Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Killu93    13/04/2017    2 recensioni
Una guerra imminente. Un segreto da nascondere ad ogni costo. Un ragazzo che cerca la sua strada e se stesso.
Questa storia partecipa al contest "Raccontami una favola!" indetto da Supersara sul forum di EFP.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Orochimaru, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Narutooooo! Sveglia! Farai tardi!

 

La voce alta di Jiraiya scosse Naruto dal suo sonno profondo. Stava sognando di nuotare in un’enorme scodella di ramen. Era il sogno più bello che avesse mai fatto nei suoi sedici anni di vita. Si alzò malamente dal comodo letto, come ogni mattina, senza realizzare affatto che fosse quella mattina!

Jiraiya era apparso sulla soglia della sua cameretta, tutto trafelato, reggendosi al vecchio bastone di legno che sempre lo accompagnava e sorreggendo con la mano libera la tuta arancione e nera del ragazzo. Aveva con sé anche altre cose strane, ma il giovane ancora non stava realizzando cosa stesse accadendo finché non lo sentì urlare:

-Naruto! Cosa fai? Muoviti! L’esame per diventare ninja non aspetterà te!

Sgranò gli occhi come se avesse appena visto davanti a sé la morte in persona. Possibile che si fosse dimenticato quella data così importante di nuovo?

Era da quando aveva dodici anni che tentava quel maledettissimo esame, ma per una cosa o per l’altra non era ancora riuscito a superarlo. Questa volta però, era certo che sarebbe stata quella giusta! Aveva studiato alla perfezione tutti i manuali di teoria, aveva perfezionato le sue tecniche di combattimento corpo a corpo e, l’ultima volta che aveva provato, era persino riuscito a controllare il suo chakra! Cosa sarebbe potuto andare storto? Eppure si sentiva inquieto. Aveva il terrore di fallire ancora una volta e di deludere suo nonno.

-Nonno... credi che questa volta possa farcela?

-Oh Naruto, non dire sciocchezze! Certo che ci riuscirai! Diventerai il ninja più potente di tutti i tempi, persino più forte di me e di tuo padre! Io credo in te!

Sorrise debolmente. Da sempre aveva sentito su di sé un peso enorme. Lui era il figlio del Quarto Hokage della Foglia, Minato Namikaze, il più grande e potente Hokage della storia, colui che si era sacrificato per il bene del Villaggio. Per di più, era stato cresciuto da uno dei Tre Ninja Leggendari della Foglia. Come era possibile che non fosse ancora riuscito a diventare un ninja! Perchè non riusciva a controllare il suo chakra alla perfezione come faceva sua madre? Forse sentiva davvero troppo la pressione dei mostri di bravura della sua famiglia, o forse, più semplicemente, lui non era portato ad essere un ninja.

- Ah! Guarda cosa ti ho portato! Una mela per la serenità e una collana per l’equilibrio! Ti porteranno fortuna!

L’entusiasmo eccessivo di Jiraiya lo mettevano a disagio. Non avrebbe voluto disonorarlo ancora. Tutti nel villaggio sapevano che alla morte dei genitori si era preso cura del ragazzo, proprio come se fosse suo nipote, ma aveva fatto anche molto di più, si era offerto come suo mentore. Ogni suo fallimento si riversava immancabilmente sul buon nome del Ninja Leggendario. A Naruto non importava di venir deriso, ma non sopportava che si osasse anche solamente parlar male del suo maestro.

-Forza! Allacciati quella tuta e corri! Rendimi orgoglioso!

 

                                                                                                         *

 

Naruto sedeva nel suo solito banco, circondato da ragazzini strepitanti. Sapeva che molti di loro lo deridevano di soppiatto, ma ormai non ci faceva più caso, era la consuetudine.

Entrò il maestro Iruka e immediatamente piombò il silenzio nell’aula. Passò tra i banchi consegnando un foglio su cui erano stampate delle domande a cui avrebbero dovuto rispondere. Erano domande elementari a cui Naruto avrebbe potuto rispondere ad occhi chiusi. La prima volta fallì l’esame a causa di questa prova, non aveva studiato, ma lui odiava terribilmente studiare. La volta successiva passo parecchie notti insonni per superare questo scalino, lo superò a mala pena ma fu bocciato allo step successivo. L’esame infatti prevedeva sia una parte scritta che una pratica. In quest’ultima si chiedeva di mettere in mostra le proprie abilità fisiche ma soprattutto la propria abilità a sfruttare il chakra e questo, a Naruto, proprio non riusciva. Si era allenato davvero tanto, ma era come se qualcosa dentro di sé lo bloccasse. Non sapeva ben definire cosa fosse, ma sapeva che c’era qualcosa che non andava in lui.

 

Terminò la prova scritta con una mezz’ora di anticipo. Aspettò che anche gli altri consegnassero il loro foglio e aspettò ancora i risultati. Come previsto ottenne il massimo dei voti.

 

Attese in disparte il suo turno per il test successivo; era ultimo, come sempre.

Si mise a dondolare sull’altalena appesa all’unico albero del cortile della scuola. Era il suo posto speciale quello. Sin da piccolo, sedeva sempre lì quando era triste e si era seduto davvero molte volte su quella piccola asse di legno. Ormai le sue gambe erano troppo lunghe per potervi stare comodamente, ma a lui non interessava, lì, stava bene.

 

Sentì chiamare il suo nome e si diresse all’interno della struttura. Il maestro Iruka lo stava aspettando con un grande sorrisone stampato sulla faccia.

-Naruto! Hai ottenuto un risultato eccellente nello scritto! Complimenti!

Abbozzò un piccolo sorriso.

-Adesso, come saprai, dovrei testare le tue abilità nel combattimento, ma visto i risultati più che eccellenti della volta scorsa, direi che possiamo anche passare questa parte... Sai ho ancora i lividi!- provò a scherzare strizzandogli un occhio.

Naruto però non era in vena di scherzi, era concentrato e terribilmente preoccupato allo stesso tempo, doveva superare l’esame!

-Ecco, si, dunque... allora possiamo testare il tuo controllo del chakra... Vorrei... vorrei vedere una moltiplicazione del corpo.

Naruto annuì. Impose le mani senza sbagliare le posizioni per realizzare la tecnica, rilasciò il chakra e, come tutte le altre volte, apparve un orribile omino informe che fluttuava al suo fianco.

-Ehm... mi spiace Naruto, ma anche questa volta... io... ti devo bocciare. Mi spiace davvero...

Era davvero dispiaciuto il maestro Iruka. Aveva preso a cuore quel ragazzino sempre allegro e sorridente che non si arrendeva mai. Col passare degli anni, però, aveva visto in lui spegnersi quella scintilla di vita. Non sorrideva più come faceva un tempo e in un certo modo si sentiva colpevole. Sapeva che i fallimenti continui gli avevano strappato via quel sorriso. Ci teneva tanto a diventare un ninja, lo aveva visto impegnarsi sempre di più, migliorare e crescere, però, ogni volta che provava a realizzare il suo sogno, c’era sempre lui, l’officiante dell’esame, che gli impediva di raggiungere lo scopo finale. Avrebbe davvero voluto aiutarlo, ma non era il suo compito. Doveva trovare la sua strada da solo.

 

                                                                                                         *

 

Tornò a casa in silenzio. Non era in grado di affrontare lo sguardo di Jiraya che, come ogni volta, da entusiasta e speranzoso si spegneva e si velava di tristezza. Questa volta non lo avrebbe sopportato. Riuscì a raggiungere la veranda. Si sedette sul limite del pavimento lasciando penzolare i piedi scalzi. All’improvviso vide la vista offuscarglisi. Calde lacrime stavano rigando il suo viso. Cosa c’era di sbagliato in lui? Perché non riusciva a superare quella prova? Era davvero quella la sua strada? Perchè non riusciva ad essere come tutti gli altri?

Avrebbe solo voluto trovare una risposta a tutte queste sue domande. Avrebbe voluto guardarsi allo specchio e vedere quanto valesse realmente, capire chi fosse realmente. Quelle risposte però erano davvero troppo difficili da trovare, dentro se stesso non riusciva a vedere nulla se non un’ombra che lo inglobava e lo faceva precipitare sempre più a fondo.

Un tocco familiare lo riportò alla realtà. Alzò gli occhi arrossati per il pianto e incontrò il dolce sorriso di Jiraiya. Con molta fatica riuscì a sedersi vicino a lui, guardava con aria sognante l’enorme ciliegio in fiore che occupava gran parte della piccola aia della casa.

