Tra
il cuore
e la mente
Non
ho mai capito perché
la gente mi evitasse, anch’io ho due braccia e due gambe e
allora, perché tutti
mi evitano? Ho capelli biondi come il sole d’estate e gli
occhi azzurri come il
cielo sereno mentre loro hanno gli occhi scuri come la notte
più profonda e i
capelli come fili d’ebano.
Sono
i colori che
cambiano, ma anch’io sono una persona e allora,
perché mi evitano?
-Perché sei
diverso
Chi
è? Di chi è questa
voce che mi parla? Mi sembra tanto vicina eppure tanto lontana. Chi
sei? Fatti
vedere!
-Hai paura
forse?
Paura del buio, paura di stare da solo?
Come
faccio ad avere
paura di stare da solo se in realtà lo sono sempre stato?
-Non è vero, tu
non sei mai stato
solo, al tuo fianco ci sono persone che ti hanno sempre voluto bene,
sei tu che
non te ne sei mai accorto, guarda con i tuoi occhi.
In
questo spazio tutto
buio all’improvviso una luce che riporta scene della mia
esistenza. Un ragazzo
biondo, ma sono io!
-Già sei
proprio tu, guarda meglio,
c’è qualcun
altro con te.
È
vero ci sono altri
quattro ragazzi. Ma non riesco a capire chi sono, un attimo! Ma sono
Giacomo,
Alessio, Andrea e Francesco!
-Esatto!
Dimmi,
chi sono loro per te?
Chi
sono loro per me?!
Sono…
-No, non
dirlo.
Te ne potresti pentire.
Non
è vero, non me ne
pentirò mai.
-Pensaci
bene. Loro
ti hanno fatto ridere, ti hanno cambiato la vita e sono stati al tuo
fianco,
pensaci bene…chi sono
loro per te?
Non
penso che amici sia
la parola giusta per definirli.
-Invece lo
è! Loro ci
sono sempre.
Loro
non ci sono mai nei
momenti giusti.
-Allora
presentati tu nel momento giusto.
Ma
loro non sanno che io
in realtà mi sento triste e debole.
-Allora
diventa
forte e sorridente.
Sono
stufo di fingere,
non ho bisogno di persone che non comprendono la mia vera natura.
-Allora
sii più aperto e
ti capiranno.
Non
capiranno mai.
-Dai a
loro un’opportunità.
Ne
ho già date troppe di
opportunità!
-Abbi
fiducia in
loro!
Come
posso! È
impossibile!
-Allora
facciamo
un patto. Risvegliati da questo coma, dai a loro un’altra
opportunità, se
sbagliano ancora, io mi
fermerò.
Ci
sto, ma questa è
l’ultima volta.
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In
una camera d’ospedale
giaceva su un letto un ragazzo biondo, tranquillamente addormentato.
Ciò che
non sapeva il ragazzo era che stava per ricevere delle visite, infatti,
un
gruppo di quattro ragazzi era appena entrato in ospedale.
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-È ora che
tu ti risvegli, li
senti? Loro sono al tuo fianco.
Devo
proprio?
-Sì, devi
farlo.
E
va bene, tanto so già
come andrà a finire.
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AL:
“Ma si risveglierà alla
fine?”
AN:
“Non dire
stupidaggini, Alessio! Ovvio che si risveglierà!
G:
“Bisogna solo saper
aspettare, una persona non si risveglia con uno schiocco delle
dita!”
F:
“ Quel che ha detto
Giacomo è vero quindi fate silenzio, siamo in una camera
d’ospedale!”
Mentre
i quattro ragazzi
battibeccavano, il ragazzo biondo stava lentamente aprendo i suoi occhi.
AN:
“Enrico! Finalmente
ti sei risvegliato!”
Il
biondino li stava fissando.
Era un po’ incredulo alle figure a lui davanti, ma la voce
dei suoi compagni lo
ridestò dal suo coma istantaneo.
F:
“Come ti senti
Enrico? Tutto bene? Qualcosa non va?”
