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Autore: bluesandsmiles    08/04/2017    0 recensioni
Kaelin e Naya sono amiche da anni e non potrebbero essere più diverse; sono accomunate solo dall'amore per ogni forma d'arte e per l'ambizione a realizzare i propri sogni. Kaelin parte per New York per diventare una scrittrice, Naya rimane vicina a casa ma studia per entrare nell'ambasciata. Per quanto distanti, rimangono però sempre vicine.
Ma la direzione di quei sogni, per quanto mai lineare e semplice, inizia a svincolare dal controllo di entrambe quando altro si mette di mezzo: la famiglia, la difficoltà della salita alle stelle, la salute.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La prima volta era stato un fulmine a ciel sereno. Era un venerdì pomeriggio di metà novembre, sul tardi, era tornata da poco da Londra per trascorrere il weekend a casa. A parte i soliti dolori, più o meno sopportabili, nulla avrebbe lasciato pensare che sarebbe successo.

Naya conviveva con quei problemi respiratori da sempre, più o meno. Pensava di essere a corto di fiato dopo aver faticato per portare la valigia e la borsa piena dei libri dell'università – casa sua non era poi così distante dalla stazione, aveva rifiutato di farsi venire a prendere da suo padre, il traffico delle sei del pomeriggio avrebbe fatto perdere del tempo e basta. Si era buttata sul divano, cercando di riprendere il respiro.

Ma non c'era riuscita. Era solo peggiorato, fino a mandarla in apnea.L'ambulanza era arrivata poco dopo e la notizia della necessità di un intervento tempestivo aveva sconvolto tutti. Era questione di tempo. Naya lo sapeva, la sua famiglia lo sapeva. Eppure c'era sempre stata la speranza che, con la cura attuale a cui era sottoposta, non ce ne sarebbe stato bisogno.

Aveva solo diciannove anni e si ritrovava con un polmone ridotto.

Le cose, da quel giorno, non si erano esattamente stabilizzate. E anche in quel momento, mentre il pneumologo ripeteva ai suoi genitori che stava rispondendo dignitosamente alla cura, Naya non riusciva a convincersene. Non è che fosse scoraggiata. Ma non era neanche ottimista. InNon voleva semplicemente farsi grandi speranze.  Se le era già fatte la prima volta, eppure era di nuovo lì. Operata d'urgenza per la seconda volta, ma sotto i ferri per la terza volta, senza contare innumerevoli altri momenti d'emergenza. In realtà, neanche il medico sembrava brillare d'ottimismo. 

Sapeva che il dottore si era rivolto a lei, ma non aveva proprio voglia di ascoltarlo. Era sveglia da cosa, cinque ore? E malgrado avesse di nuovo voglia di dormire, continuavano a bombardarla di domande. Le avevano tolto la maschera d'ossigeno, ma aveva ancora il tubo nel petto. Si sforzò di dipingersi un sorriso di circostanza sul viso e annuì, qualsiasi cosa avesse detto. Fatto sta che bastò a farlo uscire e lasciarla con sua madre e suo padre. Lei sembrò capire, perché le sorrise divertita, con un sopracciglio leggermente incurvato. "Non ne puoi più, eh?". Si era avvicinata e le aveva accarezzato la testa.

Solo in quel momento Naya si rese conto in che stato pietoso dovevano essere i suoi capelli e il pensiero di doverli pettinare l'avrebbe fatta urlare. "Riesco solo a pensare che non vedo l'ora di farmi una doccia," sbuffò, sistemandosi uno dei ricci che aveva deciso di ribellarsi.

"Dalla tua faccia pensavo stessi organizzando un omicidio," ironizzò suo padre, appoggiato alla poltrona, lì vicino al suo letto.

"Nah, troppa fatica." Naya sorrise e non poté fare a meno di strusciare il dorso della mano sugli occhi. Non era mai stata una dormigliona,eppure in quel momento voleva solo dormire fino a non ricordarsi più la data. Forse era solo l'effetto del calmante che piano piano fluiva nel suo sangue dalla flebo.

"Thal non ti ha ancora bombardata di messaggi?" aveva continuato Aida, sua madre. Erano andati a casa e tornati senza di lei al secondo turno di visite. Sapevano come la pensava la figlia maggiore. Gli ospedali ammazzano l'umore.Quella frase bastò per far correre i pensieri di Naya.