-Jiraiya... Io...

-Naruto hai visto che bella fioritura?

Il ragazzo lo guardò con aria interrogativa.

-Quest’anno siamo stati molto fortunati, non trovi? Non è da tutti poter godere di una tale meraviglia! Oh! Guarda là! Quello è in ritardo... Scommetto che quando sboccerà diventerà il fiore più bello di tutti!

Il ragazzo si gettò al suo collo piangendo come un bambino. Jiraiya continuava a credere in lui e non avrebbe mai smesso di farlo. Doveva davvero troppo a quell’uomo, avrebbe voluto solo renderlo fiero di lui, un giorno. Per il momento, però, poteva dargli solo tutta la sua gratitudine ed il suo amore.

 

                                                                                                         *

 

Era notte inoltrata quando Jiraiya rientrò zoppicante in casa. Nel pomeriggio era venuto a cercarlo un messaggero dell’Hokage, doveva essere successo qualcosa di grave. Si diresse subito nella sua stanza, senza neppure salutare il nipote. Aprì l’armadio e vi estrasse fuori la sua vecchia armatura.

-Cosa stai facendo vecchio? - chiese Naruto incuriosito.

-Prendo la mia armatura.

-Questo lo sto vedendo da solo... A cosa ti serve?

-Domani parto per la guerra.

Un gelido silenzio piombò sulla casa. Naruto non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito.

-Mi stai prendendo per il culo vero?

-No.

-Non puoi andare in guerra! Cosa ti dice il cervello? Non sei in grado di..

-NARUTO!

Era la prima volta che alzava la voce con lui.

-La situazione è grave Naruto... Orochimaru è tornato!

-Cosa? Credevo che tu...

-Lo credevo anche io...

-Ma.. La tua gamba Jiraiya...

-Non importa. Devo portare a termine quello che ho iniziato, è una mia responsabilità.

Naruto non riusciva a capire quello che provava il suo maestro. Come avrebbe potuto? Lui non aveva mai avuto aveva mai avuto un amico. Perché si, Orochimaru era stato il più caro amico di Jiraiya. Anzi, era quasi certo che continuasse a considerarlo come tale, nonostante tutte le cose brutte che aveva commesso, nonostante tutte le persone che aveva ucciso, nonostante la terribile ferita che gli aveva provocato alla gamba e che adesso lo costringeva a sorreggersi a quel maledettissimo bastone. Si incolpava di non essere riuscito a fermare le sue stragi, per non essere riuscito a proteggere la Foglia dal suo ultimo attacco, per non essere riuscito ad ucciderlo quando avrebbe potuto; ma quello per cui realmente si incolpava era il suo averlo abbandonato a se stesso e alle sue tenebre, il non essere riuscito a salvare il suo amico. Forse era per questo che si impegnava a sostenere così tanto Naruto, forse temeva che avrebbe potuto fare la stessa fine.

-Credo... credo che non dovresti andare lo stesso! Ci sono tanti ninja giovani che possono proteggere la Foglia! NON DEVI ANDARE A MORIRE!

-Se dovessi morire per proteggere il mio Paese, sarebbe un onore. Io so quale è il mio posto! E’ ora che anche tu impari quale sia il tuo!

Gli cadde il mondo addosso. Mai avrebbe creduto di poter sentire quelle parole dal suo maestro, da suo nonno! Corse via piangendo.

 

                                                                                                         *

 

Dondolava lentamente sull’altalena ripensando alle dure parole di Jiraiya. Non aveva tutti i torti. Aveva sedici anni e non era ancora riuscito a diventare un Genin. Quanto era patetico? L’unica cosa di cui era certo è che non voleva perdere l’unica persona che avesse a questo mondo. Era debole, lo sapeva, ma avrebbe dato la sua vita per lui. Un fuoco nuovo riempì l’azzurro dei suoi occhi. Doveva salvarlo ad ogni costo e lo avrebbe fatto.

Tornò a casa in fretta e furia, preparò tutto il necessario per la partenza e lasciò un biglietto sul tavolo della cucina per il suo maestro.

Parto per la guerra anche io. Ci vediamo sul campo! Naruto’.

Uscì di casa col vento in faccia e con la luna ad illuminare il suo sorriso. Non aveva più intenzione di restare indietro.
 

                                                                                                          *

 

In poche ore era riuscito a scoprire ogni dettaglio sulla guerra imminente. Non era un pessimo ninja in fin dei conti, semplicemente non riusciva a controllare il suo chakra, tutto qui. Era riuscito a scoprire che Orochimaru si stava muovendo verso il villaggio con un ristretto gruppo di sottoposti, tutti ninja traditori di grado S. Nessuno conosceva le loro abilità, ma tutti sapevano quanto spaventoso poteva essere Orochimaru. L’Hokage aveva richiamato tutti i Jonin e i Chunin disponibili per la battaglia ed aveva anche istituito un campo addestramento per i Genin in modo da poter disporre di più risorse possibili contro quella sciagura che si stava per abbattere su di loro. Aveva deciso che si sarebbe mescolato tra quei novellini, anche perché, anche lui era uno di quelli. Doveva solo trovare un modo per non dare nell’occhio e soprattutto di non farsi riconoscere. Tra i vari Genin avrebbe potuto trovare quei mocciosi che avevano sostenuto l’esame con lui il giorno prima, ma anche tutti gli altri ninja con cui aveva avuto a che fare negli anni precedenti. Era soprattutto preoccupato di non essere riconosciuto dal Jonin a cui era stato affidato l’addestramento dei Genin: Sasuke Uchiha. Avevano la stessa età, avevano frequentato la scuola ninja insieme e quasi tutti i giorni finivano per prendersi a calci e pugni. Naruto non lo aveva mai sopportato perché vedeva in lui quello che non riusciva ad essere. Sasuke era intelligente, forte, agile, veloce, ma soprattutto aveva un controllo del suo chakra incredibile. Proveniva da una delle famiglie più illustri di Konoha, gli Uchiha, i depositari dello Sharingan. Non lo sopportava per questo suo essere perfetto, ma allo stesso tempo lo ammirava terribilmente e avrebbe voluto essere suo amico. Le loro strade si divisero quando Sasuke passò con successo l’esame per diventare ninja e lui lo bocciò per la prima volta. Da allora non lo aveva più rivisto. Probabilmente non si ricordava di lui, anche se in cuor suo sperava il contrario.

 

Aveva rubato la divisa standard utilizzata in guerra composta da una una maglia ed un paio di pantaloni blu scuro e un giacchetto color verde militare che riportava sulla schiena una spirale rossa fuoco. Aveva rubato anche il coprifronte con il simbolo del suo villaggio. Erano tutti oggetti che appartenevano alla gioventù di Jiraiya e che adesso non utilizzava più, ma continuava a custodire gelosamente.

Questo gesto, se scoperto, non solo lo avrebbe messo nei guai con il maestro, ma avrebbe potuto anche assicurargli la pena di morte: spacciarsi per un ninja era considerato un atto addirittura sacrilego.

 

Uniformarsi alla massa non sarebbe bastato per farlo passare inosservato. Aveva pensato molto in quella notte a quale stratagemma utilizzare; aveva pensato di rasarsi i capelli o di tingerli di un altro colore, ma qualsiasi cosa ideasse non sembrava soddisfarlo pienamente. Stava rischiando davvero tanto, avrebbe dovuto giocarsi il tutto per tutto.

 

                                                                                                          *

 

Jiraiya era andato a letto con una tristezza opprimente nel cuore. La notizia del ritorno di Orochimaru lo aveva sconvolto e la lite con Naruto aveva solo peggiorato la situazione. Aveva ancora vivo nella mente il ricordo della loro ultima battaglia. Era riuscito a penetrare nel villaggio, lo aveva messo a ferro e fuoco e si era scagliato verso l’Hokage per prendere la sua testa. Hiruzen Sarutobi, il Terzo Hokage, era stato il loro maestro. Anche lui, proprio come Jiraiya non si perdonava il fatto di aver lasciato il suo discepolo in balia dell’oscurità. Entrambi si sentivano colpevoli, ma era stato Jiraiya a caricarsi del fardello di entrambi, era stato lui a decidere di voler fermare il vecchio compagno ad ogni costo. Aveva vissuto fino ad allora con la convinzione di aver ucciso l’amico, aveva portato il peso di quella colpa così grande per dieci lunghi anni, aveva considerato la ferita alla gamba come la giusta punizione per avergli tolto la vita, ma adesso lo sapeva vivo e non riusciva a capire cosa stesse provando realmente. Era sollevato? Un po’ lo era, ma doveva anche tener fede alla parola data al Terzo. Lo avrebbe fermato.

