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Autore: Jane41258    14/04/2017    1 recensioni
Scritta per l'evento pasquale del gruppo fb We are out for prompt
Prompt:
"Nancy/Jonathan: Jonathan trova il coraggio di dichiararsi. Bonus se si trasforma in threesome con Steve, genere che preferisci"
Le creature iniziano ad apparire continuamente ad Hawkins e Nancy intuisce che c'è un nido nel sottosopra. Lei, Jonathan e Steve si organizzano per distruggerlo.
Jonathan/Nancy/Steve.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Allora è la prima che scrivo su Stranger Things ed è un sacco di tempo che non lo vedo, sicuramente ci sarà qualche inesattezza e qualche errore di caratterizzazione -non sono riuscita a personalizzare molto i dialoghi per esempio- , se notate grosse sviste fatemele pure notare! La fic è scritta per l'evento di primavera del gruppo fb We are out for prompt , il prompt che mi hanno dato è "Nancy/Jonathan: Jonathan trova il coraggio di dichiararsi. Bonus se si trasforma in threesome con Steve, genere che preferisci".
Non shippo Steve/Nancy ed è la prima volta che considero nella mia vita Jonathan/Steve però mi è sembrato interessante da scrivere quindi l'ho fillato per bene.
Ah noterete una percezione della realtà abbastanza ingiusta, ed è perché il punto di vista su persone e situazioni è totalmente filtrato da quello dei tre adolescenti.
Allora AMBIENTAZIONE, il punto più importante. La storia è ambientata dopo la prima stagione, senza tener conto delle anticipazioni della seconda. Mi sono mantenuta appositamente sul vago su spiegazioni/conseguenze che ancora non conosciamo, facendo solo pochi azzardi, cioè Will che sta male e va in coma poco dopo quello che abbiamo visto nel finale della prima, Eleven (è Undici in italiano, ma lo trovo orrendo quindi non si traduce nella storia) che non si sa che fine ha fatto, il Dr Brenner che è vivo, il padre di Nancy e Mike che è stato ucciso, portali fissi sparsi e temporanei che si aprono in continuazione a causa della degenerazione progressiva del tessuto dello spazio e soprattutto i mostri che sono in realtà un branco. Noterete che nel sottosopra non possono sparire, perché ho ipotizzato che nemmeno nella dimensione principale possano farlo, soltanto rifugiarsi all'istante nel sottosopra per poi sbucare da un'altra parte. Inoltre noterete che vari problemi come la citata degenerazione del tessuto spazio-temporale e i soldati non vengono affrontati e risolti dai protagonisti, perché non hanno gli strumenti per capirli o non se ne preoccupano abbastanza.
L'evento prevede storie corte ed è stato un peccato perché avrei voluto scriverci una long e ho dovuto sacrificare troppe cose, come il ruolo dei bambini o una maggiore descrizione della missione, ma poi non avrei fatto nemmeno in tempo a finire lol.
Ah WARNING, non c'è sesso a tre -c'è poco erotismo in generale in realtà- ma è un sacco c'è un sacco OT3 nella storia, cioè viene costruita una storia d'amore che riguarda tre persone, per quanto la coppia principale sia Jonathan/Nancy. Se non è la vostra tazza di té, attenzione.
SPOILER fino alla fine della prima stagione.
Scusate per "E' " ma non so come si producano i caratteri speciali su Ubuntu, Alt+212 non funziona lol.

Vi auguro buona lettura comunque.




Dopo il mostro dal mondo sottosopra ne erano arrivati altri, più piccoli e ugualmente feroci. Lo spazio sembrava squarciarsi ovunque, casualmente, la maggioranza delle volte soltanto per il tempo di far passare i mostri, a volte permanentemente, creando portali attorno ai quali i due mondi sembravano fondersi.
Gli abitanti delle case che sorgevano sui portali avevano dovuto evacuare e molte famiglie avevano scelto di aggregarsi nella chiesa o nelle ville spaziose dei cittadini più benestanti di Hawkins. Qualche settimana prima un gruppo di persone era riuscito a emigrare, poi alcuni  avevano iniziato a vomitare materiale genetico appartenente ai mostri e la cittadina era stata posta in quarantena. L'esercito la circondava, chiudendo di fatto ogni via di fuga. La popolazione era mantenuta da camion carichi di rifornimenti, che arrivavano ogni settimana, inviati gentilmente dal governo ma...
"Non credo che tutta questa generosità sia per le nostre belle facce." Commentò Steve senza guardare i suoi interlocutori, gli occhi concentrati sul chiodo che stava martellando, "Penso che siamo una sorta di esperimento e quando non serviremo più o quando questi cosi del cazzo andranno fuori controllo... boom nuclearizzati."
"Non dire sciocchezze." Rispose Nancy.
Avevano divelto le ante dei mobili e le stavano inchiodando agli infissi delle finestre per rendere la casa di Nancy sicura.
La ragazza posò un pezzo del proprio armadio a terra, appoggiandolo alla sedia che Steve stava usando come scala.
"Non possono buttare una bomba nucleare nell'Indiana."
"Ammetterai che una bella spolverata di napalm è già una possibilità più concreta."
Jonathan Byers si unì alla conversazione portando una bracciata di ante provenienti dalla cucina.
"E' inutile cavillare sulle armi che useranno, quello che è palese è che se non ci faranno fuori i mostri, ci faranno fuori i militari." Concluse Steve cupamente, poi guardò l'altro ragazzo e cambiò discorso: "Ehi Byers, credo che per il salotto siamo a posto con le porte degli armadi."
"Allora vado a piazzarli nelle camerette."
"Ti serve una mano?" Gli chiese Nancy e sul volto le brillava una speranza che Jonathan non riuscì a identificare.
Il ragazzo non pensava di aver bisogno di aiuto, ma non riuscì a rifiutare un'occasione di stare da solo con lei, anche soltanto per inchiodare insieme ante alle finestre.
"Qui serve aiuto?" Si assicurò lei rivolgendosi a Steve.
"No no, passami solo una manciata di chiodi e poi sono a posto."
La ragazza fece quello che il fidanzato le aveva chiesto, lui intascò i chiodi e annuì distrattamente per congedare Nancy.
Lei e Jonathan si caricarono di ante e si diressero nella stanza della ragazza.