La prima volta che era stata operata, la cosa che aveva odiato di piùera stato sapere che le tutte le persone a lei care, senza eccezione, erano in pensiero per lei. Nei giorni seguenti erano passati tutti a trovarla e a salutarla. E lei odiava con tutto il cuore ricevere visite in ospedale. Odiava essere guardata con occhi compassionevoli. Non era una creaturina che rischiava di rompersi.

E poi c'era stata la chiamata di Kaelin. E lì si era resa conto del fatto che lei non l'avrebbe mai guardata con compassione.

Avrebbe voluto vedere la sua migliore amica. Lei aveva saputo cosa dirle al telefono, aveva saputo le parole esatte da dirle per spronarla, come sempre. Ma nella sua voce aveva percepito una nota strana, quasi sconosciuta.

Kaelin era triste quanto lei. Anche lei aveva bisogno di essere rassicurata. Quello che stava accadendo stava distruggendo anche lei.

Naya non l'aveva capito subito. E non si era mai sentita più egoista di così.

 

Sentiva l'abbraccio entusiasta di Thalia mentre leggeva i risultati degli esami di fine anno.

Sentiva la voce di Vincent mentre guardava Londra che scorreva lenta dal finestrino della macchina.

Vedeva il mare di Southend, udiva la risata di Kaelin mentre la spingeva in acqua e la guardava riemergere con un sorriso divertito e beffardo.

Osservava il tramonto sparire all'orizzonte e portarsi via l'estate...

 

Quando riaprì gli occhi, era di nuovo da sola. Solo un bigliettino, con la grafia di sua madre, che le diceva di riposarsi e che l'avrebbero rivista la mattina dopo. Riuscì a sprofondare di nuovo nel sonno con un sorriso leggero. Sperò solo che sarebbe durato abbastanza.

Nel frattempo, il suo cellulare, abbandonato sul tavolo davanti al letto, riceveva un altro messaggio.

Vedi di non farmi scherzi.

 

 

Soltanto una volta atterrata si era resa conto di quanti inglesi ci fossero stati a bordo. Il pensiero l'aveva colpita solo una volta arrivata al gate, mentre aspettava l'arrivo della propria valigia. Ascoltava distrattamente una coppia di mezza età vicino a lei, concentrandosi sulla pronuncia e non sulle parole. A parte i suoi genitori, i suoi nonni e Naya, non le capitava di parlare con altri inglesi. Si sentiva a casa e allo stesso tempo stranita, come se ormai la cosa non la riguardasse più.

Afferrò la sua valigia, cercando di deviare i pensieri, e afferrò il cellulare dalla tasca dei jeans. Erano le 7:47. Forse era ancora in tempo, se non ricordava male c'era un treno per Southend alle 8:08.

Si concesse solo il tempo di scrivere un messaggio, prima di infilare il cellulare tra la spalla e l'orecchio. Mentre spostava la borsa da una mano all'altra e si avviava verso la stazione interna di Heathrow, si sentì chiamare.

Girandosi, rimase qualche secondo imbambolata a fissare il sorriso di suo padre.

Non ci pensò due volte: infilò il cellulare in borsa, mollò la valigia sul posto e si avviò a passo svelto da lui. Anche la borsa cadde dalla sua spalla mentre lo abbracciava con forza.

"Lo sai che non mi abbracci così da quando avevi nove anni, vero?" scherzò lui e, per assurdo, fu proprio il suo lieve accento scozzese a farla sentire davvero a casa. "Ciao tesoro."

"Perché sei qui?" riuscì a dire Kaelin solo dopo essersi staccata da lui. Ewan non rispose: si limitò a passare accanto, continuando a sorriderle - Kaelin era certa che avesse il sorriso più bello del mondo, se avesse avuto il potere, avrebbe pagato oro per averlo nel suo corredo genetico – e andò a prendere la sua valigia.

"Perché sei testarda come un mulo e sapevamo che avresti preso il treno."

Kaelin lo seguì. Avrebbe roteato gli occhi, ma era troppo felice di vederlo. Si limitò ad alzare un sopracciglio. "Dimmi che eri già a Londra e non hai mollato tutto per venirmi a prendere."

