Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: ___Darkrose___    10/04/2017    3 recensioni
Ci troviamo negli Stati Uniti, negli anni delle continue conquiste del territorio da parte degli americani a discapito dei nativi. Kagome è cresciuta in mezzo alla tribù Apache, mentre Inuyasha è un cowboy che condivide le idee espansionistiche dei suoi compatrioti. Nonostante le loro differenze i loro destini sono legati indissolubilmente.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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*Din Don, comunicazione di servizio*
Prima di cominciare devo prima di tutto ringraziare Alien19 per il suo prezioso aiuto e per la pazienza che ha avuto nel darmi le informazioni di cui avevo bisogno, questo capitolo è anche merito suo! <3
Buona lettura
*Fine comunicazione*
                                                 
Kagome non avrebbe permesso che gli facessero del male. Corse più veloce che poté, mentre il cuore le martellava le tempie. Si lanciò verso il corpo del giovane coprendolo con il suo e stringendolo forte tra le braccia. Mai avrebbe permesso che qualcuno lo toccasse.
Inuyasha non sentì arrivare il colpo, ma solo due braccia calde che gli cingevano la vita e dei capelli neri che gli ricoprivano il mento.
Quando aprì gli occhi vide Kagome che lo stava stringendo, mentre si era messa in mezzo a lui e al pellerossa. Questo guardava la giovane con aria completamente sconvolta.
- Levati! Non vedi che stiamo cercando di proteggerti? – gridò questo.
Inuyasha non riusciva a comprendere cosa avesse detto, ma la furia nella sua voce era ben distinguibile.
Kagome si voltò verso il giovane guerriero, guardandolo con occhi supplicanti.
- Vi prego, voi non capite! Lui mi ha salvata, non merita di morire – li scongiurò.
Gli altri due allentarono la presa sulle braccia di Inuyasha, mentre Kagome sembrava non avere intenzione di lasciarlo andare.
Il guerriero abbassò la sua arma, senza però smettere di mantenere lo sguardo puntato sulla giovane indiana.
- Lui è un viso pallido, non possiamo lasciarlo andare. Sono gli ordini del nostro capo – sentenziò.
La giovane sciolse l’abbraccio che la teneva stretta ad Inuyasha, ma solo per mettersi in ginocchio di fronte al ragazzo.
- Vi prego, lasciatemi parlare con il vostro capo, se poi non vorrà comunque concedergli la salvezza lascerò che muoia -, stava mentendo; non avrebbe mai permesso che nessuno gli torcesse un capello, ma quello era l’unico modo per permettergli di rimanere in vita ancora per un po’.
Un altro di loro si fece avanti.
- Tu chi sei?  Hai un viso familiare – disse.
Kagome si tirò in piedi, cercando di non mostrare la paura per la sorte di Inuyasha.
- Mi chiamo Kagome, nipote della sciamana Kaede della tribù Apache -, sapeva che in questo modo i guerrieri avrebbero concesso la grazia ad Inuyasha.
I tre sembrarono parecchio colpiti da quella rivelazione e si premurarono subito di abbassare il capo in segno di rispetto. Dopotutto, nonostante facessero parte di tribù divise, appartenevano comunque allo stesso clan e provavano un grande rispetto per gli sciamani e per la loro discendenza.
- Ma perché vi trovate così lontana da casa? È stato il bianco a rapirvi? -.
- No! – esclamò la giovane. – Come vi ho detto lui mi ha protetta, ma spiegherò tutto appena arrivata al villaggio -.
I tre sembravano riluttanti all’idea di portare con loro uno dei visi pallidi, ma alla fine acconsentirono alla richiesta della ragazza.
Inuyasha era ferito e dolorante e non riusciva a capire cosa stesse succedendo. L’unica cosa che sapeva, era che se era in vita il merito era di Kagome.
Venne caricato in malo modo su un cavallo da uno dei tre indiani, mentre Kagome salì sullo stallone nero che li aveva accompagnati durante tutto il viaggio.
Il viaggio le sembrò infinito, o forse era solo l’ansia che la stava attanagliando. Voltava spesso il viso verso Inuyasha, premurandosi che lui fosse sempre sveglio e vigile. Aveva dovuto lasciare la freccia piantata nella sua spalla, poiché con sé non aveva abbastanza bende per frenare l’emorragia e se la avesse estratta avrebbe rischiato di ucciderlo.
