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Autore: JeremyGender    14/04/2017    1 recensioni
Jeremiah Pule è un mago italiano che si divide tra il lavoro di custode in una riserva magica di ippocampi e quello di insegnante di Cura della Creature Magiche nella scuola di magia siciliana.
Ma i guai non finiscono mai e nuovi misteri riaffioreranno dalle segrete di Kairawan portando Jeremiah e i suoi amici a vivere un turbine di avventure!
Genere: Commedia, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure di Jeremiah'
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L’aria di Marzo si faceva sentire.
I ragazzi erano sempre meno attenti alle lezioni, le giornate sempre più calde e i prati dell’isola dove sorgeva Kairawan sempre più affollati.
L’Emiro, alla luce della discussione che avevamo avuto qualche giorno prima, aveva fatto passare una circolare a tutti i professori dove si raccomandava massima attenzione e vigilanza. In ogni momento i ragazzi dovevano essere controllati affinché nessuno rimanesse isolato.
‘Fanno schifo queste nuove disposizioni, mi hanno assegnato ai sotterranei e da quando faccio vigilanza ci sono stati due crolli.’ si lamenta Nikolas Baudelaire scrollandosi dalla felpa della polvere bianca.
‘A me è andata più che bene. Campo di Quidditch e soprattutto spogliatoi.’ dice Parmelia Ghiar euforica.
‘Io e Eugenio siamo vicini invece; spiaggia ovest io, lato est lui.’ dico soddisfatto della mia postazione.
‘Vorrei vederlo io Eugenio in costume tutto il giorno!’ sospira Parmelia.
‘Ehm… Parmelia vedi che io sono qui. Ti sento.’ Interviene Eugenio imbarazzato.
‘Se non fossi stato sposato ti facevo sentire cose che neanche immagini.’
L’imbarazzante conversazione viene interrotta da Madiaha Orutu che quel giorno indossava un coloratissimo abito, con tanto di turbante, dove i colori a dominare erano il verde, il turchese e il nero.
‘Buongiorno colleghi.’ dice raggiante l’insegnante di musica porgendoci dei volantini. ‘Domani si vota. Ecco le indicazioni per raggiungere il Palazzo della Luna. Non dimenticate di esercitare il vostro diritto di voto!’
Ah già, le elezioni. Come avevo potuto dimenticarle.
Il mandato di Rubino, Ministro della Magia in carica, a mezzanotte sarebbe scaduto quindi Maghi e Streghe di tutta Italia erano invitati a scegliere il nuovo ministro.
I due rivali a queste elezioni erano Severo Bonato, austero mago conservatore e classista e Morgana Fenicia, strega dalle idee più moderne e aperte.
Per non influenzare in nessun modo il voto, a partire da tre giorni prima delle elezioni, a campagna elettorale finita, non era più possibile parlare dei candidati.
‘Ci aspetta una bella nottata allora.’ dice Eugenio alzando il volantino. ‘Speriamo che tutto vada bene.’
Dalle chiacchere fatte in sala insegnanti avevo capito che la maggior parte dei miei colleghi, come me, avrebbe votato per Morgana Fenicia ma l’Italia era abbastanza divisa e, al nord soprattutto, sembrava che Severo Bonato fosse il favorito.
 Uscito dalla sala insegnanti mi dirigo verso l’aula di Cura delle Creature Magiche al primo piano dove gli alunni del terzo anno mi aspettano per la lezione.
‘Buongiorno ragazzi!’
‘Buongiorno Professor Pule!’ mi salutano in coro i ragazzi.
‘Sedetevi pure. Oggi parleremo di un nostro parente molto prossimo; Lo Strego! Chi sa dirmi chi sono?’
‘Degli svitati!’
Tra tutti gli alunni che seguivano la mia materia il più odioso era Odorico Malia. Odorico era una ragazzo pallido, col volto lungo e spigoloso e con occhi e capelli neri, figlio di Ottavio Malia, ricco e arrogante imprenditore. Nonostante fosse del terzo anno col suo fare altezzoso Odorico si sentiva il re della scuola e, molti dei suoi atteggiamenti, mi ricordavano molto il giovane Fabricius Nasteli che, il giovane Jeremiah Pule, aveva giustamente bullizzato.
‘Malia ti devo forse ricordare che per rispondere si alza la bacchetta? E dare degli svitato a una razza a te simili è molto offensivo oltre che sbagliato.’