AL:
“Smettila Francesco!
Lo stai assillando di domande!”
F:
“È vero, scusa! Ma…come
stai?”
Enrico
attesa un attimo
prima di rispondere: <
E:
“Mi sento meglio,
grazie”. Il ragazzo rispose con tono pacato e i suoi occhi
non esprimevano
nessun sentimento. I suoi quattro amici rimasero un attimo interdetti
da questo
comportamento mai visto prima in lui. Ma pensarono solo che fosse
dettato dalla
stanchezza. I ragazzi rimasero per un po’ a fare compagnia a
Enrico finché
questi non disse loro di andarsene. Senza una parola i ragazzi
obbedirono.
Sulla
strada del ritorno
si ritrovarono a pensare a quanto fosse stata strana la reazione di
Enrico.
AN:
“Non vi è sembrato
strano Enrico?”
AL:
“È vero! Di norma
ride sempre, ma questa volta è stato freddo e
distaccato”.
G:
“Non dite così, forse
è solo stanco!”
AN:
“Sì, ma anche le
volte in cui era stanco, mica faceva così!? Che ne pensi
Francy?”
L’interessato
non
rispose, fece semplicemente spallucce perché troppo preso
dai propri
pensieri:<
Quella
sera e per tutta
la notte Francesco continuava a pensare alle sue ipotesi
finché non si
addormentò.
Intanto
in una stanza
d’ospedale, beatamente addormentato stava Enrico.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
-Perché hai
cambiato atteggiamento?
Perché
io sono così.
-Non è vero!
Puoi mentire a chi vuoi,
ma non a me.
Anche
tu sbagli.
-Ma non su
questo.
Invece
hai sbagliato,
quante volte ho avuto dei forti istinti omicidi?
-Non
saprei.
Vedi,
tu non sai tutto
di me, soprattutto tu non sai come sono io. La tua vittoria
è ben lontana.
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I
giorni si susseguirono
velocemente ed Enrico era stato dimesso dall’ospedale. Ora
era pronto per fare
ritorno a scuola e dai suoi amici.
Durante
questi giorni,
però, Francesco non aveva smesso di pensare alla sua ipotesi
e un giorno decise
di dirlo anche agli altri
AN:
“Ma stai scherzando
spero?! È una cosa assurda!”
AL:
“Ha ragione Andrea,
tu vuoi che quel pasticcione sempre allegro di Enrico sia in
realtà freddo e
distaccato? Ma è assurdo!”
F:
“Invece secondo me è
possibilissimo”
AN:
“E cosa ti fa essere
tanto sicuro?”
Francesco
attese un
attimo prima di rispondere: “Non lo so”. Rispose in
un flebile sussurro.
AN:
“Allora! Non c’è da
preoccuparsi, vedrai che lunedì, quando tornerà a
scuola, sarà di nuovo come
prima!”
AL:
“Dai, che è tutto
apposto!”
Invece
Giacomo non era
del tutto tranquillo, infatti, dopo che Andrea e Alessio erano andati
via,
aveva detto la sua a Francesco.
G:
“Sai che la penso anch’io
come te?! Ci sono delle volte che sembrava triste. I suoi occhi erano
persi in
chissà quali pensieri”
F:
“Quindi anche tu la
pensi come me! Bene, ma ora cosa possiamo fare?”
G:
“Vediamo lunedì e poi
andiamo a parlargli”
I
due amici si misero
d’accordo. Avevano intenzione di sistemare a tutti i costi la
questione, non
volevano lasciare in sospeso questa faccenda, soprattutto se in questa
faccenda
centrava il loro migliore amico.
La
mattina Enrico si
svegliò alla solita ora. Dopo la preparazione
uscì di casa per dirigersi a
scuola e lungo il cammino incontrò molti dei suoi compagni
di classe che s’informarono
sulle sue condizioni. Lui rispondeva con un sorriso e faceva finta che
nulla
fosse cambiato. Arrivato davanti a scuola, vide i suoi quattro amici e
lì il
suo comportamento s’indurì all’istante.
