Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: Ma_ma san    06/04/2017    0 recensioni
"..Ecco, ora mi sveglierò e scoprirò che è stato tutto un sogno. Finalmente tutti i miei sforzi, le mie lacrime, i miei dubbi sono spariti in un attimo...."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 2 Come sempre arriverei in ritardo se non ci fosse Rei con il suo modo di svegliarmi da militare in caserma! Però mi ritengo una persona molto fortunata ad avere un’ amica come lei. Alcune volte mi domando come faccia a sopportarmi! Per arrivare al teatro Eden presi l’autobus numero 4 che ferma proprio di fronte. Appena scesa i miei occhi rimasero abbagliati. Davanti a me si stagliava un palazzo grande e maestoso, con linee morbide e vetrate sui piani alti. “Beh non me ne intendo molto di architettura e di stili, comunque posso dire che è bellissimo e non vedo l’ora di cominciare”, pensai a voce alta. L’atrio era grande ed illuminato da splendidi lampadari, che pendevano dal soffitto come gocce di rugiada da una foglia. Profumava di nuovo, perché era stato rimodernato da poco e la tinta giallo pallido alle pareti faceva risaltare le poltrone bordeaux. Erano le 9:00 e l’unica cosa che ancora non sapevo era dove dovevo andare, quando un lieve tocco sulla spalla mi fece sussultare. “Sakurakoji”. “Scusa Maya, non volevo spaventarti. Scommetto che ti sei persa” e mi sorrise. “Io veramente no, o forse si” e sorrisi anch’io. Mi fece segno di seguirlo. Chissà cosa ci aspetterà oggi. Kuronuma è sempre enigmatico e pieno di sorprese. Arrivati ad una porta rossa Yuu la spinse con forza ed entrammo. “Wow”, fu l’unica cosa che riuscii a dire, guardando per la prima volta la nuova sala. Non ero mai stata in quel teatro, ma ero felice di potervi esprimere il mio amore per la recitazione. Mi ricordava uno di quei teatri europei dell’opera, in cui i decori e gli affreschi abbelliscono qualcosa che già di per sé era uno splendore. Ero ancora imbambolata, ma mi accorsi che Sakurakoji mi stava spingendo verso il palco, indicando una persona seduta in prima fila: Kuronuma. Quando si accorse di noi fece un cenno e si accesero tutte le luci e, lo spettacolo che fino a quel momento mi sembrava solo una vaga visione, adesso era perfettamente chiaro. “Che meraviglia! Noi reciteremo la Dea Scarlatta proprio su questo palco. Non ci posso ancora credere”. “Avanti, non perdiamo tempo, mettetevi in fila, fate un passo avanti e presentatevi agli altri”, disse il regista. “Alcuni di voi si conoscono, ma per quelli nuovi è l’occasione per le presentazioni ufficiali. Ora vi consegnerò il copione e dovrete memorizzare le batture velocemente, perché voglio cercare di andare in scena al più presto”. Era stato chiaro il nostro regista e, sia io che Yuu, ci guardammo preoccupati, ma anche pieni di energie e di voglia di iniziare questo grandissimo progetto. Si era creata subito una bella sintonia fra il cast e Kuronuma. Non urlava tanto spesso, segno che il lavoro che stavamo facendo era come lui lo voleva. Provavamo a lungo e durante la pausa andavo in camerino a stendermi sul divano e trovavo sempre le mie bellissime rose accompagnate da un bigliettino pieno di parole dolci ed affettuose. “Perché non ti riveli, mio ammiratore? Perché mi neghi il tuo amore? Perché mi fai soffrire così?”. Capitava spesso di ritrovarmi a piangere pensando a lui e in cuor mio chiamavo il suo nome. “Chissà se mi sta pensando in questo momento come io penso a lui”. Bussarono alla porta. “Maya sbrigati, Kuronuma vuole che riprendiamo”. “Arrivo subito”. Cercai di asciugarmi gli occhi e poi tornai alle prove ancora più carica di prima, perchè avevo fatto una promessa ad una persona speciale, a Masumi, che aspettava di vedermi in una perfetta Akoya e, di certo, non lo avrei deluso. ---------------------- Erano passate due settimane di prove intense e stancanti, quando una mattina Kuronuma riunì tutto il cast per comunicarci qualcosa di importante. “Ascoltatemi bene, ho deciso che per le prossime due settimane, andremo a provare ad Hokkaido. Lo faccio perché voglio che vi allontaniate dal caos