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Autore: Stella Dark Star    06/04/2017    2 recensioni
Fiori di ciliegio è un racconto basato sulla mia fanfiction “Pearl Harbor – Il trio perfetto”, che consiglio di leggere per capire appieno il significato di questo racconto e soprattutto i numerosi dettagli che alludono alle vicende descritte nella storia.
Le campagne del Teneessee sono indubbiamente lo sfondo dell’infanzia di Danny e Katy (e di Rafe, certamente!) ma, al confine tra le proprietà dei McCawley e dei Walker, un particolare albero di ciliegie di stagione in stagione e di anno in anno si ritrova a fare da testimone al loro amore nato dall’innocenza infantile e poi sbocciato in un sentimento infinito. Anche se la vita in età adulta si è rivelata spietata nei loro confronti, quell’albero riuscirà comunque a dar vita al sogno che avevano immaginato da bambini.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Triangolo
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A Martina,
che con la sua voce ha dato vita al mio mondo.
 
[Pearl Harbor – Il trio perfetto]
 
Racconto speciale:
Fiori di ciliegio
 
La piccola Katy seguì la madre come un’ombra dall’ingresso laterale fino al retro della casa, ma poi un pizzico di astuzia le suggerì di rimanere nascosta all’angolo del capanno degli attrezzi per poter vedere la scena indisturbata.  Lì vicino, suo fratello Rafe stava intrattenendo Danny con un’animata discussione riguardo un particolare tipo di aereo da combattimento e di quanto desiderava crescere in fretta per poterlo pilotare. E Danny ascoltata al culmine dell’interesse, gli occhioni scuri spalancati per l’emozione e un candido sorriso sulle labbra. Era un ragazzino davvero carino.  La frangia tendeva a ricadergli sugli occhi, il che significava che uno di quei giorni sua madre avrebbe provveduto ad accorciarla un po’ e lei avrebbe assistito con piacere. Le piaceva andare a casa Walker, perché la madre di Danny le faceva sempre assaggiare dolci squisiti!
“Rafe McCawley!” Si fece sentire Marybeth, interrompendo la parlantina del figlio. Il tono di voce alterato non prometteva nulla di buono.
Rafe si voltò lentamente, sollevò gli occhi con timore ritrovandosi la madre a torreggiare su di lui.
“Sì, mamma?”
“Perché non sei in casa a fare i tuoi esercizi di lettura?”
Lui si lamentò esasperato, agitando le braccia: “Ma mamma!”
Marybeth lo apostrofò: “Niente ma. Fila subito in casa.”
Dal suo angolino, Katy si portò una mano alla bocca per coprire il suono di una risatina. Vedere Rafe messo alle strette dalla madre era sempre uno spasso per lei, ma non per cattiveria, si trattava solo di un piccolo divertimento innocente.
Rafe si ribellò ancora: “Mamma! Io e Danny stiamo parlando di cose importanti!” E per avvalorare le sue parole, indicò Danny con la mano, esortandolo a dare una conferma. L’amico, preso alla sprovvista, riuscì solo a fare dei frettolosi cenni di assenso col capo, ai quali poi seguì un sorriso forzato che non fece che peggiorare le cose, oltre a fargli guadagnare un’occhiataccia da Marybeth.
“Sono sicura che Danny sopravvivrà per un’ora o due senza di te. Su, andiamo.” E detto questo prese il figlio per un orecchio per costringerlo ad obbedire.
Dal canto suo, Rafe cercò di affrontare la situazione con dignità per non sfigurare agli occhi dell’amico, e anzi rielaborando i fatti come se invece di una vittima fosse un eroe.
“Non temere, Danny, tornerò presto. Abbi fede.” Disse battendosi il pugno all’altezza del cuore.
Danny rispose con passione e facendo lo stesso gesto: “Ti aspetterò fino alla fine dei miei giorni.”
Indubbiamente i due, nella loro mente, stavano vivendo una sorta di avventura da soldati in territorio nemico.
