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Autore: Soul Mancini    12/04/2017    3 recensioni
[Storia momentaneamente sospesa.]
Hoginery, anime in armeno.
Quante anime avete incontrato durante il tour della vostra vita? Eppure con alcune ci si sente immediatamente a casa, ci si avvicina e ci si conosce inevitabilmente. Ci si scontra anche, perché le anime sono tutte diverse e non possono essere sempre d'accordo.
E allora che importanza ha far parte di una famosa metal band losangelina?
DAL TESTO:
«Serj e John stavano intrattenendo una conversazione con una ragazza dai capelli castano chiaro legati in una crocchia.
Un'altra, quasi identica a lei ma leggermente più bassa e più formosa, girovagava per la stanza come una trottola, aggirando i divanetti disseminati sul pavimento con un vassoio di polistirolo in mano.»
Piccole note sulla storia:
- In ogni capitolo troverete una colonna sonora; potrà trattarsi di una canzone dei SOAD o dei progetti paralleli dei componenti.
- Nella storia appariranno alcuni membri di un'altra band, ovvero i Dub Inc, gruppo reggae francese. Non considero comunque questa storia una multiband perché i Dub Inc non saranno protagonisti e appariranno solo in alcuni capitoli. Comunque potrete trovare anche delle loro canzoni nei capitoli.
- Cambierò spesso POV all'interno dei capitoli, ovviamente specificandolo.
Buona lettura :3
Genere: Comico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ReggaeFamily

You're gonna make me delirious


Scars On Broadway - Serious




Daron ♫


Acqua” farfugliai con la gola completamente secca. Ero talmente stanco e stravolto che mi reggevo in piedi a fatica. Era sempre così dopo un concerto: finché stavo sul palco non mi rendevo conto del mio limite, mi pareva di non averne, ma quando mi ritrovavo nel backstage all'improvviso la stanchezza mi piombava tutta addosso.

Serj, sereno e quasi per niente affaticato, mi porse una bottiglietta d'acqua e ne recuperò una anche per sé.

Dopo aver tracannato quasi mezzo litro d'acqua in un solo colpo, mi voltai verso il cantante e biascicai, ancora in preda al fiatone: “Com'è che tu non sembri un reduce di guerra?”

Eh? Perché ti mangi le parole?” ribatté lui, lanciandomi un'occhiata perplessa.

Perché ho fame!” Sbuffai dal naso, spazientito, e mi accinsi a recuperare l'altra maglietta che avevo appresso per potermi cambiare; di passaggio presi un tiro dalla canna che Shavo, senza perdere tempo, aveva già preparato e acceso.

Ero contento di aver suonato a Los Angeles con i System Of A Down; avevamo ripreso da poco a esibirci insieme dopo il periodo di pausa e la maggior parte delle date fino ad allora era stata in Europa. Poi un noto locale della nostra città, il Troubadour, ci aveva chiamato per un live in onore del nostro nuovo tour. Eravamo stati i big della serata; infatti una serie di band emergenti o già affermate nella scena musicale losangelina aveva aperto il nostro live.

In realtà non sapevo chi fossero e che genere suonassero gli altri gruppi, dato che avevo passato tutto il tempo rintanato nel backstage o nei camerini e non avevo fatto caso alla loro musica.

Pronto per i fans?” mi domandò Shavo con aria esausta.

Anche il bassista, dopo qualche minuto, mi aveva raggiunto con un cambio in mano.

I tizi della security hanno detto che non faranno passare nessuno” tagliai corto, asciugandomi il viso e i capelli fradici di sudore.

E tu ci credi?” Shavo aveva accennato una risata mentre pronunciava quelle parole.

No, l'ho detto giusto per tirarci un po' su di morale. Io non ne ho voglia...” mi lamentai.

Ero grato ai miei sostenitori per tutto il calore che regalavano a me e i miei amici, ma l'ultima cosa che desideravo appena sceso dal palco era essere sommerso di abbracci, foto e strilli; mi veniva un terribile mal di testa solo al pensiero di sentire il mio nome riecheggiare, passare per le voci di tutte le persone che mi avrebbero circondato, e dover dare attenzione a tutti. In genere questo fatto non mi creava grandi problemi, ci avevo fatto l'abitudine, ma il momento appena dopo un'esibizione per me era sacro: tendevo a chiudermi in me stesso e a essere intrattabile.

Così, mentre il mio amico si dirigeva nuovamente dagli altri, io decisi di trattenermi ancora qualche minuto nel camerino, costruendomi una canna e cercando di rilassarmi il più possibile.

Quando mi decisi a tornare nella grande sala appena dietro il palco, notai subito qualcosa di strano: Serj e John stavano intrattenendo una conversazione con una ragazza dai capelli castano chiaro legati in una crocchia.

