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Autore: Emmastory    10/04/2017    4 recensioni
Anche se il tempo continua a scorrere, le cose nell'un tempo bella e umile Aveiron sembrano non cambiare. La minaccia dei Ladri è ancora presente, e una tragedia ha ora scosso l'animo dei nostri amici. Come in molti hanno ormai capito, quest'assurda lotta non risparmia nessuno, e a seguito di un nobile sacrificio, la piccola ma coraggiosa Terra sembra caduta in battaglia, e avendo combattuto una miriade di metaforiche e reali battaglie, i nostri eroi sono ora decisi. Sanno bene che quest'assurda e sanguinosa guerra non ha ancora avuto fine, ma insieme, sono convinti che un giorno riusciranno a mettere la parola fine a questo scempio, fatto di sangue, dolore, fame, miseria e violenza. Così, fra lucenti scudi, affilate spade e indissolubili legami, una nuova avventura per la giovane Rain e il suo gruppo ha inizio. Nessuno oltre al tempo stesso sa cosa accadrà, ma come si suol dire, la speranza è sempre l'ultima a morire.
(Seguito di: Le cronache di Aveiron: Miriadi di battaglie)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Capitolo XL

 
Fine?

 
Eravamo sempre lì. Proprio davanti a casa nostra, e potevamo vedere decina, forse centinaia di Ladri avvicinarsi. Stefan ed io eravamo l’uno accanto all’altra, e mentre le bambine rimanevano in disparte, troppo spaventate per prendere parte all’azione, Chance era al nostro fianco, pronto ad attaccare e mordere per difendere le padroncine. Come nell’ultima battaglia, i minuti scorrevano veloci, e tutto accadeva in fretta. I nemici avanzavano, e noi colpivamo, mettendoli al tappeto con fare fermo e deciso. Ovvio era che i loro connotati non ci interessassero, poiché il contatto visivo era tanto breve quanto inutile. Forse era una parola grossa o sbagliata, ma quello che noi provavamo per loro era odio. Sì, odio. Il sentimento completamente opposto all’amore, che vantava un posto d’onore fra quelli più negativi che conoscevano. Sfuggendoci di mano, il tempo continuava a scorrere, e inevitabilmente, fiumi di sangue macchiavano le strade, rendendo i sentieri irriconoscibili. Facendo del mio meglio, combattevo con ogni grammo delle mie forze, stando ben attenta a non perdere l’equilibrio al solo scopo di non ripetere gli errori passati. Apparendo scaltra e priva di cuore, uccidevo qualunque nemico avessi davanti, e nei momenti in cui i miei occhi vivi e attenti incrociavano quelli morti e spenti di un cadavere, facevo sempre attenzione nel controllare che non appartenesse ad alcun membro della mia famiglia. Così, la battaglia andava avanti, con le urla della povera gente coinvolta a far da colonna sonora e i grugniti di dolore di quei vermi prossimi alla morte come sottofondo. Non ricorrevo davvero mai alla violenza, né ero incline all’ira, ma per qualche arcana ragione, vederli ad uno ad uno in battaglia come birilli mi rendeva felice e orgogliosa di me stessa. In fin dei conti, sapevo bene di star lottando per tentare di eliminare la minaccia che quei manigoldi rappresentavano, e benché sapessi di essere una goccia di giustizia in un oceano di malvagità, volevo agire e fare del bene, proprio come avevo detto la mia piccola Terra. Almeno stavolta, pareva avermi dato ascolto, e rimasta a casa con la sorella, si preoccupava a morte per me. In mezzo a quell’autentico marasma, non potevo vederla, ma la immaginavo con il naso schiacciato contro la finestra a guardarsi attorno, sperando di vedermi. Come lei stessa diceva, era una bimba grande, e si era ormai abituata a tutto quello che le succedeva intorno. Mentre il tempo continuava a passare, mi guardavo attorno a mia volta, sperando di scorgere, anche per poco, i visi dei miei cari amici. Mi ci volle molto per trovarli in quel campo di battaglia, ma alla fine li vidi. Alisia, Drake, Rachel e Lady Fatima, ma anche Soren e Samira, che avevano scelto di lasciare il loro piccolo Isaac da solo in ospedale per venire ad aiutarci. “Cosa ci fate qui? Non pensate al bambino?” gridai loro, vedendoli correre, combattere e schivare ogni colpo al loro indirizzo. “È per questo che siamo venuti. Lo facciamo per te, ma anche per lui.” Mi rispose