Non parlarono per tutto il tempo, in realtà Jonathan sentiva il bisogno impellente di esprimersi, di urlarle quanto lei fosse fantastica e che, se lei fosse stata single, lui fosse stato un ragazzo normale e la cittadina non fosse stata assediata dai mostri, se ogni cosa fosse stata diversa -tranne loro-, in quell'altra vita, Jonathan avrebbe voluto essere il suo ragazzo e avrebbe fatto qualsiasi cosa per renderla felice come meritava. Non che Steve non la rendesse abbastanza felice, Steve la amava davvero e Jonathan ammirava onestamente l'impegno autentico del ragazzo, solo in un'altra vita sarebbe voluto essere anche lui artefice della felicità di Nancy.
Ogni volta che lei lo sfiorava per sbaglio mentre lavoravano Jonathan sentiva i brividi sulla schiena, ma non disse nulla. Solo alla fine quando la finestra fu totalmente sigillata e filtrava soltanto un filo della luce del sole, guardò Nancy e pensò di baciarla.
Non lo fece naturalmente ma riuscì a parlare.
"Ora sei al sicuro."
Riuscì persino a sorridere con discreta ironia e fu orgoglioso di quanto si fosse espresso appropriatamente, tutto sommato.
Lei si avvicinò e Jonathan non capiva più nulla tranne che il cuore gli batteva così forte che era sorprendente riuscisse ancora a funzionare.
Sentì la mano di lei prendere la propria.
"Io non voglio sentirmi al sicuro."
Forse era il momento di dirle che la amava?
Jonathan aprì la bocca per parlare quando lei iniziò a stringere la sua mano troppo forte e a scuoterla.
Decisamente, non era un approccio romantico come gli era sembrato.
E infatti...
"Sono stanca di essere una preda che si difende." Disse lei e aveva il viso infiammato di passione, Jonathan la fissava rapito dalla sua bellezza. "Quei mostri hanno ucciso la mia migliore amica e mio padre. Tuo fratello è in fin di vita."
Il ragazzo annuì, ma si sentì immediatamente in balia di una rabbia che era sempre presente e che solitamente riusciva a silenziare. Ce l'aveva con se stesso che non riusciva a fare nulla per salvare Will, con il mondo che stava causando al fratellino una morte tremenda e che anche in vita lo aveva sempre tormentato, con Nancy che stava usando le condizioni del fratello per manipolarlo, con la madre che si stava lasciando morire accanto a Will, con lo sceriffo Hopper che si era piazzato a casa loro per assicurarsi che Joyce mangiasse e dormisse e per portare le flebo per Will ma si stava lasciando trascinare nel tunnel con lei e la maggior parte delle volte era sotto cocktail di antidepressivi e ansiolitici. Casa loro era un luogo talmente misero da quando Will stava male che sembrava appartenere al Sotto Sopra.
Jonathan cercava di fare qualcosa di utile lavorando per mantenere la madre, nel tempo libero aiutando le persone a rinforzare le proprie case e fotografando chi gli chiedeva di essere ricordato. All'improvviso gli sembrò uno sforzo del tutto inutile. Se Will fosse morto non avrebbe avuto senso più nulla.
Forse avrebbe dovuto lasciare il lavoro e mandare tutti e tutto all'inferno, compreso se stesso, e stare al capezzale di Will ogni momento prima che morisse ma stare lì a guardarlo dormire senza mai svegliarsi e trasformarsi lentamente e inesorabilmente in un nido di larve gli sembrava ancora più inutile. Durante i propri turni di veglia la sensazione di impotenza diventava così forte che aveva l'istinto di distruggere tutto il mondo attorno al fratello e lasciare solo Will su quel letto, testimone incosciente ma intatto di un mondo finito. Il ragazzo era certo comunque che se Will fosse morto, il Sotto Sopra sarebbe sembrato un paradiso rispetto a come sarebbe diventato il mondo normale quando Jonathan avrebbe finito di vendicarsi.
La voce di Nancy lo strappò dalle sue fantasie distruttive.
"Sono certa che quei mostri sono ovunque nel mondo sottosopra."
Si erano seduti, quando si erano seduti? Jonathan non ricordava di essersi seduto e non ricordava che lei lo avesse abbracciato.
"Ma per venirne così tanti e così piccoli ci deve essere un nido nelle vicinanze." Continuò lei stringendolo.  "Quando entrano troppe vespe in casa, è perché c'è un nido nascosto da qualche parte in giardino. Vorrei trovare quel nido e distruggerlo, Jonathan. E voglio che tu mi aiuti perché sei l'unico che capisce quello che sto provando. Quando li avremo distrutti staremo meglio."
"Io non starò mai meglio." Rispose lui, tutto ciò che voleva era andare a prendere una boccata d'aria, ma si sforzò per concentrarsi perché quello che stava dicendo Nancy aveva senso.
"Mi sono appuntata le apparizioni di quei cosi. Indubbiamente casa tua e il laboratorio sono le zone dove ci sono più apparizioni, anche se il laboratorio può registrare un numero maggiore di passaggi per via di un portale permanente di maggiori dimensioni. Ho preso in considerazione entrambi i luoghi come probabili per un nido."
Jonathan la seguì immediatamente nel piano.
"Servono tutte le armi che riusciamo a raccogliere, soprattutto armi da taglio e mazze chiodate. Serve benzina, accendini, maschere a gas. Non possiamo contare sul laboratorio, le compreremo. Ci servono viveri in abbondanza. Ci stabiliremo a casa mia e da lì..."
"Salve, disturbo?"
Steve entrò senza bussare.
"Ah menomale, mi aspettavo di trovarvi a letto insieme."
Nancy lo guardò dubbiosa che non fosse una battuta e provò l'istinto di spingerlo fuori chiudendogli dolorosamente la porta in faccia. Non era la prima volta che Steve faceva simili allusioni, mettendo in dubbio la sua onestà o peggio trovando oggetto di scherzo che lei e Jonathan potessero piacersi. Ogni volta che Steve se ne usciva in quel modo odioso, le veniva l'idea di andare davvero a letto con Jonathan, farsi fotografare in ogni posizione e inviare le foto a Steve.
Contrariamente alle aspettative di Nancy comunque, Jonathan non si mostrò offeso, anzi rispose tranquillamente.
