Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: Jules_Kennedy    06/04/2017    1 recensioni
"-Com’è andata a lavoro?- chiese dopo un po’ Law, così, dal nulla. Gli occhi grigi erano ancora puntati di fronte a se, le mani pacatamente appoggiate sulla superficie del tavolo. Kid si stranì nel riconoscere a malapena la voce roca e spezzata che gli aveva appena parlato.
Ma che cazzo gli era successo a quel chirurgo?
-Bene.- rispose secco, continuando a trafficare con il suo sandwich. Non appena ebbe finito di prepararsi il suo toast al formaggio si sedette al tavolo, guardando di sottecchi Law nella speranza di carpire cosa gli passasse per la testa. Con un’alzata di spalle iniziò a strafogarsi, deluso (ma manco tanto) dalla mancanza di commenti mordaci da parte del moro sulle sue maniere barbare.
-Oggi sono morti tre miei pazienti.- sussurrò atono Law dopo interminabili minuti di silenzio. Kid rimase interdetto, spalancando gli occhi con ancora un morso di sandwich in bocca."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eustass Kidd, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Burn Out
 
 
 
Il vano scala del palazzo era silenzioso come una tomba. Salendo a passi pesanti l’uomo si ritrovò finalmente di fronte la porta di casa, sospirando soddisfatto dopo nove piani saliti a piedi. L’unico suono che si perdeva nelle volute dei pianerottoli erano gli ansiti affannati del giovane, ed il tintinnare di chiavi che sbatacchiavano le une con le altre.
Il ragazzo riuscì a trovare l’affare di ferro giusto, borbottando mentre litigava con la serratura mezza sfasciata, pregando che il chirurgo con cui divideva l’appartamento non avesse chiuso la porta con il chiavistello.. altrimenti quello stronzo l’avrebbe lasciato fuori di proposito.

Poteva almeno portarsi il sacco a pelo!

Per fortuna dopo qualche manovra dalla dubbia legalità l’ingombrante inquilino riuscì a farsi strada dentro casa, stupito per il buio che lo accolse.

-Trafalgar?- chiamò, chiudendosi la porta alle spalle ed assicurandola stavolta con il chiavistello.

L’appartamento avvolto nella penombra sembrava stranamente silenzioso. Nessuna luce accesa, nessun rumore. Eppure Law doveva essere già rientrato da un pezzo, si disse il corpulento meccanico dalla testa rossa, avanzando a tentoni alla ricerca di un cazzo di interruttore.
Quando ne trovò finalmente uno, inciampando un paio di volte in qualche sedia e buttando parecchie bestemmie al creato, la luce al neon illuminò la cucina, e la scena che si presentò davanti al rosso lo gelò sul posto.

Una testa scura ed arruffata stava placidamente appoggiata contro la superficie del tavolo, avvolta da due braccia olivastre e tatuate.
-Law?- chiamò Kid a volume più alto, sperando che quel cretino gli stesse giocando uno scherzo di cattivo gusto.

Trafalgar Law, detto il “Chirurgo della morte”, l’essere più bastardo e calcolatore sulla faccia della terra non si sarebbe fatto trovare MAI, MAI e poi MAI addormentato ed indifeso in quella posizione sapendo come Kid ne avrebbe potuto approfittare, per cui il rosso dedusse che si era addormentato di botto, o nella peggiore delle ipotesi era svenuto.

Che ci fosse rimasto secco?

Lo diceva sempre lui che quello spostato non mangiava abbastanza e dormiva anche meno.

Sudando freddo nel vagliare quell’ipotesi Kid si avvicinò al giovane, scuotendolo in maniera stranamente delicata. Ad uno strattone più forte Law si riscosse di botto, tirandosi su con uno sguardo allucinato e puntando le iridi annacquate sul rosso, che dal canto suo lo guardava con un misto di scazzo, preoccupazione e terrore. A guardarlo bene aveva un aspetto tremendo: le occhiaie non gli erano mai sembrate così nere, sembrava non dormire da giorni. In più era pallido come un cencio e tirato. In una parola, distrutto. -Non mi sono addormentato.- commentò atono Law dopo qualche secondo, distogliendo lo sguardo ed arruffandosi i capelli con fare esasperato.

-Si certo.. me ne ero accorto.- si limitò a rispondergli Kid, alzando un sopracciglio interrogativo per commentare lo stato pietoso del coinquilino, allontanandosi in direzione del frigo sperando che quello gli lasciasse il tavolo libero per poter cenare.

