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Autore: sangueoro    14/04/2017    1 recensioni
Le vicende si svolgono dopo il finale di The Vampire Diaries.
Nella scuola che Caroline decide di aprire, arriva una bambina speciale… che ha bisogno di “protezione e preparazione“…
Ma chi proteggerà e preparerà Caroline al ritorno di Klaus nella sua vita?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus, Nuovo personaggio, Rebekah Mikaelson | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rebekah era nervosa, uscì dalla scuola quasi di corsa, aveva bisogno di una boccata d’aria.

Subito dopo pranzo aveva avuto un’accesa discussione con Caroline.

Era più di un mese che lei e Hope erano arrivate e le cose fino a quel momento stavano andando bene, sua nipote era serena, si era integrata con tutti i compagni e aveva stretto una bellissima amicizia con Felicity.

Sembrava maturata vicino alla giovane vampira, al punto che le due facevano da responsabili sorelle maggiori a quelle due pesti di Josie e Lizzie.

Quelle quattro erano inseparabili e con molta probabilità in questo momento erano da Niklaus, il puledrino.

Le aveva viste trafugare delle mele rimaste nel cesto della frutta, Felicity era andata addirittura a prendere gli spicchi e i frutti smangiucchiati lasciati nei piatti dai loro compagni.

«E’ un peccato!» la sentì dire a Hope 

«Niklaus non mangia gli avanzi» aveva ribattuto sua nipote. 

«Niklaus non lo sa che sono avanzi!» aveva replicato la ragazza più grande.

«Io si!» aveva contrattaccato Hope.

«E mica li devi mangiare tu» aveva messo fine alla discussione Felicity.

“Sono un amore“ sorrise Rebekah, contenta che la sua nipotina avesse trovato un’amica come la giovane vampira.

“In questo Caroline aveva perfettamente ragione“ si stizzì ricordando la loro discussione.

Per quanto riguardava lei, non era male fare l’insegnante, si divertiva con quei ragazzi!

“E anche in questo aveva ragione” constatò sempre più nervosa «E’ irritante!» esclamò a voce alta!

I primi giorni, facendo l’appello aveva avuto un sussulto, alcuni di quei nomi non le erano del tutto sconosciuti, così nei giorni successivi aveva indagato un po'.

Certo che non le erano nuovi! Deveraux, LaRue, DuBois… li aveva sentiti più di una volta da Davina o da Vincent.

Una delle giovani streghette era proprio di New Orleans. 

Sia un ragazzino che una ragazzina invece le avevano confidato che la loro famiglia era originaria di New Orleans ma che erano stati costretti a lasciare la città, c’erano troppi vampiri che si facevano la guerra e non era più sicura.

Piccolo il mondo per gli esseri soprannaturali! 

Si immaginava una possibile conversazione a tavola, nel caso fossero tornati a casa per una qualche festività.

«Sai mamma, ho una bellissima nuova insegnante di lettere antiche, molto preparata e gentile… si chiama Miss Mikaelson»

“Forse Nik non è così paranoico“ ammise “forse… e dico forse, i miei fratelli hanno fatto bene a suggerirmi di cambiare il cognome, ma cascasse il mondo se glielo dico… No, forse è meglio se gli riferisco che ho tre alunni imparentati con le streghe del quartiere francese! Se dovesse succedere qualcosa a me o a Hope… Nik mi pugnala per un paio di secoli!“

 

Era arrivata ai margini del bosco, quel luogo le era sempre piaciuto, le trasmetteva una sensazione di pace e dopo il litigio con Caroline ne aveva proprio bisogno, così si avventurò tra gli alberi.

E pensare che in quel mese il suo rapporto con Caroline e Bonnie era migliorato notevolmente.

Era inevitabile visto che convivevano, ma le piaceva pensare che si stavano davvero affezionando.

Rebekah capiva più di tutti il bisogno della nipote di avere delle amiche, perché è sempre stato così anche per lei, la sua lunghissima vita era stata veramente vuota da quel punto di vista.

Specialmente con Caroline le cose erano notevolmente cambiate, contro ogni previsione visto che l’aveva sempre detestata!

La ragazza dei salotti bene, coinvolta nel sociale, figlia dello sceriffo, Miss Mystic Falls, studentessa modello… come si faceva a non odiarla?

Senza contare che era stata fidanzata con Matt!… e Stefan l’aveva addirittura sposata, doveva continuare? 

Si… poteva farlo, c’era anche un’altra ragione per la quale Caroline non le era mai piaciuta… di lei si era innamorato anche l’uomo più importante della sua vita, suo fratello. 

Non aveva mai capito come fosse potuto accadere.

Klaus, l’ibrido originale, vampiro millenario che poteva avere tutte le donne che voleva, e ne aveva avute nel corso dei secoli, tante… bellissime… si era andato ad invaghire di una ragazza di provincia, che non aveva mai messo il naso fuori dalla sua cittadina, un’insulsa neo-vampira… 

Caroline era carina lo ammetteva, ma cosa aveva di così speciale per attirare l’attenzione di Nik?

Quante volte se lo era chiesto…

Doveva ammettere che nell’ultimo mese stava cominciando a capirlo.

Caroline era molto più… di un bel faccino…

Doveva confessare che i momenti della giornata che preferiva e che aspettava con ansia, erano i loro dopo pasto.

Dopo aver mangiato in sala mensa con tutti gli altri docenti e gli studenti, Caroline e lei si chiudevano in un salottino privato, al piano superiore… e si nutrivano.