Un'altra, quasi identica a lei ma leggermente più bassa e più formosa, girovagava per la stanza come una trottola, aggirando i divanetti disseminati sul pavimento con un vassoio di polistirolo in mano.

Eravamo soli con loro.

Daron, sei completamente pazzo!” mi apostrofò subito passandomi accanto, come se la nostra conversazione fosse cominciata già da qualche minuto e lei stesse commentando qualcosa che avevo detto o fatto.

Trovai strano che una fan mi si fosse rivolta in quel modo, non mi aveva neanche salutato e non sembrava granché turbata dalla mia presenza. Ero confuso.

Mi strinsi nelle spalle. “Lo prendo come un complimento”, poi rivolsi un'occhiata a Shavo: “Ma non avevi detto che non avrebbero fatto entrare nessuno?”

Ehi, ti faccio notare che io sono un membro di una delle band che ha suonato prima di voi, ho tutto il diritto di stare qui! Volete qualcosa da mangiare?” esclamò la ragazza, piazzandosi di fronte a me e al mio amico con un sorriso appena accennato e il vassoio proteso verso di noi; dopo una breve occhiata notai che conteneva vari dolcetti e stuzzichini salati alquanto invitanti.

In quello stesso istante il mio stomaco brontolò e fui immensamente grato a quella strana ragazzina. Tuttavia in quel momento non ero dell'umore giusto per dimostrarglielo.

Aggrottai le sopracciglia, sempre più sbalordito. “Ah. Cosa stiamo festeggiando?” mi informai, afferrando distrattamente qualcosa e mandandola giù senza neanche assaporarla.

Mmh... boh, stiamo festeggiando un concerto, nulla in particolare. O il Natale in anticipo, vedi tu!”

Ti dispiace se accetto? Potrei mangiare anche il vassoio” commentò Shavo esaminando con attenzione gli spuntini, indeciso su quale scegliere.

Se mi dispiacesse, non te li avrei neanche offerti!” lo rimbeccò prontamente lei in tono ovvio con una scrollata di spalle.

Esuberante la ragazza! Cominciava a starmi simpatica e allo stesso tempo la trovavo troppo simile a me.

Cominciai a scrutare la mia interlocutrice con più attenzione: indossava un maglione bordeaux leggermente largo, un paio di semplici jeans e delle scarpe da tennis bianche; i capelli ondulati le ricadevano sulle spalle e le scendevano fino alla vita.

Afferrai un altro stuzzichino e presi a osservare l'altra ragazza, quella che parlava con gli altri due membri della band. Sicuramente le due erano sorelle perché si assomigliavano tantissimo: l'unica differenza stava nella sfumatura dei capelli, che nella mia interlocutrice tendevano leggermente al rosso, e la statura.

Buona questa roba! Dove l'avete presa?” commentò Shavo, contemplando l'ennesimo cupcake in miniatura che stava per azzannare.

Li abbiamo preparati io e mia sorella! Ti piacciono? Non immagini il casino per ottenere quella forma: non siamo riuscite a trovare degli stampini così piccoli e ci siamo dovute ingegnare, infatti sono orribili! Ma chi se ne frega, l'importante è il sapore, no?”

Io non ho sentito nemmeno quello” ammisi.

Gradualmente mi stavo aprendo alla conversazione e stavo cercando di mettere da parte la mia riservatezza. O forse era solo uno dei miei soliti sbalzi d'umore, chissà.

Lei scosse la testa e mi mollò una pacca sul braccio. “Avvicinatevi, così offro da mangiare anche a loro!” ci invitò poi, avviandosi dagli altri e facendo cenno di seguirla.

Io e Shavo ci lanciammo un'occhiata perplessa e obbedimmo. Quando fui accanto a Serj, mi lasciai cadere sul divanetto alle mie spalle e allargai gambe e braccia in modo da occuparlo tutto.

Era una situazione surreale: le due sorelle interagivano con noi come se ci conoscessero da anni e non avessero fatto altro che parlare con noi fino ad allora, eppure le avevamo conosciute solo quella sera.

Presi a osservare Shavo e quella tizia. Mi sorpresi della differenza d'altezza tra i due; lei forse non superava il metro e sessantacinque, il bassista la sovrastava di almeno venti centimetri. Mi ritrovai a ridacchiare da solo senza motivo... probabilmente per effetto dell'erba.

Buonanotte Daron!” esclamò lei notando la mia posizione, mentre John la ringraziava per essere stata così gentile da averci portato uno spuntino.

Come ti chiami?” le domandò Shavo.

