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Autore: CassidyKeynes    11/04/2017    0 recensioni
[Skandar Keynes]
roba datata 2009
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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!!!Note necessarie!!!

Questa è una vecchia storia che ho scritto quando avevo 13-14 anni. Si tratta di una storia incompleta e piena di incoerenza, dialoghi demenziali e sostanzialmente imbarazzanti per chiunque li legga.
Ho pubblicato tutti i capitoli solo perché si tratta di una parte della mia adolescenza e quindi si tratta di ricordi importanti. Se vi va di leggere comunque, prego, accomodatevi. Vi farete una sana risata. 

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La sveglia emise il solito rumore frastornante, riempiendo la mia silenziosa stanza di quell’orrendo suono.

A tentoni cercai l’insistente sveglia sul comodino di legno scuro. Riuscii finalmente a spegnerla. Mi accasciai nuovamente sul letto, sospirando.

Alzarsi alle 5 di mattina era una cosa disumana, avrebbero dovuto proibirlo per legge secondo me.

Controvoglia mi alzai lentamente, molto lentamente. Ma d’altronde, una ragazza quanta voglia poteva avere di alzarsi alle cinque di mattina in pieno inverno? Ovviamente avrei preferito starmene nel mio letto caldo a dormire fino a tardi e poi essere svegliata dolcemente da mia madre con il profumo di una buona cioccolata calda extra fondente. Ah, quello si che sarebbe stato bello. Purtroppo la mia vita non era così e svegliarmi alle cinque di mattina capitava almeno una volta a settimana.

Strascicai i piedi sul pavimento, fino a raggiungere il bagno. Non ebbi il coraggio di guardarmi allo specchio, sapevo già che aspetto avevo: quello di un fantasma. Mi avvicinai comunque al lavabo e mi sciacquai il viso con acqua gelida, per cercare di svegliarmi. Sapevo bene che non sarebbe servito a nulla, avrebbe solo peggiorato la sensazione di gelo che sentivo fin dentro alle ossa. Dannato inverno. Ecco perché la mia stagione preferita era l’autunno! Non faceva né freddo né caldo, ogni tanto pioveva (e questo per me era un bene, visto che adoravo la pioggia) e qualche volta c’era un bel sole. Invece in inverno faceva troppo freddo e alle cinque di mattina il sole ancora non era sorto. In pratica fuori era buio pesto. Sembrava fosse mezzanotte.

Asciugai il mio volto con un asciugamano e commisi l’errore di guardare l’immagine riflessa nello specchio. I miei lunghi capelli castani erano aggrovigliati, tanto che parevano un nido di rondini e i miei dolci occhi marroni erano circondati da occhiaie da panda. Ma che ci si poteva aspettare? Insomma, la sera prima mi ero addormentata alle undici e mezza di sera, di conseguenza avevo dormito appena cinque ore e mezza. Era normale che il mio volto avesse un’aria così distrutta.

Presi immediatamente la spazzola e cominciai a snodare i capelli con vigore. Non so quanto tempo passai a spazzolarli, a me sembrarono delle ore. Non mi dispiaceva spazzolare i capelli, ma non avevo molto tempo e mi dovevo sbrigare. Tanto non dovevo essere miss mondo, potevo anche uscire di casa con una coda di cavallo. E fu quello che feci. Con un elastico mi feci una bella coda di cavallo ordinata. Ecco, con un po’ di correttore sulle occhiaie, potevo apparire uscire di casa senza terrorizzare le persone. Sempre se si possano definire persone normali quelle che uscivano di casa alle cinque e mezza del mattino.

Vestita, lavata e truccata ero pronta per cominciare la mia giornata. Con un caffè gigante in mano, una borsa alla Mary Poppins e grandi occhialoni da sole che mi coprivano metà del volto (anche se ovviamente fuori non c’era nemmeno l’ombra di un raggio di sole), uscì di casa accompagnata da mia madre.

Salimmo sulla Volvo nera, dirette chi sa dove.

Per tutto il tragitto guardai fuori dalla finestra. Il cielo era noiosamente nero e non era una gran novità, contando che in Inghilterra il cielo la mattina presto era così anche in estate. Ecco l’unica cosa che odiavo di Londra: il tempo. Ok, l’autunno era fantastico, ma l’estate a chi la lasciavamo? Non esisteva proprio! Il massimo di caldo in cui si poteva sperare era 23 gradi, se erano 25 allora era ritenuto “un gran caldo”. Se ci fossero state estati calde, l’Inghilterra sarebbe stato il posto più bello del mondo per me. Non che la disprezzassi, mi piaceva, in fondo ci vivevo da sempre, ma dovevo ammettere che vivere in un posto un po’ più assolato, non mi sarebbe dispiaciuto affatto.

La macchina si fermò all’improvviso. Abbassai lo sguardo dal mio cielo.

Scesi dalla macchina con mia madre e ci dirigemmo verso l’entrata di un edificio dalla forma vagamente quadrangolare.

Entrammo lentamente e mi trovai davanti ad un tripudio di macchine fotografiche, telecamere e tante, tante persone che correvano da una parte all’altra.

Davanti a me potevo scorgere un muro bianco. Davanti c’erano molte, molte persone, quindi non riuscivo a vedere bene, ma mi pareva di scorgere un ragazzo che stava posando per le macchine fotografiche.

Restai lì a guardare, anzi, a cercare di guardare, per una mezz’oretta buona con mia madre al fianco che strillava al telefono. Alzai gli occhi al cielo e quasi, dico quasi, mi persi quella meravigliosa visione. Si, detto così sembra strano, ma è proprio così. Il nido di persone davanti al telo bianco si era diradato e finalmente potevo vedere il volto del ragazzo che avevo intravisto.

Mi avvicinai di qualche passo, per poterlo vedere meglio. Aveva capelli scuri e spettinati e occhi profondi, che sembravano risucchiarmi. Per un attimo il suo sguardo incontrò il mio e fui invasa da una strana sensazione di familiarità che non riuscivo a spiegarmi.

L’impulso di avvicinarmi a lui, di parlargli, era forte, ma mi tenni a debita distanza, in fondo stava ancora posando.

Mi sentì trascinare via. Mi stavano portando in sala trucco. Mi rassegnai così all’idea di poter guardare ancora quel ragazzo. Chi era? Non lo sapevo, ma mi sarebbe piaciuto scoprirlo.

  
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