La tensione era talmente densa da poterla toccare con mano. La figura dietro ai container fragili lasciava scoperti solo gli arruffati capelli rossi. Le palpebre erano vicine tra loro, tanto da non vedere nemmeno il colore delle iridi. La carnagione pallida della fronte era coperta da un sottile e lucido strato di sudore che teneva alcuni capelli solitari e selvaggi attaccati alla fronte. Quello sguardo guerriglio colpiva come una lama affilata l'altro lato del bunker dove altre due figure umanoidi restavano ferme, una era seduta su un container con un'arma da fuoco tra le mani e l'altra stava smanettando con la mano destra sul braccio sinistro, quest'ultimo accerchiato da una struttura luminosa arancio-gialla. Parlavano tra di loro, guardando spesso nella direzione della minacciosa prima figura. ••• Quei denti. Sono affilati e appuntiti. Li posso vedere nonostante la distanza che mi divide da quella creatura. Sono come lui? Anch'io ho quelle fauci? Le piastre sulle sue guance si muovono. Mi abbasso, così non mi vedono e posso portarmi le mani al volto. Morbido. Qualche solco, ma non ho quei denti. Non è solo, però. Sono in due. E l'altro? Mi affaccio di nuovo, assottiglia lo sguardo per mettere a fuoco. Ha la faccia lunga e stretta, labbra molto larghe, carnagione più calda del primo. Ha delle protuberanze sulla testa. Anch'io? Mi abbasso di nuovo e controllo. Lunghi filamenti sottili, a tratti arruffati. Sono diverso. O diversa? Perché tutte queste domande? Adesso non servono queste risposte. Mi serve sapere come sopravvivere. Non mi interessa sapere come ci sono arrivata qui. O dove sia qui. Ci penserò in un secondo momento. ••• -Comportamento primitivo. Mostra curiosità, guarda.- disse Solus Mordin, il dottore salarian, indicando con un cenno la donna dietro ai container. -Perdita di memoria molto probabile. Non trovo motivo, però.- disse tornando a controllare sull'ologramma sul suo braccio. -Provo ad entrare di nuovo in sua tuta- Garrus restava seduto con in mano il suo fucile da cecchino. Aveva lasciata inserita la sicura, ma si teneva pronto per eventuali intrusioni. Per questo guardava spesso la porta abbattuta del bunker. -Ancora niente segnale...- disse lui dopo aver guardato al suo, di polso. Poi guardò la donna. -Come ci siamo finiti in questa situazione...?- Il dottore alzò lo sguardo sul turian, con espressione confusa. -Perso memoria anche tu? Improbabile.- disse tornando a diteggiare sul pannello olografico. -Era solo una domanda retorica, Mordin- rispose Garrus con tono stanco, muovendo leggermente le mandibole verso l'interno, guardando la donna imboscata dietro ai cassoni. Li stava ancora fissando. Lo rendeva nervoso, sembrava voler saltare loro addosso da un momento all'altro. -Interessante. Tuo frequente contatto con comandante ha portato a fare uso di costumi umani. Lei finito medigel- disse senza staccare lo sguardo dai dati sul suo polso. Parve ignorare la prima parte della risposta del salarian, fece solo vibrare leggermente le mandibole. -In ogni caso, non credo si ricordi come usarlo. Hai dati più utili? Non mi sembra possa aver preso una botta in testa, quando è svenuta.- -Salarian buon posto dove cadere. Per chi cade, non per salarian.- rispose lui, indispettito dalla leggera ostilità che si stava creando tra loro due. Come se non bastasse che il comandante fosse uscita di testa. -Non botta in testa. Sicuramente successo qualcosa prima di svenimento. Più facile se...- -Ho capito, avvicinarsi.- disse insofferente il turian. Non ne poteva più di sentir parlare a vanvera Mordin. Erano ore che lo ascoltava. -Scortesia non porterà a soluzione, Vakarian- brontolò lui, rendendosi conto solo dopo averlo detto di non aver fatto una buona mossa. Era nervoso anche lui, doveva ammetterlo almeno a se stesso.