"No, stavamo organizzando una battuta di caccia al mostro. Secondo Nancy c'è un nido e vorremmo bruciarlo."
"Potrebbe servire una mano?" Chiese Steve.
"Guarda che non è che devi venire a controllare che non vada a letto con Jonathan, non andiamo certo a divertirci." Rispose lei irritata.
"Lo so" Affermò l'altro ragazzo, ormai serio "e voglio aiutarvi."
Nancy non se lo aspettava, pensava che soltanto Jonathan potesse capire il suo desiderio di attaccare il nemico e che Steve sarebbe stato veloce a bocciare la missione per il rapporto troppo elevato tra rischio e possibilità di riuscita. Si era aspettata un piagnisteo sulla falsa riga di "Amore, ti metterai in pericolo e io non posso permetterlo gné gné gné".
Lo guardò sorridendo e si stupì di vedere che anche Jonathan lo stava guardando sorridendo.
"Ci servono tutte le mani possibili."
Si stabilirono a casa Byers, ammucchiando il materiale per la missione in camera di Jonathan. Il piano era esplorare la zona circostante assicurandosi che fosse pulita, poi procedere su quella del laboratorio. Secondo Nancy c'era l'80% di possibilità di trovare il nido in una di quelle due zone. Una volta trovato il nido, vi sarebbero andati contro ad armi spianate e lo avrebbero raso al suolo. Tutti e tre erano consapevoli che era una missione che poteva costare loro la vita e avevano accettato il rischio. Nancy capiva se stessa e Jonathan, ma non Steve che non aveva perso niente che potesse renderlo così arrabbiato da rischiare la vita per distruggere qualcosa.
Ne parlò con Jonathan che inaspettatamente aveva maggior comprensione e fiducia in Steve di lei.
"Ti ama." Le spiegò brevemente. "Non gli serve aver perso qualcosa per volersi scagliare contro quelle bestie. Gli basta che tu abbia perso qualcosa. Ricordi all'inizio quando ce l'aveva con me perché mi pensava un rischio per te? Gli basta che quelle bestie abbiano danneggiato te per odiarle più di quanto ami la sua stessa vita."
***
Uccisero la prima bestia dopo quattro giorni, doveva trattarsi di un cucciolo perché era alto poco più di un metro, lo avevano visto caricare un albero senza ragione apparente.
"Probabilmente sta cercando un'apertura nello spaziotempo." Sussurrò Steve.
Erano nascosti in una casa a 200 metri da casa Byers, nel mondo sottosopra, e spiavano il mostro attraverso il vetro appannato dalla brina di una finestra.
Nancy annuì e lo annotò sul quaderno, l'ipotesi di Steve era fondata ed era importante che quei mostri cercassero volontariamente di entrare nel mondo normale. Crearono un piano che prevedeva di piazzare due tagliole attorno a quell'albero e uno di loro come esca avrebbe dovuto gironzolare attorno all'albero con espressione apparentemente distratta. Il mostro prima o poi avrebbe attaccato e l'esca avrebbe cercato di dirigere il mostro su una delle trappole. Se il mostro avesse attaccato subito l'esca, gli altri due sarebbero intervenuti.
Jonathan si offrì come esca e Nancy e Steve non si sarebbero aspettati niente di diverso. Appena il mostro sembrava scomparso il ragazzo uscì dalla casa e si diresse verso l'albero. Non si aspettava che la parte più difficile della missione sarebbe stata l'attesa, era carico di adrenalina e di preparazione a morire, non era pronto a trascorrere del tempo senza fare niente. Restò tre ore al freddo, lasciando che la pioggia di lanugine lo ricoprisse. Pensò che Will aveva dovuto subirlo per una settimana, senza mangiare né bere, al buio, nell'aria gelida, con l'unica compagnia del mostro che se ne stava ad osservarlo, aspettando il momento di attaccarlo e di sbranarlo.
Il mostro seguì il comportamento previsto e si fece vivo. Lo caricò subito e Jonathan era solo sinceramente contento di fare qualcosa. Finse di essere impreparato e indietreggiò verso una delle due tagliole, evitandola all'ultimo istante. Il mostro invece la investì in pieno, restando intrappolato con una zampa. Inaspettatamente però non si fermò, continuò ad avanzare velocemente trascinandosi dietro la tagliola.
Nancy e Steve corsero fuori dal loro nascondiglio e Jonathan lasciò cadere la recita da esca sprovveduta. Estrasse la pistola e sparò tutti i colpi nel caricatore sulla bestia che si fermò momentaneamente confusa, Steve si avvicinò abbastanza da versarle addosso un secchio di benzina ed ebbe appena il tempo di farlo prima che il mostro lo lanciasse contro l'albero  colpendolo con un braccio allo stomaco.
Jonathan si caracollò a soccorrerlo e lo fece velocemente alzare allontanandosi con lui da quello che sarebbe diventato in pochi secondi un rogo. Nancy accese un petardo e lo lanciò sul mostro. Usare fuochi d'artificio era stata una sua idea, proprio nel caso avessero bisogno di dare fuoco ai mostri senza avvicinarsi. Girò le spalle e scappò, il mostro cercò lentamente di inseguirla ma in pochi secondi il petardo esplose e la benzina si accese in un'unica grande fiammata.
"Nancy!"
Nancy si girò verso Jonathan.
"Vieni qui ad aiutare Steve, io prendo l'altra tagliola."
La ragazza capì al volo.
Corse a sostenere il suo fidanzato che non sembrava in grado di reggersi in piedi, Jonathan corse a prendere la trappola e si avvicinò pericolosamente al mostro in fiamme. Piazzò la tagliola quasi sotto l'altra zampa della bestia mentre il calore del fuoco colpiva la sua faccia in modo quasi insopportabile. Dovette chiudere gli occhi e riuscì ad allontanarsi un attimo prima che il mostro lo caricasse.
"Certo che è figo!" Commentò Steve senza riuscire a trattenersi.
"Sì lo è." Rispose lei senza curarsi dell'opinione che poteva avere Steve della sua risposta. Aveva sempre trovato quel ragazzo che si nascondeva dietro la macchina fotografica tanto affascinante che non avrebbe saputo come approcciarlo nemmeno volendo. Non che volesse, chiunque altro nella scuola sembrava pensare che Jonathan fosse goffo e inquietante e lei temeva che la stima che Steve e gli amici di Steve avevano di lei ne avrebbe risentito se fosse stata vista con lui. Per mantenere quella stima, aveva fatto uccidere Barbara, realizzò.