Non appena Rafe e la madre svoltarono l’angolo, Katy sfoggiò un sorriso divertito e decise di schernire il fratello salutandolo con la mano, muovendo tutte e cinque le dita con fare civettuolo.
Rafe la fulminò con lo sguardo: “Mamma! Perché Katy può restare fuori a giocare e io no?”
Marybeth sospirò: “Perché tua sorella, a sei anni appena compiuti, legge meglio di te.” E rinsaldò la presa all’orecchio affinché il figlio abbandonasse l’idea di  altri tentativi di ribellione.  
Una volta che loro furono rincasati, Katy svoltò l’angolo del capanno in legno.
“Ciao Danny!” Disse con la sua vocina squillante.
Il ragazzino, chino ad osservare un insetto tra l’erba, sollevò il capo di scatto: “Oh! Ciao Katy!” Si affrettò a rimettersi in piedi, quindi si avvicinò a lei e le regalò un ampio sorriso: “Sei molto carina, oggi!”
Il che era vero. Katy indossava un delizioso vestitino di tessuto bianco su cui erano cucite numerose roselline rosa, le maniche erano a palloncino e la gonna ampia arrivava sotto le ginocchia; ai piedi calzava un paio di scarpette bianche e i capelli lunghi e biondissimi erano raccolti in due codine alte ai lati della testa.
Ricambiò il sorriso: “Anche tu sei molto carino con questa salopette!”
Danny abbassò lo sguardo sull’indumento, il cui tessuto in jeans andava sbiadendosi col passare degli anni. Però almeno ora che lui era cresciuto in altezza, la salopette gli calzava a pennello e di questo era contento. Ad ogni modo, tradì un pizzico di timidezza passandosi la mano tra i bei capelli castani: “Grazie…”
Fissò lo sguardo negli occhi di lei, due cerchi color nocciola impreziositi da pagliuzze dorate che li facevano brillare, e senza rendersene conto bisbigliò: “Sei bellissima!” Di conseguenza si sentì avvampare per averlo detto.  In genere frasi come quella le pensava e basta, soprattutto perché sapeva che Rafe si sarebbe arrabbiato da morire se lo avesse sentito. Era sempre troppo protettivo quando si trattava di Katy, perciò lui doveva stare attento a tutto ciò che diceva e frenare l’entusiasmo anche quando giocavano tutti e tre assieme o avrebbe rischiato di prendersi un pugno. Però adesso Rafe era in casa, tenuto sotto sequestro dalla madre, quindi forse…
Allungò una mano verso Katy e le propose: “Ti va di venire al ciliegio con me?”
Senza farselo ripetere, Katy mise la mano in quella di lui: “Sì, che bello!”
Imboccarono il vialetto che attraversava i campi e che portava dritto al confine tra il terreno dei McCawley e quello dei Walker.
La campagna che li circondava era piena di vita, le distese di spighe di grano erano dorate sotto il sole della primavera inoltrata e nell’aria si mescolavano svariate fragranze quali il profumo dell’erba, dei fiori e della terra umida. Aromi che andavano a riempire piacevolmente i polmoni dei bambini che camminavano mano nella mano e con gli occhi sgranati ad ammirare le meraviglie della natura.
Ad un tratto Katy vide una farfalla svolazzare sopra di lei, le ali variopinte di giallo, arancio e nero.
“Wow! Guarda, Danny!” Gridò felice, puntando l’indice della sinistra in aria.
Danny vide la farfalla, ma non fu quella ad attirare la sua attenzione, bensì il viso sorridente di Katy. Lei era così felice che si mise a saltellare mentre teneva alto il viso per non perdere di vista la farfalla. Forse per questo mise un piede in fallo e si ritrovò ginocchia a terra. Ma fu solo un attimo, perché la mano di Danny la risollevò subito.
“Katy, stai bene?”