Con le sacche di sangue, ovviamente, ma non direttamente dal contenitore ospedaliero 

«Mi sa di squallido» sosteneva Caroline, sorridente.

Così dopo pranzo lo serviva in comuni bicchieri di vetro e lo consumavano spiluccando un po' di frutta fresca.

Dopo cena, con un po' di dolcetti, preferibilmente a base di cioccolata, lo serviva in bicchieri di cristallo.

«Fa tanto sera così!» aveva commentato ridendo Caroline la prima volta.

All’inizio bevevano in un imbarazzante silenzio, poi avevano incominciato a parlare della scuola, delle lezioni, dei programmi, dei progressi dei ragazzi… praticamente delle riunioni tra direttrice e insegnante.

Con il passare dei giorni avevano cominciato a parlare degli studenti in maniera più approfondita e Caroline l’aveva stupita, conosceva la storia personale di tutti i suoi alunni, si interessava ad ognuno di loro in una maniera quasi materna.

L’Originale aveva capito che Care aveva un rapporto speciale soprattutto con Felicity e aveva tentato di saperne il motivo, ma Caroline era stata bravissima a sviare ogni volta il discorso.

Più passavano i giorni e più le loro chiacchiere andavano sul personale, specialmente di sera, e avevano cominciato ad aprirsi l’una con l’altra.

Rebekah aveva raccontato delle cose che non avrebbe mai creduto di poter condividere con qualcuno e aveva scoperto una Caroline che proprio non immaginava.

Non era poi così popolare a scuola e non era nemmeno venerata come una dea.

Per tanto tempo era stata addirittura gelosa di Elena, lei sì che era una divinità per tutti!

Care le confidò che prima di diventare una vampira, la trattavano tutti con sufficienza, era considerata la classica biondina scialba con poco cervello, debole… insicura.

Diventare un vampiro l’aveva cambiata, le aveva fatto prendere consapevolezza dei propri mezzi e anche gli altri avevano cominciato a rispettarla.

Caroline era stata molto schietta e sincera, si era aperta a lei con naturalezza, senza indugi o imbarazzi, si stava veramente bene in sua compagnia.

E così la sera prima aveva deciso di chiederle una cosa che proprio le arrovellava il cervello da anni!

«Caroline, ti posso fare una domanda un po' personale? Ma devi essere sincera…» iniziò titubante.

«Spara!» fece Caroline, togliendosi le scarpe e piegando le gambe sul divano.

«Ok… che Nik si fosse preso una cotta per te se ne erano accorti anche i sassi…» cominciò a parlare Rebekah guardandola.

Caroline fece un sospiro e abbassò un po' lo sguardo.

«…e anche che tu ti fossi divertita tantissimo a tenerlo a distanza» continuò la vampira originale.

Caroline ora la guardava, ma non disse nulla.

Rebekah continuò «Ma era anche palese che neanche a te fosse proprio indifferente…»

Caroline si mise un’ immaginaria ciocca di capelli dietro l’orecchio «Non hai ancora domandato niente… » affermò.

«Hai ragione, ma la premessa è un po' lunga…» sorrise Rebekah «e non è ancora finita»

«Ok, ti ascolto…» le sorrise Caroline di rimando.

«Sarò sincera io per prima Caroline… stentavo a riconoscere mio fratello in quel periodo… ti ha fatto una corte paziente e non è da lui! Nik è abituato a prendersi tutto quello che vuole… poi di punto in bianco ha mollato! E mio fratello non molla mai! Te lo posso assicurare…

Sono quasi sicura, di sapere anche quando ha deciso di farlo, perché ero con lui in quel momento… Stavamo tornando a New Orleans, eravamo venuti qui per Katherine e nel viaggio di ritorno Nik alternava momenti di rabbia a momenti di felicità, era molto strano… sembrava euforico e depresso al momento stesso… e ora la domanda…»

«Non credo che serva…» sussurrò Caroline.

«Mi risponderai? Anche se non la formulo? » chiese Rebekah.

«Si… e tenterò di essere sincera» rispose Care.

«Mi devo mettere comoda?» chiese la vampira originale, togliendosi anche lei le scarpe e assumendo la stessa posizione di Caroline, nella parte opposta del divano angolare, stemperando così la tensione.

«In effetti anche la risposta è lunga…» ammise Caroline.

«Ho tutto il tempo che vuoi» la rassicurò l’altra.

«Stavo cercando Matt nei boschi, la figlia di Katherine, Nadia, l’aveva rapito e seppellito da qualche parte. Ad un certo punto mi sono trovata davanti tuo fratello» iniziò a parlare Caroline «non me lo aspettavo, e sono rimasta a dir poco sorpresa.

Gli ho detto che ero impegnata e sono letteralmente fuggita, ma lui ovviamente non mi ha lasciato via di fuga seguendomi, mi ha detto che Damon vi aveva avvertito che Katherine stava morendo e abbiamo discusso, perché non mi sembrava cortese venire a “gongolare su un cadavere” gli dissi proprio così, prima di scappare di nuovo»

«Non per difenderlo, ma aspettava da 500 anni quel momento» si intromise Rebekah.

«Ad essere onesti, non è che noi ci stavamo strappando i capelli dal dispiacere…» ammise Caroline.

