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Autore: Eilan21    12/04/2017    8 recensioni
1478, Inghilterra. George, duca di Clarence è rinchiuso nella torre di Londra, in attesa di conoscere il destino che suo fratello Edward IV ha in serbo per lui. Il loro fratello minore, Richard, Duca di Gloucester, futuro Richard III, compie un disperato viaggio dai suoi domini del nord verso Londra, per cercare di parlare con il re e salvare la vita a George.
[Storia prima classificata del contest "Brothers love", indetto da Criss sul forum La Lega degli Artisti]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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Il sole cominciava ad alzarsi da dietro le colline imbiancate, un morbido disco di calore liquefatto che gettava la sua languida luce sul mondo circostante. La neve luccicava di riflessi arancioni, viola e rossi, mentre i rami spogli degli alberi si inchinivano al vento del nord. Quello stesso vento spingeva Richard avanti, solleticandogli la schiena, incoraggiandolo, ma con dolcezza, come avrebbe fatto una madre con un figlio insicuro. Dopotutto, il nord era la sua casa, era dove aveva lasciato il suo cuore, la sua amata moglie Anne e il loro figlioletto Edward. Richard, duca di Gloucester, Signore del Nord, non si recava a sud da molto tempo, da più tempo di quanto potesse contarne. Non era sempre stato così, pensava Richard amaramente. C'era stato un tempo in cui era andato davvero d'accordo con suo fratello Edward, il re di quella gloriosa nazione che era l'Inghilterra. Edward era il maggiore dei suoi fratelli, Richard era il più piccolo di tutti: tra di loro correvano ben dieci anni. Se ripensava all'adorazione con la quale aveva sempre guardato quello sfolgorante e imponente fratello maggiore, a come gli era rimasto fedele anche nella più nera delle avversità... ma ogni cosa era cambiata da quando nelle loro vite era entrata lei. Lei, la regina, l'odiatissima Woodville, l'arrogante arrampicatrice sociale che teneva in pugno Edward e lo aveva convinto perfino a violare sacre leggi ancestrali pur di favorire la propria famiglia di avvoltoi plebei. Ogni cosa che lei gli aveva chiesto, lui gliel'aveva concessa. Ogni suo desiderio era stato un ordine per lui. E Richard aveva taciuto per il bene del regno, per amore del fratello. Aveva taciuto, ancora e ancora. Si era morso la lingua e aveva lasciato la corte per il suo amato nord.

Ma ora era tutto diverso. Lei non poteva – non doveva – pretendere questo! E Edward non avrebbe mai dovuto concederglielo. Non la morte di George, del loro fratello di sangue.

No, Richard non poteva tacere su questo, e per quanto avesse evitato la corte in tutti quegli anni, ora non poteva rimanere in disparte, non quando era in gioco la vita di suo fratello.

George era sempre stato un uomo complicato, avido, instabile, incauto: questo Richard non poteva negarlo. Anche loro si erano scontrati più di una volta. George aveva cercato di tenerlo lontano dalla sua amata Anne, era arrivato a nasconderla in una cucina, travestita da serva, perché Richard non potesse trovarla. E tutto perché non voleva cedere neppure un'oncia della fortuna che Anne e sua sorella Isabel avrebbero ereditato. Aveva ceduto solo quando Richard, stupendolo, gli aveva detto: "Prenditi tutto... non mi interessa il denaro. Tieniti i titoli, le terre... tutto."

"Non basta", aveva dichiarato George baldanzosamente. "Voglio anche la tua carica di Gran Ciambellano."

Richard aveva guardato il fratello con occhi sgranati, troppo sbalordito per proferire parola. Quando pensava che George non potesse toccare nuovi livelli di bassezza, ecco che lui sorprendeva tutti quanti.

"Se poi lascerai in pace me e Anne, allora prenditelo pure", aveva risposto infine in tono stanco.

Ma anche se George aveva promesso, la sua parola non era rimasta sacra a lungo. Aveva creato al fratello e alla cognata ancora altri problemi. E, come se non bastasse aver tradito Edward per ben due volte, alleandosi con i suoi nemici per cercare di scalzarlo dal trono, ora andava dicendo su di lui che era illegittimo e che quindi lui era il vero re d'Inghilterra.

