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Autore: Vanessa1995    13/04/2017    6 recensioni
Questa storia la scrissi molti mesi fa, ma solo ora ho trovato il coraggio di pubblicarla. Racconta di un'ipotetica Terza guerra mondiale causata dal voler comabettere l'Isis, con tutti i suoi orrori e conseguenze. Buona lettura e spero possa piacervi!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Maledizione a me! Perché non ho seguito l’esempio della mia amica Amanda, perché? E pensare che il professor Gironi aveva consigliato a tutti di andare all'università. Lei è stata l’unica ad ascoltarlo. Beh veramente l’idea le ballava già per la testa. Dopo aver preso il suo bel diploma si è iscritta all'università: facoltà di Storia. Non c'entrava nulla con l'indirizzo di studio del nostro liceo, ma era quello che le piaceva per davvero.

Quando ci hanno mandato a chiamare io ero nervosa, speravo in un miracolo e che non sarei dovuta andare in guerra. Lei era lì, poco più avanti di me, elegantissima nella sua camicetta bianca e la gonna grigia con righe nere che le arrivava alle ginocchia ossute. Non era mai stata bella, ma quel giorno lo sembrava con la sua aria quasi autoritaria. Portava con sé una borsetta di colore rosso. Il suo colore preferito, ora che ci penso.
La vidi entrare con disinvoltura dentro all'ufficio di reclutamento riservato alle donne. Infatti dovete sapere che ce n’erano due: un ufficio per le donne, appunto, e uno per gli uomini. Uscì da lì mezz'ora dopo. Tanti auguri per la laurea signorina Masetti! Nel danno la beffa, se volete il mio parere. Avendo dato, almeno fino a quel momento, gli esami puntuali e pure con un buon rendimento, si era salvata. Proprio lei che a scuola era sempre stata meno brava di me, ma questo vuol dire ben poco a quanto pare. Aveva seguito la sua passione e adesso questa l’aveva salvata dalla guerra.
Io invece sono andata a lavorare, maledizione a me! Non avevo più voglia di studiare e perdere tempo con i libri, così mi ero subito lanciata nel mondo del lavoro. Anche Amanda lavorava in un bar la sera, oltre a studiare. Al contrario di me, si massacrava e aveva la giornata piena e stancante: quattro o cinque ore di sonno, quando le andava bene, e poi la sveglia alle sei per essere alle otto puntuale all'università.
Naturalmente doveva continuare ad avere un buon rendimento, come fatto fino a quel momento, altrimenti anche a lei sarebbe toccato partire per la guerra. Tuttavia, se continuava con la media del venticinque, dubito che le sarebbe toccato raggiungermi.

Sino alla fine della guerra mi sarebbe toccato rimanere in quell'inferno, a meno che non fossi rimasta ferita o morta. Ci hanno spediti in Africa per combattere il terrorismo che stava prendendo sempre più piede. Ho visto cose terribili: gente mutilata, ammalata, oltre che affamata dalla guerra. L’acqua potabile spesso scarseggia nei villaggi.

I giornali scrivono che la guerra è terribile e ingiusta, ma non conoscono veramente i suoi orrori. Cosa ne sanno loro dello scoppio continuo delle bombe? Della gente mutilata a causa di esse? Scene che ho visto di continuo.
Le armi chimiche vengono usate, ma fortunatamente non si tratta di nucleari. A quanto pare l’Isis non possiede abbastanza conoscenze scientifiche, grazie al cielo, per potersene servire. Se fossimo nel 2030, invece che nel 2018, le cose probabilmente sarebbero diverse.

Al computer, quando riesco a prendere la linea, sento Amanda. La vedo lì nello schermo sorridente, ma molto preoccupata per me e i miei compagni. C’è tutta la nostra classe, eccetto lei e i due diversamente abili della classe. Come me non hanno voluto saperne di ascoltare il professore e di iscriversi all'università. In realtà qualcuno ci ha provato, ma ha mollato dopo poco tempo, non tanto perché non ce la facevano, ma perché non avevano voglia di proseguire e non possedevano nemmeno abbastanza passione.

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Sono tornata a casa un anno prima della fine perché ho perso una mano a causa di una mina antiuomo. Sono una dei pochi dei diciotto miei ex-compagni di scuola partiti a essere tornata a casa. Nel frattempo la mia amica si è laureata e ora sta prendendo la specializzazione in egittologia, sempre sperando che ci sia ancora qualcosa da studiare.