Il villaggio si trovava in una piccola zona boscosa ai piedi di alcune montagne. Quella brulicante striscia verde si trovava in mezzo alle alture, al riparo dalla vista di nemici. Kagome rimase affascinata dalla sua grandezza. Quel luogo era pieno di tende cavalli. Molti uomini stavano tornando, carichi di provviste probabilmente rubate dalle carovane degli stranieri.
La giovane si vergognò un po’ nel mostrare ad Inuyasha quella piccola macchia nell’orgoglio della sua gente, ma se lo dovevano fare era solo perché erano stati spinti sempre più lontani dalle loro zone di caccia.
Quando arrivarono al villaggio Apache Inuyasha fu condotto nella tenda dei prigionieri senza che Kagome potesse prendersi cura della sua ferita, mentre lei venne scortata nella tenda del capo villaggio.
A differenza del posto dove era cresciuta, il ruolo dello sciamano e del capo erano ben divisi. Il primo dava consigli e leggeva i messaggi degli spiriti, mentre il secondo organizzava la guerra e prendeva decisioni su eventuali spostamenti.
Kagome era parecchio nervosa. Appartenevano allo stesso clan, ma la loro idea di tolleranza era molto diversa. Un tempo vivevano insieme in armonia, ma quando sua nonna era molto piccola questo gruppo di combattenti aveva deciso di dichiarare guerra ai bianchi e si erano separati dalla sua tribù. I rapporti si erano fatti più freddi, ma questo particolare clan non aveva mai abbandonato del tutto le sue radici, continuando a considerare lei e la sua gente come fratelli.
Venne scortata fino ad una grande tenda, dove all’interno si stendeva un tappeto di pelle di orso, probabilmente a prova della grande forza del loro capo.
Questo era ormai un uomo, molto alto e dai lunghi capelli lisci e corvini. Il suo petto era costellato di cicatrici di guerra, che sembrava sfoggiare con fierezza. Il suo capo era adornato da una grande corona di piume e tra le mani stringeva un bastone di legno.
Non appena entrarono i guerrieri si misero in ginocchio e Kagome decise di fare lo stesso, per non rischiare di partire con il piede sbagliato.
- Grande capo Ahiga, questa ragazza ha chiesto di conferire con voi. È la nipote della venerabile Kaede – esordì uno dei due.
Ahiga nella loro lingua significava “colui che combatte” e quel nome si addiceva perfettamente a quell’uomo imponente e dall’aspetto così valoroso.
Il capo fece un cenno con la mano, per far capire ai guerrieri di ritirarsi.
Kagome decise di non alzare il viso fino a che non le fosse stato detto, per paura di mancare di rispetto a quell’uomo.
Ahiga si accucciò vicino a lei e le prese il mento tra le dita. La giovane si trovò davanti al suo viso. Così da vicino si potevano perfettamente notare le parecchie rughe causate dalla vecchiaia e dal sole. I suoi occhi erano due pozzi neri e seri, che la scrutavano con particolare attenzione.
- Somigli molto a tua nonna – sentenziò serio, prima di lasciarle il viso.
La invitò a sedersi di fronte a lui e Kagome obbedì, nonostante quell’uomo la mettesse particolarmente in soggezione.
Questo prese la pipa che teneva lì vicino e la portò alle labbra, prendendo una lunga boccata. Quel gesto ricordò alla giovane la sua amata nonna e sentì una fitta al cuore. Le era mancata così tanto la sua gente e la sua terra, eppure ora che vi si trovava era terribilmente nervosa.
- Allora, mi è stato detto che tu hai protetto uno degli invasori – cominciò, mentre il fumo si spandeva per tutto l’ambiente. – Vorrei conoscerne, il motivo -.
Kagome cercò di controllare la sua ansia e cominciò a parlare, cercando comunque di omettere il fatto che Inuyasha aveva attaccato in precedenza il suo villaggio.
- Il mio villaggio è stato attaccato e mentre scappavo…sono caduta nel fiume. Questo mi ha portato fino ad un lago e da quel momento ho vagato alla ricerca della vostra tribù. Quando ormai credevo di essere vicina, degli uomini mi hanno catturata, ma quell’uomo bianco mi ha protetta e mi stava conducendo da voi -.
Aveva parlato così velocemente che quando terminò il discorso fu costretta a prendere un lungo respiro.
Ahiga non aveva smesso di fissarla neanche per un secondo, senza però esprime alcuna emozione. Rimase in silenzio per secondi che a Kagome parvero lunghi anni.
