse nulla. Per qualche strambo motivo, nonostante tutto, lei riponeva qualche speranza nei suoi confronti. A parte l'episodio con la bici avvenuto molti anni prima, Justin non l'aveva mai derisa in prima persona. Certo, se la rideva assieme agli altri, ma era l'unico del gruppo che non si era mai permesso di rivolerle la parola. Forse non era neanche suo interesse farlo. 

«Hai già deciso cosa fare dopo il liceo, Justin?» domandò il signor Johnson, spezzando tra le mani una fetta di pane fresco. Nella stanza calò il silenzio.

Bieber non aveva toccato cibo: continuava a rigirare nel piatto la forchetta, fissando contrariato un punto fisso sul tavolo. Sedeva rilassato sulla sedia, non come il padre di Lily le aveva insegnato. Sempre composti: postura retta, gambe sotto il tavolo. Meredith Johnson tossì leggermente, percependo la tensione che si era venuta a creare mentre Pattie Malette si voltò verso il figlio, incitandolo a rispondere, qualsiasi fosse stata la risposta. Non era educato starsene in silenzio. 

«No» fu deciso, senza lasciar trasparire alcuna emozione.

Glielo si leggeva nello sguardo che quello non era il posto in cui si sarebbe voluto trovare. Ogni qual volta i Bieber e i Johnson organizzavano una cena insieme, Justin risultava essere sempre svogliato e per nulla partecipe ai discorsi. A fine serata se ne tornava a casa a testa bassa, senza salutare nessuno. Pattie e Jeremy di tanto in tanto lo richiamavano con lo sguardo. Il signor Johnson si strinse nelle spalle, sorseggiando dal suo bicchiere del vino rosso. Era sadicamente felice. Sua figlia Lily gli regalava sempre tante soddisfazioni, soprattutto quando risultava averla vinta su Bieber. Si trasformava il tutto in una competizione ogni volta e questo non andava a genio a Justin, neanche a Lily a dire il vero. Non voleva che il ragazzo la odiasse per via dei suoi genitori, sempre pronti ad elogiarla. 

«Lily proseguirà con gli studi di medicina» si affrettò a dire il padre della ragazza.

Quest'ultima per poco non si strozzò con l'acqua che stava bevendo. Meredith Johnson prese in mano la situazione prima che le cose degenerassero. 

«Direi che sia arrivato il momento del dolce!» esclamò alzandosi da tavola, dirigendosi in cucina. 

Justin fulminò con lo sguardo Lily, la quale si sentì trepidante. Ancora una volta erano riusciti a mettere in cattiva luce Justin e la cosa che più dava ribrezzo, era il fatto che i coniugi Bieber non spendevano neanche una parola per il proprio figlio. Se ne stavano in silenzio, ad abbozzare, quasi la pensassero allo stesso modo.

Il ragazzo si alzò di colpo dal tavolo. «Devo andare in bagno» annunciò, poi scomparve su per le scale. 

Lily si lasciò sprofondare sulla sedia, massaggiando una tempia: ancora una volta il padre le aveva reso la serata un inferno ma soprattutto, per l'ennesima volta, aveva scelto per lei. Lily non aveva acconsentito alla sua decisione per quanto riguardava gli studi di medicina, eppure si era permesso di parlare a nome suo senza confrontarsi. Era stanca dei suoi atteggiamenti autoritari.

Justin tornò dopo circa dieci minuti e tutto ad un tratto parve molto più sollevato. Sedutosi a tavola, prese a gustare il dolce. I lineamenti più rilassati fecero credere alla ragazza che era riuscito a calmare  i bollenti spiriti, eppure quando egli alzò lo sguardo per incontrare quello di Lily, sogghignò. Conoscendolo, tale sorriso malizioso non preannunciò nulla di buono. 

I sospetti aumentarono quando due giorni dopo, entrando in classe, Lily trovò sul suo banco l'invito per la festa del diciottesimo compleanno di Cheryl Miller. A quei tempi la ragazza era da considerasi l'emblema della trasgressione, popolarità e soprattutto del buon gusto. Non a caso era la storica fidanzata di Justin Bieber sin dai tempi del terzo anno. Lily era solita a vederla passeggiare mano nella mano con Justin nei corridoi scolastici, durante le partite di football invece era sempre pronta in prima fila a fare il tifo per lui con due pon-pon stretti tra le mani e addosso la divisa delle cheerleader. Ovviamente lei era il capitano.