Nessuno si aspettava che per questo George, duca di Clarence venisse processato, giudicato colpevole di tradimento, e infine rinchiuso nella Torre di Londra in attesa dell'esecuzione.

Quando aveva ricevuto la notizia, Richard aveva sellato il suo cavallo, preso con sé una manciata di seguaci, ed era partito seduta stante per Londra.

Per tutto il viaggio aveva sperato e pregato di arrivare in tempo.

E aveva ricordato momenti del loro passato che in quegli attimi avrebbe preferito dimenticare. Aveva ricordato quando aveva perso suo padre, il duca di York, per mano dei lancastriani a soli otto anni. George ne aveva tre di più. Improvvisamente l'Inghilterra era diventata un luogo pericoloso per gli York, e loro due – i figli più piccoli – erano stati mandati oltremare, nelle Fiandre. Erano solo due bambini spaventati, lontani dalla madre e dal fratello maggiore impegnato a lottare per il trono. Ma poco dopo Edward aveva battuto i lancastriani, aveva vinto la corona ed era divenuto Edward IV. Richard e George erano potuti tornare a casa, e Edward aveva sostituito per loro il padre che avevano perso. Era stato il loro eroe, il loro appiglio. Si era preso cura di loro, gli aveva assegnato onori e titoli. Com'erano potuti giungere a quel punto?


Quando i primi tetti della periferia di Londra apparvero alla sua vista, tirò un sospiro di sollievo. Il Tamigi, ricoperto qua e là di lastre di ghiaccio non ancora sciolte, si snodava nella città come un sinuoso serpente.

Richard e i suoi uomini ne seguirono il corso, passando davanti a Banyard Castle, la residenza di sua madre Cecily, duchessa vedova di York.

Un domestico l'informò che la duchessa non era in casa: era già al palazzo di Westminster, a colloquio con il re.

"Se volete sistemarvi in attesa del suo arrivo...", cominciò il domestico, che rimase però con la mano a mezz'aria e le parole in gola, perché il duca era ripartito senza neppure dargli il tempo di terminare la frase.


Richard si sfilò i guanti impolverati mentre si dirigeva verso le stanze di Edward. Si sentiva sporco e trasandato per il lungo viaggio, ma non gli diede importanza. Si bloccò davanti alla porta che conduceva allo studio privato del re. La porta si aprì all'improvviso e apparve sua madre Cecily, ancora abbigliata a lutto per la morte di suo marito.

"Madre, che succede?" chiese Richard preoccupato. La duchessa vedova aveva gli occhi lucidi, ma il suo decoro gli imponeva di non versare neppure una lacrima. Era una donna forte sua madre; forte e determinata. E mai Richard l'aveva vista in quello stato di prostrazione.

"Non vuole ascoltarmi, figlio mio! Vuole uccidere George, nonostante le mie preghiere. Ho perso tuo padre, ho perso tanti dei miei figli. Ma ho potuto tollerarlo, perché è stato per mano dei nostri nemici o per il volere di Dio. Ma questo... questo è solo il volere di Edward."

Richard strinse il fragile corpo dell'anziana madre a sé e le parlò con voce rassicurante. "Lasciate che ci parli io. Cercherò di farlo ragionare; forse abbiamo una possibilità di salvarlo."


"Entra pure, fratello mio. È bello vederti di nuovo dopo tanto tempo", disse Edward facendo cenno a Richard di sedersi accanto a sé. Poi lo squadrò più attentamente. "Sembri stanco e impolverato. Non hai neppure fatto una sosta per cambiarti e riposarti prima di venire da me?"

"No, Edward, non l'ho fatto. Avevo bisogno di parlarti e non mi sembrava tempo di indulgere in frivolezze quando la vita di nostro fratello è appesa a un filo."

Edward cercò di non darlo a vedere, ma era a disagio. Richard si accorse che evitava di guardarlo negli occhi. Prendeva tempo, giocherellava con la coppa di vino che aveva in mano, guardava fuori dalla finestra, dove la neve aveva ripreso a cadere.

"Edward, dimmi perché..." lo incalzò Richard.

