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Autore: Kim WinterNight    08/04/2017    2 recensioni
[Sequel di 'Alive'.]
«Siamo giunti all'ultimo campo per Laura.
Stavolta però si ritrova ad avere qualcuno al suo fianco, qualcuno che però non è Marco.
Forse questa è la volta buona, forse la ragazza riuscirà a superare l'attrazione che da sempre la lega a qualcuno che non la ama.
Lei ci proverà, supportata da sua sorella Tamara, dall'immancabile e storica amica Viola e da tutti i loro compagni di avventura, sotto la supervisione di educatori e istruttori che non rinunceranno a mettere i ragazzi alla prova e a combinare un bel po' di casini.»
Come per le due storie precedente, troverete una colonna sonora diversa per ogni capitolo. Vi basterà cliccare sul collegamento presente sul titolo per essere rimandati direttamene al brano su YouTube.
Inoltre, come di consueto, il titolo della storia porta il nome di una canzone dei P.O.D. intitolata proprio 'Boom': vi consiglio di andarla a sentire! ;)
Buon ascolto e buona lettura e, come sempre, non esitate a farmi sapere il vostro parere ♥
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Youth Of The Nation'
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ReggaeFamily

Capitolo uno: Time for the Love




Mentre mi preparavo per il mio ultimo campo, mi sentivo malinconica. Il punto fondamentale della questione era uno solo, e portava il nome di Danilo.

Ebbene sì, stavo uscendo da circa tre settimane con un ragazzo che non era Marco, il che era assolutamente incredibile per una ragazza come me, una ragazza disabile.

Danilo aveva portato una ventata d'aria fresca nella mia vita, mi aveva fatto capire che anche io potevo essere accettata da qualcuno che non avesse a che fare con i miei stessi problemi; mi aveva fatto capire che per lui non erano problemi, ma che si trattava solo della mia condizione di vita, diversa da quella di chiunque altro, proprio perché ognuno di noi era unico, diverso, speciale.

In realtà non era un ragazzo molto loquace, ma quando mi teneva tra le braccia e mi accarezzava i capelli mi sentivo come se non potesse capitarmi niente di male.

Ero veramente felice di averlo conosciuto. E sapevo che mi sarebbe mancato durante il campo. Era ironico pensare che, mentre l'anno precedente avevo pensato di fingere di avere un ragazzo per ferire Marco, stavolta invece il fato mi aveva messo su un piedistallo e avevo tutte le carte vincenti dalla mia parte.

Una cosa era certa: non mi sarei fatta intimorire da Marco, dall'attrazione che da sempre provavo per lui, dal suo atteggiamento spavaldo che sempre mi aveva attirato e ferito.


«Lau, rispondimi! Uff, sei sempre con quel cellulare in mano!» mi apostrofò Tamara, mentre trascinava la grande valigia verso l'uscita di casa.

«Eh? Ah, sì, scusa... stavo rispondendo a Dani!» replicai con un sorriso. «Arrivo!»

Eravamo di nuovo pronte per partire e non mi sembrava vero: quella sarebbe stata la seconda avventura per noi due, il secondo campo insieme, e purtroppo anche l'ultimo. Ero ormai troppo grande per poter partecipare a quelle iniziative, avevo quasi ventitré anni ed era assurdo constatare che fossero trascorsi quasi dieci anni da quando avevo conosciuto Marco, Viola e un sacco di altre persone che avevano fatto parte della mia vita.

«Andiamo, mamma! Sei sempre in ritardo!» strillò Tamara, scuotendo il capo.

«No, mica è vero!» esclamai.

«Lau, ti mancherà Dani?» chiese mia madre quando riuscì finalmente a uscire di casa, dieci minuti e infiniti incitamenti più tardi.

«Ma che domande mi fai?!» mi indignai.

«Siete innamorati!» mi prese in giro lei, caricando le valige nel portabagagli.

«Oh, che carini! Che romantici!» rincarò mia sorella.

«Piantatela voi due!» tuonai.

Salimmo in macchina e ci mettemmo in viaggio, il quale durò poco più di dieci minuti in quanto dovemmo soltanto raggiungere una stazione di servizio poco distante dal nostro paese; poi saremmo state prelevate dal pullman che era partito dalla capitale con a bordo il resto dei nostri compagni di campo.