Ma da Jonathan aveva imparato proprio che, se avesse rinunciato all'immagine che gli altri avevano di lei, si sarebbero rivelati ai suoi occhi percorsi di vita che l'avrebbero resa più autenticamente felice di un'opinione altrui positiva, percorsi che prima non avrebbe nemmeno visto.
"Lui è sempre stato così affascinante, Steve," Rincarò quasi sfidando il fidanzato a contestarla. "solo che non volevi vederlo perché accecato dal complesso di superiorità che avevi per essere così popolare. E io non ero tanto meglio che per non essere disprezzata da te non dicevo quello che pensavo."
"Hai ragione." Concordò lui e lei lo guardò un po' sconvolta.
Il mostro bruciò tutta la notte e all'alba era ancora vivo. I tre ragazzi lo finirono prendendolo a bastonate fino a ridurlo una massa informe di carne e sangue.
***
I mostri sembravano infiniti. Avevano consolidato la routine per ucciderli abbastanza bene da poterne eliminare tre-quattro a spedizione, ma non sembrava incisivo sulla missione generale. Alla fine concordarono che fosse inutile dar loro la caccia singolarmente. Li avrebbero ammazzati solo se si fosse rivelato necessario per la missione generale.
Batterono il quartiere dove era posizionata casa Byers palmo a palmo e si imbattevano con una frequenza relativamente elevata nelle bestie ma non trovarono alcun nido. Nancy non era disposta a lasciar cadere la propria teoria e procedettero ad esplorare la zona del laboratorio. Ogni spedizione nel bosco durava due-tre giorni e dovevano portar dietro delle provviste per sostentarsi. Avevano costruito un rifugio fisso di tre  metri per due di base e un metro e mezzo di altezza, utilizzando il mobilio non più utilizzato delle case evacuate, e lo avevano ricoperto di rami di cespugli per mimetizzarlo. Avevano ripulito la zona circostante per un raggio di cento metri uccidendo i mostri che la frequentavano, avevano posizionato ovunque trappole e avevano circondato la zona sicura di corde e sonagli in modo da accorgersi se un mostro la invadeva e accadeva abbastanza spesso, circa una volta ogni notte.
Avevano esplorato circa il 75% dei locali del laboratorio e del terreno circostante, senza trovare nulla che assomigliasse a un nido. Se non avessero trovato nulla alla fine dell'esplorazione la missione sarebbe potuta considerarsi conclusa.
Non avevano mai davvero contemplato il fallimento, avevano considerato soltanto l'idea di vincere o di morire provandoci.
L'atmosfera era tesa, nessuno incolpava Nancy per la sua intuizione apparentemente sbagliata ma tutti avevano paura di fallire.  
"Non posso essermi sbagliata, deve esserci un nido!" Insisteva lei scaldandosi le mani sul braciere che avevano allestito.
Steve le passò una mano attorno alle spalle.
"Se ti sei sbagliata non fa niente, escogiteremo qualcos'altro."
Erano quelli i momenti più difficili per Jonathan con Nancy.
Non era geloso di Steve e non odiava vederli interagire, anzi l'amore puro che li univa era uno spettacolo interessante e istruttivo da osservare e a Jonathan piaceva vedere Nancy circondata di conforto e affetto. Avrebbe potuto osservarli e fotografarli per ore.
Detestava però doversi limitare a guardare, vederla stare male, sapere cosa poter fare per aiutarla e dover stare fermo perché non poteva permettersi di esporsi. Se fosse in un'altra vita dove lei lo avesse voluto e potevano stare insieme, le avrebbe semplicemente tolto la maschera e l'avrebbe baciata. Non gli sarebbe importato se lei fosse stata anche con Steve, anzi loro gli piacevano insieme, ma era insopportabile doversi trattenere dall'amarla.
"Non escogiteremo qualcos'altro perché non mi sono sbagliata." Rispose Nancy seccata e visibilmente spaventata.
"Non devi mentire." Le disse dolcemente Jonathan "Anche se ti sei sbagliata non ti considereremo stupida. E in ogni caso non dovrebbe importarti cosa pensiamo noi in una situazione simile."
Inaspettatamente lei si arrabbiò con lui.
"Non cambierai mai idea su di me, vero?" Gli urlò contro. "Per te sarò sempre una vuota conformista, una marionetta della società che... dici tanto che ti piace osservare la gente ma non vedi quello che è ovvio."
La voce le si spezzò.
"Mi considererai mai alla tua altezza Jonathan?" Chiese ormai piangendo.
"Io... non volevo dire... cosa c'entra?"
Il ragazzo era completamente spiazzato. Guardò Steve in cerca di aiuto, ma anche Steve sembrava arrabbiato con lui.
"Considererai mai qualcuno alla tua altezza?"
La ragazza si alzò improvvisamente e scappò fuori dal rifugio.
Steve e Jonathan si attivarono immediatamente e uscirono fuori a cercarla.
"E' meglio se ci dividiamo," Disse Steve "avremo più possibilità di trovarla prima che..."
Porse un petardo e un accendino a Jonathan.
"Se sei in difficoltà fai esplodere uno di questi."
L'altro annuì e partì di corsa verso il bosco.
Era stato molte volte lì ma in quel momento gli sembrava di non aver mai visto quel posto. Gli alberi erano tutti maledettamente simili tra loro e quella pioggia di lana rendeva quell'ambiente ancora più estraneo. Correva erraticamente in direzioni casuali senza capire dove andava e tutto ciò quello a cui riusciva a pensare era Nancy.
Le urla della ragazza spezzarono l'aria nemmeno due minuti dopo. Jonathan si voltò verso sinistra, da dove erano provenute e scattò di corsa verso quella direzione. Le urla di lei diventavano sempre più forti e strazianti e sembravano venirgli da dentro. Iniziò a gridare anche lui.
Quasi rise per il sollievo quando vide che lei stava bene. Un mostro di tre metri le era davanti e avanzava verso di lei, terrorizzata e immobilema indubbiamente viva.
