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Autore: __roje    09/04/2017    1 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Aki Nomura è solo un ragazzo di 16 anni che ha sempre sognato di poter condurre una vita scolastica del tutto normale, fatta di amicizia e nuovi amori. Tuttavia la realtà in cui si trova non è affatto così; a causa di diversi eventi il suo carattere è diventato molto più rude e introverso e i primi due anni di scuola non sono stati esattamente ciò che credeva ed una delle ragione è la continua presenza nella sua vita di quello che una volta era il suo migliore amico: Hayato Maeda. Un ragazzo di straordinaria bellezza che viene definito da tutti "Principe" per i suoi tratti e i suoi modi, ma la realtà è ben altra infatti Aki scoprirà presto i nuovi gusti sessuali della persona che credeva di conoscere bene e da quel momento tutta una serie di strani eventi cominceranno a susseguirsi nella vita di questo giovane ragazzo.
IKIGAI: è l'equivalente giapponese di espressioni italiane quali "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere" o "il motivo per cui ti svegli ogni mattina".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CAPITOLO 4.5

8 anni prima...
I ciliegi in fiore, uno degli spettacoli che avevo sempre amato, l’unico valido motivo che mi spingesse ad uscire di casa tanto in fretta ogni mattina in quei giorni, e cioè gustarmene a pieno ogni tonalità di rosa.
Potevo restare minuti interi fermo in quel viale alberato a guardare tutto ciò, ad imprimere ogni immagine nella mia memoria cosicché potessi pensarci anche a scuola e andarvi con un sorriso.
“Perché ti trovo sempre qui imbambolato eh?”
Mi voltai appena, riconoscendo perfettamente la voce del mio amico Hayato. Lo guardai e gli porsi un sorriso perché aveva ragione, ero sempre li fermo a guardare una cosa così banale.
Hayato mi fissò confuso del perché stessi sorridendo “Non lo trovi bellissimo? Guarda che bei colori” allungai una mano per afferrare al volo un petalo e ci riuscii mostrandolo a lui. Hayato lo guardò, lo prese in mano con un espressione per nulla interessata alla cosa e lo lasciò cadere a terra incurante della sua bellezza.
“Muoviti o faremo tardi” mi esortò invece iniziando a camminare, ne rimasi molto deluso che non apprezzasse una cosa così bella, tuttavia feci spallucce e lo seguii a ruota.
 
 
 
