Due figure danzavano al centro di una pista vuota.

Lasciate sole, nessun altro sembrava voler seguire le dolci note provenienti dal pianoforte poco lontano, che solo muoveva i tasti senza più mani affusolate a percorrere quell'avorio ormai consunto.

Volteggiava, la bambina ormai divenuta donna, adornata da una fluttuante gonna troppo lunga per le sue gambe abituate a essere libere da costrizioni, pronte a correre per salvare vite.

Sorride, il ragazzo maturato tanto da poter essere considerato uomo, col suo solito ghigno ammorbidito ora in un dolce sorriso, rivolto forse ai due codini cinerei che ondeggiano durante la danza.

S'intrecciano, le loro mani troppo fredde per poter ora darsi calore in una fredda notte d'inverno, dispersi nell'ultima missione a loro assegnata, ma forti tanto da non volersi più lasciare. Come facciano ancora a ballare è un'infima domanda che neanche si pongono, troppo impegnati a gustarsi quell'aurea dorata di pace che li circonda, effimera per nulla, rispetto alla vita o alla morte.

Li abbraccia, li scalda come il ventre di una madre, mentre si osservano, memorizzando ogni più piccolo particolare dell'altro, per poterlo avere con se qualsiasi cosa succeda dopo. Come se riuscissero a pensare a un dopo, a un futuro, quando ancora il sangue, ormai secco, orna i loro colli e petti.

Ballano, sperando in un presente, sapendo ormai che il futuro è bruciato, insieme ai loro cuori, pura cenere dispersa al vento, destinata a vagare in eterno senza mai trovare compimento.

Danzano, incuranti delle macerie che li circondano, distratti, o forse attenti solo al sorriso che li riempe gli occhi e il cuore, trafitto e sbrindellato, che eppure con questa rinnovata forza batte ancora.

Si gonfiano i loro cuori, nel battito finale, mentre una mano asciuga una lacrima, di dolore forse? No, di gioia, pura, semplice, creata solo dalle loro labbra che si incontrano, volute, cercate e trovate, buone, dolci, guaritive, incuranti del sapore di sangue, e polvere, e ferro che dovrebbe invaderle, solo a gustarsi il sapore dell'altro, ancora lì, nonostante tutto. Non vogliono lasciarsi, aggrappate al presente che stanno vivendo, unico tempo ancora credibile, felici dell'ancora di salvezza che sono le labbra dell'amante, a cui si stringono per salvarsi dai flutti che tentano di portarle via, tra le profondità di un buio e gelo troppo simile a tutto ciò che hanno combattuto finora.

Un battito di ciglia di felicità, uno sfarfallio di ali, occhi socchiusi e mani che si stringono, corpi che si sorreggono a vicenda, parole mai dette e ora espresse senza voce, un presente che bisogna vivere, amore.

E scomparvero.

Due anime, unite come una, non furono mangiate quel giorno. E così per sempre.

commento autrice: rispolverando le vecchie storie mi sono accorta di non aver mai pubblicato questa e ho pensato, perché no? Solo una flashfic senza pretese scritta al solito negli orari peggiori per farlo (ndr: l'ora di fisica XD)