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Autore: Napee    05/04/2017    1 recensioni
-Questa storia partecipa al contest "Raccontami una favola!" indetto da supersara sul forum di EFP-
Favola scelta: Raperonzolo
***
Le lacrime iniziarono ad offuscargli la vista, l’emozione gli occluse i polmoni impedendogli di respirare regolarmente.
Quelle parole…
Quelle parole erano le stesse che gli aveva detto Victor il giorno precedente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Light
 
Yuuri stiracchiò le braccia intorpidite e si riaccomodò sul divano sospirando.
La sera, dopo gli estenuanti allenamenti, era il momento della giornata che più preferiva.
San Pietroburgo sembrava accendersi d’un incanto fiabesco ed i rumori frenetici del giorno venivano abbandonati per lasciare spazio al silenzio ovattato della notte.
Ma la sera aveva assunto un fascino tutto suo da qualche mese a quella parte, soprattutto perché era l’unico momento in cui lui e Victor potevano stare insieme, in pace, senza inutili preoccupazioni a distrarli.
L’allievo ed il coach, il campione mondiale ed il suo fan, tutte quelle etichette venivano lasciate fuori dalle mura domestiche e, alla fine, restavano solo Vitya e Yuuri... Solo loro due e niente di più.
L’idea di divenire coach ed atleta contemporaneamente non era stato proprio un lampo di genio, secondo Yuuri.
Il russo si alzava ad orari improponibili per potersi allenare con Yakov fino all’ora di pranzo e poi, nel pomeriggio, allenava il giapponese fino a sera inoltrata. Praticamente viveva sulla pista da pattinaggio.
Adorava il suo allenatore, solo lui era stato in grado di far rinascere il suo amore per il pattinaggio e mai e poi mai vi avrebbe rinunciato, ma forse la situazione stava divenendo pian piano troppo dura persino per lui.
Elaborare due short program per il prossimo Grand Prix non doveva essere facile...
“Un film?” La voce di Victor lo distrasse dai suoi pensieri riportandolo alla realtà.
Yuuri voltò lo sguardo verso il suo compagno e quando i suoi occhi incontrarono la sua figura poco vestita, il giapponese si costrinse ad assumere un comportamento dignitoso, da uomo adulto e da fidanzato serio... ma con scarsi risultati.
Il russo era appena uscito dal bagno indossando solamente i pantaloni del pigiama ed un asciugamano fra le mani con cui si andava frizionando i capelli umidi dalla doccia.
Yuuri, con la mente completamente soggiogata da cotanta maestosità,  indugiò con lo sguardo su quel fisico perfettamente scolpito da anni ed anni di faticosi allenamenti, passando in rassegna ogni millimetro di pelle coperta e scoperta.
Si era imposto di non indugiare, si era ordinato di smetterla con quei comportamenti da quattordicenne in calore, ma erano solo parole al vento. Non appena Vitya si spogliava, non appena lo sfiorava, non appena lo baciava, la sua mente subiva un brusco black out dal quale sembrava pressoché impossibile far tornare la luce.
Osservò attentamente quelle spalle larghe che era solito graffiare durante i momenti di passione, scese con lo sguardo ed ammirò quegli addominali scolpiti e perfettamente delineati, poi scese ancora, più giù, verso quei pantaloni volutamente tenuti bassi dai quali si poteva intravedere l’inizio del pube... e quel gonfiore non localizzato, sinonimo che il russo non stesse indossando le mutande.
Yuuri sentì il sangue fluirgli alle guance con rapidità e fu costretto a deviare lo sguardo da cotanta bellezza.
Contegno e sangue freddo, due qualità che sublimavano in presenza di Victor.
“Niente di pesante però, non ne ho molta voglia.” Aggiunse poi il russo passandosi una mano fra i capelli grigiastri per scostarli dal suo viso, mentre sulle sue labbra si andava formando un sorriso birichino.
Sapeva l’effetto che aveva su Yuuri e provocarlo era divenuto il suo passatempo quotidiano.
Yuuri deglutì a vuoto, cercando di ricordare l’argomento  della conversazione.
Di cosa stavano parlando? Stavano parlando o se lo era immaginato?
“V-Va bene... hai già qualcosa in mente?” Chiese Yuuri restando volutamente vago.
“Scegli tu fra i dvd. Magari qualcosa che non hai già visto.” Lo informò Victor abbandonandosi pesantemente sul divano.
Sospirò esausto, appoggiò la testa contro la spalliera e chiuse gli occhi godendosi quel momento di pace che regnava nella stanza.
Gli allenamenti erano devastanti, Yakov non si era affatto risparmiato e si stava decisamente vendicando con lui per l’abbandono dell’anno prima.
Yuuri lo guardò dolcemente, con sguardo comprensivo ed il senso di colpa tornò ad attanagliargli lo stomaco.
Victor era così stanco per colpa sua che non faceva niente per alleggerirgli quel carico immane di lavoro.
Magari, se avesse smesso di pattinare, forse Victor...
“Smetti di fare così.” Nuovamente, la voce del russo tornò a distrarlo, facendolo tornare al presente.
“Di fare cosa?”
“Lo sai...” sospirò Victor tornando a guardare il suo compagno.
Anche con gli occhi chiusi e la spossante giornata di lavoro ad affaticargli il fisico, riusciva a sentire con chiarezza quello sguardo su di lui.
E diamine se bruciava. Ardeva l’epidermide come un ferro caldo, consumando e lacerandogli la pelle.