“Aki-chan guarda com’è cresciuta la tua piantina!” osservò Mayu mostrandomi il mio vasetto e togliendolo dal suo posto.
Osservai la mia creazione contento che fosse cresciuta tanto, era una bella soddisfazione ma lo era ancora di più prendermi cura di quel piccolo giardino con lei, perché Mayu era la bambina che mi piaceva.
“Non posso crederci che tu sia così bravo. Vorrei che anche la mia fosse già così grande” e guardò con tristezza il suo vasetto dove vi era a stento un germoglio. Non mi piaceva vederla giù di morale, ai miei occhi doveva sempre sorridere e mostrarmi le sue guance rosee.
Non ci pensai due volte e afferrai l’annaffiatore, gettai rapidamente dell’acqua sul vasetto cogliendola di sorpresa “Crescerà anche la tua piantina vedrai! Devi prendertene cura, darle da bere e far sì che il sole la riscaldi e vedrai che molto presto sarà anche più grande della mia.”
Poggiai il piccolo vasetto accanto al mio, in modo che un sottile raggio di sole li raggiungesse. Quel gesto, quella vicinanza tra le nostre piantine mi riempì il cuore, e sul viso di Mayu si stampò nuovamente il sorriso.
Mayu mi osservò e io feci lo stesso, ci guardammo senza dire nulla anche se nella mia mente avrei tanto voluto stringerle mano e dirle che mi piaceva tantissimo. “Mayu-chan io...”
“Che state facendo ancora qui voi due?” Dal nulla comparve Hayato, proprio mentre avevo quasi trovato il coraggio di dirle tutto ma poco male non c’era fretta e quel piccolo momento mi era bastato per ritagliare un ulteriore ricordo di lei.
Hayato si avvicinò a noi guardando i due vasetti “Ancora con queste stupide piantine...” commentò seccato.
“Non sono stupide!” lo sgridai.
“Haya-kun perché non ne fai crescere anche tu una eh? Ti darei una mano molto volentieri”
Mayu gli si avvicinò, le guance più rosse del solito e un atteggiamento che non le avevo mai visto prima, cosa stava succedendo improvvisamente, com’è che con me non si mostrava mai così disponibile?
“No, tutto questo è stupido.” Hayato senza preavviso mi afferrò la mano tirandomi su da dove ero, “Su idiota andiamo ho fame e voglio pranzare.”
L’aveva fatto di nuovo, si comportava sempre così. Hayato non andava d’accordo con nessuno eccetto me, chiunque provasse ad essere gentile con lui veniva ripagato dal suo comportamento schivo e maleducato. Sebbene fosse bravo a scuola in ogni materia, i professori gli avevano rimproverato il suo comportamento, ma lui sembrava non importarsene affatto. Sembrava non contare nulla per lui.
Conoscevo Hayato da tanto ormai. Eravamo praticamente cresciuti insieme e lo consideravo alla pari di un fratello ma non potevo certo vantarmi di sapere tutto di lui, certe volte sembrava persino annoiato quando mi sentiva parlare o tipo mi presentavo a casa sua con un nuovo gioco ma non si era mai lamentato e sebbene il gioco che proponessi piacesse solo a me partecipava comunque, mostrando quasi interesse, ma tutto si spegneva subito non appena riusciva a battermi con estrema facilità.
“Hayato sei il solito! Abbiamo lasciato Mayucchan da sola nel giardino” mi guardai indietro in pena per lei mentre venivo trascinato chissà dove da lui.
Mi lasciò andare vicino alla nostra classe e mostrò il bento che si era portato dietro parandomelo davanti agli occhi. Lo fissai confuso. “La mamma l’ha preparato per entrambi.”
“Oh? Davvero!” mi si illuminarono gli occhi al pensiero della cucina della mamma di Hayato, era sempre stata così brava e buona con me e cucinava benissimo, non come la mia... “Allora sbrighiamoci a mangiare!” e lo spinsi dentro, mi occupai io di avvicinare due sedie al banco e feci gli onori di casa aprendo il bento, scoprendo un meraviglioso pasto fatto con amore.
“Itadakimasu!” esclamai spezzando gli hashi e Hayato fece lo stesso sorridendomi.
“Oh Nomura che hai lì?”
E alla mie spalle sbucò il solito Uromiya, un nostro compagno di classe super ficcanaso che non sapeva mai farsi gli affari suoi. Durante il pranzo era sempre in prima fila per impicciarsi dei bento altrui.
“Sparisci Uromiya! Non te ne faccio assaggiare nemmeno un boccone oggi.”
“Eeeeh perché?” Uromiya poggiò i gomiti sul nostro banco incurante di disturbare. Hayato lo guardò male, ma quest’ultimo sembrò non accorgersi della cosa, e cominciai ad essere preoccupato.
“Ti do un pezzo ma tu sparisci ok?” ridacchiai nervoso.
Uromiya spalancò la bocca davanti ai miei occhi, incredibile che volesse sul serio essere imboccato. Con molta riluttanza afferrai un pezzo e glielo portai alla bocca, molto disgustato di fare una cosa del genere ma fu in quel momento che accadde, Hayato non permise affatto che quel boccone arrivasse alla bocca dell’altro bambino e si alzò rapido spingendolo via bruscamente. Uromiya preso alla sprovvista finì a terra. “Ahi!”
“Portati il pranzo la prossima volta. Lardoso.”
Uromiya lo fissò senza parole, e gli occhi gli divennero subito lucidi dopo l’ultima parola. Non potevo credere che Hayato l’avesse fatto di nuovo, non potevo sul serio pensare che quel bambino, lo stesso che tante volte aveva diviso bagno e letto con me avesse un simile comportamento col prossimo. Era assurdo.
 