«Lui mi raggiunse di nuovo e mi chiese se volevo sapere di Tyler» continuò Care «per un attimo pensai che lo avesse ucciso, ma Klaus mi raccontò della sua visita di “cortesia” a New Orleans e che prima di ripartire con la coda tra le gambe gli aveva detto della nostra rottura…»

«Perché vi siete lasciati tu e il lupetto?» la interruppe l’Originale.

«Non era la prima volta che tuo fratello ritornava qui, era già venuto in occasione della consegna dei diplomi e in quell’occasione mi rassicurò sul fatto che Tyler potesse tornare tranquillamente a casa, che non lo avrebbe più braccato… era il mio regalo di maturità». 

Caroline fece un enorme sospiro prima di continuare «Ma al signor Lockwood questo non bastava, anzi si era infuriato all’idea che potevamo stare insieme solo per il fatto che l’onnipotente Klaus Mikaelson ci avesse dato la sua benedizione. Lo misi alle strette, gli chiesi di scegliere tra me e la sua sete di vendetta… lui scelse di venire a New Orleans… e questo è esattamente quello che dissi a tuo fratello, che Tyler aveva fatto la scelta sbagliata! Aveva scelto di odiare lui, invece di amare me!” si inalberò Caroline.

Dall’altra parte del divano Rebekah la guardava in silenzio aspettando che continuasse.

«A quel punto Klaus mi ha chiesto di dare una possibilità di scelta anche a lui, io ho fatto finta di non capire… non volevo approfondire, quindi gli dissi che mi stava facendo perdere del tempo, che Matt era in grave pericolo e non potevo farmi distrarre, ma tuo fratello mi ha rassicurato dicendomi che lo aveva sentito urlare e che aveva mandato qualcuno a salvarlo, mi ha fatto capire che sarebbe stato molto cortese non disturbare…» lanciò alla sua amica uno sguardo allusivo.

«Credo di poter parlare a nome del misterioso salvatore e ringraziarti per il tuo tatto, molto gentile da parte tua…» scherzò di rimando Rebekah.

«Con Matt al sicuro e io che mi ero ripresa dallo shock di ritrovarmelo davanti, abbiamo cominciato a passeggiare, gli feci notare che aveva un appuntamento importante con Katherine, che rischiava di perdersi l’agognato evento! Ma tuo fratello mi disse che era prontissimo a perderselo, in cambio di una piccola cosa da parte mia, voleva la mia confessione…»

Caroline ora non la guardava più… fece un attimo di pausa e continuò.

«Mi disse che lui oramai viveva altrove, che non correvo più il rischio di incontrarlo in giro… che non avrei più dovuto guardarlo con disprezzo cercando di nascondere la connessione che era evidente ci fosse tra noi due.

Aveva solo bisogno che l’ammettessi una volta per tutte.

Era la prima volta che ci trovavamo in una situazione del genere, ero senza difese… mi stava facendo una domanda diretta, voleva sapere cosa provavo per lui… 

Ho cercato di tergiversare, dicendogli che ero in un momento di svolta, avevo cominciato l’università, stavo mettendo le basi per il mio futuro e nel mio futuro per lui non c’era assolutamente posto… 

Lui fece una faccia… 

Aveva frainteso o forse era proprio quello che volevo disperatamente fargli credere… ma non ce la feci a mentirgli così spudoratamente e così confessai… 

Aveva perfettamente ragione, mi nascondevo dietro i nostri litigi, lo tenevo a distanza e pubblicamente lo disprezzavo, per non far conoscere quella parte di me che teneva a lui nonostante tutto quello che ci aveva fatto passare… 

Gli dissi che odiavo quella parte di me!

Ma se lui mi avesse promesso che sarebbe andato via per sempre e che non sarebbe mai più tornato, avrei potuto essere sincera e dirgli cosa volevo…

Lui me lo ha promesso, allora io mi sono avvicinata e l’ho baciato.

Lui mi ha guardato in un modo… 

Mi ha sorriso in un modo… 

Non ci ha messo molto a reagire e mi ha sbattuta contro un albero strappandomi…» Caroline era come in trance, persa tra i suoi ricordi.

«STOOOP … » gridò Rebekah «non ho bisogno dei dettagli!»

Caroline, come fosse tornata da un mondo lontano,cominciò a ridere rossa come un peperone, nascondendo la faccia tra le mani…

«E’ così bravo?» si sorprese a chiedere a voce alta Rebekah, poi continuò «NO! Non lo voglio sapere!»

«Mettiamola così… » cercò di trovare le parole giuste Caroline, oramai tornata del tutto nel presente «tuo fratello è l’Ibrido Originale, è “unico” nel suo genere» sbottò a ridere.

«O santiddio!» esclamò Rebekah «Ci metterò una vita a togliermi dalla mente l’immagine di te e mio fratello che ci date dentro!»

«Già… ti posso capire, ho ripensato tantissime volte a quel nostro ultimo incontro… l’ho rivissuto molte volte nella mia mente…» era tornata seria Caroline.

«Te ne sei pentita?» chiese l’amica.

«NO…» era stata veloce a rispondere, era estremamente seria ora «Ma forse non sono stata del tutto sincera… quella volta» confessò Caroline all’amica.

Rebekah la guardava sottecchi.

«Gli ho fatto credere che volessi solo del sesso… che tra noi fosse una questione di chimica e attrazione fisica…» mormorò Caroline alzandosi in piedi.

«E non era così?» le chiese Rebekah «Pensi che ci fosse dell’altro?»

