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Autore: Clytie    08/04/2017    1 recensioni
Si parla spesso dei sentimenti scatenati in chi ama ed è respinto, ma che succede nell'animo di chi non ricambia ed è costretto a rifiutare?
L’unica cosa a cui riesce a pensare ora, che la verità le è stata sbattuta in faccia come uno schiaffo, è che avrebbe dovuto capirlo prima.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un giorno qualunque





L’unica cosa a cui riesce a pensare ora, che la verità le è stata sbattuta in faccia come uno schiaffo, è che avrebbe dovuto capirlo prima. E forse c’erano stati momenti in cui il sospetto si era affacciato nella sua mente, ma era stato più semplice ignorarlo, convincersi ripetutamente di aver mal interpretato. In questo preciso istante, tuttavia, è impossibile ignorare l’evidenza dei fatti. Il momento della resa dei conti è finalmente giunto.

La figura allampanata di Gianluca torreggia su di lei, immobile nell’attesa di un responso, di un segno di avvenuta comprensione di quanto ha appena rivelato. Ma le parole stentano ad uscire, dando vita ad un silenzio pesante come un macigno. Sulla fronte di Gianluca passa come un’ombra, ogni traccia di vitalità svanisce da quel suo sguardo sempre dolce, sempre gentile.

L’ha attirata nel parchetto sopra cui si affaccia la sua casa, che li ha visti protagonisti di incalcolabili spedizioni navali, che ha ascoltato in silenzio i segreti mormorati a fior di labbra ed è stato testimone dei litigi, sciolti in lacrime e abbracci sul far della sera. L’ha chiamata lì, come fosse un giorno qualunque, con la scusa di parlarle di qualcosa. Senza domandarsi che fosse, Sofia si è infilata le scarpe, aggiustata i capelli ed è scesa in un batter d’occhio.

Ti amo, le ha detto lui, ti amo da quando eravamo ragazzini e giocavamo a calcio in questo parchetto di quartiere e io ti prendevo in giro dicendoti che non eri capace. Ti amavo quando mi ha raccontato del tuo primo bacio e della tua prima delusione d’amore; ti amavo anche quando frequentavo altre ragazze. Te lo dico ora perché devo, non riesco più a nasconderlo e devo tentare prima che sia troppo tardi, prima che la vita ci faccia intraprendere strade distinte. E ho paura, da morire, perché potrei perdere tutto ciò che abbiamo costruito, però non importa: mi gioco tutto.

Sofia tentenna ancora e quell’espressione che va dipingendosi su di lui le stringe il cuore in una morsa di ferro. C’è forse un modo giusto per dire a qualcuno a cui vuoi bene qualcosa che non vorrebbe sentire?

Non può fare a meno di sentirsi un mostro, dato che sta per spezzare il cuore ad una delle persone più importanti della sua vita, il suo migliore amico. Si conoscono dai tempi delle medie, quando lui l’ha difesa dalle maldicenze di alcuni compagni di scuola, lei l’ha ringraziato tra le lacrime e il giorno dopo gli ha portato dei biscotti al cioccolato fatti con le sue mani. Tutto è nato spontaneamente da quel momento: da semplici conoscenti sono diventa amici, compagni di gioco, confidenti. Ma ora pensa che forse, in qualche modo, deve averlo illuso, deve avergli permesso di credere che lei stessa avrebbe voluto di più. Ogni volta che ha poggiato il capo sulla sua spalla guardando un film sul divano di casa sua, ogni volta che l’ha stretto tra le sue braccia in un momento di scoramento, ogni volta che gli ha confessato che era un pezzo importante nella sua vita, che era un ragazzo d’oro, ogni volta che gli ha rivolto un sorriso e ha condiviso un frammento di sé, l’ha illuso.

Eppure non se n’è accorta.

«Gian» comincia e la voce le si spezza in gola. Una scintilla di consapevolezza pare attraversare gli occhi scuri dell’amico, nel profondo già conosce la sua risposta.