 
Aki Nomura, età 12 anni.
Avevo il cuore in gola e le mani sudate. “Mi piaci tantissimo! Ti prego esci con me?”
Erano passati anni e i miei sentimenti erano cresciuti insieme a me, aumentando di giorno in giorno e finalmente dopo aver raccolto una bella dose di coraggio ero riuscito a dire quello che provavo a Mayu.
Era lì, davanti a me nella sua bella divisa da scuola media, ancora più bella di quanto lo fosse stata da bambina. I lunghi capelli neri le scendevano come morbide onde lungo la schiena e le spalle. Il viso era ancora quello di una fanciulla.
Non avevo il coraggio di guardarla in faccia così fissavo senza sosta il pavimento.
“Oh..” le sentii dire ad un certo punto. “Aki-kun non credevo che tu provassi questo nei miei confronti.” Strinsi i pugni ansioso della sua risposta, speranzoso che anche lei provasse lo stesso. “Mi dispiace..” iniziò però a dire, e a quel punto fui costretto a guardarla dritto negli occhi neri, “sei un ragazzo carino giuro, anche gentile ma sai... non sei esattamente il mio tipo, devo rifiutare i tuoi sentimenti.”
BAAM! Quella risposta fece così male che improvvisamente vidi bruciare davanti ai miei occhi tutti gli anni trascorsi, così come gli stessi sentimenti che avevo coltivato per lei credendo che tutti i suoi sorrisi fossero dovuti al fatto che anche lei provasse lo stesso, ed ora, la bambina dolce che avevo conosciuto non c’era più ma c’era una fredda ragazza che senza alcuna esitazione mi aveva spezzato il cuore dicendo che non ero il suo tipo.
La vidi andare via senza aggiungere altro. Ero stato scaricato.
 
Lo venni a sapere poco dopo, per un pettegolezzo che girava in classe da qualche giorno a cui non avevo neppure prestato attenzione poi però per puro caso cominciai a spalancare le orecchie, e me ne pentii...
“Si esatto! Pare che Mayu Oshiro della prima sezione ci sia riuscito, ha ottenuto un appuntamento con Maeda!”, stava dicendo una delle mie compagne.
Deglutii a fatica non credendo a quelle parole. Non poteva essere successo davvero, Hayato non mi avrebbe mai fatto una cosa del genere, non con la ragazza che mi piaceva tanto. Lui era mio amico.
 