Dovemmo aspettare un bel po' prima che loro arrivassero, ma quando ciò accadde fu una festa incredibile: io e Tamara ci fiondammo ad abbracciare Giovanna come due pazze, felicissime che sarebbe stata con noi anche durante quell'esperienza. Poco dopo fummo raggiunte da un'altra ragazza, che io riconobbi subito come Marta, un'educatrice che aveva partecipato al campo con noi ben tre anni prima.

«Lau!» esultò lei, venendomi in contro.

«Marta!» esclamai, correndo ad abbracciarla. «Sono così felice che ci sia anche tu quest'anno, ci divertiremo un sacco!»

In quel momento appresi che né Stella né Stefano sarebbero stati dei nostri, perciò il ruolo di coordinatrice era passato a Marta. Lei mi spiegò che saremmo state in camera insieme e che non vedeva l'ora di ascoltare tutto ciò che avevo da raccontarle, dal momento che non ci vedevamo da una vita.

Notai che anche Marco era sceso dal pullman per salutarci: era vestito completamente di nero, come sempre, e aveva addosso una maglia di un gruppo metal; i suoi capelli erano sempre lunghi e ricci, e non era cambiato molto dall'ultima volta che ci eravamo visti.

Si avvicinò a me e Tamara e ci salutò con freddezza, anche se subito prese a parlare con mia sorella, dato che loro avevano continuato a sentirsi ogni tanto.

Alla fine lui aveva deciso di partecipare al campo, anche se non avevo idea di cosa gli avesse fatto cambiare parere; io e Tamara avevamo continuato a divertirci alle sue spalle per un po', ma c'erano stati dei momenti troppo divertenti per essere dimenticati.

Ripensai a due mesi prima, quando avevo ricevuto un messaggio da Marco e avevo deciso di rispondergli; mi aveva scritto che aveva assoluto bisogno di parlarmi e io avevo deciso di giocare un po'. Non conoscevo ancora Danilo, era piena estate ed ero rientrata da poco da un concerto molto divertente, perciò mi ero presa la libertà di prenderlo un po' in giro. Marco, dopo qualche messaggio, se n'era uscito dicendomi che avrebbe voluto ricostruire un rapporto d'amicizia o d'amore con me. Ero rimasta basita, poi ero scoppiata a ridere e avevo fatto leggere quel messaggio a Tamara. Ovviamente non avevo accettato, e a un certo punto avevo smesso semplicemente di rispondergli perché stufa delle sue stronzate. Ormai lo conoscevo, e probabilmente quella sera doveva essere completamente ubriaco.

Poi lo avevo rivisto. Ero andata a un concerto metal che si era tenuto nella zona in cui abitava lui, e lì ci eravamo incontrati per caso. Spinta dal divertimento e dall'ilarità, ero corsa a salutarlo e lui aveva faticato a riconoscermi, per poi limitarsi a chiedermi come stavo e come mai mi trovassi lì. Ovviamente, in pieno stile Marco, non aveva approfittato di quell'occasione per parlarmi di ciò che voleva dirmi soltanto due settimane prima, e io non mi ero presa il disturbo di ricordarglielo.

Infine, qualche giorno prima della partenza, mi aveva scritto un messaggio e io lo avevo ignorato, dopo averlo raccontato a Danilo e aver ricevuto la sua approvazione.

E ora eravamo lì, insieme, e io non potevo far altro se non pregustare ciò che sarebbe potuto accadere durante quell'ultimo campo.

«Allora, andiamo? Siamo già in ritardo!» ci spronò Giovanna.

Io e Tamara abbracciammo e baciammo nostra madre, poi seguimmo Marco e le due educatrici verso il pullman.

«Lau, vieni con me davanti?» mi chiese Giovanna.

Così ci sistemammo sul sedile accanto all'autista e solo allora mi accorsi che in realtà il gruppo era stato suddiviso in due pullman. Poco dopo notai che Tamara e Marco si erano sistemati nei posti proprio dietro di noi, e così tesi l'orecchio per sentire cosa si stessero dicendo.

Io e Tamara avevamo architettato un piano divertente nei giorni scorsi: mia sorella aveva detto a Marco, tramite SMS, che al campo per lui ci sarebbe stata una bella sorpresa, senza però accennare a nulla in particolare e limitandosi a dirgli che la questione aveva a che fare con me. Non appena si fosse presentata l'occasione, Tamara gli avrebbe spiattellato la mia relazione con Danilo con molta noncuranza, per poi divertirsi ad analizzare la sua reazione. Stavo uscendo con un ragazzo, davvero stavolta, perché non approfittarne per farsi due risate?