Lei vide nei suoi occhi un velo di preoccupazione che subito fece svanire il turbamento per la caduta. La mano calda di Danny che stringeva la sua le diede un senso di protezione. Sgranò gli occhi: “Sì, grazie. Non mi sono fatta niente.” E a conferma sollevò leggermente la gonna per mettere in mostra le ginocchia illese, se non per un lieve accenno di rossore nel punto in cui per un istante avevano toccato il suolo erboso.
Danny fece un cenno col capo, orgoglioso di sé: “Fino a quando starai con me, ti prometto che non ti accadrà niente.”
Incantata dal suo sguardo profondo e dalle sue parole, a Katy venne spontaneo paragonare Danny ad uno dei principi dei suoi libri di favole. Ragazzi bellissimi, coraggiosi e sempre pronti a proteggere o a salvare le fanciulle in difficoltà. Solo che Danny era molto meglio, perché lui non indossava pomposi vestiti e calzamaglie e non aveva i capelli perfettamente in ordine.
“Andiamo?” La voce di Danny infranse il silenzio ed interruppe i pensieri romantici di Katy. Lei emise un mugolio di conferma e abbassò il viso per nascondere il rossore che le era salito alle guance a causa dei pensieri che le ronzavano nella mente.
Giunsero al ciliegio senza altri incidenti e presero posto all’ombra, sull’erba morbida e fresca. Le mani rimasero unite. Sopra di loro uno spettacolo meraviglioso di candidi fiori rosa che rendevano l’albero simile ad un unico fiore gigante.
“Sai, Danny, quando sarò grande voglio sposarmi in primavera sotto questo bellissimo albero!”
Qualunque reazione si aspettasse da lui, di certo non era una fragorosa risata con tanto di lacrime agli occhi. Dapprima si limitò ad osservarlo sorpresa, poi però il suo orgoglio cominciò a pizzicare, inducendola ad aggrottare le sopracciglia: “Cosa c’è da ridere?”
Ormai con una mano alla pancia per proteggersi dalla prepotenza delle risate, Danny dovette fare un notevole sforzo per riuscire a dire qualche parola: “No, è che… Sei proprio una bambina! Ah ah!”
Il viso di Katy si contrasse in un’espressione di pura rabbia, con uno scatto liberò la mano da quella di lui e batté i pugni sull’erba gridando: “Non capisci niente!”
Quindi si voltò, dargli di spalle era un modo per fargli capire quanto si sentiva offesa dal suo comportamento. E funzionò.
Danny smise di ridere, ora si sentiva in colpa per averla trattata in quel modo.
“Katy?”
Non ottenendo risposta, scivolò sull’erba per avvicinarsi di più a lei, quindi le posò una mano sulla spalla: “Scusa.” Abbozzò con tono pentito.
Katy sospirò, non aveva voglia di tenergli il broncio, in fondo era il suo migliore amico. Si voltò e incontrò i suoi occhi lucidi da cucciolotto. Anche se ormai andava per i dieci anni, a volte sembrava ancora un bambino piccolo e lei lo adorava.
Prese respiro e disse: “Allora…cosa pensi del mio sogno?” Provò, per vedere se lui avrebbe riso ancora, ma questa volta Danny  fu gentile e diede una risposta brillante: “Penso che sia molto bello. Sono sicuro che si avvererà.” Trasportato da una nuova carica di entusiasmo, proseguì: “Sarà un giorno meraviglioso! Il sole splenderà alto nel cielo, gli invitati siederanno su due colonne di sedie lungo il confine e tu sarai bellissima con addosso un vestito bianco e un velo lunghissimo!” Si alzò in piedi e puntò un dito verso l’alto: “Sarai sotto questo albero assieme al tuo sposo e i petali di ciliegio cadranno su di voi come una pioggia profumata!”