Un istante divideva un mondo con Nancy da un mondo senza Nancy e Jonathan sfruttò quell'istante per buttarsi tra lei e il mostro, che non si dispiacque dell'intrusione, anzi si scagliò con soddisfazione contro la nuova preda più vicina.
Jonathan si aspettava di morire all'istante e andava bene. Non arrivò la morte però, ma il dolore. La bestia affondò i suoi denti in una gamba e gli artigli nei suoi fianchi e strappò un pezzo di carne. Il dolore era semplicemente insopportabile e riempì totalmente ogni suo pensiero. Non gli sembrava di avere nessun ricordo, nessuna speranza, nessun sentimento privo del dolore assordante alla sua gamba.
Sentì vagamente le urla di Nancy cambiare, diventare più disperate, e i suoi passi avvicinarsi.
"No! Scappa!"
Il sangue usciva a fiotti fuori bagnando le gambe del ragazzo e lasciandolo sempre più debole.
"Nancy andate via! Il sangue attirerà tutti gli altri!"
Lei non lo ascoltò e iniziò a strattonare il ragazzo, colpendo il mostro a mani nude, purtroppo il mostro non sembrava più interessato a lei.
"Sent..."
Una nuova fitta dolorosa gli portò via le parole trasformandole in grida.
"Io..."
Se non lo avesse detto in quel momento non lo avrebbe detto mai più, tuttavia il coraggio gli mancò ancora. Aveva l'idea che se si fosse dichiarato, Nancy lo avrebbe trovato disgustoso e lo avrebbe deriso e non voleva vedere uno sguardo di derisione come ultima cosa prima di morire. Quindi non disse nulla e la guardò solo negli occhi.
"NO!" Urlò lei e gli afferrò il volto pallido e stanco tra le mani. "Non dirmi le tue ultime parole! Non dirmi che ti dispiace! Non posso perderti!"
Poi riprese a strattonare.
Degli spari nel buio imposero qualche secondo di silenzio. La bestia si girò verso Steve ma il ragazzo non si mosse e continuò a sparare.
Il mostro lasciò andare Jonathan e corse verso l'aggressore, ma non arrivò mai a raggiungerlo perché venne intrappolato in una tagliola.
"Dobbiamo andare via! ADESSO!" Gridò Steve.
Lui e Nancy afferrarono Jonathan e iniziarono a correre verso il portale permanente più vicino. Era solo a una cinquantina di metri, ma sembravano infiniti. Lo raggiunsero miracolosamente mentre si avvicinavano le urla degli altri mostri attirati dall'odore del sangue che continuava a sgorgare copiosamente.
Attraversarono il portale tuffandosi e sbattendo le facce sul terreno. Non erano ancora al sicuro, perché anche i mostri potevano attraversare i portali, quindi continuarono a correre. Raggiunsero la macchina di Jonathan parcheggiata strategicamente al confine del bosco con le chiavi infilate nel quadro. Nancy si mise al posto di guida, Steve caricò Jonathan sul sedile posteriore e salì con lui.
La ragazza piangeva così tanto che non riusciva a fermare il tremore della mano e a girare la chiave.
Steve la girò per lei.
"Muoviti."
"Ok."
Steve si tolse la camicia e la usò come bendaggio di fortuna per cercare di fermare il sangue, ma si rese conto che era possibile quanto fermare il mare con le mani e reggeva Jonathan come se tenergli la testa avrebbe aumentato le sue possibilità di sopravvivenza. No, non le aumentava ma non poteva lasciarlo andare.
Lei guidò alla massima velocità fino all'ospedale dove Jonathan fu accolto immediatamente e Nancy chiamò in lacrime Joyce Byers affinché potesse venire subito per svolgere la burocrazia legata alle assicurazioni sanitarie.
Quando Joyce entrò nell'ospedale, accompagnata dallo sceriffo Hopper, gli altri due ragazzi non riuscirono nemmeno a guardarla in faccia.
Per fortuna i medici chiarirono immediatamente che il ragazzo era fuori pericolo e che non erano stati recisi nervi, c'era bisogno soltanto di un'operazione per favorire il recupero muscolare e di trasfusioni di sangue e la madre si offrì immediatamente.
Dopo poche ore Jonathan era stato stabilizzato, Joyce era nella sua stanza per salutarlo e  i due ragazzi erano seduti su sedie bianche, appena fuori. Nancy stava piangendo di nuovo o ancora, Steve aveva perso il conto delle lacrime che la ragazza aveva versato. Nemmeno alla morte del padre, sbranato da uno di quei mostri mentre tornava dal lavoro, l'aveva vista piangere così tanto.
"E' colpa mia..." Sospirò lei lasciandosi abbracciare.
"E' così." confermò Steve.
Era inutile essere cortesi e mentirsi a vicenda.
"E' colpa tua Nancy, non avresti dovuto uscire da sola. Ma ormai è accaduto e Jonathan sta bene."
Lei annuì apprezzando la sincerità di lui.
"Pensi che mi perdonerà?"
"Non penso nemmeno che possa mai avercela minimamente con te, ti adora." Le rispose Steve sorridendo, poi la baciò per infonderle forza. Lei rispose al bacio aggrappandosi alla maglia di lui.
"Grazie per averlo salvato." Gli sussurrò.
"Non l'ho fatto soltanto per te, quindi non devi ringraziarmi."
Lei lo guardò perplessa e Steve si affrettò a cambiare discorso. "Comunque sono contento che stiamo tutti bene. Appena Jonathan si sarà ripreso continueremo a dare la caccia a quelle bestie."
Lei scosse il capo.
"Sì Nancy, sapevamo a cosa stavamo andando incontro. Io voglio completare la missione e so che con voi posso farcela, tuttavia se vuoi tirarti indietro continueremo io e Jonathan da soli."
"Non voglio tirarmi indietro, è solo che..."
"Sì, lo so." Disse il ragazzo "Dobbiamo leccarci le ferite, ci fermeremo finché sarà necessario."
La madre uscì dalla stanza e aveva un'espressione tranquilla, tuttavia camminò guardando avanti a sé come se i due ragazzi non esistessero.
"Entriamo." Soffiò Nancy sul collo del fidanzato e un istante dopo erano entrambi nella stanza.
Jonathan sorrise quando li guardò.
"Come state?"
"Un altro po' ti amputavano una gamba e pensi a come stiamo noi?" Chiese Nancy avvicinandosi lentamente.