«Vivi è nell'altro pullman?» chiesi a Giovanna, rendendomi conto che Marco e mia sorella stavano parlando di musica, visto che lui aveva insistito per farle ascoltare qualcosa di orribilmente black metal.

«Sì. Non vede l'ora di abbracciarti!» dichiarò l'educatrice con un sorriso. «Cosa mi racconti?» mi chiese poi.

Feci spallucce. «Niente di che, solo che... esco con un ragazzo» buttai lì.

«E che aspettavi a dirmelo?!» strepitò lei con l'entusiasmo di una bambina.

«Ci siamo appena incontrate!»

Giovanna rise. «E lui lo sa?» bisbigliò.

«Lui?»

«Marco» mi sussurrò all'orecchio.

Sorrisi. «Non ancora.»

«Ne vedremo delle belle!» commentò.

Chiacchierammo del più e del meno, intrattenendoci anche con l'autista, il quale era abbastanza simpatico e propenso al dialogo.

Mentre eravamo fermi a un semaforo, estrassi il cellulare e trovai un messaggio insolitamente lungo da parte di Danilo. Ci impiegai un po' a leggerlo, poiché i riflessi del sole disturbavano la mia visuale e si schiantavano contro lo schermo del mio fedele Nokia con i tasti, sempre lo stesso da tre anni e mezzo.


Io sto tornando a casa ora dovevo vedermi con un mio compagno di scuola fai buon viaggio tesoro sento già la tua mancanza ieri andando via si ero un po triste e mi e scesa anche qualche lacrima, non vedo l'ora di riabbracciarti <3


Sorrisi per la quasi totale mancanza di punteggiatura, poi esclamai: «Oh, che carino!».

Giovanna, al mio fianco, chiese: «Chi?».

«Dani! Leggi!» dissi, passandole il cellulare.

Lei esaminò in fretta il contenuto dell'SMS, poi ridacchiò e mi restituì il telefono. «Wow, è proprio innamorato!» scherzò.

Trascorremmo il resto del viaggio a chiacchierare del più e del meno, finché non raggiungemmo finalmente la nostra meta. Il residence era lo stesso dell'anno precedente, e io finii, insieme a Viola e Marta, nella cemera che l'ultima volta era stata occupata da Marco, Thomas, Lucrezia e Lorenzo.

Non appena fummo tutti scesi dai pullmini, io e Tamara ci precipitammo ad abbracciare Viola; fu una festa bellissima, un momento magico ed emozionante, dato che non ci vedevamo da molti mesi e lei era mancata a noi come noi eravamo mancate a lei.

«Mi dispiace per te, Tami, che anche quest'anno devi stare in stanza con Simona e Gabriella!» disse Viola in tono dispiaciuto.

«Dai, prendiamo il lato positivo: c'è Giovi con lei!» provai a sdrammatizzare.

«Grazie eh, questo sì che mi rincuora... tanto quelle due annullano completamente l'effetto positivo di Giovi, sono due piaghe!» si lamentò mia sorella.

«Hai ragione!» concordò Viola. «Non ti invidio.»

«Voi siete anche più fortunate di me, perché quest'anno non c'è Elisa e siete solo voi due con Marta, che è fantastica!»

«Grazie per il complimento, Tami. Sappi che sei la benvenuta nella nostra stanza a qualsiasi ora del giorno e della notte» intervenne Marta, che era di passaggio con qualche bagaglio tra le mani.

«Questo mi dà la forza per vivere!» scherzò Tamara di rimando.

Guardai Marta: era il primo momento in cui riuscivo a vederla in maniera decente, poiché c'era il sole a illuminarla mentre si fermava un attimo a parlare con Giovanna; era un po' più bassa di me, piuttosto magra ma non per questo priva di forme. Aveva i capelli legati in una coda di cavallo, la pelle abbronzata e indossava dei vestiti semplici e comodi.

Il mio cellulare squillò: era Danilo!

Mi guardai un attimo intorno e individuai Marco a pochi metri da me, intento a fumare mentre veniva irrimediabilmente importunato da Nicolò. Mi posizionai poco distante da loro, mentre rispondevo alla chiamata, in modo da avere il ragazzo a portata di orecchie.

«Dani?» esordii.

«Ciao tesoro. Come va?» mi domandò lui in tono calmo. La sua voce fece aumentare la nostalgia che provavo nei suoi confronti.

«Bene dai, siamo arrivati da poco, però mi manchi» ammisi.