- Quindi, mi stai dicendo che un uomo bianco, si è messo contro la sua gente per proteggerti? – domandò.
Detta in quel modo suonò assurdo anche a lei, eppure era davvero andata in quel modo per ben due volte. Inuyasha aveva quasi voltato le spalle al suo popolo per tenerla in vita e lei non poteva permettere che la soggezione mettesse in pericolo la vita del suo salvatore.
Si mise seduta in modo più composto e dritto e riprese a parlare.
- Proprio per questo motivo non posso permettere che venga ucciso. Ha rischiato molto per proteggermi e io mi sento in dovere di fare lo stesso. Credo che voi conosciate le origini di mia sorella Sango e proprio per questo motivo non posso pensare che tutti i visi pallidi siano malvagi. La prego, concedete la grazia al ragazzo che ha salvato la mia vita, mettendo a rischio la propria -.
Il capo sembrò colpito dalle parole della giovane e sul suo viso si dipinse un leggero sorriso.
- Kaede aveva ragione quando diceva che eri una ragazza promettente – cominciò, mentre si spostava una ciocca di capelli dalla spalla. – Ma vedi, proprio per questo io ti devo mettere in guardia -.
Kagome si fece perplessa. – Da cosa volete mettermi in guardia? -.
Il capo si alzò in piedi e cominciò a camminare per la tenda, senza abbandonare la sua pipa.
- Tu puoi pensare che non tutti gli uomini bianchi siano malvagi, anche io ho avuto dimostrazioni di bontà da parte loro, ma devi sapere una cosa. Presto o tardi lui ti abbandonerà; il loro mondo è troppo diverso dal nostro -.
- Non lo farebbe mai – sibilò seria Kagome.
Ahiga non si fece intimorire dallo sguardo della giovane indiana e continuò a camminare avanti e indietro per il piccolo perimetro.
- Se tu ne sei così convinta, potrei pensare di risparmiarlo. Ma prima vorrei chiederti una cosa -, in quel momento si fermò e incatenò Kagome con lo sguardo. – Pensi che sia la strada che gli spiriti ti stanno indicando? -.
Kagome era ormai abituata a sentirsi fare quella domanda. Nonna Kaede gliela faceva sempre prima che prendesse una decisione importante, era un modo per mettere alla prova la sua volontà.
Quella volta, però, era certa della strada che il suo cuore le stava indicando e sapeva per certo di doverlo ascoltare.
Non distolse neanche per un secondo lo sguardo da quello dell’uomo e annuì convinta.
- Ne sono assolutamente certa -.
Il capo sospirò rassegnato. Kagome sapeva che proprio per onore non avrebbe mai ucciso senza motivo un uomo che aveva protetto qualcuno della sua gente, nonostante questo gli provocasse un grande fastidio.
Senza neanche rivolgerle un’altra parola chiamò i guerrieri che l’avevano scortata prima, intimandogli di portarla alla tenda del prigioniero e consegnarle erbe curative per la ferita del bianco.
I due non sembravano per niente contenti della decisione del loro capo, ma il loro rispetto gli impediva di opporsi.
Quando Kagome arrivò nella tenda, Inuyasha era legato ad un palo che si ergeva proprio al suo centro e la ferita che aveva perdeva ancora molto sangue.
Senza pensarci due volte gli corse incontro, slegandogli le braccia. Inuyasha per poco non si accasciò sul suo petto per la debolezza, ma fu prontamente sorretto dalla giovane.
- Che è successo?  - le domandò Inuyasha ansimante.
La freccia aveva quasi trapassato la sua spalla, ma fortunatamente era ben lontana dal cuore, altrimenti sarebbe morto sicuramente.
Kagome gli fece cenno di non parlare. – Ho convinto il capo a lasciarti in vita, non ti verrà fatto alcun male dalla mia gente. Ora però lascia che ti curi la ferita -.
Inuyasha faceva fatica a credere a quelle parole. Come potevano quegli uomini non nuocergli? Lui era un nemico. Cosa aveva dovuto fare la giovane per proteggerlo?
- Come hai fatto a convincerlo? – gli domandò, tra i rantoli di dolore.
Kagome lo fulminò con lo sguardo. – Ti ho detto di non parlare. Domani ti racconterò tutto, ma ora devi riposarti -.
Prese delle bende e lo convinse a stringerle tra i denti ed estrasse la freccia il più velocemente possibile. L’espressione del giovane rivelò il dolore che stava provando, ma questo trattenne comunque i rantoli di dolore. Kagome fu costretta a dargli dei punti sulla ferita dopo averla ripulita e subito dopo vi passò sopra delle erbe medicinali per ridurre il dolore.