Non avrebbe potuto usare parole più belle! Katy rimase letteralmente incantata da quella descrizione e nella sua mente di bambina poteva già immaginare tutto questo. Poteva immaginarlo…con lui. Gli porse una mano in una tacita richiesta di aiutarla ad alzarsi. Si trovarono così una di fronte all’altro, occhi negli occhi, mani nelle mani, due boccioli ansiosi di aprirsi e mostrare tutta la loro bellezza. Katy si sollevò sulle punte delle scarpette e chiuse gli occhi.  Sporse le labbra e andò a posarle sulla guancia di lui in un bacio innocente ma pieno di promesse. Quando riaprì gli occhi incontrò lo sguardo sorpreso di Danny, le labbra socchiuse da cui s’intravedevano gli incisivi bianchi che lei trovava così buffi e carini. Poi il suo sguardo si addolcì e le labbra disegnarono la curva armoniosa di un sorriso. In quel momento, una leggera folata di vento s’intromise tra i rami dell’albero e diede vita ad una pioggia di petali rosa che si sparse su di loro come una benedizione.
*
Katherine tornò al presente nel sentire il tocco di una mano sul proprio braccio. Vide Rafe accanto a lei, vestito in modo impeccabile e con i capelli impomatati.
“Hey, va tutto bene? Papà ti sta cercando. E’ arrivato il momento.”
Lei lasciò un leggero sospiro nostalgico: “Sì, stavo solo ripensando a lieti ricordi.”
Rafe ridacchiò: “Sei l’unica al mondo che potrebbe sgattaiolare in un vecchio capanno degli attrezzi per perdersi in ricordi il giorno del proprio matrimonio!”
In effetti non sapeva nemmeno lei il perché avesse sentito il bisogno di rifugiarsi lì. Attorno c’era il caos di attrezzi di tutti i tipi, terra e paglia sul pavimento, le pareti in legno annerite dal passare degli anni e in un angolo la sottospecie di aereo costruito da Rafe e Danny quando erano bambini per giocare alle battaglie aeree nei cieli di tutto il mondo.
Riportò l’attenzione sul fratello e abbozzò uno scherzo: “Ti sorprendi ancora? Credevo ti fossi abituato alle mie stranezze dopo la mia richiesta di arruolamento al Campo Mitchell!”
Risero complici, come era giusto che fosse. Rafe voleva vederla felice in quel giorno importante. Nell’osservarla, si rese conto di quanto fosse bella vestita da sposa. L’abito che indossava era di taglio morbido, il corpetto bianco decorato da un disegno di paillettes argentate le fasciava il busto, mentre spalle e braccia erano coperte da pizzo candido e il colletto era ingentilito da una fascia bianca legata a fiocco verso il lato destro del collo. La gonna ampia su cui sovrastavano due strati di tulle aveva quasi l’aspetto di una meringa, e finiva sul retro con uno strascico. I capelli erano raccolti in uno chignon alla sommità del capo, fermati da una fascia bianca, e da lì partiva il velo che ricadeva a cascata fino a coprire lo strascico. Ma la cosa più bella era il viso acqua e sapone di lei, fresco e giovane, dalla pelle lattea, le labbra leggermente schiarite da un filo di rossetto rosa confetto. L’unica nota stonata, secondo lui, era ciò che spiccava sul petto. La catenina d’argento con la croce, a cui erano stati aggiunti l’anello con diamante a goccia e la sottile fede dorata, sembrava gridare il nome di Danny a squarciagola. E lui non lo tollerava.
“Sei sicura di quelli?” Chiese, facendo un cenno col capo.
Katy abbassò lo sguardo, sfiorò gli anelli con la punta delle dita: “Non vi rinuncerei per nulla al mondo, Rafe.”
“Ma…Gooz?”
“Lo sa quanto amavo Danny. Non è più geloso.”
“Sa anche che continui ad amarlo?” La punzecchiò crudelmente lui, col risultato che Katy s’irrigidì e rispose per le rime: “Danny era tutto per me. Se non lo ha già fatto, imparerà ad accettarlo, se mi ama davvero.” Quindi agitò una mano verso l’esterno: “I suoi genitori sono venuti qui per assistere al nostro matrimonio. Anche se suo padre all’inizio mi era parso diffidente, poi si è rasserenato e ci ha augurato ogni bene. E sono certa che Gooz mi renderà felice, che saremo felici con il nostro bambino.” Si portò una mano al ventre, in una carezza alla creatura che le stava crescendo in grembo, ma che non era visibile sotto agli strati di stoffa.