Con quei pensieri si era addormentato, senza curarsi della condizione di Naruto.

 

Era notte fonda quando si svegliò di soprassalto. La sua fronte era imperlata di piccole goccioline di sudore, il respiro era affannoso. Aveva sognato Orochimaru che trapassava con la sua mano il petto di Naruto. L’uomo era visibilmente scosso, quell’immagine era davvero reale e non riusciva a cancellarla dalla sua testa. Chiamò il ragazzo per calmarsi. Nessuno rispose.

Il panico si dipinse sul suo volto. Scese dal letto in fretta e furia senza ricordare di prendere il bastone per sorreggere il suo peso. Cadde. Iniziò a trascinare la sua gamba morta trovando appoggio alle pareti. Continuò a chiamare il suo nome come un ossesso, ma solo il silenzio gli rispose. Giunse nella camera del giovane. Non era nel suo letto. Con molta fatica ispezionò tutte le stanze della loro casa e finalmente giunse in cucina. Trovò sul tavolo la lettera di Naruto.

-Dannazione! Stupido ragazzo!

 

Raggiunse la magione dell’Hokage poco prima dell’alba.

-Jiraiya! Sei sconvolto! Perché sei venuto a quest’ora, cosa è successo?

-Naruto... Naruto è sparito... Mi ha lasciato un biglietto in cui ha scritto che avrebbe partecipato alla guerra... E’ colpa mia, è solo colpa mia Sarutobi! Lui non voleva che combattessi viste le mie condizioni, io ho alzato la voce, l’ho rimproverato e ora...

-Abbiamo fatto molti sbagli in passato, troppi... Ma è nostro compito continuare a mantenere il segreto. Non può venire a conoscenza della Volpe, questa è stata da sempre la nostra priorità e sempre lo sarà, ricordalo. Se mobilitassi una squadra solo per il suo recupero, non credi che si farebbe delle domande?

-Il segreto non può essere più importante della sua vita!

-No, certo... Ma come credi che reagirebbe se venisse a conoscenza di quello che si nasconde in lui? E come credi reagirebbe se scoprisse che tu stesso gli hai mentito per anni?

-Sarutobi...

-Non possiamo fare niente Jiraiya, dobbiamo solo avere fiducia nelle sue capacità di sopravvivenza ed adattamento... E’ un ninja no? Saprà cavarsela! Ne sono convinto.

-Almeno... almeno permettimi di fornirgli un piccolo aiuto!

-E sia!

Jiraiya si morse il pollice della mano destra, tracciò col sangue un segno sul palmo della mano sinistra, effettuò le posizioni cinghiale, cane, passero, scimmia, pecora e appoggiò il palmo a terra. Da una piccola nuvola di fumo emerse un rospo di media grandezza, aveva la pelle arancione con dei segni viola intorno agli occhi, la bocca e sullo stomaco.

-Gamakichi trova Naruto e proteggilo, per favore! Fa in modo che nessuno possa scoprire il suo segreto!

Il rospo annuì e partì alla sua ricerca.

 

                                                                                                         *

 

Era il tramonto. Naruto aveva indossato la sua divisa e aveva deciso di coprire con una sorta di strano unguento il suo segno più caratteristico: i tre baffi che aveva su entrambe le guance. Non era però del tutto convinto, continuava ad essere fin troppo riconoscibile. Improvvisamente sentì un fischio che lo fece sobbalzare. Si guardò intorno ma non vide nessuno.

-Ehi! Sono qui! Sull’albero!

Notò allora una macchietta arancione spiccare tra le foglie verdi.

-Gamakichi! Che diavolo ci fai qui?!

Il rospo saltò giù dall’albero atterrando direttamente sulla faccia del giovane.

-Ah ah Naruto! Vedessi come hai fatto infuriare Jiraiya! Non l’ho mai visto così arrabbiato! Mi ha mandato a cercarti per riportarti a casa, ma io ho deciso di disobbedirgli! Voglio darti una mano in questa pazza avventura!

Il rospo conosceva troppo bene Naruto, probabilmente era l’unico amico che avesse, se si può parlare di amicizia tra un essere umano e una rana. Gamakichi voleva realmente bene a quel ragazzetto combina guai e desiderava davvero proteggerlo, ma sapeva anche quanto fosse cocciuto. Non avrebbe mai accettato il suo aiuto conoscendo la verità, così, preferì mentirgli.

-Cosa? Dici davvero? Jiraiya doveva pensarci prima di dirmi quelle cose! Ora sono convinto più che mai ad incontrarlo sul campo e mostrargli tutto il mio valore! Sarà orgoglioso di me!

-Eh eh. Quindi ora partiamo?

-Oh. No, non ancora... Sto cercando di camuffarmi... Non voglio essere riconosciuto dai miei vecchi compagni. Se scoprissero che ho rubato il coprifronte e che mi fingo un ninja mi ucciderebbero, ne sono sicuro!

-Non ti sei camuffato molto bene...

-Questo lo so! Devo solo inventarmi qualcosa...

-Perché non fingi di essere una donna?

Naruto lo guardò esterrefatto per un periodo di tempo infinito.

-Ah. Tutto sommato, non è una cattiva idea... Mi travestirò da donna!

 

                                                                                                         *

 

Il campo addestramento pullulava di persone. Tra quella massa informe Naruto cercava disperatamente di scorgere la figura familiare del suo maestro ma non sembrava esservi. Riuscì a intravedere alcuni dei ragazzetti che avevano sostenuto l’esame con lui, si sorprese anche di vedere alcuni vecchi compagni che avevano frequentato la scuola con lui e Sasuke ma che, evidentemente, non erano poi tanto migliori di lui dal momento che erano sempre dei Genin. Naruto ridacchiò dentro di sé. Infine lo riconobbe. Stava discutendo con un uomo strano. Era anziano, forse persino più vecchio di Jiraiya, aveva bendata la parte destra del volto e si sorreggeva con un bastone di legno. Non sembrava molto in forma, forse la situazione era davvero disperata.

Cercò di farsi largo come meglio poteva, prestando molta attenzione che i lunghi codini della sua parrucca non si impigliassero da qualche parte e rivelassero la sua vera identità. Forse avrebbe dovuto scegliere qualcosa di meno ingombrante e appariscente.

-Ehi biondina!

Col terrore si voltò. Riconobbe il ragazzo che l’aveva chiamato: Kiba Inuzuka. Con lui c’erano Choji Akimichi e Rock Lee. Non avrebbe mai pensato di trovarli tra la schiera dei Genin.

-Ti sei fatta male? - gli chiese Kiba languidamente.

-Come?

-Quando sei caduta dal cielo.

Si, avrebbe dovuto scegliere qualcosa di meno appariscente.

-Schiaffeggialo e fai una scenata! Le donne fanno sempre così! - gli sussurrò il rospo che si nascondeva dietro la sua schiena.

Naruto, un po’ titubante, seguì il consiglio di Gamakichi, sicuramente era più esperto di lui sull’argomento.

-Maiale! Non si trattano così le signore! - cercò di dire con un tono acuto e melodrammatico.

Il suono della sua voce dovette risultare un po’ troppo acuto dal momento che attirò l’attenzione di tutti i presenti. Le ragazze iniziarono a prendere le sue difese, mentre alcuni ragazzi iniziarono a spalleggiare il povero Kiba che aveva ricevuto una sberla ingiustamente, altri invece si proclamarono paladini della bellezza e della purezza, giurando a Naruto il loro eterno amore. Mai si sarebbe immaginato di scatenare un pandemonio tale! Non era mai stato al centro dell’attenzione prima d’ora, né tanto meno aveva mai dovuto avere a che fare con così tante persone che gli ronzassero intorno. Era cresciuto da solo, anche a scuola tutti lo evitavano o, al massimo, si azzuffavano con lui. In quel momento avrebbe solo voluto sparire.

 

-SILENZIO! - tuonò da lontano una voce fredda e sicura – Chi ha scatenato tutta questa confusione?

Un vuoto si creò intorno a Naruto. Sasuke si avvicinò a lui con la sua solita faccia inespressiva.

-Non voglio gente che pianti grane nel mio campo.