Quando finì il suo lavoro Inuyasha era crollato in un sonno profondo. Kagome gli scostò dolcemente una ciocca di capelli dal viso e lo guardò dormire, fino a quando dei rumori alle sue spalle non la misero in allerta.
Dietro di lei c’era una donna. Doveva trattarsi della moglie del capo, data la quantità di ciondoli di giada che portava al collo.
Era una donna snella e molto alta, dalla pelle inspiegabilmente liscia. I capelli erano tenuti in una lunga treccia che le ricadeva lungo la spalla. I suoi occhi erano molto più dolci di quelli del marito e le sorridevano amorevoli.
In mano aveva una coperta che le porse gentilmente.
- Per il tuo amico – sussurrò per non svegliarlo.
Kagome le sorrise grata. – Grazie mille -.
Lasciarono Inuyasha a dormire, mentre Kagome venne condotta in una tenda sistemata per lei. Era molto piccola, ma comunque confortevole.
Prima che potesse entrare la donna la fermò. – Non farti spaventare dal comportamento di mio marito e dei suoi guerrieri, loro vogliono solo proteggere tutti noi, ma vedrai che appena sapranno quello che il ragazzo ha fatto per te cambieranno tutti idea sul suo conto -.
Kagome si sentì rincuorata da quelle parole dolci e le riservò un grande sorriso.
- Non so come ringraziarvi – mormorò.
La donna le carezzò il viso. – Per la nipote della venerabile Kaede questo ed altro -.
La giovane si ritirò nella sua tenda, sentendosi felice del ricordo che tutti avevano della sua amata nonna. Era sempre stata considerata una figura di grande rilievo in tutte le tribù Apache. Era presa ad esempio di forza, saggezza e soprattutto di tolleranza. Per merito suo molte guerre erano state evitate e i territori erano comunque rimasti sicuri.
Il cuore le si strinse di nuovo in una morsa. Era abituata a dormire con sua sorella e sua nonna e quella solitudine la rendeva terribilmente triste. Sarebbe voluta tornare da Inuyasha, ma non era possibile. Dormire nella tenda di un uomo non era visto di buon occhio fino al matrimonio, men che meno se l’uomo era un bianco.
Si rannicchiò nella coperta che le era stata data e inspirò i profumi che le erano tanto mancati per rilassarsi. L’odore delle foglie e delle pelli che la circondavano, quello del fuoco ormai spento.
Si rese conto in quel momento che quelle piccole cose le erano mancate più dell’aria che respirava.
Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal ricordo delle dolci braccia di sua sorelle e di sua nonna.
 
Il mattino dopo Inuyasha si svegliò molto intontito. La freccia gli aveva fatto perdere parecchio sangue e per questo aveva poche forze. Si guardò intorno e trovò una coperta adagiata sopra di lui. Doveva averla messa Kagome.
Si rese conto che gli mancava svegliarsi e trovarsela vicino. Il suo volto sorridente era la miglior medicina in quel momento di debolezza.
Cercò di tirarsi in piedi, ma il dolore alla spalla era ancora molto forte e dovette trattenere un mugolio di dolore.
Fuori dalla tenda sentiva parecchio baccano, nonostante fossero le prime luci dell’alba. Era intimorito all’idea di uscire, dopotutto si trovava comunque in villaggio indiano. La sua camicia era ormai distrutta e fu costretto a togliersela. Non poteva certo andare in giro in quel modo.
Una figura minuta di sua conoscenza sbucò da dietro alla tenda. Kagome era tornata e in mano aveva dei vestiti e degli unguenti.
Vide le sue guance tingersi di rosso quando notò che era a torso nudo. Non capiva come mai avesse quella reazione, nelle tribù indiane per gli uomini non era uso coprirsi il petto, a meno che non fosse inverno.
La ragazza sapeva bene perché si sentiva così in imbarazzo e il motivo era che vederlo così le faceva nascere nella mente dei pensieri strani. Da quando si era spogliato al forte aveva cominciato a sognarlo sempre più spesso e il suo corpo non la lasciava indifferente. Eppure non era la prima volta che vedeva il petto di un uomo.
Si mise a sedere davanti a lui e cercò di tenere gli occhi ben piantati a terra.
Inuyasha si lasciò sfuggire una risatina divertita e Kagome si sentì ancora più in imbarazzo. Che si fosse accorto dei pensieri che aveva fatto su di lui?