«NON doveva esserci dell’altro…” rispose Care irritata.

«Perché?» domandò Rebekah.

«Uhm!… Perché? Stiamo parlando di Klaus Mikaelson! L’uomo che ha ucciso la zia di Elena! E che era venuto per uccidere anche lei!

Poi invece la voleva trasformare in una sacca di sangue ambulante! 

Parliamo dell’uomo che ha tentato di uccidere me! DUE volte! Che ha tentato di ucciderci tutti… PIU’ VOLTE! 

Che ha ucciso la mamma del mio ragazzo! Devo continuare? » Caroline era fuori di sé, camminava avanti e indietro, continuando a mettersi le mani nei capelli.

«Si è venuto a sapere sai?» continuò Caroline guardandola «La nostra scampagnata nei boschi è diventata di pubblico dominio, i loro sguardi…» 

Caroline scuoteva la testa ad occhi chiusi «Mi hanno fatto sentire una traditrice! Mi ero fatta sbattere dal nemico! Avevo scopato con Klaus, questa è stata l’esatta definizione che è stata data… 

Quando hanno ricominciato a guardarmi senza giudicarmi, credo che si fossero convinti che mi avesse soggiogata, solo Stefan mi ha difeso… solo lui.

E’ stato facile auto-convincermi che era davvero solo attrazione fisica, che non ci dovevo più pensare e andare avanti con la mia vita…»

«Con Stefan…» affermò Rebekah.

«Mi sono innamorata di lui, follemente innamorata…» chiarì Caroline.

«Beh… era più facile, Stefan il bravo ragazzo, molto più accettabile, te lo riconosco…» fece l’Originale con un pizzico di sarcasmo.

“Rebekah… che vuoi che ti dica? Che a provare dei sentimenti per un mostro, mi sarei sentita un mostro anche io?» non realizzò subito quello che aveva detto così di slancio, si girò verso l’amica “Scusa… non volevo dire…»

«Tranquilla… quando si viene definiti così dalla propria madre, ti posso assicurare che sentirlo da chiunque altro non ti ferisce neanche lontanamente…» cercò di darsi un contegno Rebekah, ma si vedeva chiaramente che le parole dell’altra avevano fatto male.

«Perdonami, mi sono espressa male, non volevo… credimi» tentò di giustificarsi ancora Caroline.

Per un po' rimasero in silenzio.

Poi Rebekah disse che si era fatto veramente tardi, che il giorno dopo dovevano lavorare, quindi salutò e andò a dormire.

Caroline tenne lo sguardo basso e si limitò a un «Buonanotte» appena udibile.

 

Rebekah era tornata nella sua stanza, si era sdraiata sul letto ancora scossa.

Era infuriata, non capiva come un altro vampiro potesse giudicare loro, la famiglia Originale, loro che erano dei vampiri da quanto? 

Facile fare la morale, quando ci si era trasformati negli ultimi anni!

Che ne potevano sapere loro di cosa si prova, quando hai fame e non sai perché… fame vera! 

Lei e i suoi fratelli si erano trovati a fronteggiare i propri istinti senza la minima idea di quello che gli fosse successo.

Loro non avevano le sacche di sangue! 

Non avevano qualcuno che ci fosse già passato e che poteva rassicurarli.

Nessuno che potesse spiegargli come funzionasse, che gli potesse insegnare…

Avevano imparato da soli, sulla loro pelle… con i loro sbagli.

Per ogni cosa che si sapeva sui vampiri, per ogni cosa che insegnavano anche in quella scuola, loro portavano la cicatrice! 

Era da due settimane che non ne sentiva la necessità, ma in quel momento ne aveva proprio bisogno… aveva aperto la finestra ed era saltata giù… veloce era sparita nella notte.

Quando lei e Hope erano arrivate a scuola, Caroline era stata chiara: era proibito nutrirsi di persone, tassativamente! Rebekah aveva fatto finta di accettare la regola.

Invece di notte usciva e andava a caccia, se voleva, sapeva essere molto discreta.

Periferia di Mystic Falls, persone isolate… più di una, un sorso da ognuno, lasciava piccoli segni e poi soggiogava… facile e pulito.

Poi aveva cominciato a divertirsi nutrendosi con Caroline e le sue battute di caccia erano diminuite, fino a cessare del tutto.

Quella sera però era troppo nervosa, non sapeva esattamente cosa avesse sbagliato, forse la zona non era periferica, forse aveva scelto male le persone… fatto sta che mentre stava soggiogando la sua ultima vittima, aveva alzato gli occhi e aveva visto Matt che la fissava furioso.

E Matt lo aveva detto a Caroline.

Era il motivo del loro litigio

Si erano gridate di tutto, non ricordava neanche tutta la dinamica, di certo ad aggravare la situazione c’erano stati gli strascichi della sera prima.

“Quel che fatto è fatto” pensò “per un po' me ne starò buona con le sacche di sangue… si sta facendo tardi, meglio tornare indietro” decise.

 

Per tornare, prese la strada che portava alle scuderie, ci trovò April che stava parlando con Oliver.

April Young era stata la cosa più simile ad un amica che aveva avuto nel periodo che aveva vissuto a Mystic Falls, ma dal suo ritorno la governante del convitto la trattava con una fredda cortesia, ci era rimasta un po' male a dire il vero.

Si stampò in faccia il sorriso migliore che potesse fare e li salutò.

