"Pelle e anima"
Come erano arrivati fino a quel punto, non lo sapevano.
"Posso toccarti, Jon? Posso guardarti?" Gli aveva domandato una notte.
Non aveva capito cosa intendesse, ma era pietrificato da lei.
Acconsentì, perché avrebbe acconsentito ad ogni sua richiesta, sempre.
Anche mentre lo spogliava, Sansa gli sembrava irreale. Troppo bella, troppo preziosa. Per lui.
~
Era stata forse la notte ad accecarle la ragione? O davvero la presenza di Jon poteva inebriarla più del vino?
Le tremavano le mani, mentre lentamente gli scopriva pelle e anima.
Lo toccò ed entrambi tremarono.
Il corpo di Jon era pieno di lune bianche, cicatrici di morte. Sansa le esplorava, le percorreva con la punta delle dita, poi si fermava e chiudeva gli occhi, come ad ascoltare tutto quello che quei segni potevano raccontarle.
~
Le fermò la mano, prendendola nella sua.
Occhi neri, dentro occhi blu. Cieli sereni d’estate e notti tempestose.
“Mi dispiace, non avrei voluto che le vedessi.” Quegli zaffiri così preziosi non erano fatti per guardare le brutture della pelle di un bastardo.
Quando lei si girò di spalle, Jon temette di averla offesa, o peggio, che fosse pentita di quell’assurda notte, di averlo voluto guardare, di averlo voluto toccare.
Quando lei si girò di spalle, lasciò che la parte superiore del suo vestito scivolasse, e nello stesso istante scivolò via anche l’ultimo sottile velo che separava le loro anime.
La pelle di porcellana della schiena di Sansa era piena di crepe. Piena di tracce delle atrocità che aveva dovuto vivere.
Una stretta allo stomaco lo colse nel pensare a tutte le mani che l’avevano profanata.
Troppe volte avevano cercato di annichilire il suo valore, troppe bestie avevano messo gli artigli sul suo corpo per deturparlo.
“Non è bello da vedere, vero?”
“Non c’è niente che non sia bello in te.”
Non aveva mai nemmeno osato immaginare di poter toccare con le sue mani la schiena nuda di Sansa Stark. Ma mentre sentiva sotto i suoi palmi l’irregolarità della pelle data dalle cicatrici, per la prima volta lei non era irreale, non era lontana. Era tanto reale da poter essere sua, da poter essere amata, da dover essere amata.
~
Il tocco di Jon era delicato, come aveva sempre immaginato. E lei aveva disperatamente bisogno di qualcuno che la toccasse tanto dolcemente da far vibrare la sua anima stanca.
Aveva bisogno di qualcuno che l’amasse come Jon l’amava, da sempre, sinceramente, con timore, con devozione, come nessun altro aveva mai avuto intenzione di fare.
~
Si scambiarono la pelle, senza lasciare che nemmeno un lembo rimanesse inesplorato. Respirando l’uno dalla bocca dell’altro, nonostante ad entrambi mancasse il fiato.
Intrecciarono le dite delle mani, per sentirsi indissolubili per qualche istante.
Si guardarono per riconoscere la loro figura riflessa negli occhi dell’altro. Per essere sicuri di essere reali mentre si amavano.
Si abbracciarono, per imprimere per sempre la loro impronta sul corpo dell’altro. Come la notte che brama il sole. Come il buio che ricerca i colori. Come qualcosa di impossibile che accade.
Nda:
Il contesto temporale non è definito, l'unica cosa certa a riguardo è che ci troviamo post sesta stagione. Ma che la notte di cui racconto sia quella seguente alla 6x10 o una notte di 1,5 o 10 anni dopo non conta.