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Autore: Fructis    04/04/2017    1 recensioni
Il nostro caro James si recava all'Hyde Park, accompagnato dalla brezza notturna, e si sporgeva verso un nuovo mondo chiamato Serpentine Lake, urlando, a più non posso, quella intensa e significativa parola; parola che rallegrava gli spiriti di James e distoglieva una piccola parte del suo dolore; parola capace di farlo sentire considerato in una società che discriminava la sua reale natura.
Genere: Avventura, Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Herondale, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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«Ora racconterò un'altra storia di James Herondale, risalente ad una delle sue spericolate avventure, sempre ricche di colpi di scena.

La nostra storia inizia in una remota serata del 1903, stesso anno in cui il protagonista ricevette quella grande sfortuna di ritrovarsi il cuore ridotto in brandelli. Ahimè, il nostro caro eroe trascorreva le dolci notti di quel periodo in luoghi malfamati, perché voleva rivelare al mondo visibile e invisibile le sue speciali doti di esibizionismo.

"Anatre".

Proprio così! Il nostro caro James si recava all'Hyde Park, accompagnato dalla brezza notturna, e si sporgeva verso un nuovo mondo chiamato Serpentine Lake, urlando, a più non posso, quella intensa e significativa parola; parola che rallegrava gli spiriti di James e distoglieva una piccola parte del suo dolore; parola capace di farlo sentire considerato in una società che discriminava la sua reale natura. James Herondale, una notte, insoddisfatto perché sgolarsi non era stato un rimedio abbastanza utile da sfogare appieno la frustrazione accumulata nella sua anima, prese in considerazione l'idea di recarsi altrove, in modo da farsi notare da qualche bella donzella.
Dopo aver corteggiato spudoratamente un'anziana signora, un cane e, per non terminare la lista delle molteplici sciocchezze combinate dal nostro giovane ragazzo, sbaciucchiato un lampione, ecco che egli si ritrovò in un locale molto grazioso, ma il cui nome gli era precedentemente sfuggito. Qui si ricordò di avere portato con sé le sue armi, le due bellissime, uniche, fantastiche e meravigliose pistole. Dopo aver dato un po' di spettacolo sparando a: lampadari, gambe di legno, tavoli, sedie — il tutto nella massima grazia — , ecco che decise di ritornare nel suo nido d'amore, pronto a donare i cocci del suo cuore alle dolci anatre.

Ma ahimè, come quasi tutti saprete, il cuore di un Herondale è destinato ad amare un'unica persona (e qui sarà proprio il nostro James Herondale a smentire la cosa), dunque ecco che il ricordo di due occhi grigi, contornati da meravigliosi capelli biondi e un viso che farebbe invidia a Venere, si riaffacciò dai meandri della sua mente, conficcando nel cuore del fragile James mille pugnali, il nome Grace inciso su ognuno di essi, il dolore sgorgato da quelle profonde ferite capace di indurlo verso il baratro della morte.

Tuttavia, mentre quella pessima idea scorreva nuovamente in lui come acqua santa, ecco che una piccola creatura, zampettando verso di lui, si sostituì a quella immagine fin troppo dolorosa. Ella, squadrando con i piccoli occhietti scuri quelli dorati del ragazzo, cacciò un sospiro (ebbene sì, le anatre sospirano) e prese parola, il tono della voce caldo e gentile come una madre in pena per il figlio:

"Non demordere, James Herondale, non permettere a lei di trascinarti via con sé. Il dolore è immenso, ma è solo tale. Combatti, perché questa è la tua battaglia e sei abbastanza forte da poterla vincere, da potercela fare, poiché, sebbene lui odi la nostra razza per ragioni ben ovvie, sei figlio di tuo padre e per tal motivo non devi arrenderti. Noi tutte siamo e saremo sempre con te".

James, sconvolto da quelle parole, non ebbe neanche il tempo di riflettere su di esse che una strana forza invisibile, potente e inarrestabile lo catturò, la percezione della realtà finalmente perduta via.

Si svegliò il mattino seguente a casa, avvolto nelle soffici coperte del caldo letto dell'Istituto di Londra, una tazza di cioccolata poggiata sul comodino: un dolce buongiorno preparato dalla sorella. James non ricordava granché della notte precedente, ma il discorso dell'anatra sì, quello lo ricordava perfettamente. Bevve la cioccolata calda e solo allora comprese il significato di esso: che anche se la vita ti pone delle difficoltà, devi avere la forza di affrontarle, di non lasciare che il dolore ti trascini nell'oscurità più buia. E James Herondale imparò la lezione: non si ubriacò più, né tantomeno uscì in tarda notte, ma lasciò scorrere in sé il senso della sua vita e le cose che essa possiede: due amorevoli genitori; una sorella premurosa capace di preparargli la cioccolata calda al mattino; un parabatai fantastico e sempre sorridente che, sfortunatamente, non ha avuto alcun ruolo in questa storia; degli amici che lo amano e infine loro, le sue piccole anatre, fonti di totale sostegno, capaci anch'esse di donare un tocco di colore alla vita di James Herondale».
 
[...]

« Allora? Ti è piaciuta? »

« Assolutamente no. Preferisco le storie di zio Matthew o di nonno William! »

« Che figlio ingrato! Degno figlio di tua madre, oso aggiungere. Ma ti amo lo stesso, piccolo Owen. »

« Anch'io, papà. Grazie di essere mio padre, non potrei chiedere persona migliore al mondo. »

« Neanch'io potrei chiedere di meglio. Sono grato a te e a tua madre ogni giorno, di illuminare con le vostre splendide luci la mia vita... Lo sai questo, vero? »

« Papà... Sono felice che James Herondale abbia compreso che la sua vita non è inutile come invece credeva. Grazie per questa storia, davvero. »

« Ma... Allora ti è piaciuta! »

« Certo che mi è piaciuta! »

« Sai, l'hai detto tu: è Matthew quello che sa raccontare storie, non io. Ma lo apprezzo, davvero... »

« Guarda che mi è piaciuta anche l'altra storia, quella della volta precedente, dove mi raccontasti di una donna che, dopo anni di sofferenza e problemi, era riuscita a farsi amare dall'uomo che ha sempre amato, che amava da quando aveva solo dieci anni. E solo ora mi rendo conto che... che tu parlavi della mamma. »

« Certo che parlavo della mamma! Io non potrei amare donna migliore di lei. Siete la mia vita. »

« Papà...? »

« Sì? »

« Ti voglio bene. »

« Anch'io, Owen, anch'io. Ma promettimi che un giorno vorrai bene e apprezzerai anche le anatre. Non ascoltare il nonno: loro sono davvero buone... »

« Va bene, però non me la bevo la parte della storia in cui sono state loro a salvare James Herondale. E non credo neanche che sappiano sospirare. »

« Be', se riesce a farlo zio Matthew non capisco proprio perché non possano farlo anche loro... »

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Scritta tanto tempo fa, non so proprio come mi sia uscita. Ci troviamo davanti un James adulto con un piccolo Owen che ascolta le storie inventate (non proprio, in realtà) dal padre, il quale decide di raccontare al figlio una parte della sua giovinezza utlizzando però un pizzico di ironia! 

 
   
 
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