-Com’è andata a lavoro?- chiese dopo un po’ Law, così, dal nulla. Gli occhi grigi erano ancora puntati di fronte a se, le mani pacatamente appoggiate sulla superficie del tavolo. Kid si stranì nel riconoscere a malapena la voce roca e spezzata che gli aveva appena parlato.

Ma che cazzo gli era successo a quel chirurgo?

-Bene.- rispose secco, continuando a trafficare con il suo sandwich. Non appena ebbe finito di prepararsi il suo toast al formaggio si sedette al tavolo, guardando di sottecchi Law nella speranza di carpire cosa gli passasse per la testa. Con un’alzata di spalle iniziò a strafogarsi, deluso (ma manco tanto) dalla mancanza di commenti mordaci da parte del moro sulle sue maniere barbare.
 
-Oggi sono morti tre miei pazienti.- sussurrò atono Law dopo interminabili minuti di silenzio. Kid rimase interdetto, spalancando gli occhi con ancora un morso di sandwich in bocca.

Ora, solitamente Law era un tipo piuttosto freddo, distaccato. Non se la prendeva per l’esito negativo di una cura, e accettava la morte dei pazienti con insolita tranquillità. Non gli importava che lo chiamassero sadico, insensibile, senza cuore. Lui era un medico, non una donnetta isterica che si tira i capelli quando qualcuno tira le cuoia, e come tale doveva essere pronto ad affrontare le conseguenze del suo lavoro, nel bene e nel male. Sapendo questo ed altro il giovane si stranì quindi parecchio associando lo stato semi comatoso in cui versava Law con quell’evento.
E’ anche vero che tre pazienti non sono bruscolini, però..

-Non ti facevo un tipo sentimentale Trafalgar.- diede infatti fiato ai propri pensieri, alzando di poco la testa dal panino per incrociarsi con gli occhi furenti del moro seduto di fronte a se. -Non è essere sentimentali, Eustass. E’ essere umani.- chiarì con un sibilo Law, visibilmente risentito. -Pensavo che non fossi nemmeno quello, guarda un po’.- ironizzò ancora Kid. Sapeva di giocare con il fuoco, ma lo disse lo stesso, fu più forte di lui.  Ritornò ad azzannare il sandwich ormai a metà, ignorando la fastidiosa sensazione che l’aveva attraversato quando Law l’aveva chiamato semplicemente Eustass. Niente -ya finale. Doveva essere veramente infuriato.
-Invece di fare battute che non servono a un cazzo abbi la decenza di tapparti la bocca e lasciarmi in pace.- chiuse infatti la questione Law, fulminandolo per l’ennesima volta ed alzandosi rumorosamente dalla sedia, diretto a passo di carica verso la camera da letto.

“Quello è pazzo.” Si limitò a dirsi Kid facendo spallucce, alzandosi a sua volta per gettare il tovagliolo usato. Restò per qualche secondo interdetto, non ben deciso sul da farsi. Lanciò uno sguardo al corridoio, da cui uno spiraglio di luce proveniente dalla stanza dove era sparito Law poco prima si faceva spazio nel buio della casa. Con uno sbuffo si diresse quindi verso la fonte di luce, aprendo piano la porta.

Law se ne stava raggomitolato sul letto, la felpa aveva raggiunto il pavimento insieme alle scarpe, lasciandolo solo con i pantaloni del pigiama addosso ed il torace scoperto. Respingendo a suon di pugni i pensieri poco casti che la sua mente era capace di creare anche solo guardando di striscio il corpo bronzeo del moro, Kid si levò scarpe e jeans, infilandosi i pantaloncini dei Lakers sempre con lo sguardo mezzo puntato verso Law.

Ora iniziava seriamente a preoccuparsi.

Nemmeno un’occhiata mentre si spogliava! Doveva essere successo PER FORZA qualcosa di grave.

Deciso ad andare a fondo della questione il rosso si sedette sul letto, socchiudendo gli occhi e appoggiando la testa alle braccia incrociate dietro la nuca, inspirando forte. Aprì solo un occhio, constatando che Law poteva pure essere morto visto quanto gli riuscisse bene starsene immobile senza nemmeno dare segno di respirare. Ma non era morto, ne addormentato, e Kid lo sapeva. Sbuffò di nuovo, incrociando le gambe e puntando lo sguardo sulla schiena tatuata del giovane.

Quel comportamento iniziava a farlo spazientire.