Ma quel che più lo infastidiva, era che Yuuri neppure se ne rendeva conto del modo pietoso in cui lo guardava.
“Mi osservi sempre così, con quello sguardo colpevole, quando sono stanco”
Yuuri incassò il colpo e girò immediatamente gli occhi verso il televisore.
“La mia stanchezza, non è colpa tua... non è assolutamente colpa tua, solo che tornare a pattinare dopo un anno di ozio è faticoso” scherzò su Victor, rivolgendo al giapponese un sorriso amorevole e scherzoso al tempo stesso.
Un’espressione così gioiosa in totale contrasto al cipiglio irato di poco prima.
Yuuri deglutì a disagio e si strinse nelle spalle come se volesse nascondercisi.
Si morse l’interno della guancia, sistemò gli occhiali sul naso in un gesto dettato dal più nero nervosismo e si avvicinò al compagno con un’espressione supplichevole stampata in faccia.
L’ira che ardeva nelle pupille di Victor lo gelò sul posto, tuttavia non gettò la spugna.
Lui sapeva, lui aveva capito quello che stava per dirgli...
Era incredibile come Victor riuscisse sempre ad intuire cosa passasse per la mente di Yuuri grazie soltanto ad uno sguardo.
Il giapponese allungò una mano, portandola sopra a quella del suo compagno ed il “ding” che emisero i loro anelli quando si scontrarono, lo fece sorridere debolmente, infondendogli un po' di coraggio.
Almeno non aveva respinto quel contatto...
“Magari, se tu non dovessi allenarmi, forse...”
“No.” Lo interruppe Victor indurendo il tono della voce.
“Non voglio nemmeno che pensi una cosa del genere”
Il russo girò la mano portando il palmo verso l’alto e strinse leggermente quella del compagno, quasi come se volesse dare forza e fermezza alle sue parole.
“Amo allenarti e non ci rinuncerei per nulla al mondo”
E per l’ennesima volta in quella serata, Yuuri si ritrovò ad arrossire sviando lo sguardo, mentre gli occhi cerulei del russo gli comunicavano qualcosa di troppo profondo per essere espresso a parole.
“M-ma i tuoi allenamenti... sono troppo stancanti... sei esausto quando iniziano i miei e...”
“Devo faticare per realizzare il mio nuovo sogno.” Lo interruppe il russo, guadagnandosi uno sguardo confuso e stupito allo stesso tempo.
Victor sorrise della  reazione genuina del suo compagno ed allungò la mano libera sul suo volto, sfiorandogli amorevolmente una guancia.
“Sai, da qualche tempo, ho un nuovo sogno e questo coinvolge me, te ed una chiesa.” Ridacchiò il russo avvicinandosi lentamente alla bocca del giapponese.
Il respiro caldo di Victor gli sfiorò le labbra umide e Yuuri le schiuse d’istinto, pronto ad accogliere la lingua del suo amante e lasciarla danzare con la propria.
Aveva già chiuso gli occhi, quando quella calda vicinanza fu improvvisamente raffreddata da una gelida distanza.
Yuuri si ricompose velocemente e guardò l’amato con sguardo confuso.
“Tuttavia, non posso rimangiarmi quello che ti dissi alla finale del Grand Prix.
 Prima vincerai l’oro e prima il mio sogno si realizzerà, ma se vuoi vincere, ti servono i miei allenamenti.” Spiegò Victor sornione, strizzandogli l’occhio.
Il sorriso di gioia e stupore che si dipinse sul volto del giapponese, ebbe il potere di illuminare la stanza a giorno.
Sapere che Victor lo considerava addirittura come il suo nuovo sogno scatenò in Yuuri la gioia più incontenibile.
Ed una dichiarazione d’amore, nonché un rinnovo della grande proposta, avevano causato l’ennesimo black out nel cervello del moro.
Amava il suo Vitya e sentire quelle parole uscire dalle sue labbra lo aveva spinto ad un livello di felicità che non credeva possibile poter raggiungere.
Tuttavia, la sua parte timida ed insicura prese il sopravvento tingendo repentinamente le sue guance di scarlatto e scatenando così l’ilarità del russo.
“S-scelgo il film!” Gracchiò Yuuri, cercando di sfuggire da quella situazione con una scusa banale, con l’eco del risolino di Victor a seguirlo.
Si portò dinnanzi al mobile dove era collocata la tv ed iniziò a spulciare  la moltitudine di dvd che Victor amava collezionare.
Scartò a prescindere tutti i film horror perché lo terrorizzavano, scartò anche le commedie romantiche perché lo annoiavano, saltò a priori tutta la collezione di Sex and the city perché le scene di sesso lo imbarazzavano terribilmente e, alla fine, restava ben poco tra cui scegliere.
Infine, gli occhi gli caddero su una copertina singolare, coloratissima e divertente all’apparenza.
Forse un po' infantile, dato che si trattava di un cartone animato Disney, ma era comunque un film leggero e probabilmente anche divertente... l’ideale per rilassarsi un po' sul divano dopo una giornata stancante come quella che Victor aveva avuto.
“Che ne dici di questo?” Chiese il giapponese, voltandosi verso il compagno e mostrandogli il dvd accuratamente scelto.
Il russo lo guardò un po' stranito, non credeva che Yuuri fosse un amante dei cartoni animati, soprattutto di quelli moderni, usciti da poco, che sua nipote si era dimenticata da lui.
“Va bene.” Annuì Victor sorridendo accondiscendente.
Yuuri sorrise di rimando, accese la tv, inserì il disco, spense la luce e tornò a stravaccarsi sul divano accanto al suo amato.
 