Avrebbe voluto prenderlo a pugni e riempirlo di insulti, non sopportava quell’aria di superiorità con cui si rivolgeva a lui anche in quel contesto. Riuscì a trattenere le mani e la lingua, ma non il suo sguardo, uno sguardo carico di sfida.

-Come ti chiami?

-Ahhh... Ehmm... Io... io ce l’ho un nome! Ed è anche un nome da donna!

-Quindi?

-Ehmm... Naru...

-Naru?

-No! No! Haru! Haru...

- Mmm.. mi ricordi qualcuno... Hai forse qualche fratello?

-No, sono sola, solissima! I miei familiari sono morti, tutti morti!

L’entusiasmo con cui aveva proclamato quest’ultima frase fece corrugare la fronte a Sasuke. Naruto si maledisse. Nel panico aveva perso il controllo dei suoi processi mentali, aveva sparato frasi senza senso ed era andato a cercare la cosa peggiore. Tutta la famiglia Uchiha era stata sterminata una decina di anni fa. Se aveva evitato di essere scoperto, ora, era sicuro di essere finito in un guaio maggiore inimicandosi il Jonin.

Gli fece cenno di riunirsi ai compagni, Naruto eseguì.

-Dal momento che avete così tante energie da spendere per battibecchi inutili, io e il signor Danzo provvederemo a creare un programma di allenamento estremo che vi farà raggiungere in fretta il livello necessario per combattere questa guerra. Sarete quei ninja che adesso non siete! .. Ah! Dimenticavo.. Ringraziate la vostra nuova amica per questo trattamento speciale.

Naruto avrebbe solamente voluto passare inosservato, adesso si era inimicato tutto il campo.

 

                                                                                                         *

 

Sasuke e Danzo illustrarono con molta perizia il programma del loro addestramento.

-Vi riunirete veloci ed in silenzio ogni mattina. Chi si comporterà diversamente ne risponderà a me. - proclamò Sasuke con aria autoritaria.

-Non darti troppe arie Sasuke...

-Kiba!

Il ragazzo trasalì, non pensava di essere stato udito. Il Jonin estrasse un kunai da dietro lo schiena, lo rivolse verso il giovane e lo scagliò sulla sommità di un albero.

-Grazie per esserti offerto, recuperalo.

-Tsk. E’ un gioco da ragazzi.

-Un momento. Non potrai arrampicarti, dovrai utilizzare il chakra. Bilancialo molto bene, altrimenti cadrai. - lo schernì il ragazzo.

L’arrampicata sugli alberi, come il camminare sulle acque, erano gli esercizi basilari per allenare al meglio il controllo del chakra. Naruto aveva provato infinite volte in quegli anni, ma mai era riuscito ad ottenere dei buoni risultati. L’ansia e la pressione iniziarono a salire quando vide Kiba riuscire facilmente nell’impresa. Anche Choji, nonostante la sua massa, riuscì con estrema leggerezza a muoversi lungo la parete verticale dell’albero e altrettanto fece Rock Lee. Erano sicuramente più in gamba di tutti quei novellini, perché allora erano rimasti dei semplici Genin?

Ben presto venne il suo turno. Cercò di calmarsi, liberare la mente dalle paure, concentrare il chakra sotto i piedi nella giusta quantità e iniziò la scalata. Dopo cinque passi si ritrovò col sedere per terra. La sua unica consolazione fu il fallimento di alcuni altri compagni, tutti dodicenni appena diplomati.

Passarono poi alla camminata sulle acque, provarono l’utilizzo di alcune tecniche come quella della moltiplicazione del corpo, quella del richiamo, vennero anche introdotti i principi base per imparare ad utilizzare le arti magiche ed illusorie, ma Naruto era totalmente negato per tutto quello che riguardava l’utilizzo del chakra.

-Oi biondina, sei tanto carina quanto scarsa. Come hai fatto a prendere il diploma eh? - lo punzecchiò Kiba.

-E tu allora? Mi sembri vecchiotto per essere ancora un Genin!

-Il fatto è che io e i miei amici qua, abbiamo un brutto caratteraccio... Ci piace attaccare briga con gli altri e a quanto pare non è un atteggiamento consono per dei Chunin o dei Jonin... Ma che ci vuoi fare, siamo fatti così..

Naruto non fece in tempo a poter ribattere che si ritrovò per terra. Mentre Kiba lo distraeva, Rock Lee e Choji lo avevano fatto cadere utilizzando il bastone per l’allenamento.

-Ahahahah! Mamma mia, è sempre uno spasso!

Aveva capito perfettamente cosa intendesse con “atteggiamento non consono”.

Divenne la vittima preferita dei loro scherzi. Gli riempivano il sacco a pelo di insetti, gli rubavano il cibo, gli facevano lo sgambetto, gli lanciavano persino dei piccoli sassolini quando era impegnato a concentrarsi, ma, cosa peggiore, facevano sempre ricadere su di lui la colpa delle loro malefatte. Era certo che il suo continuo essere al centro del caos, sommato alla sua incapacità di controllare il chakra, lo avrebbero fatto sbattere fuori dal campo. La sua unica salvezza fu la sua straordinaria capacità in combattimento. Non c’era nessuno che riuscisse a tenergli testa, nessuno che riuscisse a batterlo. Riuscì anche a regalare un bell’occhio nero a Kiba, come compenso per le sue “gentilezze” e “attenzioni”.

Sasuke rimase piacevolmente colpito dalla forza che sembrava mostrare quella ragazzetta.

-Haru! Combatterai con me adesso.

Naruto non avrebbe potuto desiderare di meglio. Ricordava ancora troppo bene le sconfitte subite in passato, all’epoca era davvero una schiappa in ogni campo, ma ora, dopo anni di duro allenamento, era certo di aver ottime possibilità di vittoria, almeno nella lotta corpo a corpo.

Sasuke si posizionò davanti a lui, lo scrutava incuriosito attendendo la sua prima mossa. Non tardò ad arrivare. Con un balzo repentino ed in atteso, Naruto sferrò un potente pugno, dritto al volto dell’avversario che riuscì a schivare con molta fortuna all’ultimo minuto. Lo sguardo dell’Uchiha era mutato; un fuoco nuovo bruciava dentro le sue pupille. Aveva trovato qualcuno con cui divertirsi, finalmente.

 

 

                                                                                                         *

 

I due giacevano sul suolo, esausti e affannati. La luce della luna illuminava i loro volti tumefatti. Il loro combattimento era andato avanti per ore senza riuscire ad incoronare un vincitore. I loro spettatori si erano ritirati da alcune ore, vinti dalla stanchezza dell’allenamento, ma loro avevano continuato a lottare, non combattevano per dare spettacolo, combattevano per loro stessi, per superare i propri limiti e diventare sempre più forti. Naruto ricordava bene i pugni di Sasuke, quando ripensava alle loro baruffe, sentiva chiaramente il dolore fisico sulla propria pelle. I pugni che aveva ricevuto quel giorno erano completamente differenti, erano carichi di una forza nuova, quasi mostruosa, erano carichi di determinazione e voglia di vincere, sentiva in quei pugni tutta la potenza dell’avversario e tutta la sua anima. Era come se in passato si fosse sempre limitato a dargli una lezione, a mostrargli quale fosse il suo posto e quanto incommensurabile fosse la distanza tra i due, ora, però, sembrava aver riconosciuto il suo valore, forse, finalmente, aveva iniziato a considerarlo un degno rivale, un qualcuno a cui dover mostrare tutte le proprie capacità. Sorrise a quel pensiero.

-Sai Haru, non pensavo fossi tanto forte. Mi hai sorpreso.

-Mi sono allenato duramente per diventare così forte... Allenata! Allenata duramente! Sono una donna ah ah! Mi hai picchiata così forte che non so neppure più cosa dico!

- Saresti un ottimo combattente anche se fossi un ragazzo.

Naruto arrossì violentemente. Sasuke si mosse e si rimise seduto a terra guardando la luna.

-Il tuo modo di combattere mi ricorda tanto quello di un ragazzino con cui facevo sempre a botte a scuola. Era un attaccabrighe insopportabile, non studiava mai, prendeva sempre brutti voti e falliva in quasi tutto quello che faceva. Quando combatteva con me, però, dava sempre il meglio di sé. Lo rispettavo per questo... Era anche l’unico con cui riuscivo a rapportarmi, anche se in modo un po’ violento... Chissà che fine avrà fatto.