"Ciao papà, mi sei mancato tanto. Grazie per essere venuto a prendermi, è la sorpresa più bella del mondo." Ewan si mise a ridere. "Poi non sbuffare se dico che sei un mulo," commentò, continuando a scherzare.

Kaelin lo prese a braccetto, sbuffando sul serio e nascondendo un sorriso.

 

"No, ma sul serio," aveva detto Kaelin ad un certo punto, mentre erano già in macchina e stavano uscendo dal traffico di Londra, "avrei potuto chiamare anche Milo."

"È ad una conferenza tutto il giorno, non poteva liberarsi, ma si è raccomandato di darti questo." Ewan aprì il cruscotto con la mano sinistra e tirò fuori quella che Kaelin pensò fosse la mug da viaggio più bella del mondo. "Voleva aspettare e dartela stasera, ma sai com'è. L'ha presa durante l'ultimo seminario a Cork."

Kaelin l'afferro e, dio benedica suo padre, era piena di caffè ancora caldo. Aromatizzato alla cannella, lo sentiva dall'odore.

"Scusa, ma dopo questa Milo è il mio padre preferito."

"Sì, lo sapevo che sarebbe successo, sono venuto a prenderti per riguadagnare dei punti."

Kaelin lo guardò incredula e rise di gusto.

 

 

Aveva sempre amato la campagna. Amava osservare come cambiava rapidamente mentre ci si sposta in auto o in treno e si stupida di quanti tipi di verde potessero esistere. Forse i suoi occhi non erano neanche in grado di percepirne tutte le sfumature.

Mentre guardava il paesaggio davanti a sé variare e avanzavano verso Southend, non provò il suo solito stupore e neanche una punta di dolce malinconia. Il buonumore era svanito fino a crearle un senso di vuoto alla bocca dello stomaco.

Non riusciva più a mettere a fuoco le immagini davanti a sé. Con la fronte appoggiata al finestrino, per un attimo la campagna inglese era diventata la campagna fiorentina. Rivide Naya e Vincent che camminavano davanti a sé, su per una stradina di pietra, in uno dei tanti paesini che avevano visitato durante il loro viaggio estivo. Naya l'aveva presa in giro, dicendo che si perdeva troppo ac ontemplare anche il dettaglio più insignificante. Aveva risposto che anche lei avrebbe fatto di peggio, se l'avesse portata a trovare i suoi nonni in Scozia.

La verità è che quella meraviglia nei confronti del mondo le aveva sempre accomunate.

Kaelin si scosse da quei ricordi e sospirò, appannando leggermente il finestrino. Frugò nella borsa e prese di nuovo il cellulare.

Ha il sonno disturbato e come sempre cerca di stare sveglia.

Ora le hanno somministrato del sonnifero.

I miei zii hanno detto che secondo i dottori la situazione è stabile.

Vorrei sapere cosa intendono per stabile.

Sai già che ti romperà le palle quando ti vedrà, vero?

Sorrise lievemente. Sì, lo sapeva benissimo.

Lo so, ma va bene così.

Bloccò lo schermo e gettò il cellulare nella borsa, sbadigliando.

"Va tutto bene?" le domandò Ewan, guardandola per un istante prima di continuare a controllare la strada.

"Sì, pare che stia meglio. Meno male..."

"Intendo anche te. Okay, lo sai che non sono io quello che fa i grandi discorsi, ma ultimamente chiami molto di meno."

Kaelin aveva incrociato lo sguardo di suo padre e l'aveva evitato subito.

"Non c'è niente. Sono solo stanca. Penso sia l'arrivo della primavera".

Si era sorpresa di quanto fosse stata leggera e tranquilla la sua voce. In realtà era sempre stata discreta a mentire. Ma Ewan si era sempre accorto di tutto solo ascoltandola. Eppure, lo vide annuire e sorridere con un ora pensa a riposarti allora.

Com'era possibile che gliel'avesse fatta? O forse stava solo cercando di lasciarla tranquilla per un po'?

In quel momento cercò di convincersi che era solo la stanchezza a farle credere di avere una crepa che cresceva sempre di più.

Sapeva solo che Naya non si sarebbe fatta fregare così facilmente.

   
 
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