Andrea e Alessio nel vederlo gli
corsero incontro mentre gli altri due rimasero fermi aspettando che
fosse
Enrico ad andare da loro.
E:<
AN:
“Ciao Enrico!
Finalmente ti rivediamo a scuola! Come stai?”
E:”bene,
grazie!” -
<
Infatti
il biondino si
buttò addosso ai suoi amici e con il suo solito modo di
scherzare chiese come
andava e gli aggiornamenti di questo suo mese di assenza.
In
lontananza Giacomo e
Francesco guardavano la scena, ora più turbati di prima.
G:
“Non è possibile!
Come fa passare da un carattere all’altro come se niente
fosse!”
F:
“Mi stupisco pure io.
Ho subito notato il suo sguardo di ghiaccio appena ci ha visti, ma
all’improvviso è tornato sereno e ora ride e
scherza con quei due scemi. Non ci
posso credere! Giacomo dobbiamo agire in fretta se non vogliamo che la
situazione peggiori.”
L’altro
gli diede corda
e raggiunsero i tre che stavano festeggiando a modo loro. Mantennero il
comportamento più naturale possibile.
Le
ore di scuola
passarono in tutta tranquillità, tra una battuta e
l’altra di Enrico e un
battibecco suo con i professori, le ore volarono. Era arrivato
l’intervallo.
Enrico
non si muoveva
dal suo banco. Era stanco e una strana sensazione lo stava invadendo.
Si
sentiva strano e anche debole, ma non voleva dirlo.
Giacomo
e Francesco
passarono molto tempo assieme per discutere sul da farsi riguardo
Enrico. Non
riuscivano a venire a capo di nulla, ma alla fine decisero che
parlargli
direttamente sarebbe stata la soluzione più semplice tra
tutte. Quindi decisero
di tornare in classe per cercare Enrico.
In
classe il biondino
era ancora immobile al suo posto, mentre il resto dei suoi compagni
erano tutti
scesi al bar per prendere da mangiare.
<
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-Sei molto
sleale
se continui in questa maniera!
In
cosa io sarei sleale!
La scorsa volta mi dici che quel comportamento non è da me,
ora eccomi. Sono
come mi vuoi.
-Allora
proprio
non lo capisci vero?
Che
cosa dovrei capire
io? Cosa c’è da capire!
-Ci sono
tante
cose che non riesci a capire ragazzo. Sei talmente preso per te stesso
che non
noti nemmeno i cambiamenti negli altri e soprattutto nel tuo corpo
stesso.
Stupido moccioso. Ti sei danneggiato.
Mai
e poi mai io
abbasserò la mia testa. Dici che io non ho capito, bene
allora ti dimostrerò il
contrario! Dici che non ho notato il cambiamento, invece l’ho
notato. Eccome se
l’ho notato. Ho visto Francesco così come ho visto
Giacomo, hanno capito loro
due. Hanno capito ciò che non va in me, mentre io del mio
corpo non me ne
preoccupo. Se non reggerà lo sforzo pazienza,
vorrà dire che la nostra scommessa
finirà in parità.
-Come puoi
prendere alla leggere una cosa del genere!
Zitto!
Non sei la
persona giusta per dirmi una cosa del genere. Ora quello che non
capisce sei
tu! Ho il corpo danneggiato, è vero, ma sai
quel’è il punto più danneggiato?
Sai rispondermi?
-È l’intero tuo
corpo, per quanto è mal
ridotto come si può dire qual
è la parte
più
fortemente lesa?
Ecco
perché ho detto che
sei la persona sbagliata per dirmi delle cose del genere.
Risponderò io per te.
Il punto più danneggiato è il mio cuore stupido!
Ovvero sei tu!
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Francesco
e Giacomo
erano arrivati in classe, appena varcarono la soglia, videro davanti a
loro
Enrico cadere al suolo. Subito corsero a soccorrerlo. Fu portato
immediatamente
in infermeria, ma la dottoressa li aveva avvertiti che le condizioni di
Enrico
erano ben più gravi di quel che si potessero immaginare. Fu
allora chiamata un’ambulanza
ed Enrico fu nuovamente ricoverato all’ospedale.