Finalmente il re lo guardò. "Ti serve un motivo? Conosci nostro fratello, è sempre stato così... era inevitabile che andasse a finire in questo modo."

"E' proprio questo il punto... sappiamo com'è George, sappiamo tutto ciò che ti ha fatto. Ha preso le armi contro di te... per ben due volte! Gli hai sempre perdonato tutto. Non puoi metterlo a morte per una sciocchezza simile!"

Edward tacque, riprendendo a bere e a fissare le fiamme guizzanti del focolare.

Richard si passò la mano sul volto, stancamente. Questo confermava i suoi sospetti.

"C'entra lei, non è vero? È lei che ti ha chiesto di farlo?"

Edward continuava a tacere. Non si preoccupò neppure di far notare che "lei" non era un modo appropriato di rivolegersi alla regina. La vergogna che cercava di celare era chiara sul suo volto.

"E' così", continuò Richard. "Non ha mai perdonato a George di aver ucciso suo padre e suo fratello e ora ti ha convinto a fargliela pagare."

"Non è solo questo... non è questo", si corresse il re. "Tu non puoi capire!"

"Se solo tu provassi a spiegarmi!" gli ritorse contro Richard.

"Non posso", disse Edward guardando stancamente il fratello. "Non posso spiegarti. George deve morire. Non ne sono felice, ma devo farlo."

"E' nostro fratello!" gridò Richard esasperato. "Come puoi fare questo a nostro fratello? Siamo sempre stati noi tre, anche con i tradimenti e gli scontri, anche con il carattere impossibile di George. Alla fine siamo sempre tornati uniti. Ricordi il presagio che vedesti prima della battaglia di Towton, prima che ottenessi la vittoria schiacciante e la corona? I tre soli nel cielo, Edward. I tre soli di York... noi."

Edward si alzò in piedi, in tutta la sua maestosità. Era ancora attraente, ma non più magro e slanciato come un tempo. Anni di bagordi avevano richiesto il loro prezzo.

"Non una parola di più, Richard. Questo è tutto", gli disse fronteggiandolo.

Richard lottò per calmarsi, per reprimere la rabbia e la frustrazione che sentiva montare dentro. "Almeno mi permetterai di vederlo?"

"Non posso", tornò a ripetere il re.

"Non potrò neppure dirgli addio?" E di fronte al muto assenso di Edward, aggiunse: "E immagino che neanche di questo io possa sapere il motivo."


Lasciando Londra il mattino dopo, Richard passò davanti alla torre in cui George era rinchiuso. Alzò lo sguardo verso le finestre e immaginò il fratello in quelle stanze, in attesa della morte. Non aveva potuto salvarlo, non aveva potuto dirgli addio, e non sapeva neppure perché.

Mentre tornava a Nord, mentre tornava verso casa, Richard sentì il cuore spezzarsi a metà: aveva perso non uno, ma due fratelli. I tre soli di York non avrebbero mai più brillato gli uni accanto agli altri.




Nota dell'autrice: Questa OS è stata scritta per la challenge "Brothers love", e parla del rapporto tra i tre fratelli York, Richard di Gloucester (Richard III), Edward IV e George di Clarence, nel suo momento più critico: il momento in cui Edward decide di mettere a morte il fratello di mezzo, George. Ciò a cui si allude qui, il "segreto" per cui George fu messo a morte, è la sua conoscenza del precontratto tra Edward IV e Eleanor Butler, che avrebbe dunque reso invalido il matrimonio di Edward ed Elizabeth Woodville e illegittimi i loro figli. Ho aderito a questa teoria molto tempo fa, leggendo lo storico Paul Murray Kendall che per primo la ipotizzò. Mi sembra altamente improbabile, infatti, che Edward avesse messo al morte il fratello per tali futili motivi dopo avergli perdonato ben due ribellioni armate.

È questo inoltre il momento in cui Richard perde (a mio parere) buona parte dell'adorazione fanciullesca per il suo formidabile fratello maggiore, in cui niente sarà più come prima. Perciò ho scelto di immortalarlo con questa piccola storia.


Storia prima classificata del contest "Brothers Love" indetto da Criss sul forum La Lega degli Artisti
   
 
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