Era tenero il modo in cui Victor lo stringeva a sé, con la testa poggiata su quella del moro, mentre le immagini si susseguivano sullo schermo.
Era dolce il modo in cui gli solleticava la spalla sfiorandola delicatamente con le dita, ed era rilassante il modo in cui il respiro cadenzato del russo carezzava e  scompigliava i capelli di Yuuri.
Il giapponese rise mestamente fra sé e sé non appena il protagonista maschile trovò l’ennesimo volantino in cui era ritratto con il naso sbagliato.
Quel film si stava davvero rivelando un vero capolavoro: le battute non erano affatto scontate o infantili, i disegni erano molto dettagliati e precisi, le canzoni erano orecchiabili e per niente pesanti. Non era affatto classificabile come “film per bambini”, ma era anzi un film per tutti, piacevole e leggero, perfetto per quella sera.
D’un tratto, il corpo del suo allenatore, iniziò a pesare un po' troppo per lui.
“Victor, sei troppo pesante...” si lamentò il giapponese, ma quando ricevette in risposta solo un mugolio biascicato, intuì che il russo ormai era già stato trasportato nel mondo dei sogni.
Lentamente, si appropriò del telecomando e spense il televisore.
Avrebbero finito di vedere Rapunzel un’altra volta.
Sgusciò via dall’abbraccio scomposto del suo compagno, prestando la massima attenzione a non turbare il suo riposo.
“Victor, aggrappati a me, così ti guido fino alla camera...” gli bisbigliò all’orecchio amorevolmente, ricevendo in risposta l’ennesimo mugolio strascicato che interpretò come un assenso.
Si portò il braccio destro del russo dietro le spalle e lo trasportò semicosciente verso la loro camera da letto.
Se c’era una cosa che Yuuri trovava strabiliante, questa era indubbiamente il peculiare sonnambulismo del suo compagno.
Di fatto, Victor non era propriamente sonnambulo, non si aggirava per la casa in autonomia dormendo, ma bensì era in grado di compiere azioni (e talvolta parlare, usando frasi di senso compiuto, sostenendo una conversazione anche seria) con un piccolo input.
Il fatto poi che, al mattino dopo, lui non ricordasse assolutamente niente di ciò che facesse, era semplicemente esilarante.
Raggiunta la camera, Yuuri lo guidò fino al letto e lo osservò coricarsi sotto le lenzuola, allungando una mano verso la parte vuota del letto, evidentemente alla ricerca del suo corpo.
Sorridendo innamorato, raggiunse l’amante sotto le lenzuola, stringendolo a sé in un abbraccio caldo ed amorevole.
“Mmm... Yuuri...” bofonchiò il russo, strusciando il naso contro il pigiama del compagno.
“Sono qui. Dimmi.”
“Scusa se mi sono...” uno sbadiglio lo costrinse a spezzare la frase.
“...addormentato.”
“Non fa niente, non preoccuparti.” Lo rassicurò il giapponese, schioccandogli un bacio sulla fronte.
“Sai, pensavo... di farmi allungare i capelli... di nuovo...”
Yuuri rise divertito da quelle parole.
“Non dirmi che l’idea ti è venuta guardando Rapunzel?!” Lo schernì amorevolmente, mentre con una mano andava a sistemargli quella ciocca ribelle che era solita cadergi sul viso.
“No...ma...” l’ennesimo sbadiglio troncò la frase a metà.
“... ti sei innamorato di me...quando avevo i capelli lunghi... e voglio piacerti ancora...”
Udendo quelle parole, Yuuri arrossì vistosamente sgranando gli occhi e fu grato all’universo che quello fosse uno di quei momenti in cui Victor non era propriamente cosciente.
“... M-ma tu m-mi p-piaci sempre!” Uggiolò quello che pareva più il pigolio di un pulcino balbuziente che una dichiarazione.
Infine, percepì l’ennesimo sbadiglio di Victor ed una frase troppo biascicata per distinguervi distintamente delle parole di senso compiuto, tranne che per quel “non voglio che guardi nessun altro all’infuori di me” che ebbe il potere di far nascere un sorriso innamorato sulle labbra del giapponese.
 