I
due amici provarono a
chiamare sia Andrea sia Alessio, ma entrambi erano irraggiungibili. Per
quel
giorno rimasero all’ospedale per accertarsi delle condizioni
di Enrico.
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-Io
continuo a
non capire, perché sono io!?
È
vero che tu sei parte
di me così come io sono parte di te. Ciò che
penso tu lo sai, ma non sai ciò
che provo, perché i miei sentimenti sono chiusi in te,
capisci. Tu non capisci
te stesso, così come io non mi capisco.
-No! Non può essere,
io ho perso quindi?
Non
penso, tu non ti
capisci, così come io non capisco me e poi i miei amici per
me non esistono, o meglio
io non esisto per loro.
-Ma non è vero e tu
lo sai che non è vero!
Non
so più nemmeno io
cosa pensare, sono stanco e sono senza forze. Ti prego posso rimanere
qua?
-Penso che
ogni
tanto farci compagnia a vicenda ci faccia solo bene.
Grazie.
-Dovrei
essere io
a ringraziare te.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
F:
“Ma il dottore non
aveva detto che non era niente di grave? Allora perché
Enrico non dà cenno di
risvegliarsi?”
G:
“Non saprei nemmeno
io, ma la cosa inizia a preoccuparmi e non poco”.
Fuori
il sole stava
tramontando e i due amici erano ancora all’ospedale, seduti
vicino al letto
dove stava Enrico. Erano preoccupati e si sentivano inutili: il loro
migliore
amico era lì, in chissà quali condizioni e non
dava cenno di risvegliarsi e
loro non potevano fare niente. Erano impotenti.
A
un certo punto la loro
attenzione fu attirata dal macchinario cui era attaccato Enrico. I
battiti del
cuore del paziente si stavano facendo irregolari. La cosa
preoccupò i ragazzi
che corsero a chiamare i dottori.
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Perché
è tutto così
buio?
-Questa è la parte
più remota
della tua mente.
Quindi
dal cuore siamo
passati alla mente.
-Esatto.
Siccome
abbiamo capito cosa non va in me, ora dobbiamo sapere cosa non va in
te. Almeno
dobbiamo trovare la strada migliore da percorrere entrambi.
Ma
esattamente, cosa
devo fare?
-Niente,
vivi la
vita.
Non
penso di seguirti.
Devo seguire la vita? Cioè?
-Lo
scoprirai
presto. Ma ricordati non seguire né la mente né il cuore.
Segui il corso della vita. Questo deve essere solo un
arrivederci.
Cosa?!
Aspetta!
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
I
primi raggi
del sole andavano a posarsi sul viso di un ragazzo biondo che dormiva
beatamente. Lentamente aprì gli occhi e a causa del suono
della sveglia dovette
alzarsi. Doveva preparasi per la scuola e doveva anche sbrigarsi se non
voleva
fare tardi.
Stava
comodamente seduto in cucina per la colazione quando qualcuno
bussò alla porta
di casa. Allegramente si diresse verso l’entrata per aprire,
sicuro di chi si
sarebbe ritrovato davanti.
Aprì
la porta
e subito qualcuno gli si buttò al collo
AN:
“Buongiorno bello addormentato!”
E:
“Non
sparare cavolate Andrea! Già di prima mattina! Bhe mi potrei
accontentare,
almeno sono il BELLO addormentato disturbato dal cattivo e brutto
orco!”
AN:
“Brutto…se ti prendo, ti uccido!”.
Andrea
iniziò
a rincorrere Enrico per la casa, mentre altri tre ragazzi guardavano la
scena
senza speranze.
G:
“Siccome
quei due sono impegnati, entriamo in casa, ci sediamo a tavola e
facciamo
colazione”
F:
“Buona
idea. Noi entriamo!”
AL:
“Permesso!”