Il ragazzo si alzò in piedi, scosse i vestiti sporchi di polvere e porse una mano a Naruto che ancora giaceva a terra. L’aiutò ad alzarsi. La sua stretta di mano era salda e decisa, i suoi occhi neri come la notte erano profondi con una voragine. Sasuke gli si fece ancora più vicino, i loro volti quasi si toccavano, il cuore del biondino iniziò a battere all’impazzata, cosa diavolo gli stava accadendo?

-Ora che li guardo meglio, anche i tuoi occhi sono come i suoi. Talmente pieni di ardore che paiono prendere fuoco. Riesco a leggerci dentro tutta la tua voglia di riuscire, di trovare il tuo posto nel mondo.

Come poteva proprio lui capire così bene quello che aveva nel profondo. Era da sempre stato il suo odiato rivale, lo aveva da sempre ritenuto un pomposo pieno di sé, mentre ora gli si mostrava dolce e sensibile. Possibile che tutto l’odio che aveva riversato per anni sulla sua figura non fosse in realtà tutto l’odio e la frustrazione che provava per se stesso? Possibile che avesse avuto bisogno di un capro espiatorio per andare avanti in quegli anni così duri per lui? Il convincersi di avere qualcuno che lo disprezzasse profondamente gli aveva dato modo di reagire, studiare, allenarsi, diventare sempre più forte, ma Sasuke non l’aveva mai disprezzato.

-Anche lui faceva davvero schifo con il controllo del chakra..

-Ehi!

-Oh scusa! Non volevo offenderti. Però penso che anche tu, come lui, stia sbagliando tutto.

-Non è bello da dire neppure questo!

-Si, ma è la verità. A scuola e nelle pergamene viene insegnato che il rigore e la disciplina sono indispensabili per il controllo del chakra e questo è senza alcun dubbio vero. Però, ci sono delle persone che non sono fatte per questo. Ci sono delle persone che hanno bisogno di lasciarsi andare a far fluire le proprie emozioni per rilasciare il proprio chakra e poterne usufruire al meglio. Sono convinto che tu, come quel ragazzino, facciate parte di questa schiera di persone. Quindi non arrenderti, trova la tua strada e sono certo che diventerai un’eccellente ninja!

-Oh... Ti ringrazio.

Sasuke sorrise dolcemente, nessuno l’aveva mai visto sorridere prima di allora. Naruto rimase senza fiato. Il ragazzo lo salutò e si allontanò dirigendosi verso la propria tenda, ma si voltò un’ultima volta, come se avesse ancora qualcosa di importante da dire.

-Oh dimenticavo! Avete anche lo stesso colore degli occhi: azzurro come il cielo limpido d’autunno.

 

                                                                                                         *

 

- Hokage-sama! Orochimaru è stato individuato nella Foresta della Morte.

-Mandate ogni forza a nostra disposizione, non deve assolutamente uscire da quel luogo!

Sarutobi parve rassicurato da quella notizia.

-Riusciremo a fermalo lì Jiraiya, non sarà necessario il tuo intervento.. E neppure quello di Naruto.

Gli sorrise debolmente, ma Jiraiya aveva il presentimento che l’operazione non sarebbe andata a buon fine.

 

                                                                                                         *

 

Un corvo era giunto dal villaggio al campo di addestramento; informava della presenza di Orochimaru nella Foresta della Morte.

-Pare che tutte le forze a nostra disposizione siano state mandate là, forse, dovremmo mandare un piccolo contingente in aiuto.

-Sasuke, nessuno in questo campo è in grado di combattere una guerra. Sono passati solo quattro giorni e nessuno ha dimostrato doti particolari. Noi siamo l’ultima spiaggia dell’Hokage, se Orochimaru dovesse sopravvivere toccherà a noi provare a fermarlo con la quantità.

-Alcuni elementi possono competere.

-Non credo sia saggio per il momento, aspettiamo altre indicazioni.

 

Kiba aveva origliato la loro conversazione ed era corso subito a ragguagliare i suoi compagni.

-Sono sicuro che Sasuke si stesse riferendo a noi.. D’altra parte siamo i migliori del campo!

-Ahhh che seccatura, non vorrei proprio dovermi scontrare con Orochimaru... - farfugliò Choji sgranocchiando le sue patatine.

-Ma potrebbe essere un’occasione perfetta per mostrare le nostre capacità finché siamo giovani!!

Naruto passava da quelle parti, incurante di quello che stesse accadendo intorno a lui, aveva la testa in un altro luogo, pensava ancora a quel duello. Improvvisamente venne catturato dalla stretta di Kiba.

-Hey Haru, ho delle notizie straordinarie!

-Senti Kiba, se sei riuscito a rimorchiare quella morettina a cui puntavi non mi interessa conoscere i dettagli...

-Oh oh, la mia Haru è gelosa eh?

-Assolutamente no! E smettila di toccarmi.

-Come la mia signora desidera. Comunque, volevo dirti, che siamo stati scelti per scendere in guerra!

-Kiba non dire bugie! - lo riprese Rock Lee.

-Ma è vero! Ho sentito con queste mie orecchie che Orochimaru è stato individuato nella Foresta della Morte e che lì erano state mandate tutte le forze del villaggio e che Sasuke avrebbe voluto mandare dei rinforzi! Chi altri potrebbero essere i rinforzi se non noi? Siamo i più forti qui! Tu Haru hai persino pareggiato con Sasuke!

Naruto impallidì. Il solo pensiero che Jiraiya si trovasse in quel luogo, a fronteggiare il suo storico rivale, gli aveva fatto contorcere le budella. Non avrebbe permesso a Orochimaru di portargli via l’unica persona che aveva al mondo. Non gli importava della sua impreparazione, avrebbe combattuto con tutto se stesso per proteggerlo. Doveva partire.

-Si, però Danzo ha detto di aspettare altre notizie, quindi non credo che ci muoveremo molto presto. - aggiunse Choji.

Doveva escogitare qualcosa.

 

 

Naruto, però, non era mai stato tanto brillante in queste cose, non aveva la malizia o l’inventiva necessaria per trovare una soluzione al suo problema.

-Se scrivessimo una richiesta d’aiuto?

-Gamakichi, cosa stai dicendo?

-Si! Una richiesta d’aiuto! Possiamo far finta che Jiraiya abbia mandato me per recapitare il messaggio!

-Oh si! Sei geniale Gamakichi! Non avrei mai pensato ad una cosa del genere! Potremmo.. Potremmo scrivere qualcosa tipo.. “ Dal Terzo Hokage a Sasuke Uchiha: Caro Sasuke, stiamo combattendo Orochimaru nella Foresta della Morte, gradiresti raggiungerci coi rinforzi?”.. Che ne dici?

-Mmm, bella! Ma hai dimenticato “Abbiamo dimenticato il profumo, ti dispiacerebbe portarcene un po’?”.

-Oh sì! Ma certo!

-Pronto?? Questo è un esercito! Dobbiamo dargli un tono di comando! Ahhh... Lascia perdere, sei un caso perso, lascia fare a me!

 

Gamakichi recapitò il suo messaggio a Danzo. Sasuke decise di partire immediatamente con i migliori del gruppo: Kiba, Rock Lee, Choji e Haru.

 

 

                                                                                                         *

 

Naruto non era mai stato in quel luogo prima di allora. Lo aveva immaginato innumerevoli volte, quando Jiraiya gli raccontava dei suoi allenamenti giovanili in quel posto spaventoso. Era convinto che il vecchio maestro esagerasse ogni volta coi dettagli, ma adesso che poteva vedere la Foresta della Morte coi suoi occhi, era certo che tutto quanto avesse sentito fosse realtà. Non aveva mai visto degli alberi e delle piante gigantesche, la maggior parte di queste velenose. Inoltre era risaputo che in quel posto vivessero delle belve estremamente aggressive e di grande dimensione. Il livello di pericolo era estremamente elevato, ogni passo doveva essere ponderato con prudenza, soprattutto ora, data la presenza di un nemico temibilissimo. Naruto però non era spaventato da tutto questo, il suo unico pensiero andava a Jiraiya. Era al sicuro in quel momento? Stava bene? Non lo sapeva e questo lo angosciava terribilmente. Per di più, non riuscivano a mettersi in contatto con il grosso delle forze, né tanto meno riuscivano a scorgere tracce della loro presenza. Non era possibile che fossero già stati tutti quanti sconfitti, era inaccettabile.

 

Un’improvvisa raffica di proiettili li sorprese dall’alto. Rapidamente, il gruppo si disperse in cerca di riparo. Naruto, non riuscì a vedere da dove provenisse l’attacco, ma notò un dettaglio molto importante: quei proiettili erano fatti di ossa.