Spesso e volentieri lei si recava a casa di lui e Lily spiava i loro movimenti attraverso la finestra, incuriosita. Gli incontri avvenivano soprattutto quando i coniugi Bieber non erano in casa: dopo qualche ora trascorsa da soli, aspettavano il calare del sole per recarsi alla casa abbandonata. Anche lei portava con sé uno zaino, rigorosamente rosso. Lunghi capelli color del rame e occhi verdi: Lily non l'aveva mai vista indossare qualcosa che fosse di seconda mano. Non le si addiceva. Era bellissima, peccato per il caratteraccio. Vantava molti pretendenti ma solo Justin era stato in grado di farla innamorare. Perché era evidente che i due si amassero; certo, a modo loro, però si amavano. 

A volte Lily immaginava la sua vita immersa nel mondo di Cheryl: la invidiava in tutto, un po' come qualsiasi ragazza a scuola. 

Lei sapeva tutto di tutti, ma nessuno veniva a conoscenza dei suoi segreti. Probabilmente le uniche a conoscerla erano le sue fidate amiche, Johanna e Clarke. A volte Lily pensava che le due fossero sorelle gemelle, si assomigliavano in tutto: stesso colore degli occhi -azzurri- stessi capelli biondi e soprattutto, stessa risata stridula. Seguivano Cheryl come dei cagnolini al guinzaglio, pronte a servirla in un qualsiasi momento. Erano estremamente più simpatiche rispetto alla loro beniamina, ma non tanto da considerarsi migliori in quanto carattere. 

Lily gettò nel suo zaino l'invito, sperando che nessuno si fosse accorto del suo movimento brusco. Se Cheryl avesse saputo che Lily Jane Johnson era stata tanto scortese da posare con riluttanza il suo invito glietterato nello zaino, gliel'avrebbe fatta pagare amaramente. Milioni di punti interrogativi assalirono Lily durante di lezioni: era strano che Cheryl avesse invitato anche lei, probabilmente c'era stato un errore. L'ultima volta che LIly aveva ricevuto un invito da parte di un suo compagno di liceo era stato durante il primo trimestre del primo anno scolastico, praticamente quando nessuno ancora la conosceva per quella che era. 

Ad invitarla fu proprio Harry Jones. Tanto entusiasta, si recò alla festa desiderosa di stringere nuove amicizie e invece se ne restò tutta la sera seduta in un angolo, senza interagire con nessuno. In lontananza vi era la figura di Justin che la fissava divertito: a volte Lily pensava che tutti la odiassero a causa di Justin. Chissà quante ne deve aver raccontate sul suo conto, tanto da metterla in cattiva luce. Era il suo modo per vendicarsi.

«Bieber» lo richiamò la professoressa di matematica. Ella alzò gli occhi, portandoli sul suo capo, tenendo ancora salda la penna sul registro. 

Era interrogato. Il ragazzo sbuffò, alzando il capo dopo essere rimasto tutto il tempo nascosto dietro Angela Moore, una ragazza paffutella che nascondeva le merendine sotto al banco per gustarle durante la lezione. I suoi genitori l'avevano addirittura costretta a seguire delle sedute dallo psicologo. Lily pensava che ella fosse una delle migliori lì dentro: non badava ai pregiudizi, ma nessuno aveva il coraggio di darle contro per paura. Faceva parte del coro scolastico e la sua voce era a dir poco meravigliosa, un vero e proprio dono della natura. 

Justin si alzò e lentamente raggiunse la lavagna, poi si voltò e il suo sguardo si incrociò con quello di Lily. Fu una delle rare volte in cui la guardò per niente furioso. La professoressa gli dettò l'esercizio e lui posò il gesso sulla nera lavagna, senza muovere la mano. Fece finta di penarci ma la Lily sapeva che non ci aveva capito granché. 

La ragazza tirò da fuori lo zaino il quaderno ricoperto di brillantini a causa dell'invito con tutti gli esercizi svolti, ricordando di aver già fatto l'esercizio. Quando lo trovò fu troppo tardi.

«Professoressa, non so svolgere l'esercizio» ammise sottovoce. 

La donna si strinse nelle spalle e lo mandò a posto, congedandolo con una F.