"Stiamo bene… e  non hai rischiato l'amputazione, le ragazze esagerano sempre." Commentò Steve con un sorriso ironico, mentre lei si buttava addosso a Jonathan per abbracciarlo. Jonathan l'avrebbe baciata e per un attimo gli sembrava che anche lei volesse baciarlo, gli guardò gli occhi e poi le labbra e sembrava dubbiosa ma il momento fu sprecato ad avere paura e lei si sedette sul letto, limitandosi a prendergli le mani.
"Mi dispiace!" Esclamò subito. "Se non fosse stato per me, tu... ma anche questo piano del cazzo... è tutta colpa mia."
Lui non riuscì a trattenersi dall'accarezzarle il viso.
"Prima o poi doveva capitare che rimanessi ferito, sta tranquilla. Anzi se non fosse stato per te..." E aggiunse guardando Steve. "E te sarei morto. Potevate scappare mentre mi avete portato a casa, rischiando di morire con me."
"E' naturale che ti abbiamo portato a casa, tu sei uno di..."
Steve si bloccò mentre stavano parlando.
Come avevano fatto a non pensarci? Quei mostri erano animali e alla base gli animali funzionavano tutti coi medesimi meccanismi, non importava quanto fossero feroci o evoluti.
"Se ne feriamo uno, gli altri lo porteranno nel nido. La tua idea del nido Nancy è giusta, c'è sempre un nido, ma potrebbe non essere dove abbiamo creduto. La frequenza maggiore degli avvistamenti potrebbe essere stata a casa Byers e al laboratorio per via dei portali, ma il nido potrebbe essere altrove. E ora abbiamo un modo facile di trovarlo."
"Ne feriamo uno e gli altri lo porteranno nel nido." Completò lei.
"Vado un attimo a casa a prendere da mangiare e dei giochi da tavolo, ceneremo qui!" Propose Steve stimolato dalla svolta ottimista della situazione. "Va bene per te Byers o ti stanchi troppo?"
Un leggero sarcasmo aveva venato l'ultima domanda.
"Non dovete, io..."
"Ma vogliamo." Insistette l'altro ragazzo. "Cerca di sopravvivere fino al mio ritorno." Uscì prima che l'altro potesse contestarlo ancora.
"Non so cosa dire." Balbettò Jonathan a Nancy. "Non ho mai avuto questo tipo di... non so nemmeno cosa abbia fatto per meritarmi tutto questo."
"Non te ne rendi conto, vero?"
Nancy aveva le guance rosse e gli occhi di nuovo pieni di lacrime, ma era un'emozione diversa dalla sofferenza a scatenarle.
Jonathan per la prima volta sperò che Nancy potesse provare qualcosa per lui, ma preferì non chiedere cosa significasse per non ricevere una risposta come "Noi ti siamo molto grati ecc" che lo avrebbe inevitabilmente deluso, anche se aveva sempre saputo che Nancy e Steve si appartenevano.
Così si limitò a guardarla, cercando di imprimere i suoi bei lineamenti permanentemente nella memoria. Se avesse avuto la macchina fotografica sarebbe stato un momento da immortalare, ma non era necessario fotografare per ricordare Nancy per sempre.
***
Jonathan si riprese dopo tre mesi. Nel frattempo era re-iniziata la scuola e Steve e Nancy lo andavano a trovare soltanto il pomeriggio, portandogli i compiti a casa e studiando con lui.
Il ragazzo passava tutto il suo tempo con Will e sua madre che in sua presenza si sforzava di mantenere uno stile di vita decente. Will aveva smesso di peggiorare e respirava autonomamente, ma non si svegliava ancora ed era nutrito tramite flebo. Era come se si fosse semplicemente addormentato e non riuscisse a svegliarsi.
Gli amici dei fratello venivano a trovarlo spesso, anche due volte al giorno e giocavano con lui a D&D fingendo che potesse partecipare. Gli raccontavano ciò che succedeva a scuola e a quanto pareva Dustin e una compagna di scuola si erano iniziati a piacere.
Jonathan non aveva mai visto un’espressione sconfortata sul volto di quei quando parlavano con Will, ma era evidente quando uscivano dalla casa con gli occhi velati di tristezza. che si rendessero conto della situazione Tuttavia continuavano a venire.
Quando erano soli, il fratello gli leggeva dei libri senza mai fermarsi e cantava per lui Should I stay or shoud I go dei Clash e gli sembrava che Will lo sentisse in qualche modo e il mondo sembrava più vivibile, ma non abbastanza da farlo desistere dall'idea di sterminare il nido dei mostri che avevano ridotto suo fratello in quello stato.  
Quando si sentì pronto telefono a Steve e Nancy e chiese se volessero ancora completare la missione.
Naturalmente, loro volevano.
Organizzarono due spedizioni. La prima prevedeva ferire un mostro, nascondersi, aspettare che i compagni lo soccorressero e seguire il gruppo fino al nido. Poi avrebbero esplorato la zona per mettere a punto il piano di distruzione.
***
La parte preponderante della caccia era l'attesa. Ormai si erano rassegnati a questo aspetto, ma non si sarebbero mai abituati. Erano riusciti a prendere in trappola un mostro e ad amputargli le gambe con un'accetta e ora lo guardavano da cinque ore agonizzare, nascosti dentro dei cespugli.
Stavano iniziando decisamente a temere che non avrebbe funzionato, quando due bestie emersero dalla vegetazione e trascinarono via quella ferita. I tre ragazzi si attivarono immediatamente per pedinarle.
"Conosco questa strada." Mormorò Jonathan facendo strada nel sottobosco con la falce. "Ci sono già stato."
"Davvero?" Chiese lei camminando vicinissima alla schiena di lui.
"Sì, vedrete."
Camminarono per due miglia e quando arrivarono Steve capì cosa intendesse Jonathan, quando si trovò nel punto in cui il giovane Byers aveva fotografato Nancy per la prima volta. Il nido era nella propria piscina e rabbrividì al pensiero che nel mondo normale vi aveva fatto il bagno con Nancy solo pochi giorni prima.
I tre si avvicinarono furtivamente, aggrappandosi l'uno all'altro. Persino un respiro poteva tradirli.
