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Autore: SoulHunter    05/04/2017    0 recensioni
Come una foglia trascinata dal vento, in balia delle sue possenti ali, si lascia sollevare fino a raggiungere il cielo, così i pensieri del moro si protendevano verso l’alto, alla ricerca di un luogo in cui, silenziosi, potessero riposare.
Le ginocchia piegate al petto e lo sguardo perso nella distesa di acqua dinanzi a sé, quasi le iridi fossero catturate da quell’insistente ticchettio della pioggia sulla superficie del fiume.

[Song-fic: Mukashi Mukashi No Kyou No Boku/Myself Today From Once Upon A Time]
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daiki Aomine, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I don’t wanna lose you


 

It was sad, it was frustrating and it was painful
But no one cared to listen to me
So my knees were my only friend
 
 
Come una foglia trascinata dal vento, in balia delle sue possenti ali, si lascia sollevare fino a raggiungere il cielo, così i pensieri del moro si protendevano verso l’alto, alla ricerca di un luogo in cui, silenziosi, potessero riposare.
Le ginocchia piegate al petto e lo sguardo perso nella distesa di acqua dinanzi a sé, quasi le iridi fossero catturate da quell’insistente ticchettio della pioggia sulla superficie del fiume.
Le gocce ricadevano prepotenti sul capo, impregnando i vestiti ed insinuandosi al di sotto, in un susseguirsi di brividi e sussulti che avrebbero portato chiunque, in poco tempo, ad ammalarsi.
Eppure, l’ipotesi di tornare indietro ed essere accolto dal caldo tepore della palestra non sembrava essere contemplata.
Non riusciva a figurarsi per quale assurdo motivo avrebbe dovuto continuare a mettere piede in quel luogo, che lo avrebbe portato solo ed esclusivamente ad aggravare la sua situazione.
Non poteva migliorare ancora nel basket.
Era diventato troppo per lui, al punto da ritenere frustrante ogni allenamento, ogni partita, della quale non era complicato elaborare un pronostico addirittura prima che entrambe le squadre scendessero in campo.
Sfiorare il pallone era diventato doloroso, poiché gli ricordava i tempi in cui ancora si entusiasmava al pensiero di una sfida, quei momenti che, probabilmente, mai più avrebbe sperimentato.
E, vinto da quella consapevolezza, lasciava che ogni cosa gli scivolasse addosso, così come stava accadendo per la pioggia. Fresca, inondava il viso, mescolandosi ad un primo accenno di lacrime.
Nella sua mente non ricorreva un singolo istante che avesse trascorso in quelle condizioni, in più, sentiva di non avere nessuno su cui fare affidamento, in quanto le proprie idee sarebbero sempre rimaste inascoltate, accumulate in un angolo insieme al parere che non avesse nulla da fare se non lamentarsi in continuazione.
Quel sottile filo che lo teneva legato alla sua squadra si stava incrinando, e non sarebbe trascorso molto tempo prima che qualcuno si fosse reso conto di quanto quel problema si fosse ingigantito, in seguito al silenzio e all’indifferenza che ognuno sembrava voler mantenere.
 
 
My tears falling down drops after drops
 have reached someone, somewhere
"Say, do you know that your heart is only visible
 to people other than you?"
 
