Teatro e Musical > Altri
Ricorda la storia  |      
Autore: Hoshi_Hime    05/04/2017    2 recensioni
[Hamilton: An American Musical]
-Lei è il signor Hamilton, vero?-
Domandò la donna davanti a lui a voce bassa.
-In persona. Mi stava cercando Singora..?-
-Reynolds. Maria Reynolds. E sì, vedete io..Io avrei bisogno di un aiuto.-
-----------
Breve fic in cui effettivamente Alexander usa la testa e non si rovina la vita.
Probabilmente OOC, ma la considero un auto-regalo di compleanno.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Say no to this. But Hamilton acutally says no

L'uomo si passò una mano sul viso, spostando lo sguardo sui vari fogli sulla scrivania.
Si sentiva le palpebre pesanti, non che fosse sorpreso, visto che era rimasto un intera settimana sveglio per lavorare.
Nelle piccole pause che si concedeva rimaneva comunque chino nello scrittoio, scrivendo lettere per la sua cara Angelica e la sua amata Eliza, in vacanza con i figli nella villa del padre, vacanza che aveva rifiutato per continuare il proprio lavoro.

Fu in quel momento che Alexander sentì bussare.
Si alzò dalla sedia dopo ore che era lì, per poi arrivare davanti alla porta di casa, chiedendosi chi poteva essere a quell'ora visto che stava cominciando a tramontare.
Aperta la porta si ritrovò davanti una giovane donna dai capelli bruni, di cui un ciuffo copriva un occhio, vestita di rosso.

-Lei è il signor Hamilton, vero?-
Domandò la donna davanti a lui a voce bassa.
-In persona. Mi stava cercando Singora..?-
-Reynolds. Maria Reynolds. E sì, vedete io..Io avrei bisogno di un aiuto.-
Alexander la guardò incuriosito, facendole cenno di entrare, per poi chiedere alla governante di preparare del tea mentre i due si accomodavano nel salotto.
-Che tipo di aiuto, signora Reynolds?-
Maria si passò una mano tra i capelli, quasi nervosa.
-Finaziario, Sir. So che lei è un uomo d'onore, e mi dispiace disturbarla a quest'ora, ma sono venuta qui da sola e non conosco nessun altro a cui chiedere.-
Fece una pausa predendo fiato.
-Vedete, mio marito mi ha sempre trattato male..Lui ha abusato di me più volte, mi tradisce costantemente e di punto in bianco è sparito, lasciandomi sola con una bambina e neppure uno spicciolo in casa. Mi duole sul serio venire qui a pregare per soldi, ma ho bisogno di un prestito. Giuro che appena potrò vi ridarò ogni singolo centesimo!-
L'uomo rimase a riflettere per alcuni secondi per poi poggiare sul piattino la tazzina ormai vuota e alzarsi dal divano.
-Aspetti un secondo, signora Reynolds-
Si allontanò dalla stanza, tornando un paio di minuti dopo.
-Questo è il prestito che posso darle al momento, signora.-
E così diede alla donna trenta dollari, una buona somma ai tempi, abbastanza per aiutarla a sistemarsi senza marito.
Forse avrebbe dovuto pensare meglio le sue mosse, al momento non era abbastanza lucido per fare dei conti, ma quando aveva sentito che la donna era stata abbandonata dal marito, con una figlia oltre tutto, la cosa gli era sembrata una situazione troppo simile a quella capitata a sua madre quando era bambino.
Il viso di Maria si illuminò.
-Le sono infinitamente grata, Mr.Hamilton!-

L'uomo accennò un sorriso, per poi osservare che il sole era già calato.

-La posso accompagnare a casa, miss?
Lei si morse un attimo il labbro per poi sorridere.
-Lei è troppo gentile, sir.-

Maria abitava solo un isolato dalla casa, ci volle poco ad arrivare all'abitazione dei Reynolds
-Beh..Credo che sia meglio per me tornare a casa.-
Commentò Hamilton, ma a frase fatta la donna lo prese per mano, trascinandolo nella propria camera, sul letto.
-Le va di restare qui per la notte, sir?-
Allargò un po' le gambe, sollevando la gonna mentre il viso le si tingeva di rosso.

Alexander tossecchiò nervoso, passandosi una mano tra i capelli.
-S...Signora Reynolds, non mi pare il caso...-
-Può chiamarmi Maria, sir-
Disse lei con voce dolce, avvicinandosi a lui tanto che l'uomo poteva sentire il respiro della giovane donna contro la sua pelle.
Hamilton deguletì, Maria era davvero una bella donna, e in quel momento pareva così indifesa.
Si morse il labbro, poggiando le proprie mani sulle spalle della donna.
Per poi spingerla via delicatamente.
-Mi dispace m'am ma non posso, sono un uomo sposato, ho dei bambini. Capisce, vero?-