“Perché tu non riesci a guardare avanti?” Chiese al fratello, con tono grave.
In verità lui era il primo a desiderare ardentemente di guardare avanti, di lasciarsi tutto alle spalle e trarre beneficio dalle esperienze passate per migliorarsi come uomo. In sole quattro settimane era accaduto di tutto. Dopo l’assegnazione delle medaglie a tutti loro e il congedo con onore, lui ed Evelyn si erano recati in una cittadina nello stato di New York dove abitavano i genitori di lei. Per lui non era stato facile conoscere i suoceri e sopportare pazientemente i rimproveri per la gravidanza di Evelyn, tacendo la vera paternità per non creare ulteriori scandali. Poi alla fine avevano deciso insieme che si sarebbero uniti in matrimonio dopo la nascita del bambino e che avrebbero vissuto nel Tennessee. Al contrario di loro, Katy e Gooz erano andati dritti nel Tennessee affinché lei potesse sistemare le cose coi genitori di Danny, raccontare loro del matrimonio segreto, chiedere perdono per gli errori commessi e finalmente piangere la morte di Danny in modo appropriato. Quando anche lui ed Evelyn erano tornati per i funerali, si erano ritrovati a condividere casa McCawley tutti assieme. Una convivenza prolungata a causa della pazza idea di Katy di volersi sposare sotto il ciliegio prima che i fiori cadessero. E così il matrimonio era stato organizzato in fretta per accontentarla. Rafe, giorno dopo giorno, aveva visto la sorella e il fidanzato sempre più felici ed emozionati, sentito i loro discorsi sui progetti futuri riguardanti l’apertura di una fabbrica per la produzione in serie della “Pinna Gooz”, poi altri riguardo il loro bambino che sarebbe nato in autunno. E più vedeva e sentiva, più percepiva un tarlo divorarlo dall’interno. Amava Evelyn e aveva giurato a se stesso di amare il bambino che lei aspettava come se fosse suo, però ugualmente una voce maligna gli ripeteva che quel bambino era figlio di Danny. Danny… Il suo migliore amico, quello che gli era stato accanto in ogni momento, e che poi si era preso la donna che amava e l’aveva messa incinta. Per quanto ci provasse, non riusciva ancora a perdonarlo del tutto. La sua presenza continuava a manifestarsi tra lui ed Evelyn. Forse non se ne sarebbe mai andata. E ora vedere Katy, ostinata ad imporre quella stessa presenza all’uomo che stava per sposare, lo infastidiva. Non poteva evitare di chiedersi se anche Gooz nel profondo stesse soffrendo come lui, se anche Gooz avesse quel tarlo dentro.
I sui pensieri fortunatamente vennero interrotti dall’arrivo di John.
L’uomo, anch’esso in ghingheri per il matrimonio e coi capelli brizzolati ben pettinati, rimase sorpreso nel trovare i figli in quel capanno, uno di fronte all’altra, gli sguardi seri, il bouquet abbandonato sopra ad una pila di cassette di legno.
“Non starete litigando, vero?”
Il primo a parlare fu Rafe: “Io vado avanti ad avvisare che state arrivando.” Fece un cenno alla sorella e poi s’incamminò verso l’uscita.
Katherine recuperò il bouquet, una semplice composizione di fiori di campo avvolti da un nastro di tulle: “Sono pronta, papà.”
Non appena gli fu di fronte, John s’intenerì e le sfiorò il viso con una carezza: “La mia bambina si sposa.” Il tempo era passato così in fretta. Gli sembrava ieri che i figli giocavano sul prato e adesso erano già diventati adulti, eroi di guerra e prossimi ad accasarsi.
“Dai, papà! Pensa positivo! Stai per diventare nonno!” Sottolineò Katherine, sorridendo.