 
“In che senso l’hai scaricata?!” esclamai sempre più furioso per l'ennesimo pettegolezzo che avevo sentito.
Hayato mi era davanti, incurante della mia rabbia e se ne stava seduto sul prato a leggere uno dei tanti libri che portava con se incurante che gli stessi parlando, “Dove l’hai sentito?”
“Tutta la scuola parla di te, lo sai! Come hai potuto scaricarla?”
Hayato finalmente fece l’enorme sforzo di guardarmi in faccia “Sì, e quindi? Era una stupida quella ragazza, mi ha supplicato fino alla sfinimento di uscire con lei e le ho detto no.”
Ripensai a tutto, ripensai al modo freddo con cui mi aveva scaricato quella ragazza e forse dentro di me sarei dovuto essere felice che qualcuno l’avesse trattata allo stesso modo schiacciando i suoi sentimenti, eppure non ero felice, ero piuttosto triste che la ragazza che mi era sempre piaciuta stesse piangendo per colpa di Hayato. Nessuno meritava di avere il cuore spezzato in quel modo.
“Sei un idiota!” sbottai esasperato “Sei un verme! Non sei umano, non provi nulla e hai fatto del male a quella ragazza come fai del male a chiunque!”
Hayato sgranò gli occhi “Aki?” Rapido lasciò il libro, si sollevò in piedi bloccandomi per la braccia per controllare la mia improvvisa ira, ed era così stupito che nel mio cuore mi resi conto che era la prima volta che lo vedevo così. “Che cosa ti importa di quella ragazza, eh?” mi domandò mentre cercava di trattenermi.
Io, dal mio conto, mi dimenavo cercando di colpirlo “Lasciami bastardo! Va al diavolo ti odio!” e senza che lo volessi, sorpreso di me stesso per quel gesto, lo colpii in pieno viso con un pugno.
Ormai era tardi avevo fatto una cosa di cui mi pentii immediatamente. Hayato non c’entrava nulla, che io fossi così arrabbiato non era affatto per causa sua bensì perché avevo il cuore in briciole. “Hayato io..”
Si toccò la guancia e la sua espressione mutò in vera propria rabbia “Ok, me ne vado” e non aggiunse altro, dandomi le spalle e lasciandomi lì completamente da solo.
Non avevo mai picchiato nessuno. Ero sempre stato contro la violenza, in qualsiasi sua forma e ora qualsiasi mio principio era venuto improvvisamente meno e avevo colpito il mio migliore amico, per un qualcosa in cui non c’entrava nulla. Dovevo assolutamente chiedergli scusa! Tuttavia, Hayato non mi diede modo di farlo. Da quel dannato giorno il suo comportamento nei miei confronti era completamente cambiato, mi trattava come qualsiasi persona, con sufficienza. Che fosse arrabbiato era logico, così feci passare diversi giorni aspettando che gli passasse ma quei pochi giorni si trasformarono presto in settimane e ancora nulla.
“Hayato!” lo fermai un giorno dopo le lezioni. Quest’ultimo, intento a riporre i suoi libri in cartella, si voltò appena a guardarmi e nei suoi occhi c’era solo tanto gelo nei miei confronti. “Ho provato a chiamarti ieri ma tua madre ha detto che eri al dojo.. “ cercai di raccogliere tutto il mio coraggio, ma avrei risolto quella situazione perché volevo che tutto tornasse come prima “senti ecco, volevo chiederti scusa per quella volta!”
Un ghigno comparve sul volto di Hayato “Stai pensando ancora a quello?”
“Eh?”
Hayato si sistemò i morbidi capelli biondi dietro un orecchio “Dovevi dirmelo subito che quella Mayu era la ragazza che ti piaceva, ma devo ammetterlo, ora capisco perché ti arrabbiasti tanto. Scoprire di punto in bianco che la ragazza che ti è sempre piaciuta è in realtà innamorata del tuo migliore amico deve essere stato un duro colpo, quindi touchè, me lo sono meritato. Ma andiamo credevi sul serio di poterle piacere?”
Che cosa stava dicendo.
“Guardati e guarda me, è ovvio che abbia preferito il sottoscritto quindi al posto tuo non ci penserei nemmeno più, io sono andato avanti e ti direi di fare lo stesso. Ma non credo lo farai, sei sempre stato uno stupido sentimentale.”
Era mio amico, lo era sempre stato ma un amico non usa certe parole, non dice certe cose così dolorose. Non ti guarda con occhi tanti cattivi e non si comporta così. Lui era mio amico, lo era stato.
Senza che me ne rendessi conto stavo piangendo e me ne resi conto nel momento stesso in cui alcune lacrime cominciarono a cadere dal mio viso, ma era ovvio che stesse succedendo. Ero deluso.
Hayato mi fissò senza battere ciglio e io come un idiota, perché era ciò che ero avevo anche solo creduto che lui fosse mio amico e che tenesse a me. Per anni avevo creduto che l’amicizia e l’amore fossero cose semplici, e che non fossero così difficili da ottenere. Purtroppo però quel giorno mi resi conto che il mondo gira in modo diverso.
  
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