- Credevo che voi indiane non vi scandalizzaste per così poco – la provocò Inuyasha.
Kagome lo fulminò con lo sguardo. – Non siamo selvaggi, non siamo abituati a vedere sconosciuti in questo modo – borbottò.
Kagome gli spalmò pazientemente le erbe medicinali sulla ferita, cercando di non incrociare mai quegli occhi ambrati che la imprigionavano e imbarazzavano.
Si alzò in piedi e lasciò ad Inuyasha i vestiti.
- Il capo Ahiga vuole conferire con te, cerca di prepararti il più in fretta possibile – gli disse, uscendo velocemente.
Inuyasha uscì a sua volta. Si ritrovò in mezzo a un sacco di pellerossa che lo squadravano tra l’impaurito e l’incuriosito. I bambini si appendevano alle gambe delle madri, mentre gli uomini sembravano gonfiarsi, come a volergli intimare di non avvicinarsi più del necessario.
- Ti condurrò dal capo Ahiga, è un grande onore per un bianco avvicinarsi a lui, quindi cerca di essere il più rispettoso possibile -.
Inuyasha cercò di mandare giù il groppo che aveva in gola. Da quel colloquio dipendeva la sua vita, nonostante Kagome avesse già fatto da intermediario.
Davanti alla grande tenda dove fu condotto c’erano due guardie apache, che non sembravano contente di trovarlo così vicino al loro capo.
Kagome cercò di sorridere ai due e quell’aria dolce sembrò intenerire i loro sguardi furiosi. La lasciarono entrare scostando le tende, senza però smettere di osservare Inuyasha con sospetto.
Quando entrarono l’odore acre di fumo e di spezie lo prese alla gola. Le pelli della tenda ne sembravano completamente impregnate e il fumo che si alzava dal falò posto al centro della tenda gli bruciava terribilmente gli occhi.
Si trovò davanti al capo Apache, il quale era un imponente uomo ben più alto di lui. Kagome gli fece cenno di inchinarsi e lui, anche se riluttante, lo fece.
Il capo tribù cominciò a camminargli intorno, come facevano i lupi davanti alle loro prede.
Inuyasha cercò di sostenere lo sguardo dell’uomo, senza sapere se quello che stava facendo fosse un bene o un male.
- Vedo il fuoco nei tuoi occhi – sentenziò l’uomo.
Inuyasha si stupì nell’apprendere che anche Ahiga parlava la sua lingua e lui sembrò notare la sua espressione sconcertata.
- Per vincere, è necessario conoscere il tuo avversario in ogni sua sfaccettatura, e la vostra lingua è una di queste -.
Invitò il ragazzo a sedersi e prima che anche Kagome potesse accomodarsi, la fermò.
- Tu vai con le altre donne al fiume, questa è una conversazione tra me e il viso pallido e non è richiesta la tua presenza,  giovane Kagome – ordinò serio Ahiga.
Kagome si rese conto che il suo sguardo non ammetteva repliche e si ritirò con un inchino della testa, riservando uno sguardo dolce e confortante ad Inuyasha.
Questo ricambiò il sorriso, ma fu ben presto spento non appena notò l’aria seria dell’uomo che aveva di fronte.
- Conosco quello sguardo – sussurrò. – E’ lo stesso che la mia amata compagna riserva a me ogni mattina -.
Inuyasha si sentì messo alle strette. – Non è come pensa -.
Ahiga scoppiò in una fragorosa risata. – Ho vissuto abbastanza su questa terra per sapere quello che dico, giovane americano -.
Quella voce così profonda e seria ricordava al ragazzo quella di suo padre e la cosa non lo metteva di certo a suo agio.
- Ho interpellato il mio sciamano, riguardo a te – cominciò il capo Apache, mentre prendeva da terra una tazza di argilla, contenente probabilmente qualche loro particolare bevanda.
Inuyasha cercò di non mostrare la sua agitazione. – Spero di non aver deluso le vostre aspettative -.
Il capo poggiò di nuovo la tazza a terra e si pulì le labbra con il dorso della mano.
- Al contrario – cominciò. – Sei esattamente quello che mi aspettavo. Un soldato bianco, che ha aiutato nell’usurpare le terre che ci spettano per nascita. Eppure, nonostante tu sia un assassino, sei uno dei pochi bianchi in cui ho visto pietà -.
- Come fa a sapere tutto questo di me? – mormorò Inuyasha sbalordito.