«Ciao Rebekah» rispose April «scusami ma vado un po' di fretta, ero solamente venuta a dire ad Oliver che la ragazza che aveva lezione di equitazione è leggermente indisposta e che può evitare di aspettarla, ora però devo tornare dai miei ragazzi» finì parlando velocemente mentre si allontanava.

Oliver la guardò andare via senza staccarle gli occhi di dosso.

«Ti sei preso proprio una bella cotta» lo prese in giro Rebekah.

«Si nota molto?» rispose Oliver.

«Un po’… » replicò la vampira.

«Non ho nessuna possibilità con lei…» sbuffò il ragazzo.

«Perché April è innamorata dello sceriffo Donovan…» ribatté Rebekah.

«Vedo che sei un’attenta osservatrice!» la guardò stupito Oliver.

«No!» rise Rebekah «April ha una cotta per Matt dai tempi del liceo!»

«Ah! Buono a sapersi!» commentò il ragazzo «E pensare che con il tuo arrivo mi ero convinto di poter avere una qualche speranza, mi sembrava che ci fosse sintonia tra te e lo sceriffo» fece un po' allusivo.

«Non ci potrà mai essere nulla tra me e Matt, nulla di serio almeno, ci siamo divertiti un po' in passato, puro e semplice divertimento a tempo determinato! Una storia con scadenza predefinita… mi spiace deluderti ma non ti posso essere di nessun aiuto» chiarì la ragazza.

«Peccato! Ci avevo proprio sperato» rise Oliver «Storia a tempo? Lo avete deciso di comune accordo? Un po' strana come cosa…» affermò oramai incuriosito.

«Matt non potrebbe mai stare con una come me…» spiegò Rebekah.

«Un vampiro intendi?» domandò il ragazzo mentre si dirigeva verso le balle di fieno prendendo per mano Rebekah.

«Esattamente» confermò la ragazza, seguendolo.

«Ancora più strano, non mi pare proprio che lo sceriffo si faccia simili problemi, mi sembra molto a suo agio» cercò di capire Oliver prendendo una balla di fieno e mettendola a terra, davanti alle altre.

«Con i suoi amici? Che erano amici da prima di diventare vampiri?… Diciamo che si sforza di accettare la situazione, non ha scelta direi, le cose cambiano quando si tratta di una relazione…» affermò con un pizzico di ironia Rebekah.

«Devo dire che sono veramente confuso… non riesco a crederci» 

Oliver sembrava proprio stupito, intanto si era seduto e aveva fatto cenno alla ragazza di imitarlo.

«Credimi, so di cosa parlo, ti basti pensare che Matt era fidanzato con Caroline quando era ancora un’umana e l’ha lasciata quando è diventata una vampira, non è proprio riuscito ad accettarla… le è rimasto amico, questo sì… un fidato amico, anche troppo…» aggiunse con sarcasmo al ricordo di quello che era successo poche ore prima.

«Matt… e Caroline?» esclamò il ragazzo «Non ci credo!» scoppiò a ridere.

«Ed invece è proprio così! Tu proprio non hai idea degli intrecci amorosi che ci sono stati qui! Se ci scrivessimo un libro, potremmo diventare molto ricchi! Sarebbe un sicuro best seller!» si unì alla risata la ragazza.

Erano seduti vicini su una balla di fieno, leggermente rialzati da terra ed erano appoggiati con la schiena alle altre che erano ordinatamente impilate, avevano le gambe allungate e leggermente piegate, sarebbe stato molto difficile scorgerli dalla stradina che portava alle scuderie.

Passato il momento di ilarità, Oliver si era fatto un po' pensieroso.

«Ho detto qualcosa che ti ha offeso?» chiese Rebekah.

«No… assolutamente! E’ che mi hai alterato il quadro che mi ero dipinto in testa, dovrei averci fatto l’abitudine, in questo ultimo periodo… sono quasi contento che ancora riesca a stupirmi di qualcosa» affermò il ragazzo, ma era come se stesse parlando a se stesso.

Rebekah prese un respiro, stava per dire qualcosa ma poi si trattenne.

«Che c’è?» le chiese Oliver.

«Nulla…» cercava di fare l’indifferente la vampira.

«Sicura?Perché ho quasi l’impressione che tu voglia chiedermi qualcosa…» la guardava ironico il ragazzo.

«Assolutamente no…» cercò di dissimulare Rebekah.

«Stai morendo dalla voglia di sapere come mia sorella è diventata una vampira, è da quando sei arrivata che la curiosità ti sta mangiando viva!» la derise Oliver.

«Ma no! Non mi permetterei mai!»cercò di sembrare scandalizzata la ragazza «Certo.. se ti vuoi confidare, io ti ascolto» continuò evitando di guardarlo in faccia.

Oliver non riuscì a nascondere che l’atteggiamento della ragazza lo divertisse, per un po' continuò a ridacchiare, poi si stropicciò un po' gli occhi e con un sospiro si sistemò indietro i capelli con le mani.

L’uomo si allacciò le mani dietro alla nuca ed appoggiandosi ancora meglio alle balle di fieno iniziò a raccontare.

«Sono un avvocato… mi sono laureato alla facoltà di giurisprudenza di Dublino. La mia famiglia gestiva un piccolo emporio in un paesino sulla costa, poco lontano dalla capitale. 