Il sole entrò birichino attraverso le tende dimenticate aperte dalla sera precedente e Yuuri cercò di nascondere la sua psiche all’imminente risveglio ricacciando la testa sotto le coperte.
Un mugolio di disapprovazione forzò le sue labbra non appena il materasso ondeggiò violentemente, segno che Makkachin si era accorto che uno dei suoi padroni era sveglio e, giustamente, reclamava la pappa.
“Ancora dieci minuti e mi alzo... te lo prometto...” biascicò il giapponese, voltandosi supino, ma il cagnolone non aveva intenzione di cedere.
Senza preavviso, un peso incredibile si avventò sul povero Yuuri e delle poderose zampate riuscirono a stanarlo dal suo nascondiglio, tirando via le coperte tanto velocemente da farlo rabbrividire.
“Makkachin! Per favore!” Protestò il moro, ma niente poté contro l’assalto umidiccio di leccate sulla faccia da parte del barboncino marrone.
“Dai!Makkachin! Smettila...fai il solletico!”  supplicò ridendo, ma ben presto fu costretto a desistere ed alzarsi definitivamente.
Si stiracchiò le membra intorpidite, infilò le pantofole di pile e scese le scale diretto in cucina, seguito da un Makkachin felice e scodinzolante.
Raggiunse la cucina fra uno sbadiglio e l’altro e, come prima cosa, nutrì la bestiola, altrimenti lo avrebbe tormentato per ore con quel musetto supplichevole.
In seguito andò verso i fornelli dove spiccava una pentola sospetta con un bogliettino sopra.
Sbirciò il contenuto dell’utensile domestico e storse il naso contrariato nel notare l’ennesima kasha per colazione.
Ma perché aveva detto a Victor che gli piaceva?
Da quel giorno, il russo non faceva altro che rimpinzarlo con quella pseudo zuppa per bambini dal contenuto energetico strabiliante.
Lesse il bigliettino sul quale spiccavano un numero indefinito di cuoricini ed un “buon appetito” in kanji, scritto con la calligrafia sbilenca del suo allenatore.
Sospirò un sorriso innamorato, si versò la zuppa di legumi ed andò a gustarsela in salotto, comodamente poggiato fra i cuscini del divano.
Solitamente, fra i due, quello che cucinava era Yuuri, sia per una questione di tempo, sia perché ai fornelli si destreggiava molto meglio rispetto al russo.
Tuttavia, quel piatto semplice poteva riuscire degnamente anche a Victor e poteva addirittura considerarsi “commestibile” al palato dei più... ma non al suo.
Di tutto ciò che Victor gli aveva cucinato, mai niente era piaciuto al povero Yuuri che ogni volta si ritrovava a mangiare lo stesso, respingendo conati di vomito, per non offendere il suo cuoco.
Era bello sentirsi coccolati ogni tanto e, siccome il russo ormai viveva sulla pista di pattinaggio, quei piccoli gesti urlavano un messaggio fin troppo chiaro: anche se sono occupato, ti penso sempre.
Come poteva farsi frenare da un pessimo sapore quando dietro ad una pietanza vi era un simile significato?
Con il sorriso ad adornargli le labbra, Yuuri assaggiò il primo boccone di kasha e storse la bocca non appena il sapore della zuppetta carezzò le sue povere papille gustative.
Sale. Sale allo stato puro.
Forse il russo aveva addirittura esaurito tutte le scorte mondiali di sale per cucinargli quella zuppa.
“Non credo che ci sia il sale nella ricetta...” si disse fra sé e sé, cercando di mandare giù un altro boccone, un altro ancora ed uno ancora.
La fuga in cucina per dissetarsi fu fulminea.
 