Sasuke scivolò al suo fianco senza far rumore. Indicò a Naruto la posizione dei compagni e senza pronunciare un parola lo esortò a seguirlo. Non sapeva cosa avesse in mente il ragazzo, ma si fidava di lui e lo avrebbe seguito anche incontro alla morte. Immerso in questi pensieri, non si era reso conto che il suo corpo si stava muovendo con una naturalezza sconcertante lungo la parente legnosa di una quercia gigantesca. Non aveva pensato a calibrare il giusto chakra per correre in verticale, non aveva pensato proprio a nulla, seguiva solamente la schiena del suo capitano. Forse aveva ragione su di lui, forse doveva solo seguire il suo istinto, i suoi sentimenti e ben presto sarebbe diventato davvero un grande ninja.

 

Quando raggiunsero gli altri elementi del gruppo, quella pioggia di falangi cessò. Una voce sibilante ma chiara, che faceva accapponare la pelle, spezzo il silenzio della foresta.

-Cosa abbiamo qui? Altri ninja della Foglia? Non ne abbiamo già massacrati a sufficienza?

Naruto si sentì morire dentro, l’immagine di Jiraiya privo di vita gli riempì gli occhi. Le lacrime iniziarono a bagnargli le guance, non fu più in grado di controllare il suo corpo e uscì allo scoperto.

-BASTARDO!

-Ohhh. Abbiamo una ragazzina sentimentale qui.

-HAI UCCISO JIRAIYA?

-E tu come fai a conoscere Jiraiya?

-RISPONDIMI!

-Non ancora.

Il sogghigno sulla faccia di Orochimaru lo fece andare fuori di testa. Balzò in avanti contro in nemico con una velocità inaudita. Il suo pugno fu fermato da una imponente lastra di roccia.

-Non ti lasceremo fare del male al nostro maestro.

Apparve da dietro quella barriera di roccia un ragazzo paffuto con i capelli arancioni.

Si aggiunsero a lui altri tre ragazzi: il primo aveva i capelli corti e grigi, portava un rossetto viola sulle labbra e aveva uno sguardo da psicopatico; il secondo andava in giro a petto nudo, aveva i capelli candidi come la neve e gli occhi iniettati di sangue; l’ultimo, infine, portava degli occhiali e all’apparenza sembrava il più normale di tutti.

Anche Sasuke uscì allo scoperto attivando il suo Sharingan.

-Bene, bene... Un Uchiha!

Il volto di Orochimaru parve illuminarsi alla vista di quegli occhi, li aveva da sempre desiderati.

-Non pensavo che le cose si sarebbero fatte così interessanti..

Con movenze rapide e serpentine si scagliò sul giovane che senza esitazione riuscì a respingere i suoi colpi.

Si mossero anche gli altri, ad eccezione del ragazzo con gli occhiali. Balzarono sopra Naruto con ferocia, ma nessuno dei loro colpi raggiunse l’obiettivo. Kiba, Choji e Rock Lee avevano respinto i loro attacchi.

-Haru va’ a dare supporto a Sasuke, sbrigati!

-Ma...

-Non c’è tempo! Corri!

-Fidati di noi!

Naruto provava sentimenti troppo contrastanti in quel momento. Era la sua prima battaglia, la sua prima guerra, non sapeva cosa fare, non sapeva come muoversi, era come se avesse dimenticato tutto. Si sentiva inutile, un peso che rallentava i suoi compagni. Avrebbe dovuto ascoltare Jiraiya, avrebbe dovuto rimanere al suo posto, lui non era in grado di fare niente se non creare confusione. Era colpa sua se quei ragazzi e Sasuke sarebbero morti, lui li aveva spinti lì per un desiderio egoistico, per salvare il suo maestro o forse, più probabilmente, per mostrare al mondo e a se stesso che era in grado di cavarsela, che era forte, che valeva qualcosa.

-HARU!

Il grido di Kiba lo riscosse. Lo vide combattere strenuamente contro il ragazzo col caschetto argentato, sembrava tenergli testa con la sua straordinaria energia. Poco oltre scorse Rock Lee fronteggiare abilmente il ragazzo con i capelli bianchi, stava brandendo una sorta di spada fatta di ossa, ma con la sua agilità riusciva a schivare ogni fendente. Infine Choji si scontrava col ragazzo dai capelli arancioni che pareva controllare masse di terra a suo piacimento, ma il suo compagno era una montagna di pura forza, avrebbe avuto la meglio. Erano forti, finalmente lo vedeva, e avevano fiducia in lui. Lo avevano protetto e gli avevano lasciato campo libero per raggiungere Sasuke e dargli supporto contro quel mostro di Orochimaru. Un compito così importante era stato affidato a lui, proprio a lui che non valeva nulla. Forse loro avevano visto qualcosa che lui non riusciva a vedere, forse avevano visto la sua vera forza. Partì all’inseguimento di Sasuke.

Lentamente si mosse anche il ragazzo con gli occhiali.

 

Naruto trovò i due contendenti immersi in uno scontro senza eguali. Le capacità del suo capitano erano sorprendenti e vederlo combattere era un vero spettacolo. Il suo controllo del chakra era praticamente perfetto e ogni tecnica che realizzava lo lasciava senza fiato. Riusciva a tener testa ad Orochimaru, uno dei Tre Ninja Leggendari. L’abisso tra loro era davvero enorme.

Talmente preso dal combattimento, non si accorse che il ragazzo con gli occhiali li aveva raggiunti. Mentre il ninja traditore attaccava Sasuke con un’orda di serpenti, il giovane lo attaccò alle spalle, ferendolo al fianco sinistro. Il Jonin cadde in ginocchio.

-Kabuto mi stavo divertendo...

-Mi spiace Orochimaru-sama, ma non abbiamo tempo da perdere coi moscerini. Non si preoccupi, estrarrò i suoi occhi prima di ucciderlo.

Naruto agì senza pensare. Veloce come il vento sottrasse il capitano dalle grinfie del suo aguzzino.

-PRIMA DI TOCCARLO DOVRETE PASSARE SUL MIO CADAVERE!

Lo sguardo del giovane si fece deciso. Le sue iridi chiare cambiarono colore, divennero rosse come il fuoco. Sentì una nuova potenza scorrergli nelle vene.

Tutti i presenti furono intimoriti da quella forza che si era sprigionata.

Orochimaru sogghignò. Naruto impose le mani e per la prima volta riuscì ad eseguire una tecnica della moltiplicazione. Partì all’assalto coi suoi venti cloni e travolse il giovane con gli occhiali come un ciclone. La rapidità dei suoi colpi era elevatissima, l’avversario non riusciva a vedere cosa lo stesse colpendo né dove l’avrebbe colpito. La furia che proveniva dal suo interno gli aveva completamente annebbiato la mente. Iniziò a infierire sull’avversario con violenza inaudita mentre una sottile aura rossastra iniziava a ricoprire il suo corpo.

-La Volpe a nove code si è finalmente risvegliata.

Orochimaru non era spaventato a quella vista, una frenesia incontrollata si impadronì delle sue membra. Avrebbe controllato quello spirito antico ad ogni costo.

Si scagliò su Naruto con violenza, ma la sua forza fisica era inferiore. Il chakra della Volpe sembrava averlo reso invincibile ed imprevedibile. La brutalità dei suoi attacchi era spaventosa e la sua rabbia aumentava ad ogni attacco che il nemico evitava. Riuscì ad afferrarlo per un piede ed iniziò a scaraventarlo contro ogni roccia e ogni albero presente nei dintorni. Come un mastino, non mollava la sua preda.

Naruto scaraventò Orochimaru tra il fitto della Foresta e si rivolse verso il giovane Uchiha. Sasuke era impietrito da quel terribile spettacolo a cui aveva assistito. Ferito al fianco non avrebbe potuto combattere contro quell’essere, né, tanto meno, avrebbe voluto. Un’ombra spuntò da dietro il ragazzo e gli si parò davanti, riconobbe la sua fisionomia all’istante: Danzo. L’uomo sciolse le bende che ricoprivano la sua mano destra, indirizzò il palmo verso Naruto e immediatamente il chakra della Volpe svanì lasciando il ragazzo stremato. Cadde al suolo svenuto.