Se il turbamento per la posizione del nido era stato abbastanza da scioccare Steve per giorni, quello che c'era nel nido sarebbe bastato a vita. Una rete di sostanze viscose apparentemente vegetali riempiva tutto lo spazio, c'erano più mostri di quanti ne avesse visto finora, ammucchiati come vermi. Quando la bestia ferita fu portata tra gli altri, vi fu un movimento di massa e la bestia fu circondata. Un istante dopo la stavano mangiando attaccandosi tra loro per avere più carne da spartirsi.
Entrambi i ragazzi cercarono lo sguardo di Nancy per assicurarsi che stesse bene, ma lei fissava uno spettacolo ancora più crudele, di cui a prima vista gli altri due non s'erano accorti. Muovendosi i mostri avevano lasciato scoperta una parete della piscina e ora potevano vedere che era ricoperta di corpi umani, tenuti fermi dalla rete vegetale, semi-decomposti e traboccanti di larve. Non era difficile capire quale fosse lo scopo di quei corpi. Tra loro Nancy riconobbe Barb e suo padre e i ragazzi dovettero sostenerla dal crollare al suolo e premere una mano sulla bocca contemporaneamente. Tornarono sui loro passi, cercando di non farsi scoprire. Jonathan calpestò qualcosa che esplose con un rumore umido e si fermò ma i compagni gli assicurarono con l'espressione del viso che non era stato sentito. Non sembravano esserci portali nelle vicinanze, eppure Nancy era convinta che ci fosse almeno quello da cui Barb era stata rapita.
Tornarono a casa.
Ormai indifferenti a ciò che la gente avrebbe pensato, nei giorni seguenti acquistarono 20 litri di benzina, fucili a canne mozze, nitroglicerina, micce, trappole per orsi. Jonathan trascorse i suoi ultimi giorni prima dell'ultima missione abbracciato a Will. Joyce non sapeva cosa stesse succedendo, altrimenti avrebbe incatenato il ragazzo pur di non permetterlo, ma aveva capito che il figlio maggiore aveva bisogno che lei leggesse per loro.
Il ragazzo ascoltò il Piccolo Principe letto interamente dalla mamma e aveva pianto aggrappato al fratello, per la prima volta da quando non era più un bambino. Era per Will che lo faceva, ma era terribile doversi staccare da lui senza sapere se sarebbe tornato.
Si alzò verso le dieci di sera e abbracciò Joyce.
"Stasera esco con Nancy, dormo da lei." Le sussurrò all'orecchio.
Era più facile passare l'ultima notte fuori casa che partire la mattina senza spiegazioni e con un equipaggiamento fin troppo eloquente.
"Non fare cazzate, per favore." Lo supplicò la madre in lacrime.
Jonathan non poteva prometterlo ma annuì, passò davanti allo sceriffo Hopper che dormiva ubriaco sul divano e salutò i tre amici che stavano cenando in cucina.
“Prendetevi cura di mio fratello, eh?”
Lucas e Dustin lo guardarono con gli occhi spalancati, ma Mike sembrava sapere di cosa stesse parlando e rispose serissimo “Va bene”.
Il ragazzo uscì e si diresse a casa di Steve, dove erano conservati gli strumenti per la missione.
Avrebbero dormito lì e la mattina seguente avrebbero portato la macchina di Jonathan sul confine del bosco e usato il piccolo portale permanente che li aveva salvati quando Jonathan era stato attaccato. Steve preparò per Jonathan la camera degli ospiti, cenarono nella stessa stanza con birra e patatine e verso mezzanotte il padrone di casa annunciò che era saggio dormire a lungo e si ritirò con Nancy.
Jonathan ovviamente non riusciva a dormire, il meglio che poteva fare era resistere nel proprio letto senza cedere alla tentazione di ubriacarsi con le birre lasciate in camera da Steve. Aveva bisogno di essere lucido il giorno seguente.
Il destino era ironico, pensò, sarebbe probabilmente morto proprio quando aveva trovato degli amici per la prima volta nella sua vita. Probabilmente non gli era permesso avere qualcuno e Dio o chi ne faceva le veci lo stava punendo. Dio lo stava punendo da quando Will era scomparso per la prima volta in realtà, evidentemente stava avendo ciò che meritava per essere scortese con tutti.
Will non lo meritava però, lui era la persona più gentile e innocente che conosceva, e non lo meritavano Nancy e Steve. Era sul punto di alzarsi e di andare da loro per dire che preferiva distruggere da solo il nido quando Nancy bussò alla sua porta ed entrò senza attendere una risposta.
"So che sei sveglio." Esordì. "Nemmeno io riesco a dormire."
"Sì, sono sveglio, ma tu almeno dovresti provarci." Le sussurrò alzandosi a sedere. "Domani dovremo essere al massimo delle nostre forze. Steve sta dormendo?"
"Sì."
Il silenzio calò.
"Hai paura?" Le chiese Jonathan dopo un po'.
"No," Rispose lei "... no Jonathan, non fare quella faccia, non sto mentendo per preservare l'immagine o qualsiasi cosa tu stia pensando. Solo che so che stiamo facendo la cosa giusta per noi stessi e per la città. Sai, prima di conoscerti non facevo mai la cosa giusta, ma solo quella che poteva sembrare più giusta agli occhi di tutti... e..."
Eccolo, pensò il ragazzo, eccolo l'odioso "Ti siamo grati ecc"
La interruppe "Se sei così tranquilla, perché sei qui?"
"Sento di non aver passato abbastanza tempo con te. Ho molti rimorsi Jonathan."
La ragazza si sedette accanto a lui.
"Se non fossi stata quella che ero, Barbara sarebbe viva. Ma per lei è troppo tardi, per me e te no. Sai, avrei voluto passare molto più tempo con te, da sempre, ma non l'ho fatto per paura di essere giudicata dagli altri. Visto che domani potremmo essere morti sto cercando di recuperare."
Rise leggermente.
"Diciamo che la cosa giusta agli occhi del mondo sarebbe dormire e e ai miei occhi è stare qui, sto seguendo il tuo insegnamento dopotutto."
"Quindi ti vergognavi di... insomma ammirarmi?" chiese lui.
Cercava di scherzare ma era lievemente arrabbiato.
"Sì beh, gli altri nella scuola non vedono quello che vediamo io e Steve."
Lui si accigliò.
"E non puoi nemmeno biasimarli, se allontani tutti come pretendi che la gente ti conosca per quello che sei?"