- Voi bianchi non conoscete la vera fede che ci lega a questa terra e per questo non potete capire come noi comunichiamo con gli spiriti che la popolano, quindi non chiedere ciò che non puoi comprendere – sentenziò serio. – Comunque so che spesso hai risparmiato guerrieri in battaglia, permettendogli di fuggire. Kagome non è la prima persona che salvi da un orribile destino -.
Inuyasha abbassò lo sguardo. Non si era arruolato come soldato nei forti per questo motivo. Era capace di uccidere chi lo attaccava per primo, ma mai sarebbe riuscito a togliere la vita ad una donna o a un bambino. Da questo derivava la sua decisione di proteggere solo Forest County e di aiutare i soldati nelle trattative con le varie tribù, anche se sapeva che i trattati di pace non erano quasi mai rispettati.
Ahiga notò la cupezza che si stava formando nello sguardo del giovane e provò un moto di compassione nei suoi confronti. Per quanto odiasse quegli invasori, sapeva bene che molti giovani decidevano di combattere perché non avevano altra scelta, e lui gli sembrava uno di quelli.
- In ogni caso, ho già deciso che ti risparmierò la vita. Hai comunque protetto la nipote della divina sciamana Kaede a rischio della tua e per questo ti rispetto. Potrai rimanere qui per il tempo che riterrai opportuno -.
Inuyasha sgranò gli occhi per lo stupore. – Posso davvero restare? –
Ahiga si alzò in piedi, facendogli cenno di dirigersi verso l’uscita. Per quanto quell’uomo fosse stato magnanimo nei suoi confronti, non sembrava gradire particolarmente la sua compagnia.
- Noi siamo diversi dai mostri che ci dipingono; siamo molto più umani di molti di voi. Proprio per questo voglio che tu veda chi siamo e che racconti alla tua gente, quanto siamo più umani di loro -.
Rimase imbambolato fuori dalla tenda, mentre nel suo cuore si continuava ad alternare frustrazione e delusione. In pochi minuti si era ritrovato di fronte ad una realtà a lui completamente oscura fino a quel momento. Pensava che Kagome fosse un caso isolato, invece lei era una dei tanti indiani che vivevano nella comprensione.
Si allontanò di qualche passo, vagando in giro senza una vera e propria meta, mentre nella sua testa si affollavano milioni di domande senza alcuna risposta.
La delusione e la frustrazione che provava nell’aver capito troppo tardi quelle persone lo stavano completamente consumando. Se solo avesse saputo prima tutto quanto forse non sarebbe diventato la persona che era, o forse non avrebbe ucciso così a cuor leggero. La colpa che sentiva nel cuore gli pesava come un macigno, andando ad aggiungersi ai dolori del suo passato.
Cosa poteva fare? Come poteva rimediare?
Scacciò il pensiero. Lui non poteva saperlo, non poteva rendersi conto di tutte le bugie che gli erano state raccontate nel corso della sua vita, anche se questa giustificazione non riusciva a consolarlo.
Camminò ancora, cercando il modo per poter redimere quella coscienza che sentiva così sporca e pesante. Non riusciva a sopportare bene quella situazione; forse se non avesse mai salvato Kagome non sarebbe mai successo nulla e lui avrebbe potuto continuare a vivere in quell’ignoranza che fino a quel momento gli aveva portato almeno meno dolore di quello che stava provando in quel momento.
Si pentì immediatamente di aver fatto quell’orribile pensiero. Lui era felice di aver salvato Kagome, lei aveva placato la sofferenza che si era portato dentro e gli aveva insegnato molto. Forse gli Apache avevano ragione, esistevano davvero degli spiriti che governavano il mondo e facevano in modo che tutto fosse una grande armonia e potevano essere davvero stati loro ad aver messo Kagome sul suo cammino per salvarlo.
Mentre procedeva a passo svelto si rese conto di essere ormai al limite della tribù. Il villaggio si estendeva lungo lo spiazzo che si era andato a creare tra le montagne circondate dal verde. Era ormai da giorni che vedeva solo il deserto e quel nuovo panorama lo rincuorò. Gli alberi svettavano lungo il cielo quasi a volerlo toccare, il profumo dell’erba era più intenso di quanto avesse mai sentito e i colori della natura lo colpivano vividi. Il villaggio si era insediato in mezzo a quella radura senza però nuocere all’ambiente circostante. Sarebbe potuto camminare a piedi scalzi, dato che a terra per chilometri si poteva vedere solo prato verde e rigoglioso. La donne della tribù erano per lo più impegnate nell’intrecciare cesti e tornare con varie cataste di legno, mentre i pochi uomini che non erano andati a caccia sorvegliavano le loro compagne.