Soren, mentre era intento a sferrare colpi di spada in ogni direzione nel tentativo di difendere sé stesso e la moglie. A quelle parole, non dissi nulla, ma in compenso, sorrisi. Il loro appariva ai miei occhi come un gesto lodevole, ed era un altro dei motivi per cui credevo che meritassero tutta la felicità di questo vasto mondo. Ne avevano passate tante, perfino troppe insieme, e non potevano permettere a nessuno di dividerli. Fra un colpo di daga e l’altro, spostavo lo sguardo per tener d’occhio i miei amici, e improvvisamente, sentii ciò che non avrei mai voluto sentire. Un pianto. Esterrefatta, mi voltai. Era Rose a piangere, e piangeva perché fra le braccia di uno di quei mostri. “Lasciala andare!” gridò poi qualcuno, cogliendomi di sorpresa. Sapevo bene di non stare sognando, eppure non riuscivo a crederci. Terra. Era corsa in strada per prestare soccorso alla sorellina, attirando su di sé tutta l’attenzione di quello sporco energumeno, che reputandola una pulce al confronto, realizzò il suo desiderio, ma lasciando andare la sorella minore, si concentrò su di lei, afferrandola per i lunghi capelli castani. Gridando di dolore, la bambina provò a liberarsi, ma senza successo. Andando alla disperata ricerca d’aiuto, urlava come un’ossessa, e finalmente, dopo minuti interminabili, qualcuno parve udirla. Chance. Un cucciolo che da poco non era più tale, e che dimostrandosi coraggioso, aveva scelto di salvare la padroncina in pericolo. Correndo nella sua direzione, spiccò un balzo affondando i denti nel braccio di quello schifoso individuo, inchiodandolo al terreno e quasi accecandolo con una zampata in pieno viso. Un latrato sordo seguì quel momento, e ritirandosi, quel codardo non si fece più rivedere. Piangendo, Terra mi cercava, ma non riusciva a trovarmi. Sentivo la sua voce, ma non potendo vederla, sentivo di stare per impazzire. “Le bambine! Aiutale!” ordinai a Chance, sperando ardentemente che capisse. Abbaiando, il  cane si voltò, e una volta ritrovate le mie figlie, fece del suo meglio per riportarle al sicuro. Sparendo dalla mia vista per un tempo interminabile, si assicurò di trovar loro un rifugio, specialmente per Rose, ancora troppo piccola per capire cosa stesse accadendo. Non aveva che due anni, ed ero certa che quell’orribile spettacolo di morte fosse decisamente troppo per lei. “Rose, no, non piangere. Non siamo sole. Chance è qui. E guarda, c’è anche Bunny.” Le diceva Terra, tentando di rassicurarla e farla smettere di piangere. Purtroppo, nessun successo. Rose aveva il viso paonazzo per il pianto e lo sforzo, e le manine quasi viola. Quando si arrabbiava, stringeva con forza i pugni, e per quanto ne sapevo, quello era sempre il risultato. Ad ogni modo, le mie bambine erano finalmente al riparo, e sapere che Chance era con loro mi tranquillizzava. I minuti fuggivano, e la notte era vicina. Con grande sorpresa di tutti, fu proprio allora che i nemici decisero di arrendersi, abbandonando quello che era ormai diventato il nostro campo di battaglia. Stremata, mi ritirai assieme ai miei amici, stanchi ma orgogliosi di sé stessi almeno tanto quanto me. Le energie stavano per abbandonarmi, ma voltandomi per un ultima volta, fui certa di riuscire a vedere qualcosa, o per meglio dire, qualcuno. Non un volto, ma due occhi azzurri e lucenti come quelli di un gatto nel buio. Ero davvero stanca, e per questo non sicura di nulla, ma intanto, una domanda ancora senza risposta continuava a torturarmi la mente. “Tutto questo avrà mai una fine?”  




Salve a tutti! Ancora una volta, e anche in questo caso, quaranta capitoli. Pieni d'amore, dolore e azione, hanno portato avanti la vita e le avventure di Rain e del suo gruppo. Ora come ora, sono certa che molti di voi avranno voglia di scoprire come la storia continua, bene, nessuna paura. Nella sesta parte molti nodi inizieranno a venire al pettine, e cosa più importante, attenzione, perchè proprio nel prosieguo, si farà un salto temporale d circa dieci anni. Che altro dire, se non grazie a voi, miei cari lettori? Nulla, almeno credo. Ci rivedremo nel seguito! Ancora grazie, e alla prossima,


Emmastory :)
 
   
 
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