Ho iniziato a lavorare subito dopo conseguita la laurea in un modesto studio legale, ma dopo qualche tempo abbiamo dovuto affrontare una causa molto importante che coinvolgeva i Navy Seals della Marina degli Stati Uniti e per un periodo mi sono dovuto trasferire a Virginia Beach.

A quanto pare sono stato bravo, perché lo studio legale degli avvocati della parte avversa mi ha offerto un lavoro, una proposta che non si poteva proprio rifiutare così mi sono trasferito definitivamente.

La mia famiglia è sempre stata molto unita, mia madre non riusciva proprio a farsene una ragione per la mia lontananza, così pochi mesi dopo lei e mia sorella sono venute a trovarmi e sono rimaste piacevolmente stupite dalla città, si erano fatte un’altra idea dell’America.

Non chiedermi come hanno fatto, ma al ritorno in Irlanda hanno convinto mio padre a vendere l’emporio e trasferire l’attività a Virginia Beach». Oliver si fermò un attimo e la guardò.

Rebekah inclinò la testa sorridendogli, ma rimase in silenzio.

«Io ero molto felice all’idea che la mia famiglia si riunisse e mi sono subito attivato per cercare un locale adatto all’attività di mio padre.

Quando sono arrivati negli Stati Uniti, avevo selezionato 3-4 alternative, mio padre si innamorò del primo posto che visitammo.

Il proprietario risiedeva in una cittadina dell’entroterra, ad un centinaio di km da qui, mio padre è un uomo un po' vecchio stampo, voleva conoscere il venditore, voleva spiegargli cosa volesse farci con il negozio… voleva incontrarlo.

Andò in banca e prelevò 15.000 dollari, per la trattativa mi disse! 

Io gli ho ricordato che esistevano gli assegni, ma lui fu irremovibile. 

“I bigliettoni uno sull’altro fanno un altro effetto! Riuscirò a strappare un prezzo migliore!“ questo mi ha risposto» Oliver sorrise al ricordo. 

«Organizzammo una gita, era anche un modo per visitare la Virginia, arrivammo alle porte di Mystic Falls che era ora di pranzo, eravamo un po' in anticipo per l’appuntamento e così decidemmo di fermarci.

Avevamo appena lasciato la superstrada quando un camion ci ha travolti in pieno, dicono che l’autista ha avuto un malore, io non ricordo praticamente nulla dell’incidente, il primo ricordo che ho è sull’ambulanza, io con pochi graffi e Felicity completamente illesa, neanche un livido, aveva i jeans quasi ridotti a brandelli, ma stranamente le gambe che si intravedevano non erano neanche arrossate. 

Mio padre e mia madre che sedevano sul sedile posteriore non ce l’avevano fatta, erano morti sul colpo»

Oliver chiuse gli occhi, cercando la forza di andare avanti con il racconto.

Rebekah con gli occhi lucidi si appoggiò alla sua spalla, rimanendo in silenzio.

«All’ospedale visitarono sia me che Felicity, stavamo bene quindi non ho voluto farmi ricoverare» Oliver mise la testa tra le mani, cercando di ricacciare indietro le lacrime.

«Ho firmato per farmi dimettere» disse con un filo di voce, mentre una lacrima era sfuggita al suo controllo.

«C’era lo sceriffo Donovan e mi ha detto che non potevamo lasciare la città, stavano facendo delle verifiche e dovevamo rimanere a disposizione, quindi mi feci suggerire un albergo, lo sceriffo si offrì di accompagnarci e io accettai.

Prima di lasciare l’ospedale degli agenti mi consegnarono gli effetti personali dei miei genitori, c’era la busta con i soldi e l’anello di mia madre, un bell’anello…

Si era fatta ora di cena, non mangiavamo dalla mattina, quindi dallo sceriffo ci siamo fatti lasciare in un locale, a pochi passi dall’albergo, e abbiamo cenato… 

Circa un ora più tardi ci siamo incamminati a piedi, eravamo appena usciti, quando sono sbucate due persone, erano armate… ci hanno puntato la pistola contro e mi hanno chiesto i soldi e l’anello.

A quanto pare erano due paramedici del servizio ambulanze, suppongo che dovevano aver visto i soldi e l’anello sul luogo dell’incidente e poi l’agente quando mi ha reso la busta.

Stavo per dargli tutto, senza reagire, non so cosa li ha spaventati, forse un rumore… so solo che uno ha sparato e Felicity che mi si era parata davanti è stata colpita in pieno petto.

Pochi attimi e dal locale sono usciti un uomo ed una donna, Damon ed Elena.

Uno dei due ladri appena li ha visti è fuggito senza neanche prendere la busta, l’altro ha tentato di imitarlo ma Damon è riuscito a bloccarlo, ha fermato quello che aveva sparato.

Elena invece si è inginocchiata vicino a Felicity che io stavo tenendo tra le braccia e ha controllato il battito, ha tentato di rianimarla ma poi ha cominciato a disperarsi, ha fatto una chiamata con il cellulare e dopo pochissimo è arrivata Caroline, doveva essere nel locale anche lei.

E’ andata vicino a Damon che teneva il ladro bloccato, gli ha detto qualcosa e lui è corso via… 

Caroline ha detto qualcosa anche al ladro che si è seduto a terra fermo, immobile… Damon è tornato subito con la macchina, Care ha preso il corpo di Felicity e l’ha caricato in auto, Elena ha fatto salire anche me e ci hanno portati qui.

Caroline portava Felicity in braccio, ricordo di aver pensato che lo faceva come se non pesasse nulla, è scesa per una scala e siamo arrivati nei sotterranei.