John ridacchiò, scacciando così la nostalgia, quindi porse il braccio alla figlia.
Mentre percorrevano il vialetto tra i campi, Katherine sentì un’ondata di energia positiva invaderla nel corpo e nell’anima. Quello era il luogo dove era nata, dove era cresciuta, dove si era innamorata. Aveva visto il susseguirsi delle stagioni su quei campi ora colmi di spighe di grano che stava maturando al sole.
In fondo, al confine, erano state sistemate due colonne di sedie bianche sulle quali gli invitati attendevano l’arrivo della sposa. Oltre alle famiglie, ai parenti stretti suoi e di Gooz, vi erano anche cari amici come Sandra, Red e Earl, quest’ultimo in veste di testimone dello sposo. Tra le prime file c’era Rafe affiancato da Evelyn, splendida col suo ventre in avanzata gravidanza e le labbra rosso fuoco. Sotto il ciliegio era stato allestito un piccolo altare, su cui il Reverendo attendeva con il libro delle Sacre Scritture tra le mani. E poi c’era Gooz, in piedi di fronte all’altare, vestito con un completo blu notte che gli donava particolarmente e una cravatta giallo e oro. I riccioli dei capelli erano stati impomatati uno ad uno.  Il suo sguardo era fisso su di lei, più si avvicinava e più le sue labbra s’inarcavano in un sorriso. Lei ricambiò, le lacrime le fecero brillare gli occhi per l’emozione. Giunta a lui, Katherine lasciò il braccio del padre e prese la mano del proprio sposo. Il Reverendo diede inizio alla cerimonia nuziale.
Quel giorno era interamente dedicato a loro due, alla loro unione, alle loro speranze per il futuro in California, dove avrebbero vissuto. E anche se tra loro ci sarebbe sempre stata l’invisibile presenza di Danny, non aveva importanza. La vita aveva concesso loro l’opportunità di essere felici, di creare una famiglia e questo era ciò che contava davvero.
Al momento dello scambio delle fedi nuziali, Gooz si sentì realizzato nell’infilare l’anello al dito della donna che amava e che gli stava per dare un figlio. Quel piccolo gioiello dorato per lui era una promessa di fedeltà, una dolce catena che l’avrebbe tenuta legata a lui per la vita e tanto gli bastava. Poi fu la volta di Katherine, l’emozione in lei era al culmine mentre infilava l’anello al dito di lui, giurando a se stessa di amarlo fino alla fine dei propri giorni.
“….io vi dichiaro marito e moglie.” Disse il Reverendo, indicandoli a turno con la mano. Quindi terminò rivolgendosi a Gooz: “Ora può baciare la sposa.”  E in quel momento giunse una folata di vento che fece loro dono di una pioggia di petali rosa, una benedizione che li colse mentre univano le labbra sotto scroscianti applausi.  
“Wooohooo!!” Esultò Rafe, mettendo da parte ogni preoccupazione per godersi il momento.
Il suo intervento fece indispettire la madre, che lo guardò storto, invece molti altri scoppiarono in una risata, prima fra tutti Evelyn che era al suo fianco. Gli stessi Gooz e Katherine dopo il bacio si lasciarono andare al divertimento. Lei con lo sguardo chiese il permesso a Gooz di lasciarlo un istante e, dopo che lui glielo ebbe accordato con un cenno del capo, Katherine andò dal fratello per abbracciarlo forte.
“Ti voglio bene, Katy.” Le sussurrò lui all’orecchio, mentre la stringeva con trasporto.   
Nel sentire quelle parole, Katherine  lasciò che una lacrima le attraversasse il viso.
Dopo tutte le difficoltà che avevano affrontato, dopo che il dolore aveva tentato di spezzarli, l’unica certezza loro rimasta era che avrebbero sempre avuto l’un l’altro. Allo stesso modo, sapevano che Danny avrebbe vegliato su di loro dal cielo. Il loro trio perfetto sarebbe vissuto per sempre. 
  
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