 

 

                                                                                                         *

 

Quando riprese conoscenza si ritrovò nella sua tenda nel campo addestramento. Sentiva ogni muscolo del suo corpo dolorante e pesante. L’ultima immagine che vedeva chiara nella sua mente era il rosso del sangue di Sasuke, dopo di quello, non ricordava assolutamente niente, vuoto totale. Cercò di alzarsi, ma le gambe non riuscivano a sorreggerlo. Cadde in avanti battendo il naso sul terreno duro. Non volle arrendersi e decise di avanzare trascinando quel corpo che pareva non rispondere più al suo padrone. Raggiunse molto lentamente l’entrata della tenda, si sollevò leggermente, facendo perno sul gomito, e si protese fuori da quella col viso. Una luce bianca lo investì completamente, si fece scudo con la mano per riuscire ad aprire gli occhi. Tutti si erano radunati intorno a quel luogo e sembrava lo stessero aspettando. Cercò subito tra la folla Sasuke e i suoi compagni, temeva il peggio per loro. Vedeva solo la folla che lo circondava in tumulto, sembrava stessero bisbigliando qualcosa di davvero importante ma lui non riuscì a captare alcuna parola. Finalmente riconobbe la fisionomia di Kiba e dietro di lui scorse anche Choji e Rock Lee. Erano bendati e avevano delle contusioni, ma sembravano stare bene. Perché allora avevano quella espressione così strana sul volto? Leggeva nei loro visi un misto di preoccupazione e dispiacere, o forse era delusione? Che fosse lui quello ferito gravemente? Con gesti spasmodici iniziò a tastarsi tutto il corpo, toccò braccia, gambe, petto, viso, testa. Capì. La sua parrucca non c’era più. Avevano scoperto il suo segreto.

Vide Danzo muoversi verso di lui con aria minacciosa, lo riportò dentro la tenda con forza. Arrivò anche Sasuke.

-Perché sei qui, Naruto Uzumaki?

Il ragazzo rimase sorpreso, come faceva quell’uomo a conoscere il suo nome?

-Ti conviene rispondere. - soggiunse Sasuke con la sua solita calma.

-Io... Io... Mi spiace. Non volevo prendermi gioco di voi.. So che fingersi un ninja è punibile con la morte, ma ho dovuto agire in questo modo! Non potevo permettere che Jiraiya combattesse contro Orochimaru rischiando di morire!

-Sapevo che non avrebbe portato nulla di buono a lasciarlo con lui. Sasuke, tienilo d’occhio e se dovesse provare a scappare, mettilo k.o.

-Agli ordini!

 

Rimasero da soli. La tensione tra i due si sarebbe potuta tagliare con un kunai. Naruto avrebbe voluto infrangere quel silenzio opprimente scusandosi o cercando di giustificare il suo gesto in qualche modo, ma la sua gola era tremendamente secca e le sue labbra erano sigillate. I suoi occhi però, quegli occhi azzurri come il cielo d’autunno, parlavano per lui. Sasuke non riuscì a sostenere quello sguardo così intenso, gli voltò le spalle.

-Jiraiya non è mai sceso in campo. E’ alla magione dell’Hokage. - esordì il Jonin rompendo il silenzio.

-Da-davvero?

-Si. L’Hokage è consapevole delle sue condizioni.. Ma anche della sua forza. Sarebbe dovuto essere l’ultima carta da giocare se ogni altro tentativo fosse fallito.

Di nuovo piombò il silenzio.

-Mi dispiace. Avrei dovuto trovare una soluzione migliore. Non avrei dovuto mentire.

-Già, avresti dovuto.

 

 

                                                                                                         *

 

Il corpo di Orochimaru non fu rinvenuto nei giorni successivi. I suoi alleati furono condotti nelle prigioni del villaggio, sotto la tutela della Radice. Anche Naruto era destinato in quei luoghi, così aveva disposto Danzo sotto consenso dell’Hokage stesso. Lo stavano scortando Sasuke e i suoi tre vecchi alleati. Nessuno osava parlare.

Un’improvvisa esplosione li fece arrestare. Una fumata nera si era alzata nel cielo, proveniva della magione dell’Hokage.

-Orochimaru! - sussurrò spaventato Choji.

-Non può essere...

-Ma non hanno ritrovato il suo cadavere!

-Silenzio! Io ho visto cosa Naruto ha fatto! Orochimaro è morto! - sentenziò lapidario Sasuke.

Naruto era ancora più confuso. Cosa era accaduto? Aveva combattuto contro il Ninja Leggendario? Lo aveva anche sconfitto? Come poteva essere?

Guardò interrogativo il compagno che lo stava tenendo per l’avambraccio, ma non ricevette risposte.

 

-Naruto! Naruto!

Una voce gracchiante giunse dall’alto. Gamakichi atterrò sulla testa del ragazzo tutto trafelato.

-Orochimaru è alla magione! Si scontrerà presto con Jiraiya!

-Non è possibile! Come può essere ancora vivo dopo quello che gli ha fatto Naruto?!

Sasuke aveva perso il controllo, nei suoi occhi c’era solo terrore.

-Sasuke... Ma cosa è successo?

Il ragazzo lo fulminò con lo sguardo. Kiba intervenne rapidamente.

-Naruto... lo hai... lo hai lasciato libero.

-Cosa? Orochimaru?

-Ma sei scemo o cosa? - sbraitò l’Uchiha.

Naruto sembrava non capire.

-Non gliel’ha mai detto. - spiegò con molta calma il rospo.

-Perché non gli ha mai detto una cosa simile?! Si è bevuto il cervello quel vecchio?!

-Anche l’Hokage era d’accordo. Lo hanno fatto per il suo bene, per fargli vivere una vita normale..

-Come può vivere una vita normale con quell’essere dentro di sé?!

Naruto non capiva assolutamente niente di cosa stessero parlando, ma sentiva dentro di sé un gran dolore, talmente opprimente che non riuscì a trattenere le lacrime. A quella vista Sasuke si ricompose. Venne a sapere della situazione del ragazzo solo dopo essere diventato un Jonin. La presenza dello Spirito della Volpe a Nove Code nel Villaggio è un’informazione classificata con il rango superiore a S. Se ne viene a conoscenza solo per essere preparati e porvi rimedio nel caso dovesse prendere possesso del corpo ospite. Non si può essere mai preparati per una cosa del genere, lui l’aveva sperimentato. Era venuto anche a conoscenza del sigillo pentastico che gli era stato imposto da bambino per fare in modo che non potesse essere in grado di utilizzare a pieno il suo chakra nè quello della bestia. Non era colpa sua se faceva così schifo, ma pensava che Naruto fosse a conoscenza di tutto questo e che si esercitasse ugualmente nelle tecniche per la sua testardaggine. Il ragazzo, però, non sapeva niente di niente. Gli si strinse il cuore pensando alla sofferenza che aveva dovuto provare vedendosi fallire ogni volta e pensando che la colpa fosse sua, che lui fosse un inetto. Quale persona tanto crudele doveva aver pensato che questo sarebbe stato un bene per lui? Una rabbia improvvisa gli offuscò la mente e si impadronì della sua lingua.

-Sai perché fai schifo Naruto? Perché hanno imposto un sigillo al tuo chakra!

-Come? Perché?

-Perché, prima, dentro di te, hanno sigillato lo Spirito della Volpe a Nove Code!

Rimase shockato da quelle parole. Dentro di sé custodiva lo spirito di un essere terrificante e solo adesso gli era stato detto. Improvvise, le immagini del combattimento con Orochimaru tornarono alla sua memoria. La furia e la smania di sangue che stava rivivendo gli dettero il voltastomaco. Come poteva convivere con quell’immagine di sé da adesso in poi? Capiva da cosa l’aveva voluto proteggere il suo maestro: il senso di colpa.

-Può di nuovo uscire? - chiese titubante.

-No, se manterrai il controllo delle tue emozioni. -rispose Gamakichi.

Le emozioni, erano quelle necessarie per aggirare il sigillo che gli era stato imposto. Per questo Jiraiya si prodigava così tanto affinché rimanesse concentrato e mantenesse il controllo, ma da quella notte di luna piena, dopo lo scontro con Sasuke, le emozioni avevano iniziato a fluire dentro di lui, non era più in grado di contenerle.

-Devo salvare Jiraiya... Non so se ci riuscirò...

L’Uchiha rimase colpito. Come poteva perdonare il suo maestro che gli aveva mentito? Doveva essere un pazzo o, forse, avere un grande cuore.

-Se accadrà, ci sarò io con te! Ti controllerò col mio Sharingan, proprio come ha fatto Danzo.