Johanna. E lei è la mia gemella Ellie. Ve la presenterei, ma ora mi sa che ha preso a parlare di cose di musica e pianoforte con Serj e chi la ferma più?” spiegò, abbandonando il contenitore di polistirolo ancora mezzo pieno in una poltroncina poco distante e occupando lo spazio ridotto rimasto accanto a me.

Notai infatti che Ellie era completamente assorbita dalla conversazione e le brillavano gli occhi, mentre Serj gesticolava e sproloquiava con passione come al solito e John ascoltava con interesse, intervenendo ogni tanto.

E avete suonato prima di noi... quindi siete un duo?” indagò ancora Shavo. Il mio amico aveva la curiosità di un bambino e tra tutti era quello che sapeva maggiormente come prendere i fans e le persone che incontravamo in giro.

In realtà no, abbiamo altri due pazzi invasati come noi alla chitarra e al basso, ma non sono voluti venire qui perché non hanno le palle di rivendicare il diritto al backstage. Io suono la batteria ed Ellie è la cantante; suona anche le tastiere e il pianoforte, ma non nel gruppo.”

Johanna parlava in tono allegro ed entusiasta e spolverava ogni frase con una punta di ironia. La inquadrai come una dal carattere forte; sembrava avere sempre la battuta pronta, glielo si leggeva negli occhi. Mi colpì molto il fatto che fosse struccata, come se anche in quel modo volesse mostrarsi per quello che era, senza veli, in maniera diretta e schietta.

Ciao ragazzi, scusate se non vi ho salutato! Piacere, Ellie” intervenne a quel punto l'altra, tendendo la mano prima a me e poi a Shavo. Mi accorsi subito che lei, rispetto a sua sorella, aveva un atteggiamento più dolce e contenuto, nonostante l'allegria e l'energia che sprigionava.

Ciao cantante” la salutai con un sorriso. “John, qui c'è materiale per te!” attirai poi l'attenzione del batterista, accennando con il mento a Johanna.

Il cibo o la ragazza?” scherzò lui.

Guarda com'è serio quando fa le battute” commentò Johanna, scambiando un'occhiata divertita con sua sorella.

Because you're too serious, you're gonna make me delirious” canticchiai, allungando un piede per dare dei piccoli calcetti al batterista.

Mi ero preso quell'abitudine quando avevo composto Serious per il cd con gli Scars On Broadway: quando qualcuno risultava troppo serio per i miei gusti, lo apostrofavo con il ritornello di quella canzone.

John mi ignorava deliberatamente, così gli tirai un calcio più forte senza smettere di sghignazzare e dissi: “Parlavo della ragazza che è una batterista come te!”

La diretta interessata scoppiò a ridere di gusto. “Grazie chitarrista, quel come te mi ha davvero onorato, ma non credo proprio di essere all'altezza!”

Io intanto ero entrato in una di quelle fasi in cui dovevo e volevo per forza risultare irritante e disturbare qualcuno. La presenza di quelle due tizie mi aveva irrimediabilmente portato sulla via del vaneggio, non era colpa mia!



Johanna ♫


Non avrei mai creduto che i System fossero così simpatici e disponibili; me li ero sempre immaginati un po' snob, forse perché erano tanto famosi. O forse bisognava solo saperli prendere e trattarli come delle semplici persone.

E così, appollaiata su un divanetto accanto a Daron, avevo preso a chiacchierare con John di ritmi e tecniche della batteria. Io lo ammiravo tantissimo e di sicuro era incluso nella lista dei miei batteristi preferiti, ma cercai di non far emergere troppo questa cosa per non metterlo in soggezione.

Ho studiato anche percussione araba su vari strumenti: infatti l'apertura del nostro live è un mio assolo con la darbuka” stavo raccontando con passione, come mi capitava sempre quando la finivo a parlare degli strumenti che suonavo.

Intanto Daron stava blaterando e importunando Serj. Non sapevo quale strana forza divina mi trattenesse dal rivoltarmi e buttarlo giù dal divanetto.

Davvero? Anche io sono influenzato dai ritmi arabi, sai? Solo che io li suono sulla batteria!” esclamò John entusiasta.

Aspetta un attimo.” Mi sollevai e corsi in un angolo, presi la mia darbuka e feci appena in tempo a voltarmi per assistere a una scena epica.

Quei due idioti che suonano con noi ci hanno chiesto di lasciare loro qualcosa da mangiare, ma non se lo meritano, quindi aiutateci a finire questa roba!” stava dicendo Ellie a Shavo.

Il bassista si voltò verso Daron e gli chiese: “Ecco! Non è che potresti allungare la tua manina per prendermi uno di quei crostini con il pomodoro?”

Ma certo capo!” esclamò il chitarrista: afferrò ciò che il suo amico gli aveva chiesto, poi gridò: “Odadjian, al volo!” e glielo lanciò addosso.