G:
“Non penso
ci sia bisogno di essere tanto educati, tanto Enrico non ti sentirebbe
nemmeno,
è troppo impegnato su altre frontiere!”
I
tre si
accomodarono, come detto, in cucina per la colazione. Dopo circa dieci
minuti
abbondanti Enrico tornò con un Andrea sfinito e tenuto per
il colletto.
E:
“Sì, ma
voi tre tranquilli!”
F:
“Certo,
tranquillo Enrico! Sappiamo nutrirci da soli!”
E
il gruppo
di ragazzi tra una battuta e l’altra passarono la loro pausa
prima della scuola
A
scuola
durante le lezioni ognuno era perso per i propri pensieri e solo
Francesco
riusciva a seguire la lezione. I professori li avevano divisi di banco
perché
troppo casinisti. Ognuno di loro era stato spostato a un angolo della
classe e
il quinto era al centro. Erano molto distanti gli uni dagli altri, ma
questo
non impediva a loro di comunicare e ogni tanto di combinarne una.
Enrico,
che
era al centro, iniziò a guardare il cielo perdendosi nei
suoi
pensieri:<
Finalmente
la
campanella del pranzo suonò e tutti corsero in sala mensa. I
cinque amici
fecero con calma, sicuri che il loro tavolo fosse libero, infatti
così era.
G:
“Ti vedo
pensieroso Enrico. Qualcosa non va?”
L’interessato,
come risvegliato da un sonno, rispose: ”No, non penso, non
credo”
AN:
“Ma sì
cosa ti preoccupi Giacomo! Tanto lui non ha cervello per
pensare!”
E:
“Che cosa
hai detto!” lo fulminò il biondino con lo sguardo,
pronto a saltargli addosso
se avesse osato confermare ciò che aveva detto.
AN:
“Cosa?
Io? Niente!” disse con finto sguardo angelico.
Mentre
gli
amici battibeccavano, una ragazza bionda con grandi occhi azzurri si
stava
avvicinando al tavolo dei ragazzi che appena la videro, si ammutolirono
all’improvviso.
E:
“Ragazzi
perché vi siete ammutoliti?”. Tutti e quattro
puntarono la figura dietro di
lui.
Quando
Enrico
si girò, incontrò uno sguardo magnetico e
s’immerse in due occhi azzurri come i
suoi:<
La
ragazza
vedendosi fissare a quel modo, cercò di prendere parola:
“Tu sei Enrico,
giusto?”
E:
“Sì, sono
io. Cerchi me?”
EL:
“Sì,
cerco proprio te. Il mio nome è Elisa e avrei una cosa
importante da dirti. Potresti
seguirmi un attimo?”.
I
ragazzi,
che fino a quel momento erano stati zitti, presero parola.
AN:
“Sicuro
che cerci lui? Se vuoi ci sono pure io!”
AL:
“Ma se
non ti va bene nemmeno lui, ci sono anch’io!”
G:
“Se state
zitti voi due fate più bella figura”
E:
“Smettetela
ragazzi! Comunque Elisa, di cosa hai bisogno? Possiamo parlarne anche
qui”
EL:
“No. È
una questione importante, quindi per favore, seguimi!”
F:
“Dai
Enrico, non si tratta così una ragazza, vai!”
E:
“E va
bene!”
I
due
biondini si allontanarono dalla mensa per raggiungere il terrazzo.
EL:
“Sei
sicuro di ciò che stai facendo? Sei proprio sicuro di non
sapere chi sono io?”
E:
“Scusa, ma
non riesco a seguirti”
EL:
“Non
posso darti spiegazioni, ma io spero con tutta me stessa che tu riesca
ad
uscire da tutto questo, ricordati le mie parole. Non seguire
né la mente né il
corpo. Segui il corso della vita”.
La
ragazza
con passo lento se ne andava mentre Enrico era rimasto un po’
scioccato da
quelle parole:<
Il
ragazzo
camminava diretto verso la classe, ma quelle domande lo assillavano a
tal punto
che andava a sbattere contro qualsiasi persona.