La zuppa era finita e Victor sarebbe stato raggiante nel vedere la pentola vuota qualora  fosse tornato.
Yuuri controllò l’orario e sospirò. Era dannatamente presto, avrebbe anche  potuto dormire qualche ora in più.
Uno sguardo di rimproverò volò al cagnolone placidamente assopito nella cuccia.
“Beato tu che riprendi sonno all’istante...” sospirò sdraiandosi nuovamente sul divano.
Che fare?
Di uscire, non se ne parlava affatto.
Non conosceva ancora San Pietroburgo e, senza una guida, sarebbe finito col perdersi ed arrivare tardi per gli allenamenti.
Sospirò di nuovo. Come impiegare quelle ore?
Senza pensarci troppo, accese la tv ed iniziò a guardarla più per noia che per reale interesse.
Migliaia di fotogrammi passarono davanti ai suoi occhi, talk show, serie tv e reality di dubbio gusto, ma niente che attirava la sua attenzione.
Forse, invece che perdere tempo, avrebbe potuto ottimizzarlo e pensare al suo nuovo programma breve per le nuove gare.
Magari, alleggerendo anche un po' il lavoro che Victor si era caricato sulle spalle...
Intanto, serviva un tema!
Qualcosa che esprimesse quello che sentiva adesso, in quel particolare momento della sua vita, in quella primavera di emozioni che viveva quotidianamente al fianco del suo amato compagno...ma quale?!
Quale parola può esprimere la gioia più pura?!
Il vociare di una conduttrice televisiva lo distrasse dai suoi pensieri, così riacciuffò il telecomando intenzionato a spegnere il televisore, ma, per errore, finì per accendere il lettore dvd.
“Oh... me ne ero dimenticato...” bisbigliò fra sé e sé non appena i lunghi capelli di Rapunzel invasero lo schermo.
Le scene si susseguirono una dopo l’altra e Yuuri si scoprì sempre più interessato al film che alla sua ricerca del tema per lo short program.
I protagonisti arrivarono in una diga e fuggendo (talvolta combattendo con una-chi l’avrebbe mai detto- padella) contro i loro inseguitori, finirono per combinare un vero disastro.
La situazione sembrava persa. Erano entrambi intrappolati sotto le macerie, l’acqua saliva e le tenebre impedivano una sufficiente visuale per poter cercare di fuggire.
“Io ho dei capelli magici che brillano quando canto!” Ripeté la protagonista entusiasta e Yuuri sospirò un risolino ricordandosi della conversazione avvenuta con Victor a letto la sera prima.
“Chissà se anche i suoi brillano quando canta...” sospirò fra sé e sé e continuò a seguire il film.
Ormai la ricerca del  tema poteva anche andare a farsi benedire...
Le avventure dei protagonisti non erano ancora finite e, ben presto, si ritrovarono nel fiorente villaggio che nasceva ai piedi dell’imponente castello.
Per questione di praticità, il protagonista si servì di tre ragazzine che, giocherellando, intrecciarono gli infiniti capelli della donzella.
Istintivamente, Yuuri si guardò la mano incuriosito.
“Chissà come sarebbe stato intrecciare i capelli di Victor...” si chiese fra sé e sé, cercando di portare alla mente la prima volta che glieli aveva toccati.
Erano corti, ma non abbastanza per non poterci giocherellare un po'.
Si era girato una ciocca intorno all’indice e l’aveva fatta ricadere al lato del viso del suo compagno, scoprendogli così il meraviglioso occhio ceruleo che veniva troppe volte occultato.
E se fossero stati più lunghi?
Magari come li portava durante l’adolescenza, con quelle meravigliose rose blu incastrate fra le ciocche... come sarebbe stato toccarli? Come sarebbe stato farsi accarezzare da quelle ciocche argentee dura la notte?
Sospirò un sorriso e cercò di riportare l’attenzione sul film.
Si stava  facendo condizionare decisamente troppo dai farfugliamenti di un sonnambulo.
Tornò a prestare attenzione al film, leimmagini e l’atmosfera lasciavano presagire un dolce momento.
La notte era ormai calata, ed i protagonisti si erano concessi un momento da soli su una barca in mezzo al lago, per poter ammirare meglio il gioco di luci creato dalle lanterne.
Yuuri acciuffò il telecomando ed alzò il volume al massimo.
Quella melodia avvolgente sembrava stregarlo e coinvolgerlo in un modo del tutto nuovo.
Chiuse gli occhi e si concentrò sul dolce canto melodioso.
 