Ogni notte ho gli incubi, non avete idea di quante volte mi svegli tutta sudata. Ho paura che andando avanti così mi dichiareranno mentalmente instabile. Alcuni di noi non reggono e si suicidano. Un ragazzo, Roberto, che avevo conosciuto in Marocco, lo ha fatto. Si è sparato alla tempia nel salotto di casa sua. Lui non ce l’ha fatta a reggere. Sono stata al suo funerale ed è stato molto toccante. Sua madre dice che la guerra lo ha ucciso, seppure indirettamente, e io non posso che darle ragione. Non è morto sul campo di battaglia come molti altri, eppure sempre per via di quella maledetta che non guarda in faccia nessuno ha messo fine alla sua vita a soli venticinque anni.

Ho perso una delle mie migliori amiche, Sabrina, oltre a lui e ai miei compagni di scuola. Io e la Masetti ci siamo fatte forza a vicenda al funerale e ora lei sta con suo fratello. Lui non è saltato in aria come Sabrina ed è tornato a casa sano e salvo, al contrario di me e sua sorella. Quando siamo tutti e tre insieme non discutiamo mai di quello che è accaduto in Africa, di quello che io e il ragazzo abbiamo passato. Invece le poche volte che ci siamo solo io e Lacci - questo è il suo cognome - ne parliamo. Non vogliamo dimenticare. Amanda non si intromette mai in questi discorsi, evidentemente capisce che non ne sa abbastanza della guerra.

Non sono stupida, non mi serve una laurea come Masetti per capire che dietro a quella guerra orribile c’era anche un interesse economico: la vendita delle armi, comprese quelle chimiche. Ci ha guadagnato anche la Chiesa: non avete idea delle donazioni che hanno ricevuto per aiutare le popolazioni colpite dalla guerra. Scommetto che il novanta per cento di quei soldi in realtà sono andati nelle loro tasche. Lo sospetto in quanto io ero laggiù e nonostante arrivassero tantissimi soldi, vedevo solo miseria e nessun miglioramento nelle condizioni di vita di quelle persone. Senza contare che di preti e suore che avevano il coraggio di aiutare quella gente ce n'erano ben pochi. Di certo non aiutava la cosiddetta crisi di vocazione e la pericolosità di quei luoghi. In ogni caso in quel periodo erano proprio i religiosi, casualmente, a stare meglio di tutti.

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La guerra finì dopo cinque anni dal suo inizio, e pensare che tutti dicevano che sarebbe stata veloce. Si illudevano di poter davvero sconfiggere quel fanatismo. Tuttavia ancora adesso, dopo tanti anni, mi chiedo: erano davvero loro il problema, o piuttosto la loro povertà e ignoranza che li spingeva a farsi manipolare facilmente? La convinzione che la loro era la religione migliore, l’unica che meritava davvero di esistere.
In passato i Cattolici hanno perseguitato la gente che non credeva nel loro stesso dio. Dico "loro" perché ormai ho perso la fede, probabilmente a causa di tutto quel male che ho visto. Ci sono state le Crociate mirate a perseguitare e convertire con la forza gente che non ne voleva sapere. Certo ci sono state delle conversioni, ma quanto possono essere veritiere se fatte sotto minaccia? Non so come facciano Amanda e Pietro a credere ancora in dio, come altri del resto.
Sono andata al loro matrimonio, ma solamente al pranzo perché proprio non volevo saperne di entrare in chiesa. Ci voleva un po’ di gioia in quel momento e quelle nozze ce le hanno date.
« Valeria divertiti, coraggio! » mi ripetevano tutti. Eppure non ci riuscivo, anche se dalla fine della guerra ormai erano passati sei anni e tutto andava finalmente bene; sembrava che si stesse mettendo apposto ogni cosa.

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Tutti vanno avanti, però io proprio non ci riesco. Non posso dimenticare quello che è accaduto laggiù, mentre ero in Africa sul campo di battaglia. Continuerò ad avere gli incubi per il resto della mia vita, probabilmente. Ogni tanto mi pare ancora di sentire gli spari e lo scoppio delle bombe. Il mio incubo ricorrente è la morte di Sabrina, è come se il suo fantasma mi perseguitasse di continuo e temo lo farà per sempre.

