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Autore: ArcticBlast    10/04/2017    5 recensioni
Hermione torna ad Hogwarts per affrontare il suo settimo anno ma anche per affrontare i ricordi che non riesce a superare.
Severus torna ad Hogwarts perché infondo è sempre stata l'unica vera casa che ha avuto, e spera di essere lasciato in pace con i demoni del suo passato.
Le loro storie si intrecceranno, si mescoleranno, e alla fine cosa succederà?
'Oltre' è la mia prima ff a capitoli, spero di essere all'altezza degli altri e di rendere omaggio alla coppia Severus/Hermione. Buona lettura!
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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CAPITOLO 11

 

 

POV SEVERUS

 

“Ottimo lavoro, ragazzo mio” la figura del vecchio preside sorrideva pacifica.

“Adesso, cosa facciamo?”.

“Devi aiutare la signorina Granger con il controincantesimo, sappiamo entrambi che attualmente non è pronta per affrontare un simile sforzo magico”.

“Le ho dato dei libri”.

“Non basterà, per quanto la ragazza sia brillante ha bisogno di una guida...uno come te, con la tua potenza magica Severus”.

“Non se ne parla” rispondo secco.

“Qual è il problema, figliolo?” quel tono dolce non funziona con me, Silente.

 

Il problema è che ci ho pensato.

Il problema è che non voglio passare del tempo con lei.

Non so se riuscirei a trattenermi.

Quando sono con lei mi trasformo, divento un'altra persona.

E questo non va bene.

Sono cambiato.

 

“Non penso di essere la persona giusta per un simile compito”.

“Sei stato tu il primo ad essere scettico, il primo a dubitare della morte dei signori Granger...sei partito e li hai trovati, perchè non vuoi fare un altro passo in avanti? E' per Hermione? Devi concludere quello che hai iniziato”.

“Tu non capisci...tu sei soltanto uno stupido quadro! Concludere quello che ho iniziato...non mi è nuova questa frase...non cambierai mai Albus” sputò con rabbia la mia sentenza.

“Vuoi parlarne adesso? Va bene, Severus, urlami contro tutto quello che hai tenuto dentro...ti ascolto” come faceva a rimanere sempre così calmo?

 

Me la sto prendendo con un quadro.

Non con il vero Albus Silente.

Con una traccia.

Sono un folle se spero di ricevere il suo perdono.

Lui non c'è più.

Ed è colpa mia.

 

“Sono venuto da te per proteggere una persona importante, ho rischiato la mia vita ogni giorno per te e tu come mi hai ricambiato? Mi hai chiesto di ucciderti...molto maturo, complimenti...” sbattei un pugno sulla scrivania, ero furioso.

“Sai perfettamente il motivo per cui te l'ho chiesto, sarei morto comunque”.

“Si, ma non sarei stato io il tuo carnefice! Hai mai pensato per un momento a tutto quello che ho dovuto sopportare? Al rimorso, alla colpa, agli sguardi e le parole degli altri? No, certo...tu ha soltanto pensato a quel ragazzino” Potter, girava sempre tutto intorno ad un Potter.

“Anche tu lo stavi proteggendo!”.

“Sai perchè lo stavo facendo, sai perchè sono venuto da te!” urlai.

 

Lily.

C'era sempre e solo lei.

Per anni ho dedicato la mia vita a quella ragazza dai capelli rossi e gli occhi smeraldini.

Che fosse viva o morta.

Ero il suo discepolo, il suo schiavo.

E lo sarò per il resto dei miei giorni.

 

“Severus, ti chiedo scusa...hai ragione, ti ho obbligato a fare cose che tu non avresti mai fatto ed ho messo la tua vita in pericolo per anni...Non sono stato una buona guida, un buon padre per te” per la prima volta, vidi dell'umanità in quello sguardo fatto di tempera azzurra.

“E non potevi dirmelo da vivo, vero? Ammettilo, Albus, non sono mai stato così importante per te...non quanto Potter, o Black, o Lupin...io ero soltanto una pedina nelle tue mani” non ero solo arrabbiato, ero anche deluso ed amareggiato.

“Eri un ragazzo così brillante, potevi avere tutto e penso di non averti mai perdonato per la scelta che hai fatto” il quadro del vecchio preside fu sincero, forse per la prima volta in assoluto.

“Non hai neanche fatto nulla per impedirmelo”.

“No, e credimi quando ti dico che me ne sono pentito per il resto dei miei giorni e per quanto io adesso sia soltanto una traccia...me ne pento ancora”.

“Quando ho iniziato a fare la spia per l'Ordine ammetto di averti elevato ad un livello altissimo dentro alla mia testa, mi dicevo che nessuno era incredibile come te...potente, brillante, furbo...da stupido qual ero e sono, ti ho attribuito il ruolo di padre ma poi ti sei dimostrato esattamente come Tobias...mi hai ferito” stavo per piangere, sentivo gli occhi pizzicare ma non cedetti, almeno non davanti a lui.