 
Chiusa lì, dentro quelle mura
 
Tra utopie e curiosità
 
Senza mai, neanche uno solo giorno
 
Di felicità
 
Quelle parole sembravano parlare di lui, della sua vita ad Hasetsu, prima di Victor.
Prima di scoprire l’amore, prima di scoprire cosa volesse dire vivere con la persona che si ama.
Solo domande, curiosità e sogni, immaginandolo al proprio fianco senza neppure osare sperare in un miracolo così grande.
 
Oggi io, sotto a queste luci
 
Oggi io, questo scintillio
 
Dentro me capisco che
 
E' questo il posto mio
 
Yuuri si portò la mano alla bocca, sconvolto dalle parole udite.
Parevano parlare di lui in quel momento della sua vita e di come si sentisse tremendamente felice, giusto, al fianco di Victor.
finalmente Yuuri aveva trovato il suo posto nel mondo, finalmente aveva assaporato la vera gioia e mai vi avrebbe rinunciato.
 
Ora vedo la realtà
 
E la nebbia si è dissolta
 
Anche nell'oscurità
 
Tutto è chiaro intorno a me
 
So cos'è la libertà
 
Ora per la prima volta
 
Tutto ormai è così diverso
 
Solo grazie a te
 
 Ed è limpido l’amore che li lega, trasparente agli occhi del mondo.
Persino un ingenuo come lui è stato in grado di vedere una simile luce, così splendente ed avvolgente che pareva illuminare tutto il mondo… il nuovo mondo che si sta aprendo dinnanzi ai suoi occhi.
Un tempo, tutto era stato avvolto da una nebbia bianca che celava ogni cosa, ogni sentimento, ogni gioia,  al suo sguardo, ma adesso, grazie a lui, tutto è chiaro.
 