 

 

                                                                                                         *

 

I due compagni raggiunsero in fretta la magione. Intorno ad essa vi erano solo fiamme e distruzione. Molti ninja erano a terra feriti e tra essi, Naruto, scorse una fisionomia fin troppo familiare: Jiraiya.

-NONNO!!!

L’uomo era ricoperto di sangue, ma respirava ancora. Aprì debolmente gli occhi e vedendo Naruto, sorrise.

-Sei vivo... Perdonami Naruto per essere stato cattivo con te e non averti detto la verità... Io ...

-Non parlare nonno! Stai qui, ci penso io!

 

Dall’alto della magione torreggiava trionfante Orochimaru, l’Hokage, stremato e stretto dalle spire di un serpente, aspettava stoico il suo destino.

-Inchinati a me.

-Per quanto il vento ululi forte, una montagna non può inchinarsi ad esso.

Irritato, Orochimaru fece per sferrare il colpo fatale, ma un kunai ferì la sua pelle bianchissima. Si voltò di scatto e incontrò lo sguardo deciso di Naruto. Non riuscì a muovere un passo verso di lui che fu investito da una potente palla di fuoco lanciata dall’Uchiha che lo obbligò ad indietreggiare.

Sasuke si lanciò sopra Orochimaru, il suo scopo era quello di dare al compagno la possibilità di trarre in salvo l’Hokage. Il Ninja Supremo non aveva ancora recuperato tutte le sue forze dopo lo scontro con la Volpe, i suoi movimenti erano meno rapidi e fluidi e il Jonin gli stava dando troppi problemi. Con la coda dell’occhio vide Naruto che liberava l’Hokage e lo faceva scappare calandosi dal tetto. Orochimaru perse la testa. Sprigionò tutto il chakra che aveva in corpo e come una furia si scagliò sul giovane Uchiha. Lo travolse con un’onda carica di odio, lo colpì più e più volte facendo riaprire la sua ferita sul fianco. Lo bloccò a terra tenendolo per il collo, pregustava già la sensazione del sangue caldo sulle dita. Qualcosa lo colpì in testa. Una scarpa, la scarpa di Naruto.

-Orochimaru! Veditela con me!

Gli occhi gialli dell’uomo si iniettarono di sangue. Desiderava vendicarsi su quel ragazzino più di ogni altra cosa, anche più della Volpe stessa.

-Estrarrò la Volpe dal tuo corpo con le mie stesse mani!

Il Ninja Supremo gli balzò addosso, lo respinse con un calcio e corse via.

-Hai paura ragazzino? Non scappare.

Naruto non stava scappando. Aveva da sempre desiderato combattere contro un nemico così forte, ma dopo aver scoperto che dentro di sé albergava uno spirito distruttivo, sapeva che non avrebbe mai potuto realizzare quel sogno. Un ninja, per essere tale, deve combattere e, per combattere, deve utilizzare il chakra. Lui non poteva farlo, ma nonostante questo non scappava. Lui stava combattendo, nell’unico modo in cui gli era consentito farlo, utilizzando la sua forza fisica e l’astuzia.

Non avrebbe rischiato di far risvegliare quella bestia una seconda volta!

 

Balzava da una parte all’altra del tetto della magione senza un apparente motivazione logica e Orochimaru lo inseguiva come una bestia vogliosa di sangue, aveva perso completamente il lume della ragione. Ad un certo punto arrestò la sua corsa, non era più in grado di muoversi. Solo allora realizzò di essere caduto nella trappola del ragazzo. Centinaia di fili invisibili, carichi di bombe carta, lo legavano e lo immobilizzavano. L’uomo iniziò a sbraitare. Naruto raggiunse il compagno, lo aiutò ad alzarsi.

 

-Sasuke, puoi prestarmi il tuo chakra?

Il giovane sorrise, impose le mani e rilasciò il suo chakra. L’esplosione fu gigantesca.

 

 

                                                                                                         *

 

Una folla di civili e ninja acclamava i due ragazzi. Kiba, Choji e Rock Lee, dopo aver superato con fatica quella massa di persone, si gettarono su di loro. Naruto vide il sorriso del suo maestro e pensò che finalmente tutto stava andando per il verso giusto. La minaccia di Orochimaru era svanita, Jiraiya era salvo, aveva trovato degli amici e Sasuke, cos’altro poteva andare storto?

-E adesso basta! - tuonò l’Hokage dirigendosi verso di lui.

-Naruto Uzumaki, il cercoterio della Volpe a Nove Code. Abbiamo cercato di proteggerti, di tenerti lontano dai guai, ti abbiamo raccontato tante bugie, troppe e tu hai rubato il coprifronte del tuo maestro, sei scappato di casa, ti sei travestito da ninja, hai ingannato il tuo capitano, hai distrutto la mia magione, hai liberato lo Spirito e… Hai salvato tutti noi!

L’Hokage si inchinò al suo cospetto e così fece tutto il villaggio.

Zoppicando si avvicinò anche Jiraiya. Naruto gli corse incontro, lo abbracciò piangendo.

-Jiraiya, mi dispiace! Non volevo farti arrabbiare, non volevo farti preoccupare... Volevo solo che tu fossi orgoglioso di me!

-Naruto... Perdonami, volevo solo proteggerti... Volevo solo la tua felicità... Ma con tutte quelle bugie ti ho reso la vita un inferno, ti ho portato a dubitare di te e delle tue capacità... Ma io ho sempre avuto ben chiara una cosa... Il più grande dono e onore è avere te come nipote!

 

 

                                                                                                          *

 

 

Era passata una settimana dallo scontro con Orochimaru. Nel Villaggio tutti si davano da fare per ricostruire le strutture distrutte. Naruto, all’ombra del ciliegio, stava meditando; non aveva rinunciato a diventare un ninja, avrebbe imparato a convivere con quel demone che albergava in lui, non importava quanto tempo avrebbe impiegato, lui ce l’avrebbe fatta.

Jiraiya lo interruppe tutto gongolante.

-Hai ospiti!

Sasuke lo salutò con un cenno della mano, era visibilmente in imbarazzo.

-Cosa ci fai qui?

-Hai dimenticato il tuo coprifronte... Ah, ehm, beh... E’ il tuo coprifronte! - disse impacciato porgendolo a Jiraiya che sghignazzava sotto i baffi.

-Ti ringrazio... Di tutto!

Il ragazzo arrossì violentemente di fronte a quegli occhi così limpidi.

-Ti piacerebbe restare per cena?

-Ti piacerebbe restare per sempre? - soggiunse Jiraiya.

-La... La cena va benissimo!

 

 

                                                                                                          *

 

 

La luna rischiarava la notte e Jiraiya fumava in tranquillità sotto il suo ciliegio.

-Alloraaaa chi è che ha fatto un buon lavoro?

-Non tu Gamakichi, non tu!

Il vecchio rise rumorosamente vedendo l’espressione delusa del rospo.

-Come si dice... “Il fiore che sboccia nelle avversità è il più raro e il più bello di tutti”.

 

 

                                                                                                          *

 

                                                                                                       Fine



 

Note dell’autrice:

Questa storia partecipa al contest indetto da Supersara “Raccontami una favola!”. La favola da me scelta è “Mulan”, la mia preferita su tutte. Ho cercato di attenermi alla storia generale, riportando anche parecchie battute del cartone Disney che spero possiate apprezzare :) Mi è venuto anche naturale riscrivere questa storia utilizzando l’universo di “Naruto”, i protagonisti di entrambe le storie mi sono sembrati davvero vicini caratterialmente, entrambi sono combattenti e cercano di essere accettati per quello che sono. Non ho trovato neppure difficoltà a far coincidere i personaggi di Sasuke con Shang, Jiraiya col Fa Su e l’Hokage con l’Imperatore. Ho reso un po’ più complesso il personaggio di Orochimaru rispetto a quello di Shan Liu e soprattutto ho voluto marcare bene il rapporto con il vecchio compagno. Per quanto riguarda i personaggi di Kiba, Choji e Rock Lee li ho scelti per il particolare rapporto di amicizia che hanno con Naruto e che più mi ricordava il rapporto di Yao, Ling e Chien Po. Non ho scelto Shikamaru perché mi pareva di snaturarlo troppo. Infine la parte di Mushu, sebben ridotta, ho voluto farla interpretare da Gamakichi. Spero davvero possa esservi piaciuto questo piccolo, ma grande esperimento. Ci ho messo tutta me stessa! Grazie per la lettura, Killu93.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Killu93