I personaggi di questa storia sono di proprietà di J.K. Rowling

 

Appartieni a me

 
I fulmini squarciavano il cielo notturno, lo scroscio d’acqua batteva contro le finestre che tremavano di fronte alla potenza del vento.
Tre colpi alla porta fecero trasalire Remus, che posò il libro sul tavolino di fronte alla poltrona e con la bacchetta stretta tra le dita si incamminò verso l’uscio.
Quando aprì e lo vide lì, immobile, rigido e fradicio, non poté trattenere un sospiro di sollievo, rilassando i muscoli e abbassando la bacchetta.
“Black, cosa diavolo ci fai qui?”
I suoi occhi non lasciavano presagire nulla di buono e non appena Remus se ne rese conto, il suo viso assunse un’espressione allarmata.
Non rispose, si limitò a muoversi lentamente verso l’ingresso, entrando liberamente nel salotto pur senza invito, per poi posare nuovamente gli occhi colmi d’astio su Remus.
“Chi era quella ragazzina che è uscita da casa tua.”
Non suonava come una domanda, quanto più come una minaccia, alla quale Remus reagì con sdegno e irritazione.
“Mi hai spiato Black?”
Il viso cupo di Sirius trasudava collera e gelosia, mentre stava ritto senza fare una piega, con i capelli scuri, bagnati che gli cadevano sulle guance, rendendolo ancor più agghiacciante.
Serrò le grandi mani in due pugni, facendo rabbrividire Remus.
Sirius era così, avido e possessivo, incapace di accettare che qualcuno potesse non appartenergli, soprattutto se un tempo era stato suo e poi gli si era ribellato.
Stava zitto, senza dire una parola.
“Black, non ti riguarda più chi frequento. Ora se permetti vorrei dormire, sai dov’è l’uscita.”
Si voltò dandogli le spalle, ma venne bloccato dalla presa decisa di Sirius, che gli attorcigliò le dita attorno al braccio, costringendolo a voltarsi.
“Black, mollami.”
Vacillò quando la distanza tra i loro corpi divenne impercettibile e gli occhi scuri di Sirius lo scrutarono con grande minuziosità, cercando un dettaglio che potesse tradire la sua sicurezza, che potesse svelare la menzogna, che ogni giorno Remus raccontava a se stesso, di non desiderarlo più.
“Se io non posso averti, non ti avrà nessun altro.”
Remus inorridì al sentire quelle parole, sussurrate, cariche di risentimento; il suo corpo venne colto da un tremore improvviso, e dilagò in lui la paura che quell’uomo che tanto aveva bramato potesse ora fargli del male. Un gemito gli sfuggì.
Eppure sapeva che Sirius gli aveva già tolto tutto ciò che poteva, che non avrebbe potuto ferirlo più di quanto già avesse fatto in passato, a quel tempo in cui gli era stato così devoto da divinizzarlo, sottomettendosi totalmente a lui, prestandosi ad essere il suo diletto personale, asservito al suo dominio.
Ricordando tutto ciò che aveva subito per mano dell’amante, trovò la forza per liberarsi dalla presa, ribellandosi ancora una volta alla sua prepotente possessione, lasciandolo sconvolto nella consapevolezza che l’aveva perso.
Black si voltò, camminando velocemente verso la porta, la aprì e la sbatté alle sue spalle.
NO.
Lui era Sirius Black, Remus Lupin gli apparteneva e se non l’avesse avuto lui, non l’avrebbe avuto nessun altro.
 
NdA: È la prima Dark che scrivo, spero di essere riuscita nell’intento.
La tematica dell’ossessione prende forma nella non accettazione della perdita dell’amante, che si configura in gelosia pura. Il finale è aperto, e ribadisce ancora una volta la volontà di non rinunciare a ciò che Sirius è convinto gli appartenga.