C’era Bonnie che stava preparando un letto in una specie di cella… non c’erano finestre e c’era tanto silenzio…»

Oliver rifletteva sull’accaduto, come se a parlarne si fosse ricordato alcuni dettagli, infatti annuì e fece un mezzo sorriso.

«C’era una rientranza appena fuori della cella dove avevano messo Felicity e in un angolo c’era una specie di congelatore.

Caroline lo aprì e tirò fuori una sacca di sangue, ricordo che pensai che fossero dei medici e che Felicity non fosse ancora morta… invece Caroline lo aprì e cominciò a bere.

Damon allargò le braccia e fece come per riprenderla, ma lei si girò dandoci le spalle, dicendo che ne aveva bisogno, ero come inebetito e quasi non mi accorsi che Elena mi stava facendo sedere sul letto di Felicity e poi prendendo una sedia si sedeva e mi prendeva le mani tra le sue.

Ha cominciato a parlare e mi ha detto che quella mattina Caroline era andata a prendere lei e Damon all’aeroporto, che erano passati sul luogo dell’incidente.

Era successo già da qualche minuto, perché io ero fuori dall’auto e urlando cercavo di liberare mia sorella, chiamavo i miei genitori che non mi rispondevano.

Elena aveva controllato mia madre e mio padre, che già non potevano più rispondermi… Caroline ha liberato Felicity, era ferita molto gravemente e l’ha dovuta aiutare, Elena ha detto “Aveva bisogno di un aiuto, non ce l’avrebbe fatta senza” non capivo cosa intendesse, perché poi ha aggiunto “A te non serviva, tu stavi bene” non capivo proprio cosa volesse dire e lei non riusciva a trovare le parole per spiegarsi.

A quel punto è intervenuto Damon, ricordo che pensai che fosse un pazzo, perché in maniera schietta e diretta disse:

«Caroline è un vampiro, il suo sangue rigenera i tessuti, se non ne avesse dato un po' a Felicity, all’arrivo dell’ambulanza sarebbe stata già morta».

Lo guardai interdetto, ricordo che allungai una mano verso il petto di Felicity per toccare la ferita da arma da fuoco, che era ancora lì e lo riguardai 

«Non funziona così» mi disse Damon impassibile «avrebbe funzionato se anche questa sera Caroline fosse arrivata in tempo, ma non ce l’ha fatta».

«Quindi ora è morta» ricordo che gli domandai.

Damon mi rispose che era morta… ma non in maniera definitiva, a quel punto ero certo che fosse pazzo!»

Oliver si girò verso Rebekah, che lo guardava, aveva gli occhi lucidi e annuiva

«Invece cominciò a spiegarmi come fa un umano a diventare un vampiro» continuò a raccontare Oliver «Elena mi disse che dovevo fare una scelta, che dovevo rifletterci bene, perché avrebbe cambiato le nostre vite per sempre, ma che avevo un po' di tempo.

Mi rassicurarono che mi avrebbero aiutato qualunque cosa avessi deciso, che loro erano lì e non mi avrebbero lasciato solo, Felicity si mosse ma non si svegliò subito, rinvenne e svenne più volte nel corso della notte.

Decisi che l’avrei fatta nutrire ancora prima che si svegliasse in maniera definitiva.

Decisi anche che non avrei chiesto la sua opinione, era una bambina, sarebbe stato troppo complicato spiegarglielo, lo avrei fatto in un secondo tempo, Felicity ancora non lo sa che avrei potuto scegliere di non farla trasformare. 

Ma perdere anche lei quella notte non era un’opzione, non potevo perdere tutta la mia famiglia in meno di 24 ore».

Rebekah aveva messo un braccio intorno alle sue spalle e lo teneva stretto, piangendo silenziosamente.

«E così siamo rimasti qui, Felicity ha tanto da imparare e io ho lasciato lo studio legale, ufficialmente ho avuto una crisi esistenziale, preferendo la vita di campagna alla giacca e cravatta» sospirò il ragazzo.

«In effetti non ti ci vedo in un aula di tribunale, tutto in tiro» cercò di stemperare Rebekah asciugandosi gli occhi.

«Si, meglio una vita semplice e tranquilla! Ho una sorella che rimarrà una teenager per sempre!» scherzò Oliver.

«Oh si! Ti aspettano tempi duri, amico mio!» lo assecondò la ragazza.

«Tra qualche anno potrà passare per mia figlia, poi per mia nipote… e quando sarò malato e decrepito, passerò per un vecchio bavoso con la badante ragazzina!» 

Si interruppe un attimo e poi ricominciò a parlare «Ho esagerato con l’ironia … vero?» la guardò di sottecchi con una smorfia.

«Un po’…» convenne la ragazza, scoppiando poi a ridere.

Le piaceva quel ragazzo, pensò la vampira, non si piangeva addosso, aveva reagito con coraggio quando il mondo gli era crollato addosso… e aveva ancora la forza di sorridere!

Oliver si slacciò il colletto della camicia a quadri, fu allora che la ragazza vide i segni sul collo, morsi…

Il ragazzo se ne accorse e spiegò «E’ una teoria di Damon, Caroline avrebbe voluto che Felicity si nutrisse solo con le sacche, ma Damon sostiene che nella vita non si può mai sapere, mia sorella deve imparare a nutrirsi e a controllarsi…».