Mentre camminava notava gli sguardi un po’ intimoriti delle giovani, sguardo che in Kagome aveva visto raramente. Tutte quelle occhiate lo costrinsero ad aumentare il passo, arrivando finalmente all’esterno dell’accampamento di tende da cui era circondato. Qui vi si trova un luogo adibito apposta per i cavalli, tra cui riconobbe immediatamente quello che lo aveva accompagnato in quei giorni di viaggio. Dall’altro lato invece era stato coltivato un vasto campo di mais rigoglioso e pieno di donne intente a lavorare. Proprio davanti a lui si estendeva un’immensa vallata, così grande da potervisi perdere lo sguardo. Il fiume scorreva limpido e azzurro verso una direzione nascosta ai suoi occhi, perdendosi nel folto dei boschi. Dall’altra parte dell’acqua vi era una zona boscosa ancora più fitta e scura, ma dall’aspetto sempre affascinante e fresco.
Il suo sguardo ci mise poco a posarsi dalla natura a Kagome. Era al fiume e stava aiutando un’altra ragazza a tirare la rete da pesca a riva. Nonostante lo sforzo che le si era dipinto sul volto, lui la trovava sempre affascinante e bella.
Le si avvicinò cauto, ma lo sguardo terrorizzato della sua giovane amica dovette tradirlo, perché Kagome si era già voltata verso di lui.
Mormorò qualcosa alla ragazza e questa sembrò improvvisamente calmarsi e salutò Inuyasha con un sorriso allegro. Lui cercò di ricambiare nel modo più dolce possibile.
Kagome era felice come non mai. Inuyasha era stato risparmiato e a quanto pare la voce delle sue gesta si era propagata per tutto il villaggio. Ora la gente lo guardava con i suoi occhi e questo le riempiva il cuore di gioia.
Inuyasha la seguiva tra le capanne, continuando a guardarsi intorno incuriosito.
Improvvisamente fu quasi investito da un bambino che correva felice continuando a gridare.
- Woyute! Woyute! -.
Kagome cominciò a ridere e Inuyasha inizò a pensare che quello fosse uno strano insulto nella loro lingua.
- Ehi, mi stava per caso prendendo in giro? – mugugnò questo.
Kagome alzò gli occhi al cielo. – Woyute vuol dire cibo. Stava correndo a casa a mangiare – ridacchiò.
Inuyasha si sentì uno stupido per aver fatto una figura simile. Non doveva mettersi in allarme per così poco, dopotutto quello era solo un  bambino.
In effetti per tutto il villaggio si spargeva un profumo delizioso e continuando a camminare trovarono il piccolo intento a mangiare una zuppa fuori da una tenda insieme ad un’anziana signora dalle trecce bianche.
Questa inaspettatamente gli sorrise e prese una delle ciotole che erano a terra vicino a lei, versandoci dentro della zuppa e porgendogliela gentilmente.
- Yazoke – esordì questa, sempre con un sorriso sdentato stampato in volto.
Inuyasha prese la ciotola e guardò Kagome, cercando disperatamente una traduzione.
- Vuole che assaggi la sua zuppa – sorrise lei.
Inuyasha cercò di sorriderle a sua volta. Aveva un buon sapore, anche se le spezie gli bruciavano terribilmente la lingua.
- Come la ringrazio? – chiese Inuyasha.
- Grazie si dice pilamaye – rispose.
Inuyasha cercò disperatamente di ripetere la frase. – Pilamamaya –.
Sia Kagome che la donna anziana si misero a ridere di gusto nel sentire quella parola e Inuyasha si rese conto che doveva aver completamente sbagliato.
- Pilamaye – ripete Kagome.
- Pila..pilamay…ah è troppo difficile!- sbuffò questo.
Le due risero ancora più forte di quanto non stessero facendo prima. Fu Kagome a prendere l’iniziativa e spiegare alla donna che Inuyasha non parlava la loro lingua e questa capì immediatamente.
Era affascinante per Inuyasha vederla alle prese con la vita che la giovane conduceva ogni giorno. La vedeva muoversi sicura tra le vie del villaggio e salutare cordialmente ogni persona che incontrava. Questi ricambiavano di buon grado il suo sorriso e rispondevano amichevolmente. In quel momento guardavano anche lui in modo diverso e gli sorridevano.