Per un malato istante pensa che potrebbe provarci, potrebbe farlo funzionare, potrebbe non spezzargli il cuore. Allora si immagina di sfiorargli le labbra, tenergli la mano, presentarlo alla sua famiglia come il suo ragazzo, non più come il suo migliore amico. E lo avverte tanto innaturale e sbagliato che rabbrividisce. Finalmente, rinsavisce e comprende quanto quell’errore finirebbe per rivelarsi madornale: una doppia presa in giro, una crudeltà per lui e per se stessa.

«Gian, mi dispiace» continua Sofia «Tu sei il mio migliore amico, ti voglio bene, un bene infinito, ma non ti amo e non sarebbe giusto farti credere il contrario» butta fuori tutto d’un fiato, ma non si sente affatto sollevata come avrebbe sperato.

Sulle labbra di Gianluca compare un sorriso rassegnato, intriso di tristezza. Un’altra fitta all’altezza del petto, come farà a perdonarselo stavolta?

Si passa una mano tra i riccioli scomposti ed esala lentamente.

«Mi dispiace così tanto» continua Sofia, facendo un passo verso di lui.

«Non dispiacerti» dice il giovane, dopo un breve silenzio in cui, probabilmente, raccoglie le parole giuste «Era un rischio che ho preso in considerazione… Ci conosciamo da talmente tanto tempo, mi vedi solo come un amico, lo capisco».

Sofia annuisce. Vorrebbe dirgli che spera che questo rifiuto non li allontanerà, perché tiene alla sua amicizia più di qualsiasi altra cosa, ma non ce la fa. Le sembra sia una forzatura.

«Se hai bisogno di prendere le distanze per un po’, ritagliarti i tuoi spazi, lo capisco. Starò alla larga finché non te la sentirai» le costa una fatica non indifferente pronunciare quelle parole ad alta voce ed elaborarne il significato. Equivarrebbe a rinunciare a lui, alla sua amicizia. Non attenderlo più sotto casa sua prima di andare a scuola, non trascorrere più serate all’insegna di film e pizza, non stringerlo più tra le sue braccia. Almeno per un po’…

Il ragazzo scuote la testa e, quando indirizza di nuovo lo sguardo su di lei, i suoi occhi sono coperti da un impercettibile velo di lacrime. «No, non voglio perderti. Voglio poterti stare accanto anche solo come amico».

Lacrime nuove si affacciano agli angoli dei suoi occhi e rotolano veloci sulle sommità delle sue guance. Sofia singhiozza a sua volta, quando si slancia verso il suo amico e gli getta le braccia al collo. Per l’ultima volta si rifugiano l’uno nell’abbraccio dell’altra; esposti e addolorati, non sono mai stati tanto vicini. Quando sciolgono l’abbraccio, durato un’eternità, checché se ne dica, sono entrambi consapevoli che nulla sarà come prima.

Eppure ci sperano entrambi di non perdersi, di potersi stare accanto ignorando l’ignorabile, fingendo di non vedere ogni gesto, ogni carezza, ogni parola, con altri occhi.

«Ci vediamo, Sofia» dice Gian.

«Ciao, Gian» risponde, strofinandosi il viso con la manica della felpa.

Lo osserva darle le spalle e percorrere la strada verso casa, con la testa china e le mani abbandonate nelle tasche del giaccone di jeans. È quel preciso istante, mentre lo vede allontanarsi senza mai voltarsi alle spalle, che Sofia si rende conto con amarezza che un piccolo frammento della sua vita si è sbriciolato per sempre e forse, solo in un giorno molto distante da questo, riusciranno a guardarsi di nuovo con occhi di ragazzini.






Scrissi questo pezzo in momento di sconforto e così, d'impeto, ora ho deciso di pubblicarlo. Si parla spesso di quello che accade a chi ama ed è rifiutato, ma che accade a chi rifiuta?

Spero che vi piaccia e che mi farete sapere che ne pensate.
Baci.
C.

   
 
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