Lily ci aveva provato ad aiutarlo, stranamente. Per un attimo aveva dimenticato che i due non si rivolgevano la parola da anni. Al suono della campanella fu il primo ad uscire, furioso, nonostante si trovasse all'ultimo posto. Neil cercò di raggiungerlo con passo svelto.

Lily portò lo zaino sulle spalle e salutò educatamente la professoressa, incamminandosi verso l'uscita. Un po' le dispiaceva per Justin.  

«Lo recuperi, non preoccuparti» sentì dire da una voce femminile. L'armadietto di Justin era poco distante dall'aula di matematica. Di fianco a lui c'era Cheryl, radiante come sempre. In quel momento però risultò essere piuttosto preoccupata.

Justin battette la fronte sul suo armadietto e sbuffò, Lily si bloccò sull'uscio della porta fissando la scena. Se solo si fosse voltato e avesse aspettato prima di rivelare alla professoressa di essere impreparato, sarebbe tornato a posto un tantino più sereno. Lui però non si sarebbe mai riabbassato a chiedere aiuto a Lily, anche se questo comportava beccarsi una seconda F.

«Sono fottuto. Non riuscirò mai a passare l'anno» si lamentò. 

Lily a capo basso passò di fianco alla coppia, percepì lo sguardo di Justin bruciarle addosso e si avvicinò al suo armadietto non poso distante. Lasciò al suo interno i libri che non le sarebbero serviti quel pomeriggio e infilò nello zaino quello di scienze e inglese. I corridoi  poco a poco si svuotarono ma lei quel pomeriggio non sarebbe tornata a casa. La signora Lopez, la custode della biblioteca scolastica, le aveva gentilmente chiesto di aiutarla a riordinare alcuni scaffali. Lei aveva accettato molto volentieri, sopratutto perché Lopez era sempre molto cordiale nei suoi confronti. Durante le pause, Lily trascorreva gran parte del suo tempo in biblioteca, godendosi qualche lettura o tenendosi sempre avanti con il programma. 

Cominciò sin da subito a riordinare gli scaffali inerenti ai romanzi gialli. Non era una patita del genere, ma a volte si concedeva il lusso di leggerne alcuni. Avrebbe sempre preferito i romanzi rosa. Non aveva pranzato, teneva un panino dentro il suo porta pranzo e una mela rossa. Avrebbe gustato il pranzo poco dopo, decise in primis di rimboccarsi le maniche. 

«Mi assento per un istante» la avvertì la signora Lopez una ventina di minuti dopo. 

Lily decise di cogliere la palla in balzo e, quando la sessantenne scomparve dietro la porta, afferrò da dentro il suo zaino il porta pranzo. La biblioteca era vuota, un massimo di quattro studenti sparsi a destra e a manca. Tutti molto concentrati sui propri libri; era un ottimo posto per studiare e stare tranquilli, peccato che nessuno lo sfruttasse. Lily addentò il suo panino al prosciutto, tenendo sulle gambe il porta pranzo plastificato. Indossava come suo solito una lunga gonna azzurra e scarpe di pezza bianche. I capelli lunghi le ricadevano ondulati fin sotto il seno, castani. Due occhini da cerbiatto marroni e la solita collana con una coccinella attorno al collo, la indossava da anni. 

«Mi scusi» sentì dire alle sue spalle. Era girata dalla parte opposta, cercando di non farsi vedere con in mano il panino. 

Quando si voltò rimase pietrificata: Justin Bieber teneva su una sola spalla il suo zaino, addosso la solita giacca di jeans e un'espressione del tutto scioccata. Con il passare degli anni aveva tagliato i capelli, modellandoli in una perfetta cresta sempre in ordine. Masticava freneticamente una gomma da masticare, dal profumo parve alla menta. Era affascinante, questo non lo si poteva negare.

Lily ripose nel porta pranzo il panino e pulì le labbra con un tovagliolo, sentendo le guance andarle a fuoco. Non si era immaginata la loro prima conversazione in quel modo, nella biblioteca scolastica. Se si fosse reso conto prima a chi aveva appena chiesto aiuto, Justin se ne sarebbe volentieri andato via. Ma ormai era lì e non poteva di certo darsela a gambe levate.

Sospirò amaramente, arrendendosi. «Ho bisogno di un libro sulla fotografia» annunciò a bassa voce. 

Lily non riuscì a crederci, eppure stava accadendo sul serio. Quel giorno era da segnare sul calendario.

   
 
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