‘Ma è così! Mio padre dice…’
‘Tuo padre sbaglia!’ tuono evitando di rispondere Tuo padre è uno stronzo.
‘Gli streghi non sanno fare niente, ecco perché se ne stanno arrampicati sugli alberi.’ mi dice lui con tono di sfida.
‘Basta! Cinque punti di scolastica in meno per te e se parli ancora finisci dritto nell’ufficio dell’Emiro!’
Il ragazzo sta per rispondermi impertinente quando la mano della sua compagna di banco lo sfiora per intimargli di fermarsi.
Quando ottengo di nuovo il silenzio, raramente gli alunni mi vedono arrabbiato, faccio un lungo respiro e ricomincio a parlare.
‘Questa cosa vale per tutti, non solo per Malia; non esistono razze superiori alle altre, ne tra i maghi ne tra le altre creature. Il mondo è equilibrato, ognuno, ogni razza, ha il suo scopo e il suo motivo di esistere. Non tollero che nessuno e ripeto nessuno, nella mia classe abbia atteggiamenti razzisti o offensivi. Chiaro?’
 
Per accedere al Palazzo della Luna era necessario volare fino a Enna.
Nella zona Monte e a pochi passi dall’eremo di Montesalvo si ergeva un’imponente obelisco di rame chiamato Stele della Pace, realizzato da un mago per simboleggiare la pace in una Sicilia unita dopo vari scontri che avevano visto rivali le varie città dell’isola, e posto sul luogo che identifica il centro trigonometrico della Sicilia.
Io, mia madre voliamo sulle nostre scope con Zia Melissa, Zia Mirtilla come passeggere. Poco dopo ci uniamo a un altro gruppo di maghi che si stava dirigendo verso il Palazzo della Luna.
‘La prossima volta prendiamo la macchina!’ urla mia madre buffa più che mai con i suoi occhiali da aviatrice.
La macchina in questione non era altro che un Fiat Nuova 500, prima macchina incantata di mia madre quando era ragazza che nonostante l’età si manteneva abbastanza bene. L’unico problema è che con i miei 1.90 d’altezza difficilmente riuscivo ad entrarci.
Quando finalmente giungiamo all’obelisco lo attraversiamo senza esitazioni.
Ci ritroviamo all’entrata del Palazzo della Luna, un ricco palazzo fatto d’avorio.
In una grande stanza dove domina la statua della Trinacria, simbolo della Sicilia, affidiamo le scope a un’assistente e procediamo verso il controllo delle bacchette. Mentre siamo in fila, tra il via vai di Maghi che giungevano tramite metropolvere o tramite volo noto una strega paffuta con corti e ricci capelli rossi. Riconoscendola mi sbraccio per attirare la sua attenzione.
‘Non ti fare vedere, non ti fare vedere!’ mi dice Zia Melissa dandomi lievi gomitate.
Troppo tardi; la strega con un seguito di altre due persone viene sorridente verso di noi.
‘Jeremiah!’ dice felice abbracciandomi.
‘Magnifica! Che bello vederti. Zio, zia buonasera!’
Magnifica Cosetto era l’unica figlia di Lorenzo Cosetto e Mancinella Deti la, non molto amata, sorella di mia madre.
Nonostante fosse cresciuta in un’ambiente snob e finto aristocratico Magnifica aveva un carattere allegro e solare che, quelle poche volte che ci vedevamo (lei e la sua famiglia possedevano alcuni castelli ad Aidone), ci faceva essere in perfetta sintonia.
‘Jeremiah, Melissa, Mimosa, Mirtilla.’ le saluta freddamente Zia Mancinella.
‘Che befana!’ sento zia Melissa borbottare.
‘Maghi e Streghe! Iniziano le votazioni.’ ci avvisa una voce dall’alto.
Ognuno si mette in fila in attesa del suo turno. Entrato nella cabina, protette ai lati da due donne in divisa nera, le Amazzoni, mi ritrovo davanti due ritratti.
Da una parte un uomo serio con gli occhi color nocciola, baffi e barba ben curati e i capelli marroni dalla quale fa capolino qualche capello bianco, dall’altra una donna con dei chiari capelli biondi, degli occhi azzurri che si intravedono dall’elegante montatura degli occhiali e un sorriso sincero.
Non ho alcun dubbio.
Punto la bacchetta sul ritratto della strega, chiudo gli occhi, e solennemente dico la formula magica: Vots!
Adesso non mi resta che sperare bene!
 
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