 
“Aomine-kun…”
D’un tratto, lo spesso muro entro il quale era racchiuso parve sgretolarsi, abbattuto da una parola, da una voce fin troppo familiare per non essere riconosciuta.
Si prese qualche secondo per voltare lo sguardo, consapevole del discorso che avrebbero intrapreso.
Non aveva alcuna intenzione di discutere, di esporre un malessere che l’altro già conosceva, ma che continuava ad aggirare con frasi che tentavano di esprimere la sua comprensione, quella che avrebbe dovuto fargli cambiare idea.
Lentamente tornò in piedi, gli abiti ormai fradici e irrecuperabili, le iridi ancora più vuote.
Si stava rendendo conto di non aver nulla da dire, il che era una novità, considerando la persona che gli stava di fronte.
Non un semplice compagno di squadra, bensì il suo migliore amico.
Era la prima volta che le parole non accennavano ad uscire dalle labbra, scoraggiate da una forza di origine sconosciuta, la quale gli impediva anche di pensare a come rimediare.
Forse, sarebbe stato meglio rimanere in silenzio, così come aveva fatto fino a quel momento, poiché nessuno, in ogni caso, l’avrebbe ascoltato.
“Credo sarebbe meglio tornare dentro.”
Quel ragazzo, a differenza sua, non era mai cambiato.
Sempre pronto ad aiutare gli altri in ogni modo possibile, mettendosi a disposizione anche nelle situazioni che non lo richiedevano.
In un certo senso, quelle parole lo fecero sorridere, nonostante avesse ben chiaro il concetto celato dietro ad esse.
Per questo motivo scosse il capo, mentre portava le dita di una mano dietro di esso, come faceva spesso nel mezzo di una situazione imbarazzante.
Avrebbe voluto correre via, finchè la forza nelle gambe non fosse venuta a mancare, costringendolo a fermarsi per riprendere fiato.
“E per quale motivo? Per cosa dovrei allenarmi? Sai che vinco anche se non voglio.”
Quelle poche frasi che riuscì a pronunciare furono forse più taglienti di una lama nella carne viva, ma costituivano un’ineluttabile verità, una verità di fronte alla quale nemmeno Kuroko avrebbe potuto obiettare.
Ma sapeva che non sarebbe stato così.
In qualche modo, quel ragazzo sarebbe sempre riuscito a smontare le sue affermazioni, per poi dargli dell’idiota subito dopo.
Non si sorprese della sua risposta, l’aveva immaginata, ma in un secondo momento si sarebbe stupito maggiormente della propria reazione, dettata forse dalla rabbia di non poter accettare le cose in maniera diversa da come lui le vedesse.
Diceva di capire come si sentisse, ma Aomine era certo che non potesse comprendere nemmeno lontanamente cosa avesse attraversato in quegli ultimi mesi, dove, più partecipava agli allenamenti, più gli pareva che la possibilità di affrontare una sfida degna di essere chiamata tale si allontanasse.
“Come può qualcuno che non è in grado di fare niente da solo capire?”
In un qualsiasi altro momento, parole di tale intensità non avrebbero sfiorato minimamente il moro, che mai si sarebbe sognato di rivolgerle ad una persona così importante per lui, con la quale poteva dire di aver condiviso avvenimenti e ricordi di ogni tipo.
Quel fiume in piena che investì il celeste, tuttavia, non lo abbattè, poiché non era nella sua natura lasciarsi influenzare troppo, ma lo colpì profondamente.
Sentirsi rinfacciare la sua incapacità di compiere un’azione senza l’intero sostegno della squadra fu un duro colpo non solo per la sua autostima, ma per tutto l’impegno che aveva speso ad allenarsi nell’ultimo periodo.
“Ci sono volte in cui mi sento geloso di ognuno di voi, incluso te, Aomine-kun.”
Le iridi zaffiro erano rivolte verso il basso, a fissare un punto indefinito sul terreno, lontano dallo sguardo di quel ragazzo che stentava ora a riconoscere, di fronte a sé.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per avere indietro quell’animo che si incendiava solo all’idea di una partita, e quel volto pieno di luce sul campo e fuori da esso, che irradiava volontà di vincere, sì, ma divertendosi.
Il suo dolore era indescrivibile, ma non per questo avrebbe mandato all’aria tutti i suoi tentativi.
Sapeva che non tutto, in Aomine, aveva ancora avuto modo di cambiare.
Poteva, anzi, doveva essere salvato.

 
Right now, as I’m heading toward tomorrow
I can hear some familiar voices
Saying “See you again tomorrow”, waving both hands
And saying ”Do your best” to my back
As I break into a run on the asphalt surface
I can feel my warm tears soaking into my skin
So bye bye “myself today from once upon a time”