“Ti prego, perdonami” fu tutto quello che disse, fu il suo modo di chiudere una faccenda che andava avanti da mesi.

“Sai qual è la cosa peggiore? Che inconsciamente ti ho già perdonato da molto tempo” questo era troppo, questo era il punto di fine.

 

Come un fulmine uscii dal mio ufficio.

Avevo bisogno di stare solo.

Di sfogarmi.

Sentivo il bisogno impellente di piangere e distruggere qualcosa.

Per fortuna era sera e gli studenti erano troppo impegnati a raccontarsi delle vacanze per essere in giro.

L'unico posto sicuro era la Torre di Astronomia.

La raggiunsi quasi correndo.

 

Arrivato lì in cima rimasi qualche attimo a fissare il cielo ormai scuro.

Nella mia testa le immagini e le battute di quella discussione così importante ma anche così dolorosa, si ripetevano all'infinito.

Era troppo da sopportare.

Il male.

Sentii le lacrime rigarmi il volto.

Che sciocco.

Un uomo adulto che piange.

Ma era disperazione.

Rabbia e tristezza si mescolavano.

Tirai un pugno al muro.

Dolore.

Dolore fisico.

Ne tirai un altro.

E un altro.

Ma il groppo in gola era ancora lì.

Il peso di una vita fatta di ferite premeva ancora sulla mia anima.

Un'anima straziata.

Frammentata.

Che probabilmente non si sarebbe più ricucita.

Un altro pugno.

Le nocche di entrambe le mani sbucciate.

L'odore metallico del sangue.

 

“Professore...la prego, si fermi!” una voce a rompere quel silenzio tombale.

 

Non ascoltai.

Troppo impegnato com'ero a farmi divorare dall'oscurità.

Il mantello ormai a terra.

Il colletto della camicia nera aperto.

Dovevo essere morto quel giorno.

Invece avevano soltanto prolungato la mia agonia.

 

“Basta, si fermi” una leggera pressione si posò sul mio avambraccio sinistro.

“Lasciami, Granger” non alzai il viso per guardarla, non doveva vedermi in quello stato.

“La prego, le sue mani stanno sanguinando...” sentii le sue piccole dita toccare le mie nocche doloranti.

 

Mi allontanai dal muro che avevo torturato.

Mi appoggiai con la schiena ad una colonna.

Mi lasciai scivolare fino a toccare terra.

Ero così vulnerabile in quel momento.

Ero senza difese.

E tra tutte le persone che potevano capitare...proprio lei.

Lei che era troppo pura per assistere alla sfuriata di un mostro.

 

“Sto bene...può andare” dissi serio.

“Non mi sembra”.

“Non dovresti essere qui...”.

“E lei non dovrebbe piangere e picchiare la parete” la vidi sedersi davanti a me, a gambe incrociate.

“Mi dispiace” sussurrai più a me che a lei.

“E di cosa?” percepii il suo sorriso.

“Una studentessa non dovrebbe mai vedere il proprio professore in certe situazioni” cercai di darmi un contegno.

“Mi guardi...per favore”.

 

E fu così che il nero si mescolò all'ambra.

Che il demone si legò all'angelo.

Che la pace attenuò il tormento.

 

 

 

 

POV HERMIONE

 

Tornare ad Hogwarts dopo le vacanze fu bello.

La sensazione che mi aveva attanagliato lo stomaco a settembre se n'era andata quasi del tutto.

Forse Hogwarts era ritornata ad essere casa per Hermione Granger.

Soprattutto in questo momento della mia vita.

 

“Non ti vorrai rimettere subito a studiare, vero?” la voce di Ginny mi arrivò dritta alle orecchie.

“No, tranquilla, sto solo sistemando i miei libri” dissi appoggiando sul comodino i due volumi che Piton mi aveva dato.

“Quelli che Piton ti ha consegnato, vero?” la rossa si avvicinò al mio letto.

“Si, sono questi”.

“Per tutte le vacanze hai avuto sempre quelli fra le mani, ormai li conoscerai a memoria” rise la mia compagna di stanza.

“Ci tengo a non fare brutta figura”.

 

Non è solo questo.

Non è per la brutta figura.

E' che mi importa davvero del suo giudizio.

Piton è sempre stato l'unico professore a non trattarmi come un genio.

A non darmi soddisfazioni.

Lui deve essere orgoglioso di me.

Devo piacergli.

No.

Aspetta...

Cosa?

Voglio fare colpo su Severus Piton?

Si.

Ma so che il suo cuore appartiene ad un'altra.

Appartiene a Lily.

Non voglio soffrire per un uomo che è innamorato di un'altra donna.

Viva o morta che sia.

 

“Vado a fare due passi” dissi alzandomi di scatto.

“Ma è tardi, tra poco è ora di cena”.

“Non ho molta fame, e poi vorrei sgranchirmi un po' le gambe dopo tutto il viaggio in treno” le sorrisi.