«Anche tu, lo sai. Dai, se riesco vengo a trovarti.»

Sorrisi. «Sì, ti prego! Ti aspetto con ansia!»

Scambiammo ancora qualche parola, poi fui costretta a riattaccare perché dovevamo sistemare i bagagli e poi prepararci per andare a cena.

Prima di salire in camera, conobbi Giorgio, un nuovo ragazzo che aveva tredici anni e sembrava simpatico, anche se purtroppo era completamente cieco e soffriva di una qualche forma di obesità non meglio definita. Mi dispiacque molto apprendere che un'altra persona era caduta vittima di quel male che ci accomunava tutti, un male quasi incurabile e che ci rendeva fisicamente limitati. Riusciva, però, ad aprire le nostre menti e a renderci liberi sotto un punto di vista diverso dal resto del mondo.

Quando io e Marta ci ritrovammo da sole, mentre Viola era in bagno, mi accostai all'educatrice e lo sussurrai: «Allora? Hai tutto l'occorrente per scrivere in braille?».

«Certo! Passami la poesia e io la copio» confermò la ragazza con entusiasmo.

Corsi in camera a recuperare il foglio che conteneva la poesia di compleanno che io e Tamara avevamo scritto per Viola, in modo che Marta potesse copiarla in braille e la nostra amica potesse leggerla con le dita. Ero emozionata, ma mi dispiaceva non essere io stessa in grado di utilizzare quel linguaggio fatto di puntini e piccoli fori su carta.

Viola, di ritorno dal bagno, sentì il rumore del punteruolo mentre Marta lavorava, così si fece prendere dall'entusiasmo e gridò: «Chi sta scrivendo in braille?».

Marta sorrise. «Io. Sto preparando un compito da far fare a un mio alunno quando rientriamo dal campo. Sai, è una cosa lunga e mi sono dovuta portare appresso il materiale» spiegò con disinvoltura, per poi strizzarmi il braccio con complicità.

«Davvero? Che bello, e che compito è?» volle sapere Viola, mentre armeggiava tra i suoi bagagli ancora da disfare.

«Un pezzo della Divina Commedia, pensa cosa mi tocca fare!» inventò ancora Marta.

«Oddio, che palle!» commentò Viola.

«Già, non ti invidio proprio» intervenni io.

«Già, poi io non sono tanto veloce a scrivere in braille...»

«Ti serve aiuto?» domandò la mia amica, affacciandosi dalla nostra camera.

«No, meglio se mi esercito, altrimenti rimarrò sempre una schiappa» la tranquillizzò Marta, senza smettere di scrivere.

Terminò giusto in tempo, poco prima di andare a cena, così io misi la poesia insieme ai regali che io e mia sorella avevamo preparato per Viola e scesi insieme agli altri per andare in pizzeria.

Trovai tamara e le sussurrai: «Hai detto a quello lì di Danilo?».

«Non ancora» rispose lei. «Abbi un po' di pazienza e vedrai che arriverà anche quel momento» aggiunse con un sorriso.

Eravamo giunti da poco al residence, eppure ero certa che anche per quel campo ne avremmo visto delle belle.

E io stavolta ero davvero pronta a vivere ogni cosa nel modo giusto, complice soprattutto la forza che ricevevo dalla presenza di Danilo nella mia vita.




Ebbene sì, anche se sembrava impossibile, sono tornata con il tanto atteso (?) sequel di 'Alive'; come ben sapete questa è l'ultima delle tre storie che fanno parte della serie 'Youth of the Nation', dedicata alle avventure di Laura, Marco e i loro compagni di campo.

Raccontare di loro mi piace un sacco, come avrete notato, e so già che mi mancheranno parecchio quando questa storia si concluderà. Ma ora non pensiamo al futuro, siamo solo al primo capitolo!

Be', come vi sembra quest'inizio? Siete contenti che Laura stia uscendo con questo Danilo? Stavolta ha davvero l'occasione per dimenticare Marco e farlo soffrire come lui ha sempre fatto soffrire lei. Ne vedremo delle belle mi sa :D

Spero di ritrovare gli affezionati lettori di un tempo e di trovare anche qualcuno di nuovo tra le mie recensioni o tra le persone che seguono/preferiscono/ricordano la mia storia!

Ultima cosa: aggiornerò questa storia ogni sabato, perciò tenetevi pronti ;)

Vi ringrazio fin da ora e vi saluto, alla prossima e non esitate a lasciare il vostro parere nelle recensioni ♥

  
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