-Non ti è mai importato particolarmente se uno dei tuoi pazienti crepava, Law, non puoi negarlo.- iniziò senza aspettarsi una reale risposta, ma consapevole che il moro l’aveva sentito pronunciare il suo nome, quello vero. -Magari tre sono un po’ tanti in uno stesso giorno, ma non è come se li avessi lasciati morire di tua spontanea volontà!- si infervorò continuando a parlare, mentre le guance gli diventavano rosa dall’imbarazzo. Parlare in quei termini di Law, del suo Law, arrivando quasi a fargli un complimento lo metteva a disagio terribilmente. Si rese conto con orrore quanto lo stato emotivo di quel cretino riuscisse a condizionare il suo, dandosi dell’idiota per aver cominciato a fare l’amicone che cercava di consolarlo.
-O no?- chiese nuovamente dopo aver ripreso di poco il controllo su di se. Il diretto interessato si risvegliò dal suo stato catatonico, sedendosi sul letto con le ginocchia al petto. -In un certo senso si.- rispose grave, evitando accuratamente lo sguardo di Kid. -Che vuoi dire?- chiese stranito il rosso, un’espressione basita ad ornargli i lineamenti.

Law che lasciava morire un paziente? Ma in quale cazzo di mondo?

Non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni che Law aveva iniziato a parlare di sua spontanea volontà, zittendo ogni suo tentativo di indagare oltre.
-Sono due settimane che cerco un donatore per quei tre pazienti. Erano terminali, e l’unica cosa da fare era un trapianto. Polmoni, cuore, rene. Nessuno compatibile. Nessuno.- sospirò stancamente chiudendo gli occhi. Perlomeno il rosso ebbe la decenza di non infierire, certo che Law gli avrebbe raccontato il resto. Infatti il giovane aprì gli occhi lentamente, inspirando profondamente prima di continuare. -Due giorni fa è arrivata una ragazza al PS. Incidente d’auto. Trauma cranico, morte quasi istantanea. Ma gli organi c’erano, eccome se c’erano. Io cosa avrei dovuto fare? Quei pazienti rischiavano troppo in lista d’attesa, e io avevo gli organi a portata di mano.- puntò lo sguardo su Kid, raddrizzando la schiena ed abbassando le gambe. Gli occhi ambrati del rosso lo scrutavano attenti. -Ho autorizzato i trapianti. Tutti e tre.- chiarì deciso Law, riportando lo sguardo di fronte a se.

Per un po’ sembrò che la conversazione sarebbe finita li. Kid ancora non arrivava a capire il problema, cosa che lo infastidiva parecchio. Stava iniziando ad irritarsi. Dove cazzo voleva arrivare quel chirurgo da strapazzo con quel discorso? E dire che aveva avuto anche abbastanza pazienza a trattarlo con le pinze. Avrebbe fatto prima a mandarlo a fanculo, e pazienza se non ci scappava la scopata.

Quasi interpretando il filo dei suoi pensieri Law ricominciò a raccontare, ignorando l’espressione decisamente scazzata di Kid. -Dato che te lo stai chiedendo Eustass-ya, quei pazienti li ho uccisi io perché ho autorizzato i trapianti.- snocciolò enigmatico, lasciando Kid sempre più turbato.

-Continuo a non capire.- fu costretto infatti a dire sbuffando, passandosi una mano bianca tra i capelli vermigli. Con un mezzo sorriso Law scrutò da sotto i ciuffi ribelli che gli cadevano sulla fronte il proprio ragazzo, trovandolo così buffo nel suo goffo tentativo di farlo sfogare. Sospirando pesantemente si gettò di schiena sul materasso, gli occhi puntati sul soffitto.
-La donatrice degli organi aveva la rabbia.- disse secco, lasciando Kid di stucco, per l’ottocentesima volta nel giro di manco venti minuti.
 -La rabbia?- chiese infatti con un sopracciglio inesistente alzato, in faccia un’espressione tra lo stupito e l’ebete. -Si Kid, la rabbia- rispose pacatamente Law guardandolo negli occhi. -E no, non ce l’hanno solo i cani.- si affrettò a chiarire dissipando il dubbio che attanagliava il rosso, ghignando flebilmente alla vista delle meningi di Eustass che fumavano nel tentativo di metabolizzare quell’informazione.

-Nessuno era andato a cercare eventuali problemi nel donatore, non c’era tempo. Era morta di incidente ed era sola, tanto mi bastava. Niente parenti, gente che era venuta a reclamare un qualche legame. Era la donatrice perfetta.-  continuò Law, tornando serio.

Ora Kid iniziava ad intravedere il problema.