della città, e soprattutto, dai fotografi che non lasciano mai in pace la nostra Dea” e guardandomi sorrise lievemente. “Non fate quella faccia e ricordate che questa non è una vacanza; voglio impegno al 100% da parte di tutti. E ora al lavoro”, e tutti insieme ci rimettemmo all’opera. Quando tornai a casa la sera, raccontai tutto a Rei, che si offrì gentilmente di aiutarmi a fare le valigie. Andai in camera mia e, non so perché, ma mi ritrovai a scrivere una lettera al mio ammiratore, per raccontargli i nuovi avvenimenti. “Caro ammiratore, scusa se ti disturbo con questa mia lettera, ma è dalla sera dell’annuncio quale nuova Dea Scarlatta, che non ti ho fatto avere più mie notizie. Perdona la mia maleducazione. Volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me e che stai ancora facendo e, colgo l’occasione, per tenerti informato sull’andamento delle prove. Il signor Kuronuma credo sia contento del lavoro che stiamo facendo o almeno è quello che penso, visto che non urla più tanto spesso… Poi c’è una novità: fra tre giorni partirò insieme agli altri, per Hokkaido, dove il nostro regista vuole farci esercitare in tranquillità lontano dal caos cittadino. Quindi, vista la lontananza, credo che non potrò ricevere le tue rose e i tuoi bellissimi biglietti di incoraggiamento. Al mio ritorno ti racconterò tutto. Abbi sempre cura di te, con affetto Maya Kitajima”. Nella busta, insieme alla lettera, misi una mia foto scattatami da Rei la sera della cerimonia, a mia insaputa! Non ero venuta troppo male, più o meno… Presi il telefono e composi un numero speciale: “Signor Hijiri, buona sera, sono Maya. Mi spiace disturbarla a quest’ora, ma avrei una lettera da consegnare al mio ammiratore. Quando può venirla a prendere? Domattina è perfetto, la ringrazio. Buona serata e mi scusi ancora”. L’indomani a colazione il campanello della porta suonò. Andai ad aprire e il signor Hijiri, sempre puntuale, mi salutò sull’uscio. “Buon giorno signorina Maya, posso entrare?”. “Prego si accomodi. Prende qualcosa con me?”. Rei era uscita prima quella mattina; doveva fare le pulizie nel bar prima dell’apertura, perché ieri sera era tornata a casa stanchissima. “La ringrazio, sarà per un’altra volta”. “Ecco questa è la lettera. Può dire all’ammiratore che mi piacerebbe avere una sua risposta, se è possibile, cioè se ha tempo” e divenni rossa come un peperone! Che vergogna, chissà cosa penserà di me adesso il signor Hijiri, e cosa riferirà a lui! Ma l’uomo fu discreto e non lasciò trasparire niente. “Le farò avere al più presto una risposta, signorina Maya. Arrivederci” e se ne andò. “Cavolo che tardi! Devo correre o chi lo sentirà questa volta Kuronuma. Si salvi chi può!”. ---------------------- La telefonata arrivò in uno di quei momenti in cui ero nel mio ufficio, sommerso dalle scartoffie. Non ero in vena di lavorare, avevo la testa immersa in altri pensieri: pensavo alla mia ragazzina e sentivo sempre di più la sua mancanza; poi pensavo a Shiori, alle catene che mi legavano a lei a causa di mio padre. “Cosa starai facendo Maya”. E’ così tanta la voglia che ho di vederla che correrei da lei e poi, beh poi mi farei insultare, dopo averla fatta arrabbiare o peggio piangere. Mi scrollai di dosso quell’orribile pensiero, quando il mio telefono personale squillò: “Hijiri”. “Buon giorno, hai novità per me?”. “Buon giorno signor Ayami, avrei una lettera da parte di Maya, da consegnarle. Quando vuole che gliela porti?”. “Vediamoci qui nel mio ufficio alle 22:00. Saranno andati via tutti per allora. A dopo”. “A più tardi signore”. Ora ero agitato, chissà che cosa aveva scritto la mia dolce Maya. “E se mi chiedesse di incontrarla? E se mi dicesse che non ha più bisogno di me, del mio aiuto? No, non posso nemmeno pensarci, morirei”. E a quelle parole capii fino a che punto arrivava il mio amore per lei. Ecco, l’avevo detto: io ti amo ragazzina. “Ti amo Maya”; perché non riesco a dirglielo? Perché un essere così forte e delicato al tempo stesso, mi ha sconvolto la vita in questo modo ormai irreversibile? Credo che se lei non mi volesse, io continuerei lo