 
“Ecco perché, affinchè possa effettuare passaggi con tutta la mia forza…”
“E per chi sarebbero quei passaggi?”
La voce del moro interruppe bruscamente il silenzio venutosi a creare dopo la prima affermazioni, lasciata in sospeso, di Kuroko.
Per lui, la consapevolezza che non necessitasse più di nessuno per vincere, era ormai consolidata, ma non sembrava che lo stesso valesse anche per il giocatore fantasma.
Perché doveva essere tutto così complicato?
E perché aveva la sensazione che, se avesse continuato a guardarlo negli occhi, un enorme senso di colpa gli avrebbe impedito di continuare a parlare?
La pioggia scrosciante aveva già fatto in modo che le lacrime si confondessero alle gocce sul suo viso, scivolando insieme ad esse lungo tutto il corpo, fino ad accumularsi ai suoi piedi.
Tuttavia, la sua espressione tradiva ogni tentativo di mascherare quel malessere che non solo si stava portando dietro da qualche tempo, ma sembrava anche essersi aggravato in seguito a quella conversazione.
La reazione più spontanea fu quella di stringere i pugni all’altezza dei fianchi, mentre, evitando ogni tipo di contatto visivo, elaborava la sua risposta.
“Sai che posso vincere contro chiunque da solo ora, anche senza i tuoi passaggi?”
Una triste verità che avrebbe potuto essere compresa anche senza il proprio intervento, e il brusco cambio di espressione da parte del celeste ne fu una prova inconfutabile.
Ancora una volta aveva visto Aomine allontanarsi correndo dopo aver segnato un punto, evitando di scambiare con lui quel gesto che costituiva un po’ anche il segno della loro amicizia.
Doloroso da pensare, eppure, in quel momento, ogni speranza di poter riportare quel ragazzo indietro gli stava scivolando tra le dita, mentre non poteva fare altro se non osservare la sua schiena sfuggire dal suo campo visivo, lungo una strada che, a quanto pare, aveva scelto di percorrere da solo, poiché non necessitava di nessun altro.
E così, ancora una volta, quella sensazione di inutilità legata al suo rapporto con il basket si era fatta più forte in lui, al punto da danneggiarlo.
“L’unico che può battermi… sono io.”
Il moro continuava a ripeterlo, quasi fosse un disco rotto, senza rendersi conto che, in qualsiasi sport di squadra, non si può parlare di vittoria quando non è presente l’elemento principale.
Ma lui sembrava non comprendere quella piccola quanto importante sfumatura, l’unica che, forse, avrebbe potuto portarlo a prendere nuovamente coscienza di sé.
“Da quel giorno, non ho più ricevuto un passaggio da te. È passato poco tempo, ma è come se fosse già il ricordo di un passato lontano.”
Le parole erano attenuate dall’incessante rumore dell’acqua che si abbatteva su ogni elemento trovasse sul suolo, ma non abbastanza da impedire a Kuroko di udirle.
Il loro rapporto in campo aveva subito parecchi cambiamenti di recente, ma il celeste aveva confidato in un brutto periodo passeggero.
Un periodo che, a giudicare da quella conversazione, sarebbe durato per fin troppo tempo.
Addirittura, forse, per sempre.
Quel vento che fino a poco prima scuoteva delicatamente le piante, ora si era trasformato in tempesta, un uragano pronto a spazzare via i bei ricordi di un’adolescenza trascorsa nella spensieratezza, bruscamente interrotta dalla consapevolezza che, prima o poi, le cose cambiano per tutti, indipendentemente dalle volontà.
E quando questo processo si innesca, pare rimanga davvero poco da fare.
“A dire la verità… ho già dimenticato come ricevere i tuoi passaggi.”
In quel momento, Kuroko capì davvero che, per quanto avesse sollevato a mezz’aria il pugno durante le partite, nessuno più avrebbe risposto al suo richiamo.

 
As you struggle, unable to swim in the sea
Made of you tears falling drops after drops
I can sing for you the magic spell “It’s all right”,
And that will be a lifebuoy for your heart
 
 
 
 



 

 
/Note dell’autrice/
*Okay, ammetto di aver pianto come una fontana durante questa scena dell’anime e, da brava masochista quale sono, ho pensato che sarebbe stato ancora meglio se l’avessi descritta.
In realtà, questo è un regalino per una persona a cui tengo davvero tanto, ed è anche una scusa per farla commuovere, così da alleviare le mie sofferenze(?)
Ad ogni modo, spero vi sia piaciuta, e come sempre vi invito a lasciare una recensione, così che possa comprendere i vostri pareri.
Un abbraccio!*
 
 
   
 
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