Maria lo osservò per alcuni secondi sbattendo le lunghe ciglia, per poi mettersi a sedere sul letto.
-Sir...- Gli occhi della donna erano diventati lucidi. -Mi dispiace davvero tanto! E-E' stato mio mairto a costringermi!-
Alexander alzò un sopracciglio. -Come scusi?-
-M-Mio marito James mi ha costretto a venire a casa vostra per sedurvi così poi avrebbe potuto ricattarvi per soldi!- Confessò la donna, ormai singhiozzante. -Non volevo,sir! M-Ma avevo paura di cosa avrebbe potuto fare a me e alla mia bambina se avessi rifiutato!-
L'uomo strinse i pugni, sentendo una sensazione di rabbia per essere stato usato in quel modo dalla donna e il marito, ma per quanto poteva essere arrabbiato non poteva vederla in quelle condizioni.
-Potrebbe seguirmi, signora?- Domandò a voce bassa. 
Maria esitò un attimo per poi annuire e alzarsi in piedi e seguendo Hamilton.
I due rimasero in silenzio per tutto il tragitto, finchè Maria non notò che stavano ripetendo la strada di prima.
-S..Stiamo tornando a casa sua, sir?-
Domandò nervosa.
-Non proprio.- Rispose l'uomo accennando un sorriso, ora più calmo.
Infatti la coppia superò l'abitazione degli Hamilton per arrivare davanti alla casa accanto.
Hamilton bussò insistemente alla porta, un paio di volte finchè ad aprire vi fu un uomo dall'aria palesemente seccata.
-Hamilton?!-
-Aaron Burr,sir!- Esclamò Alexander sorridendo.
-Ha idea che ore siano?- Domandò l'uomo sottigliando gli occhi.
-Mi dispiace disturbarla a quest'ora, sir, ma credi di essere in una situazione in cui il suo aiuto è necessario.-
-Fa in fretta, Hamilton.-
-Vedete, la signora che mi accompagna, Maria Reynolds, è in una situazione particolare con il marito, e per quanto mi duole ammetterlo lei è un avvocato migliore di me, quindi credo che sia meglio affidare a lei le pratiche per un possibile divorzio.-
A quelle parole il viso di Maria si illuminò.
Burr si grattò il mento, era ancora innervosito, ma avere Alexander Hamilton che ammetteva il fatto che Burr stesso era migliore di lui non capitava tutti i giorni.
-Signora... Reynolds, giusto? Suppongo che posso farmi carica del suo caso. Le chiedo però di venire domattina, in un orario più decenete.-
-Certo!! L-La ringrazio di cuore sir!-
Gli occhi della donna brillavano.
-Hamilton.-
-Aaron Burr, sir?-
-Accompagni la signora a casa...E poi vada a letto, neppure quando eravamo in trincea aveva un aspetto così disfatto, pare che un intera carrozza l'abbia investito.-
Hamilton fece un gesto vago con la mano.
-Suppongo che le devo dare ragione questa volta, sir. Ma non ci faccia l'abitudie.-
Burr scosse la testa per poi rientrare in casa.

Era passato tempo da quell'avvenimento, e nei giorni seguenti Hamilton, anche se cntinuava a spendere la maggior parte del suo tempo compilando fogli e documenti, poteva vedere la signora passare davanti a casa sua verso l'abitazione dell'avvocato, delle volte accompagnata da una bambina poco più grande del suo Philip.
Gli mancavano i suoi bambini, e ovviamente gli mancava Eliza ma finalmente il giorno in cui la sua famiglia sarebbe ritornata e ormai contava i minuti.
Quando finalmente vide la carrozza fermarsi davanti alla villa l'uomo sorrise, mettendo via lo stilo dopo ore di utilizzo. E uscendo trovandosi Philip corregli in braccio, seguito da Angie, la sorellina minore, chimata come la zia.
-Pa!- I due bambini erano entusiasti.
-Ci sei mancato pa!- 
Alexander sorrise, osservandoli dopo tutto quel tempo, le lentiggini di entrambi erano ancora più visibili ora che i due avevano passato le vacanze sotto il sole della villa estiva.
-Zia Angela mi ha regalato una bambola nuova!-
-E nonno ha regalato un moschetto a me! E abbiamo visto dei cervi! E mamma ha puara delle anatre, lo sapevi pa??-
L'uomo rise rimettendo a terra i figli e arrufandogli i capelli.
-Mi racconterete tutto a cena ok?-
I due annuirono e si misero a correre nel cortile di casa.
Alexander finalmente si avviciniò alla moglie.
-Gli sei mancato tantissimo, lo sai vero?-
Domandò Eliza incociando le braccia.
-Lo so, lo so ma ho avuto tanto lavoro da fare. E anche loro mi sono mancati, e pure te Betsy.- Aggiunse chimandola con quel soprannome. -Non c'era giorno in cui non vi ho pensato. Prometto che alla prossima occasione verrò con voi.-
Eliza sorrise prendendo le mani del marito tra le sue.
-Promesso?-
L'uomo annuì dandole un bacio a fior di labbra.
-Beh meglio rientrare ora, avete i bagagli da disfare.-
-Già...-
La donna si staccò dal marito rientrando in casa.
-Betsy?-
-Sì?-
-Anatre huh?-
-Oh andiamo!-


Note:
E VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI E PHIL NON MORI IN DUELLO. Fine
No ok, so che non è una fic seria e probabilmente OOC, ma chi inporta alla fine?
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Teatro e Musical > Altri / Vai alla pagina dell'autore: Hoshi_Hime