-Gli organi.. avevano la rabbia anche loro?- tentò, mordendosi la lingua all’idea di sembrare l’ignorante in materia che effettivamente era. Già sentiva la risposta saccente dello stronzo che lo prendeva con il culo, ma Law si limitò a sorridergli tristemente, annuendo.

-Non c’è bisogno di dirti che nel giro di due giorni le loro condizioni si sono aggravate paurosamente. Oggi sono morti tutti e tre, uno dopo l’altro, e non c’è stato niente che io abbia potuto fare per evitarlo… E dire che il trapianto di rene non era nemmeno così necessario. Quell’uomo avrebbe potuto tirare avanti ancora per un mese, se.. - concluse, lasciando che un vago sospiro terminasse la storia al posto suo.

Rimasero in silenzio per un po’. L’uno perché aveva capito finalmente cosa fosse successo, l’altro perché semplicemente non aveva più niente da dire.

Law, per quanto sembrasse strano, si sentiva in colpa. Un senso di colpa mostruoso e velenoso. Era il tipico soggetto che faceva affidamento al trecento percento sulle sue facoltà mentali di giudizio, sulla sua conoscenza, sulla sua intelligenza. E l’idea di aver deciso a mentre fredda qualcosa che aveva finito per condannare tre persone, ignorando il fatto che senza quella decisione 2 su 3 non sarebbero comunque sopravvissute, lo dilaniava.
 
Se la sua capacità di giudizio poteva davvero sbagliare fino a quel punto, valeva la pena di fidarsi di se stesso? Ma se non poteva contare neppure sul suo cervello, cosa gli sarebbe rimasto?
 
-Non devi sentirti in colpa.- disse semplicemente il rosso dopo qualche minuto, avvertendo come quello gli stesse puntando gli occhi addosso. - Con che criterio parli di cose che non puoi capire?- sibilò iroso il moro, senza smuovere Kid di un millimetro. Guardandolo di striscio, il rosso si limitò a dire l’unica cosa plausibile che gli veniva in mente. -Tu hai fatto quello che dovevi.- disse deciso.
-Tu dici?- lo canzonò Law con gli occhi spiritati. In pochi secondi aveva perso la calma apparente che lo pervadeva, era fuori di se dalla rabbia. -Se io avessi aspettato, se avessi fatto gli esami che avrei dovuto fare, se non fossi stato così OSSESSIONATO dal trovare quegli organi, quei pazienti sarebbero ancora vivi. O almeno uno dei tre.  E’ stata colpa mia.- sputò velenoso Law, sbottando sul serio da quando avevano iniziato a parlare. -Se io non mi fossi preso la briga di decidere impulsivamente, se avessi dato retta al protocollo piuttosto che al mio cervello invece di appendermi ad una speranza che non esisteva realmente, se avessi vagliato tutte le ipotesi, io..- sbraitò fuori controllo, venendo inaspettatamente fermato da un abbraccio di Kid che lo aveva avvolto senza rendersene conto, scombussolandogli il cervello.

Sentì le braccia forti del rosso stringersi attorno a se, mentre le sue restavano intrappolate tra il suo petto e quello bianco che aderiva al suo, indecise sul da farsi. Una mano chiara iniziò a spostarsi quasi autonomamente sulla schiena tatuata, nel tentativo di calmare il giovane. Il respiro affannato, gli occhi sgranati, Law restò inebetito. Tuttavia sotto quell’influsso così spontaneo e.. quasi imbarazzante, il moro si rilassò impercettibilmente al contatto con la pelle nivea di Kid, ancora imbambolato in quell’abbraccio non previsto.

Continuando a tracciare minuscoli cerchi sulla pelle olivastra, Kid portò la testa di Law nell’incavo della sua spalla, intrecciando le dita smaltate con i capelli scuri del moro. Sospirò nel sentirlo meno rigido, imperterrito a carezzargli la testa. Aveva visto una furia strana nei suoi occhi, una rabbia autodistruttiva che non gli piaceva per niente. Non avrebbe saputo spiegare cosa lo avesse spinto ad abbracciare il suo ragazzo con così tanta foga, quasi nel tentativo di impedire a quella rabbia maligna di farlo esplodere davanti ai suoi occhi.

Sentiva che doveva farlo, e così fece.