“Come vuoi, ma ti prego fa che non ti trovi sui libri appena ritorno” il suo tono non ammetteva repliche.

“Te lo prometto, niente compiti” l'abbracciai.

 

Mi incamminai per i corridoi senza una meta precisa.

Non avevo ancora incontrato l'uomo dei sotterranei.

Ma ne sentivo quasi la necessità.

Il bisogno.

Volevo almeno vedere quegli occhi di ossidiana.

Hermione, che cosa stai dicendo?

 

Inconsciamente mi ritrovai sulla strada per la Torre di Astronomia.

Testimone della nostra prima chiacchierata.

Era un luogo magico.

Sentii però dei rumori strani.

Dei tonfi.

Salii le scale con passo felino.

Poteva essere un intruso, oppure uno studente indisciplinato.

In entrambi i casi sarebbe dovuta intervenire.

 

La scena che mi si parò davanti fu inquietante.

E triste.

Il professor Piton stava tirando dei pugni contro la parete in sasso.

Era sconvolto.

Non potevo vedere il suo viso ma i suoi lineamenti erano rigidi, duri.

Mi avvicinai e cercai di tranquillizzarlo.

Provai a bloccarlo.

Si lasciò guidare lontano da quel muro.

Le sue nocche erano completamente sbucciate.

Sanguinanti.

E nonostante fossimo uno seduto difronte all'altra, lui non aveva alzato il viso nemmeno una volta.

 

“Mi guardi...per favore”.

 

E fu così che il nero si mescolò all'ambra.

Che il demone si legò all'angelo.

Che la pace attenuò il tormento.

 

“Potrei dirle che se vuole sfogarsi, io sono qui ma so che non lo farà mai perciò mi limito a dirle che non la giudicherò...lei una volta mi ha aiutata, adesso tocca a me” gli sorrisi sincera.

“So che non mi giudicherai, non leggo compassione nei tuoi occhi” Severus Piton mi aveva appena dato del tu.

“Che ne dici se ti medico queste ferite?” dissi prendendo le sue mani, delicatamente.

“No, non importa, posso farlo da solo”.

“Fatti aiutare, per una sola volta” lo pregai, volevo che si fidasse di me.

“Sei una piaga, Granger”.

“Felice di avere indietro il mio professore”.

 

Stavamo sorridendo.

Entrambi.

Ed era la prima volta che vedevo Piton sorridere.

Era bellissimo.

 

Feci comparire delle bende e dell'essenza di dittamo.

Piano cominciai a passare la pozione curativa sulla pelle dell'uomo.

Le sue mani erano stranamente morbide.

Me le ero sempre immaginate callose.

Aveva delle belle mani.

Erano grandi, potevano racchiudere le mie.

 

“Serata difficile” quel silenzio cominciava a farsi imbarazzante così decisi di romperlo.

“Non sai quanto”.

“Perchè si stava torturando in quel modo?”.

“Perchè è la mia punizione”.

“Lei non merita una punizione”.

“Io non sono una bella persona, Granger” e quei pozzi neri si scurirono ancora di più.

“E' l'uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto” mi lasciai sfuggire...ecco, ora ero viola.

“Io devo andare” Severus si alzò bruscamente dal pavimento.

“Dicevo sul serio” mi alzai di scatto anche io.

“Hermione, è sbagliato...non posso” aveva detto il mio nome.

 

E per la seconda volta, il mio nome uscì da quelle labbra.

Sembrava così diverso detto da lui.

Era più bello.

Lui lo rendeva più bello.

 

“Non ti sto chiedendo nulla, soltanto di non sottovalutarti”.

“Tu ti stai avvicinando troppo...” bisbigliò distogliendo lo sguardo da me.

“Anche lei”.

 

Non era soltanto un concetto astratto.

Era pura verità.

I nostri corpi si erano avvicinati.

Come?

Quando?

Soltanto un soffio di vento divideva i nostri volti.

 

“Rimarrà qui” disse titubante l'uomo dai lunghi capelli corvini.

“Che cosa?”.

“Questo”.

 

Mi ritrovai con le labbra premute su quelle di Severus.

Era un bacio.

Un bacio dolce ma disperato.

Niente di volgare.

Era l'incontro di due anime distrutte.

Chi per un motivo, chi per un altro.

Ma l'importante era che fossero lì a sostenersi a vicenda.

Con un semplice tocco di labbra.

Aggrapparsi alla salvezza per una volta.

Fregarsene delle regole.

E Dio, infrangere le regole era bellissimo.

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Eccoci qui finalmente! Qualcosa si è smosso tra i due, andrà avanti o si fermerà? Dobbiamo ringraziare, ancora una volta, per vie indirette, il buon vecchio Albus? >.>

Come vi sembra la storia fino qui? Spero solo che anche voi sentiate tutte le emozioni che sento io nello scriverla, che viviate in prima persona le sensazione che vivo io. Come sempre aspetto le vostre recensioni, i vostri commenti così da poter continuare serena :-) Alla prossima!

 

   
 
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