“Enrico
torna
da noi!”
Il
biondino
si girò di scatto per non trovare nulla:<
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
In
una
stanza d’ospedale vi erano quattro ragazzi. Tutti con sguardo
vuoto verso un
unico punto: un ragazzo disteso su un letto.
All’improvviso
la porta della camera si aprì: era entrato il dottore.
D:
“Ragazzi.
Potreste seguirmi nel mio ufficio? Dovremmo parlare delle condizioni
del
ragazzo di nome Enrico. Basta anche che venga solo uno di
voi”. I quattro si
guardarono un attimo e poi decisero che Francesco era il più
adatto, infatti fu
lui che seguì il dottore.
D:
“Tu
sei..”
F:
“Il mio
nome è Francesco, dottore. Ora mi dica, in che condizioni
è Enrico?”
D:
“La
spiegazione potrebbe essere molto lunga, ma arriverò al
sodo…”
F:
“Dottore
non mi faccia aspettare, la prego, mi dica!”
D:
“in poche
parole il tuo amico non si risveglierà
più”.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Il
biondino
camminava sulla strada di casa quando fu fermato da Andrea che gli
chiese di
uscire a divertirsi, ma rifiutò senza un preciso motivo.
A
casa non
preparò nemmeno la cena, ma si sdraiò sul letto
con gli occhi fissi sul
soffitto:<
“questo
deve
essere solo un arrivederci”
Enrico
scattò
a sedere:<
La
mattina
seguente era tutto come al solito tranne per un particolare: erano
seduti a
tavola per la colazione quando all’improvviso Andrea chiese
se andava tutto
bene ad Enrico.
Il
biondino
sgranò un attimo gli occhi per la
sorpresa:<
AN:
“Che
sembri strano oggi. Hai uno sguardo vuoto e non sembri collegato al
pianeta
terra!”
G:
“Non dire
stupidaggini Andrea, lo sai che è sempre così, io
non vedo niente di strano in
lui”
F:
“Infatti,
Enrico è come sempre, cos’ha di diverso secondo
te?”
AL:
“Ha
ragione Andrea, sembra più pensieroso del solito”
E:
<
Il
biondino
non rispose, semplicemente fissò i suoi amici con la
mascella che cadeva a
terra.
Cercò
di
elaborare velocemente una frase di senso compiuto, ma nulla gli veniva
in mente.
La sua ragione lo abbandonò nel momento peggiore e persino
il suo istinto.
Semplicemente rimase lì immobile. Gli occhi persi in
chissà quale luogo e la
mente vuota, seguita da un cuore che sembrava non battesse
più.
“Non
seguire
né la mente né il cuore. Segui il corso della
vita”
E:
<
“Questo
deve
essere solo un arrivederci”
E:
<
Tutto
intorno
si fece buio. Un’oscurità gelida.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Mentre
i
ragazzi stavano osservando il corpo inerme di Enrico, questi
iniziò a dare
pochi cenni di vita. Le sua dita si stavano muovendo, ma la macchina a
cui egli
era attaccato stava indicando che i battiti di Enrico non solo si
facevano
irregolari, ma si facevano anche sempre più lenti e deboli.
F:
“No,
Enrico! Risvegliati dannazione! Stupido che non sei altro!”
AN:
“Ma che
sta succedendo perché così
all’improvviso!”
I
ragazzi
preso le mani del loro amico nelle proprie e iniziarono a sussurrare
parole.
AL:
“Ti
prego Enrico! Lotta! Risvegliati!”
G:
“Amico
mio, non puoi farci questo! Non è da te!”
Calde
lacrime scivolarono lungo il viso dei quattro ragazzi. Chi ha mai detto
che i
ragazzi non piangono? Quelle gocce cristalline stavano proprio
scendendo dagli
occhi di ragazzi per posarsi sulle mani o sul viso del biondino.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
E:
<
In
quella
luce così scura iniziarono ad accendersi leggere luci rosse.
“No,
Enrico!