-Se non avessi autorizzato il trapianto, quei tizi sarebbero morti comunque entro poco tempo, e lo sai. Pensavi di salvarli, e non è questo che un medico cerca di fare con chi ha bisogno? Hai ragionato come un bravo dottore avrebbe fatto, sei stato veloce e hai preso la tua decisione. Non è andata bene, ma non sempre le cose vanno nel verso giusto. Non devi rimproverarti di niente perché nemmeno tu potevi immaginare che quella donna avesse la rabbia. Maledizione io pensavo che ce l’avessero a stento i cani!- si lamentò ostentatamente, sentendo un ghigno amaro allargarsi sulla sua pelle, ben visto e nascosto dal suo proprietario. -Nonostante le cose stessero andando una merda tu hai fatto tutto quello che potevi per salvarli. Non puoi salvare tutti Law, mettitelo in testa. Ma ciò non fa di te un medico peggiore di quello che sei. Tu sei un bravo medico, e.. beh..- incespicò, imbarazzato come non mai ed indeciso su ciò che avrebbe potuto aggiungere alla sua filippica così ben riuscita. Fortunatamente Law terminò la frase per lui, trascinandolo sotto di se per stringerlo in un bacio possessivo, stanco, carico di significati che andavano oltre il semplice gesto. Senza protestare Kid strinse la presa sui suoi fianchi, approfondendo il bacio irrompendo tra le fauci di Law con la lingua, intrecciandola con quella del moro quasi senza pensare.

Quando si staccarono in debito d’ossigeno, il rosso lesse negli occhi del compagno quel grazie che, lo sapeva, non sarebbe mai riuscito a dirgli. Sapeva di avere fatto centro, poteva non essere una grande mente in medicina ma conosceva Law, ed era convinto fermamente che per i suoi pazienti avrebbe fatto di tutto e anche l’impossibile. Tuttavia, orgoglioso e testardo quanto lui e forse di più, il chirurgo non sarebbe mai riuscito ad ammettere quanto Kid avesse scavato nel profondo della sua anima in così poco tempo, dicendo quelle esatte e semplici parole che Law da solo non riusciva a dirsi, per cui non riusciva a perdonarsi.

Si aprì invece in un ghigno, ricambiato dalle labbra truccate del rosso steso sotto di se. -Ma davvero non sapevi che la rabbia non ce l’hanno solo i cani?- si informò con fare innocente, venendo prontamente zittito da un bacio furioso che Kid aveva posato sulle sue labbra ancora incurvate all’insù.

-Sta zitto, idiota.- soffiò il rosso nella sua bocca, stringendolo a se con veemenza, tastando con la mano alla ricerca dell’interruttore della abat jour.

Ghignò Kid nel trovare finalmente quello che cercava.

 
Dopotutto ci sono tanti modi per mostrare gratitudine..
E Law.. avrebbe sicuramente trovato quello giusto.

 
 
 
 
 
 


ANGOLO DELLA DEVASTAZIONE

Ciao. Ho un esame tra tre giorni e non so niente, eppure sono qui a pubblicare shot sul Burn-Out come se non ci fosse un domani.

Ah, e in più non aggiorno da boh troppo tempo.

MA A PARTE QUESTO, come state everybody? ^^

Non so se si nota, ma ho ricominciato Scrubs. Per la diciassettesima volta all’incirca. Questa scena è liberamente tratta dalla puntata “5 x 20, Il mio pranzo “ in cui questa stessa cosa succede al dr Cox. Il concetto di Burn-out mi interessa molto, e nonostante Law sembri un essere insensibile e freddo, così come il buon Perry, la consapevolezza che una sua scelta abbia effettivamente condannato tre persone che magari avrebbero potuto sopravvivere ancora per un po’ se lui avesse ponderato di più gli fa pesare effettivamente il suo ruolo di medico. E Kid nonostante non sappia una ceppa di niente di medicina conosce abbastanza Law da riuscire a dire quello che lui non avrebbe il coraggio di ammettere.

Spero di non aver trattato il tema in modo superficiale, se mi mettevo a fare una cosa tragica tipo pippone di venti pagine con devastazione e lacrime finiva che ci restavo secca anche io. Resto convinta che Law non cadrebbe in depressione per cose del genere, ma sentirsi almeno in parte responsabile di quest’evento al punto da avere dubbi, si, questo lo ammetterei.
Nel dubbio non metto la dicitura OOC, ma se ce lo volete vedere, non vi darei torto.

E ora, dopo una nota autrice di sei chilometri vorrei concludere ringraziando la meravigliosa Fueati, che ha realizzato una stupenda illustrazione per la mia storia “Comatose”.

Ve la linko qui, passate dal suo profilo e non ve ne pentirete!

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1586844158024527&set=a.1425097837532494.1073741835.100000968737208&type=3&theater

Detto ciò vi mando un bacione e a presto mie ciliegine!
 
Jules

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Jules_Kennedy