Mai aveva trovato tanta gioia e tanta pace nella sua terra. Le persone erano molto diverse e molto più formali. Soprattutto nessuno avrebbe mai accolto uno straniero in quel modo.
Uno dei giovani del villaggio fermò Kagome ed iniziò a parlarle.
Lo sguardo con cui la osservava era abbastanza eloquente e si rese conto che questo dentro di lui provocava un moto di gelosia quasi impossibile da controllare. Cominciò a muovere nervosamente le dita, cercando comunque di mantenere un minimo di contegno almeno di fronte al giovane apache; mai si sarebbe azzardato a rivelare i sentimenti di quel momento.
 Kagome si rese comunque conto che qualcosa non andava e appena si furono allontanati gli spiegò quello che era appena successo.
- Mi ha chiesto soltanto se domani posso andare a prendere della legna, non devi fare quella faccia – scherzò.
Inuyasha, sentendosi punto nel vivo, cambiò subito argomento.
- Si sta facendo sera, cosa fate di solito a quest’ora? – le domandò.
Kagome per qualche istante si fece scura in volto e il giovane americano si diede dello stupido. Le aveva riportato alla mente i ricordi del suo villaggio che proprio lui aveva aiutato a distruggere, perché non rifletteva mai prima di parlare?
- Mi dispiace, non dovevo chiedertelo – mormorò.
La giovane cercò di riprendersi e tornò a sorridere, oggi doveva essere un giorno di festa, non di dolore.
Lo prese di nuovo per mano, rendendosi conto che quel gesto era ormai così naturale da non destarle più neanche un pizzico di vergogna.
Condusse Inuyasha di nuovo vicino al fiume. Le donne e gli uomini si erano ormai ritirati nelle loro tende per cenare tutti insieme e quel luogo era silenzioso e calmo.
Il tramonto stava cominciando ad arrossare il cielo, mentre gli ultimi raggi di sole sbucavano da dietro gli alberi illuminando il fiume di un azzurro limpido e intenso.
Kagome invitò Inuyasha a sedersi sulla riva del fiume insieme a lei, mentre cominciava a levarsi le scarpe per infilare i piedi minuti nell’acqua fredda.
Inuyasha osservò ogni suo movimento rapito. Ogni cosa che faceva per lui nascondeva una grazia ben maggiore di tutte le dame di corte che aveva incontrato. I loro gesti erano meccanici e dettati da etichette rigide e primitive. Kagome nella sua naturalezza nascondeva più fascino di qualunque altra donna.
- Con mia nonna spesso mi fermavo a guardare il tramonto e respirare l’aria della sera, diceva che questo è il momento in cui gli spiriti sono più felici – disse sorridente.
- E come mai dovrebbero? – chiese Inuyasha, senza mettere nella frase l’ironia con cui era solito fare quelle domande.
Kagome ne fu colpita e allo stesso tempo felice e non perse tempo nel spiegarlo.
- Perché da nessuna parte si possono trovare questi colori e questa pace. Le creature del giorno si addormentano e quelle della notte si destano e tutto continua il suo ciclo; non sembra anche a te di essere più felice adesso? -.
Inuyasha era sì più felice, ma soltanto perché aveva lei acconto a sé. Si avvicinò alla giovane con lentezza, come se fosse un animale selvatico da non spaventare. Quando le fu abbastanza vicino le sfiorò la mano con la sua e fu felice nel vedere che lei non si scostava. Notò che le sue gote erano diventato più rosee, ma il suo sorriso si era fatto ancora più dolce.
Rimasero così fino a tarda sera, cullati dagli ultimi raggi del sole e accolti dai tiepidi raggi della luna.
 
 
Eccomi qua!
Sì, mi sono divertita a farvi pensare che i nemici che avevano attaccato Inuyasha fossero Koga e i suoi compagni e invece…no :P
Ho deciso che volevo dedicare questo capitolo a una delle mie coppie preferite e spero che abbiate gradito questa piccola parentesi prima di riprendere la storia ^.^
Grazie ad Alien19 mi sono ispirata alla storia della divisione tra i Kiowa e i Lipan, entrambi di origini Apache e per questo ho pensato che in qualche modo avessero tenuto dei “contatti” tra loro :).
Insomma, grazie a tutti quanti per la pazienza nel seguire sempre la mia storia!
Un bacione enorme a tutti quanti :*

Silvia
   
 
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