Risvegliati dannazione! Stupido che non sei altro!”
“Ti
prego
Enrico! Lotta! Risvegliati!”
“Amico
mio,
non puoi farci questo! Non è da te!”
<
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Nella
stanza
il macchinario segnava un ritorno ad un battito regolare del cuore ed
il
paziente sembrava essersi calmato.
AL:
“Che
sollievo! Ragazzi, per ora possiamo tirare un sospiro di
sollievo”. I quattro
amici si accasciarono, chi a terra chi sulle sedia vicino. Stanchi ed
esausti
per quella giornata così intensa.
All’arrivo
del tramonto, i ragazzi erano stremati e decisero che sarebbe stato
meglio se
fossero tornati a casa per riposarsi.
F:
“Sentite,
siamo tutti stanchi per questa settimana così faticosa,
è meglio se torniamo a
casa a riposare”
AN: “Ma non possiamo lasciare qui Enrico da solo!”
G:
“Francesco ha ragione, ragazzi ragionate. Se ci stanchiamo
troppo anche noi
finiremo male e questo Enrico non ce lo perdonerebbe mai!”
AL&AN:
“E va bene”
I
ragazzi
uscirono da quella stanza ed ognuno tornò a casa proprio con
la speranza che il
giorno dopo avrebbero potuto rivedere gli occhi azzurri di Enrico.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
-Mi
stupisci.
Lo
so, sono
troppo bravo!
-Non
intendevo quello, ma per il fatto che tu ci abbia impiegato così
tanto tempo ad
accorgerti che in realtà
non eri solo, ma che era tutto frutto della tua
immaginazione.
È
vero, solo
ora l’ho capito, ma non è mai troppo tardi.
L’ho fatto perché avevo paura di
sentirmi solo veramente, quindi mi sono creato l’immagine di
una solitudine
assoluta e questo, pensavo, che potesse rendermi meno solo di quel che
sono
veramente, invece ha avuto l’effetto contrario, sono stato
più solo di quanto
potessi essere. Ora mi pento veramente.
-Come
hai detto tu, non è
mai troppo tardi, fra poco farà
luce. È
la tua occasione.
Apri gli occhi e dì
tutto quello che hai da dire, non devi avere paura di
provare sentimenti nuovi, accettali e basta. Non crearti attorno a te un’immagine
inesistente di te stesso. Sei quel che sei e vivi come vuoi. Ricordati:
non
seguire né
la mente né
il cuore. Segui solo il corso della vita. Penso che
sia arrivato il momento di salutarsi.
Grazie,
ma
ci parleremo ancora, vero?!
-Certo,
io sono te e tu sei me, ora vai.
Ciao!
-Arrivederci,
masoch…
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Enrico
aprì
lentamente i suoi occhi per poi richiuderli di scatto per la troppa
luce. Li
riaprì lentamente, un poco alla volta in modo che si
potessero abituare alla
luce del sole. Quando si furono abituato, li aprì del tutto
e si mise a
sedere:<<è tutto apposto, ora. Gente, sono
tornato!>>.
Enrico
ripensò alla conversazione avuta con una parte di se stesso:
<
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-Sono
stato scoperto, spero di non parlaci più
per un po’.
L’importante
è
che quella capoccia dura della mente lo abbia capito
che non è
solo.
Al
mondo non si è
mai soli, anche quando non c’è
una persona al tuo
fianco, non vuol dire che si è
soli. Una persona nasce per non essere solo, perché
verrà
sempre accarezzata
dal vento, quel vento che porta con sé
parole di conforto, parole di gioia e parole di
gratitudine, ma anche parole di odio, di rabbia e di tristezza, ma
comunque
quel vento c’è
sempre, in qualsiasi momento, per farci capire che se
siamo al mondo è
perché
siamo ben voluti e che qualcuno ci ha voluti.
Se
ti
senti solo, alzo lo sguardo al cielo, chiudi gli occhi e ascoltami, io
che sono
il cuore, io che sono la mente, io…che
sono te.
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