Mi è stato chiesto di fare da madrina alla piccola Sabrina junior, chiamata cosi ovviamente in onore della zia, però ho rifiutato. Da tempo rinnego la Chiesa e come avrei potuto istruire religiosamente quella piccola creatura? Loro hanno capito e hanno cercato altrove. Con il tempo quella bambina è riuscita a ridarmi la gioia perduta e la speranza. Assomiglia molto alla zia e al padre. Invece suo fratello è identico alla madre.

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Io non mi sono mai sposata, forse non ho trovato la persona giusta e in fondo non l'ho mai cercata per davvero. Amanda è diventata un’attrice e in questo periodo sta girando una serie tv che parla di archeologia, perciò molto adatta a lei e alla sua passione. Suo marito adesso fa l’avvocato, siccome ha deciso di tornare a studiare dopo la guerra. E io? Beh anche io sono tornata sui libri di scuola e mi sono laureata.

Il mio sogno è rendere la vita migliore ai Musulmani. Dopo la guerra non avete idea dei pregiudizi subiti e di quello che hanno dovuto passare. Tutti danno la colpa della guerra a loro, poiché sono stati i fanatici della loro religione a causarla. Ma ne siamo davvero sicuri? Ritengo che la colpa più che dell'Isis alla fine sia stata degli stati e, può darsi, anche della religione cristiana. La gente dei Paesi ricchi ha sempre voluto essere superiore, specialmente quando si parlava di cristiani.

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Non sono mai riuscita a raggiungere il mio obbiettivo, nonostante il mio impegno e la fatica con cui ho cercato di realizzarlo. I miei amici mi hanno appoggiato moltissimo, soprattutto Pietro che conoscendo la legge molto meglio di me è stato un aiuto di vitale importanza. Sua moglie ci ha sempre incoraggiati e credeva molto nel nostro progetto, infatti ha cercato di sfruttare il suo essere un’attrice famosa meglio che poteva per sensibilizzare le persone.
Le nostre fatiche non sono servite, tuttavia il mio lavoro è stato continuato da Sabrina e suo fratello. Loro ce l’hanno fatta.

Adesso ho novant'anni passati, vecchia e decrepita ho visto realizzare il mio sogno da due ragazzi. Pietro è morto da tempo e non ha potuto vedere i risultati dei nostri sforzi e io posso andarmene in pace perché ce l’ho fatta a rendere il mondo un posto un po’ più bello. Non l'ho fatto per me, ma per gli altri, soprattutto per le generazioni future che meritano di vedere un mondo migliore di quello che ho visto io.

N.A

Magari andava approfondito di più, ma è stato già molto difficile scrivere fino a qua. Non so quanto sia veritiero questo racconto. La cosa che gli universitari possono evitare la chiamata alle armi non me la sono inventata, seppure ho paura che valga solo per la leva e non in caso di vera e proprio guerra, però non mi pare tanto irrealistico. Avevo sentito dire che per motivi scolastici era possibile salvarsi, tuttavia non ero assolutamente certa di questo e ho dovuto fare una ricerca. Solo sulla pagina di wikipedia riguardante il servizio di leva ho trovato le informazioni che mi servivano. Questa storia nasce dopo che ho sognato di scriverla. Nel mio sogno le cose non andavano esattamente così ed era più romantica, tuttavia una guerra dove noi combattevamo contro un altro stato, la Russia, in quel caso mi sembrava più difficile da realizzare e giustificare. Siccome ho scritto in prima persona, ho scelto volutamente di citare il nome della protagonista dopo molto tempo, a metà della storia. In ogni caso spero vi sia piaciuta e contrariamente a quello che potrete pensare non ho nulla contro gli stati, forse un po’, la religione, anzi sono molto credente e non do la colpa a dio come la protagonista, né contro i Musulmani. A parte che penso che questo si era già capito dal finale. In ogni caso spero vi sia piaciuta e che sono riuscita a commuovervi un po’ e a rispecchiare bene i sentimenti di un soldato costretto ad andare in guerra. Questa è stata la parte di certo più difficile. Se avessi usato le bombe Nucleari sarebbe finita subito e saremmo morti tutti, solo per questo non l’ho fatto. Ricordatevi di non fare di tutta l’erba un fascio, è questo il messaggio che vuole passare il racconto. Spero vada bene il genere introspettivo.
 La scrissi mesi fa è ora mi sono stufata di vederla lì sullo schermo del mio pc che non serve a nulla.

   
 
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