stesso ad amarla per sempre. Un leggero tocco alla porta mi fece destare dal mio lavoro. “Avanti Hijiri”. Il mio fidato collaboratore si avvicinò alla scrivania e vi pose una busta rosa. Lo guardai in viso e gli domandai se avesse altro da dirmi. “Signore, sono passato questa mattina a casa della signorina Maya, per prendere la lettera come d’accordo. E’ stata come sempre cortese, ma mi è sembrata strana. Mi ha chiesto di domandare all’ammiratore se potesse inviarle una lettera in risposta alla sua ed è diventata rossa. Sembrava in difficoltà e ho fatto finta di nulla, ovviamente”. “Grazie dei tuoi servigi Hijiri, ora puoi andare, non ho altri ordini per te stasera”. E come era arrivato, sparì silenziosamente. Stavo in piedi davanti alle vetrate, osservando il panorama notturno della città, con le sue luci per le strade, e piccole stelle in cielo. Poi mi voltai e vidi la lettera, ancora chiusa, sulla mia scrivania. Avevo quasi paura ad aprirla. “Basta, devo sapere cosa c’è scritto”. Mi sistemai su una delle comode poltrone di pelle blu e iniziai ad aprirla lentamente. Scorsi qualcosa all’interno, oltre alla lettera. Rimasi molto sorpreso: c’era una sua foto. “Tra le mie mani c’è una bellissima foto della mia Dea, con indosso l’abito che le ho regalato ed è meravigliosa”. Restai imbambolato a fissarla a lungo, finchè non venni risvegliato dal suono dell’orologio a muro che segnava le 23:00. “Lei sarà nel suo letto, in un mondo di sogni in cui io non posso entrare”. Estrassi la lettera e cominciai a leggerla con attenzione. “Cosa? Due settimane ad Hokkaido? Come farò a sopravvivere tutti quei giorni lontano da lei?”. Ero proprio disperato al pensiero di non poterla vedere spesso com’era successo ultimamente. Lei non se n’era mai accorta, perché stavo molto attento a non farmi notare, ma mi nascondevo in un angolo buio del teatro ed osservavo le prove. La sua recitazione migliorava di giorno in giorno e, nel mio cuore, l’amore per lei ardeva sempre più forte. “Non ce la faccio, non posso resistere al richiamo della sua anima. Devo assolutamente chiarirmi al più presto e sapere cosa pensa veramente di me e, se davvero mi odiasse, la lascerei andare e sposerei Shiori solo per punire la mia stupidità, per tutte le volte che l’ho trattata male, rovinandomi così ogni possibilità di avere una vita felice. Ed è tutta colpa mia, soltanto colpa mia”. Le gambe tremarono e caddi in ginocchio, mentre una lacrima iniziò a solcare il mio viso. Dovevo pensare a qualcosa. Ripresi il telefono e chiamai Hijiri. “Ci sono problemi signore?”. “Forse. Vediamoci domattina alle 8:00 al solito bar. Grazie e buona notte”. “Ci sarò signore, buona notte”. Come sempre era arrivato prima di me e aspettava in un angolo del locale, lontano da occhi indiscreti. Hijiri, grazie di essere venuto. Arrivo subito al punto. Maya partirà dopodomani con gli altri del cast per Hokkaido, e starà lontana per due settimane. Io vorrei andare con lei per controllarla e starle vicino, ma non voglio che mio padre o i Takamya possano farsi strane domande”. “Ha ragione signor Ayami, non è saggio in questo momento. Cosa vuole che faccia?”. “Devi seguirla tu per me, con discrezione, per proteggerla e tenermi informato su tutto quello che le accade. Non riesco a stare tranquillo sapendola lontana da me e soprattutto in un posto nuovo”. Gli porsi sul tavolo una busta bianca. “Questi sono per il viaggio e altre spese che riterrai necessarie. Se ti servisse altro, ti prego di farmelo sapere”. Hijiri si stava alzando, quando la mia mano afferrò il suo braccio. Eravamo entrambi sorpresi dal mio gesto. Mi fissò dritto negli occhi, mentre gli dissi: “Abbi cura di lei, per me”. Annuì con un cenno del capo e si allontanò. Uscii dal locale e mi misi in macchina, ma per andare dove? Non potevo tornare a casa da mio padre, perché non volevo rispondere al suo incessante interrogatorio su Maya e la Dea Scarlatta. Avevo fatto pochi km, quando accostai. Non riuscivo a respirare e scesi dall’auto. Poi mi ripresi e tornai alla mia solita routine.
  
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