Quante idee, chiuse nel cassetto
 
Fantasie, e fragilità
 
Ora so di non aver visto mai
 
La verità
 
Mille pensieri, mille fantasie, mille sogni chiusi a chiave nella sua testa, senza mai osare sperare che divenissero realtà.
Victor pareva un’illusione irraggiungibile, uno splendido sogno che mai avrebbe visto la luce.
La sua carriera da pattinatore si era basata su di lui, sul diventare come lui che pareva così irraggiungibile.
Tutto ciò che era in grado di fare, tutti i traguardi raggiunti, non se ne prendeva mai il merito.
L'insicurezza prendeva il sopravvento facendogli credere che non fosse merito suo, ma solo una botta di fortuna.
La sua fragilità distorceva la realtà dinnanzi ai suoi occhi.
 
Grazie a lei, io non ho più dubbi
 
Grazie a lei, apro gli occhi anch'io
 
Dentro me capisco che
 
E' questo il posto mio
 
 Solo Victor era stato capace di farglieli aprire davvero, di fargli vedere ciò che era in grado di fare.
Solo grazie a Victor, adesso, ogni sua insicurezza sul ghiaccio si era dissolta come nebbia, facendogli finalmente capire che quello era davvero il posto adatto a lui.
 
Ora vedo la realtà
 
E' con te che voglio stare
 
Ora vedo la realtà
 
La tristezza non c'è più
 
Ad un tratto sono qua
 
E non devo più cercare
 
 Solitudine, insicurezza, tristezza, paura, spazzate via dalla luce del suo sorriso felice al mattino, dai suoi occhi cerulei che parevano incantarlo.
La sua vita adesso, al fianco di Victor è il suo posto nel mondo, quello è il posto giusto in cui si sente davvero a casa e può assaporare la gioia più vera.
 
Oggi io ho il mio nuovo sogno
 
Sento che sei tu
 
Sento che sei tu
 
Yuuri sgranò gli occhi stupito dalle ultime parole della canzone.
A stento riuscì a crederci, una piccola parte del suo cervello pensava ancora che se le fosse sognate.
Acciuffò il telecomando, tornò indietro e riascoltò le ultime parole.
 
Oggi io ho il mio nuovo sogno, sento che sei tu.
 