«Ha ragione» sostenne Rebekah.

«Felicity non ce l’avrebbe mai fatta a nutrirsi di una persona a caso, quindi le faccio da cavia, a quanto pare ho un sangue buonissimo, meglio delle sacche» terminò la spiegazione Oliver.

«Che fratello premuroso» commentò la ragazza guardandolo con tenerezza.

«Il tuo… il papà di Hope, non lo è?» chiese il ragazzo.

«Beh… » sogghignò Rebekah «mio fratello si farebbe uccidere per me» disse seria «ma non mi viene proprio di definirlo premuroso…» fece un sorrisetto.

«Siete solo voi due?» le domandò Oliver.

«No, siamo una famiglia numerosa. Avevo cinque fratelli, uno è morto che era un bambino ed era un umano, un altro qualche anno fa ed era un vampiro, come gli altri tre… poi ho una sorella, che è una potente strega» rispose la ragazza.

«Una famiglia… molto originale» commentò il ragazzo impressionato.

“Non sai quanto ci hai preso, amico!“ pensò la ragazza ridendo «Eh già… » si limitò a dire.

«Ti ho vista sai? Più di una volta…» la guardò di sottecchi Oliver.

«Visto fare cosa?» chiese Rebekah.

«Sgattaiolare dalla finestra, di notte… anche se sgattaiolare non è proprio il termine esatto… visto che ti muovi ad una velocità impressionante! Non posso fare molti paragoni, conosco pochissimi vampiri, oltre a te, due per l’esattezza, e uno è mia sorella… 

Ma è stupefacente…» la guardò annuendo.

Rebekah non sapeva cosa dire.

«Non sei tipo da sacche vero?» continuò allora il ragazzo.

«No, decisamente no» confermò Rebekah.

«Me ne ero accorto subito che eri un tipetto spregiudicato!» le sorrise Oliver.

«Eh… ma ora devo stare buona, ieri notte Matt mi ha beccata e lo ha riferito a Caroline, abbiamo litigato…» si confidò la vampira.

«Ahi ahi… nell’ufficio del preside! Sei nei guai!» la prese in giro Oliver.

Rebekah lo squadrò guardandolo in cagnesco.

«Forse posso aiutarti…» le disse Oliver per farsi perdonare.

«In che senso…» chiese la vampira.

«Dai su! Quando hai visto i segni dei morsi, mi hai guardato come guardavo io gli Scones che metteva in forno mia madre mentre aspettavo che si cuocessero! 

Ti sono venute anche delle rughette intorno agli occhi» fece dei cerchietti con il dito vicino alla faccia della ragazza «Che se non le avessi trovate deliziose, avrei detto che fossero inquietanti!… molto!» ora Oliver rideva apertamente.

«Ma non è vero!» esclamò la ragazza stizzita alzandosi in piedi.

«Si che è vero!… Giuro!» continuò a ridere Oliver.

Rebekah si girò e fece per andarsene.

Oliver si alzò e la bloccò.

«Dai Becca!… posso chiamarti Becca?» chiese.

«No!» rispose la ragazza

Oliver sorrise e inclinò la testa, facendo poi un broncetto e gli occhietti dolci, sbattendo le ciglia.

«Ok!» concesse la ragazza, scuotendo la testa.

«Becca… hai idea di quanti integratori mi ha prescritto Elena? Ferro, Acido Folico! E le Vitamine? Tutto l’alfabeto! Per non parlare degli spinaci che mi hanno fatto piantare nell’orto!

I’m Popeye the Sailor Man, tuuttt

I’m Popeye the Sailor Man, tuuttt

I’m strong to the finich,

‘cause I eats my spinach,

I’m Popeye the Sailor Man.

TUUT TUUT…»

Cominciò a cantare il ragazzo agitando le braccia.

«Tu sei pazzo!» Rebekah non riusciva a smettere di ridere.

«No, non sono pazzo Becca» le disse facendosi serio Oliver, alzandole il mento per guardarla negli occhi.

«Voglio solo esserti amico, io non lo so perché sei qui, perché tu ed Hope siete dovute venire in questa scuola, e non lo voglio neanche sapere, anche perché credo che non sarei in grado di capirlo… 

Ma sono praticamente certo che non è stata una tua libera scelta e ti posso assicurare che so molto bene cosa significa, quindi… dobbiamo aiutarci… vieni…» le disse prendendola per mano e conducendola dentro le scuderie.

Rebekah si fece guidare come una bambina.

Oliver si tolse la camicia.

«Sarà un segreto tra me e te» disse buttandola lontano.

Si appoggiò alla parete di legno e piegò la testa offrendo il collo.

Rebekah si avvicinò.

Il volto della vampira stava lentamente cambiando, i suoi canini si stavano facendo strada. La ragazza sembrava titubante… ma il ragazzo era rimasto fermo in quella posizione e la guardava fisso negli occhi, in silenzio e senza un accenno di timore.

L’Originale allora gli cinse la testa con un braccio e lo attirò delicatamente a sé, cercò di mordere in un punto il più vicino possibile ad un segno che aveva già.

Il ragazzo non si mosse di un centimetro, non fece neanche un sussulto… non gli uscì neanche un piccolo lamento, si limitò a metterle una mano sul braccio.

Rebekah bevve con più premura possibile, poi si staccò e cercò i suoi occhi.

Lui la guardava e le sorrideva, sembrava la tranquillità fatta persona.

 



















 

 

   
 
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