Shavo non fece in tempo ad accorgersi di ciò che stava capitando che si ritrovò i tocchetti di pomodoro in faccia e il crostino ai piedi.

Non potei fare a meno di scoppiare a ridere, seguita da Daron e John.

Daron Vartan Malakian, considerati un uomo fottuto!” lo minacciò il povero malcapitato, per poi avventarsi verso il chitarrista pestifero. Ma Daron con uno scatto fu in piedi e riuscì a sfuggire all'assalto; si appese poi a John e lo supplicò: “Amico mio, ti prego: tu che sembri un armadio con i piedi, proteggimi!”

John, ancora in preda alle risate, se lo scrollò di dosso e ne approfittò per occupare il divanetto.

Brutto stronzo, quello è il mio divano!” si lagnò allora Daron, esibendosi in una serie di smorfie che fecero scoppiare a ridere me e mia sorella.

No, è del locale, a meno che non decidano di vendertelo. E poi chi alza il culo perde il posto!” replicò prontamente il batterista.

Io e Serj ci scambiammo un'occhiata esasperata e io mi avvicinai a lui. “Ma cos'è che ti ha spinto a tornare con questi qui dopo tutti quegli anni di pace?”

Non lo so, forse l'istinto paterno! Su bambini, tutti seduti composti con le braccia conserte!” esclamò il cantante, battendo le mani per attirare l'attenzione degli altri.

Cos'è?” mi domandò Daron curioso, indicando la custodia in similpelle che stringevo tra le braccia.

Una darbuka!” Mi tuffai nel divano accanto a John e portai fuori il mio strumento con cura. Daron occupò il bracciolo del divano accanto a me mentre Ellie quello dalla parte del batterista.

Shavo nel frattempo si puliva il viso con un fazzoletto.

Cosa suono?” chiesi, guardandomi attorno.

Il fatto di essere al centro dell'attenzione e avere i membri dei System Of A Down come pubblico mi metteva addosso un'agitazione mai provata prima, ma cercai in tutti i modi di non darlo a vedere. Solo Ellie in quel momento capiva come mi sentivo: io e lei condividevamo la passione per la musica di quei quattro ragazzi e per noi quello era un momento importantissimo.

Perché non suoni l'assolo di introduzione dei vostri concerti?” mi suggerì John con un sorriso incoraggiante.

Avevo uno strumento a percussione in mano e stavo per suonare di fronte a John Dolmayan. Non ci dovevo pensare: puntai lo sguardo su mia sorella.

Le mie dita presero a muoversi sullo strumento senza che me rendessi conto: avevano ormai imparato quel codice segreto che solo io e la mia darbuka conoscevamo e lo rispettavano senza che io lo decidessi.

E fu magia.



♪ ♪ ♪



Ciao a tutti!!! ^^

Visto che ultimamente bazzico spesso in questa categoria e l'ispirazione ha deciso di bussare alla mia porta, eccomi a pubblicare il primo capitolo della mia long sui System Of A Down! Sono davvero contentissima di poter dare una mano per ripopolare questa sezione che tanto amo! *-*

Allora, che ne pensate di quest'inizio? Vi piacciono Johanna ed Ellie? ;)

Sono qui anche per spiegare un paio di cose: la storia è ambientata, almeno per il momento, a fine 2010; non so di preciso quando i System abbiano ricominciato a suonare dopo la pausa, ma mi pare di ricordare fosse in questo periodo.

Tutti i riferimenti ai loro futuri concerti e spostamenti saranno inventati, in quanto ho deciso di non seguire il loro vero tour per questioni legate alla trama :)

Il Troubadour esiste davvero, è un locale in cui si sono esibiti molti artisti rock. Non so bene come sia e mi sono divertita a immaginarmelo!

Poi... la darbuka è uno strumento a percussione diffuso soprattutto in Nord Africa e Medio Oriente; è un tamburo che si tiene orizzontalmente sulla coscia sinistra e si suona con entrambe le mani in modi diversi (per i mancini ovviamente è al contrario :D). Non voglio annoiarvi con lunghe descrizioni, vi consiglio di cercare qualche foto su Google per farvi un'idea più chiara :P

Ultima cosa: per il momento penso che posterò un capitolo un mercoledì sì e uno no, anche se non vi prometto di essere regolarissima in questo primo periodo, ma spero di riuscire a conciliare tutti gli aggiornamenti delle mie numerosissime storie!!!

Penso di aver detto tutto!

Ringrazio chiunque sia giunto fin qui, chi lascerà una recensione e chi deciderà di seguire questo mio esperimento di fanfiction! :3

Soul ♥



   
 
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