Le lacrime iniziarono ad offuscargli la vista, l’emozione gli occluse i polmoni impedendogli di respirare regolarmente.
Quelle parole…
Quelle parole erano le stesse che gli aveva detto Victor il giorno precedente.
Senza ulteriori indugi, spense il televisore, corse al piano superiore e s’impossessò del portatile del suo amato.
La password era semplice da indovinare, forse fin troppo scontata.
Digitò frettolosamente “Makkachin” e, dopo pochi secondi, una sua foto con il costume di Eros invase lo schermo.
Davvero teneva una sua foto come sfondo del pc?!
Cercò di ignorare lo sfarfallio allo stomaco dettato da un misto di vergogna e soddisfazione, ed aprì velocemente il programma per scaricare la musica.
Non aveva più dubbi.
Quelle note lo avrebbero accompagnato sul ghiaccio nel prossimo Grand Prix, quelle note avrebbero raccontato al mondo della gioia trovata da Yuuri Katsuki al fianco di Victor Nikiforov, quelle note avrebbero parlato della luce che illuminava la sua vita.
Si fermò un istante osservando il vuoto della stanza.
Luce.
La luce sarebbe stato il suo nuovo tema!
La luce della gioia, della felicità più vera, la luce che illuminava la sua vita, la luce che aveva dissolto la nebbia intorno al suo cuore.
Il piccolo trillo del computer avvisò Yuuri che il download era terminato e che, se lo desiderava, poteva ascoltare subito la canzone.
Premette play ed attese che le note si propagassero nella stanza, melodiose, avvolgenti e cariche d’amore.
Chiuse gli occhi e si godette a pieno quel momento.
“È molto bella”
La voce di Victor lo fece sobbalzare per lo spavento, spedendolo a gambe all’aria per terra, con tanto di portatile appresso.
“V-Victor…?” Si sistemò gli occhiali volati via durante la caduta per cercare di mettere a fuoco l’intruso.
Il russo se ne stava in fondo alla stanza, con la schiena poggiata contro la porta aperta, le braccia incrociate sul petto ed un sorriso mozzafiato (quanto derisorio) ad adornargli le labbra.
“C-Che ci fai qui?”
“Ci abito.” Rispose Victor, avvicinandosi al compagno per aiutarlo a rimettersi in piedi.
“Lo so… intendo, che ci fai già qui?” Specificò meglio il giapponese, grattandosi il capo a disagio.
Dopotutto era stato beccato in fragrante mentre stava usando il pc del suo compagno.
“Lilia è venuta a prendere Yakov con un po' d’anticipo.
E invece tu? Che stavi facendo?”
Le guance di Yuuri si colorarono con un’insolita velocità e Victor capì all’istante che il suo adorato compagno stava escogitando qualcosa.
“N-Niente!”
L’occhiata di biasimo che lo guardò, fece intuire a Yuuri che la sua balla non era stata affatto bevuta.
“Ho scaricato una canzone con il tuo pc” cedette all’istante sotto quello sguardo inquisitore e deglutì a disagio, studiando la reazione del russo.
Sembrava tranquillo, dunque decise di proseguire e vuotare completamente il sacco.
“Ho sentito questa canzone e… vorrei usarla per lo short program.”
Un sorriso come risposta. Sincero. Innamorato.
“Capisco… è davvero stupenda. Hai buon gusto.”
“Sono contento che ti piaccia.” Gioì Yuuri premendo nuovamente play e facendo ripartire la melodia dal punto in cui si era interrotta a causa della sua goffa caduta.
“Perché hai scelto proprio questa?”
“P-Perché... e-ecco... io...” balbettò a disagio cercando una scusa plausibile.
Purtroppo non possedeva tutto il coraggio necessario per dire a Victor quanto indispensabile fosse divenuto nella sua vita o di quanto importante fosse per lui, tanto da volerlo gridare al mondo con il suo nuovo short program.
“Perché parla di noi?” Chiese il russo sorridendogli mellifluo, interrompendo i suoi farfugliamenti senza senso.
Yuuri sgranò gli occhi ed annuì sconvolto.
Allora, lui sapeva...
“È come se raccontasse la nostra storia... sai, prima di te, io ero chiuso nella mia monotonia e tutto intorno a me era coperto da nebbia.
La passione per quello che facevo era quasi svanita del tutto...sì, mi allenavo e volevo vincere sempre, ma ormai non mettevo più il cuore nelle mie esibizioni.
Avevo raggiunto il mio sogno più e più volte ed era diventato la normalità, quasi mi pesava vincere ogni singola volta.
 Nessuno si aspettava più niente da me, bastava il mio nome per farmi vincere...” si interruppe arrossendo leggermente e Yuuri rimase stupito da una simile reazione.
“Invece da quando ci sei  tu è tutto diverso.
Mi hai aperto gli occhi su un mondo nuovo, hai riacceso in me la voglia di fare, di vincere e di dare sempre il massimo.
Hai spezzato quella monotonia che mi stava consumando come artista e mi hai liberato dalla nebbia che mi impediva di vedere.” Si interruppe nuovamente per cercare la mano del suo amato e stringerla fra le sue.
L’attenzione gli cadde su quella fascetta dorata intorno alle loro dita ed un sorriso sognante gli adornò le labbra.
“Mi hai fatto riamare il pattinaggio, ora però voglio amare anche la mia vita e non posso farlo senza te al mio fianco, per sempre.”
Yuuri trattenne il respiro e sorrise al suo amato.
Quelle parole struggenti avevano fatto breccia nel suo cuore e mai e poi mai se le sarebbe dimenticate.
“Già sono al tuo fianco…”
“Lo so. Ma vorrei ufficializzare la nostra relazione, così non avrai modo di fuggire da me… non più.
Yuuri, te l’ho detto,  sei il mio nuovo sogno.”
Le lacrime che scesero a bagnare il volto del giapponese parevano inarrestabili.
Il suo animo era scosso da una miriade di sensazioni nuove ed emozioni incontenibili.
Yuuri si lanciò addosso al suo allenatore, stringendolo forte fra le braccia.
“Victor!” Singhiozzò con voce strozzata dal pianto, mentre la mano del suo amato correva a carezzargli la schiena.
“Non dirmi che non lo sapevi… insomma, non è la prima volta che ti dico che ti amo.” Rise il russo cercando le labbra del suo amato ed unendole in un bacio umido e pieno di quell’amore che li legava.
Yuuri sorrise dolcemente, mentre le loro mani correvano curiose sotto i vestiti, su quella pelle che conoscevano a memoria ormai.
“Sei la mia luce, Victor…”
  
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