"Hai ragione." Concordò Jonathan.
Lei restò a guardarlo in silenzio.
La cosa giusta era dichiarare i propri sentimenti, ma non era convenzionalmente giusto dichiararsi a una ragazza fidanzata e che non ti ricambia. Era una tragedia annunciata senza alcuna possibilità di uscirne dignitosamente. Nancy lo avrebbe odiato, Steve lo avrebbe odiato. Era facile spingere gli altri ad essere se stessi e criticarli quando per vigliaccheria e attaccamento al giudizio altrui indossavano delle maschere, era più difficile che morire -e poteva dirlo con cognizione di causa, considerando che stava andando incontro alla morte senza esitare molto- gettare la propria di maschera.
E la maschera di Jonathan da solitario contemporaneamente inadatto e  superiore alle relazioni era meno comune di quella da borghese brillante e perfetto che tanto detestava, ma altrettanto inautentica.
Si rese conto di essere un ipocrita.
"Possiamo stenderci?" Chiese lei. "Non voglio dormire, è che... stiamo più comodi."
"Ok."
Le fece spazio sotto le coperte, lei si sdraiò abbracciandolo e posò la testa sul suo petto e Jonathan fu pronto. Gli girava la testa per l'emozione e si preparò mentalmente alle urla di disgusto e di rabbia che ci sarebbero state di lì a poco, si preparò a Nancy che andava a svegliare Steve e insieme lo picchiavano, si preparò a distruggere il nido di mostri da solo.
"Ti amo."
Nessun preambolo.
La reazione sul viso di Nancy era l'ultima che si sarebbe mai aspettato: scetticismo.
"Dici sul serio? Perché che ti piaccio esteticamente si vede ma non penso di piacerti anche intellettualmente."
Lei si sollevò su un gomito.
"Dici tu sul serio?"
Jonathan non si aspettava di dover dimostrare il proprio sentimento.
"Sei la ragazza più intelligente e brillante che conosca, la più coraggiosa, la più altruista. Mi piace tutto di te, qualsiasi dettaglio, anche quando diventi iper-emozionale senza apparente motivo o quando menti per apparire più forte di quello che sei."
"Pensavo mi considerassi una marionetta della società vuota dentro o qualcosa del genere, poi non mi sembra proprio che mi consideri intelligente."
"Ti sembra male." La contraddisse lui "Peraltro solo un cadavere potrebbe non notare che sei intelligente."
"Quindi sei innamorato di me? Ti piaccio come persona?"
"Mi piaci è riduttivo, ho appena detto che ti amo." confermò lui.
La conversazione stava diventando sempre più strana.
"Da quando tempo?"
"Mi attrai fisicamente e mentalmente dal primo giorno che ti ho vista, ma mi sono innamorato poco tempo dopo che abbiamo iniziato a parlare. Credo di essermene reso conto quando ho dormito da te comunque. Mi dispiace comunque per averti fotografata, è che non sono riuscito a resistere, ma aveva ragione Steve quando mi ha dato del perv..."
Lei non lo lasciò continuare e lo baciò. Jonathan si lasciò trascinare velocemente e le prese il viso con entrambe le mani, mentre lei si sistemò a cavalcioni su di lui e gli accarezzava le braccia.
Nancy fece un movimento di bacino che mandò in corto circuito il cervello del ragazzo.
Quando si riprese si rese conto di quello che stava succedendo.
"Nancy fermati. E Steve?"
"A Steve non dispiacerà." Rispose lei baciandogli il collo. "E' proprio vero che osservi tanto ma non vedi l'ovvio, eh?"
"In che senso?" Sospirò Jonathan.
Lei intrecciò le dita sul suo petto, vi posò il mento e guardò negli occhi il ragazzo.
"Nel senso che in ospedale stavo per baciarti e lui non ha fatto una piega."
"Stavi per baciarmi?"
"Te ne sei palesemente accorto, dai, non fare il finto tonto."
"Perché?"
Nancy si strusciò su di lui un po' e sorrise con malizia.
"Come perché, non è ovvio?"
"Ti piaccio?" tentò lui.
"Mi piaci è riduttivo" rispose lei citandolo.
Jonathan spalancò gli occhi, sconvolto. Come era successo? Quando era successo? Qualcosa non andava, doveva essere falso per forza, non era possibile che una ragazza come Nancy si fosse innamorata proprio di lui. Di lui, quando era fidanzata con un top di gamma come Steve, peraltro.
"Non te ne rendi conto vero? E' proprio vero. Dovresti vederti attraverso i miei occhi, Jonathan, non avresti difficoltà a capire se potessi farlo. Onestamente, non ho mai conosciuto qualcuno speciale come te, sei così... eccezionale... che sembri uscito da un film e sono contenta di essere tra i pochi a rendermene conto. Mi dispiace di aver perso così tanto tempo per paura di perdere popolarità, ma se mi avessi osservato veramente senza cercare di nasconderti avresti notato che non sono mai riuscita a staccarti gli occhi di dosso."
Jonathan non si aspettava di dover gestire cosa sarebbe successo se lei lo avesse ricambiato. Era talmente incredulo per tanta fortuna che non si sentiva nemmeno felice.
"E Steve?" chiese cercando una falla.
"Vuoi andare a chiamarlo e chiedergli di unirsi a noi?" Sbottò lei con sarcasmo.
"... No."
Non era del tutto una cattiva idea comunque, anzi a Jonathan sembrava quasi naturale invitare anche Steve, lui e Nancy si amavano e Jonathan aveva sempre desiderato provare a baciare un uomo prima o poi nel corso della sua vita e Steve era un'ottima scelta. Ovviamente evitò di esprimere la propria opinione a riguardo, in quel momento era soltanto preoccupato del proprio futuro con Nancy. Era stupido perché probabilmente domani sarebbero morti, ma non voleva prendere una strada per poi sentirsi dire "E' stato un errore, amo solo Steve.". Non lo avrebbe sopportato.
"Steve non si incazzerà se facciamo sesso? Non è che domani mi dirai che è stato un errore e che vuoi stare solo con Steve?"
"Steve non si incazzerà." Ripeté Nancy "Anzi credo se lo aspetti da molto. Ha capito che sono innamorata di te, mi conosce meglio di quanto mi conosci tu. Certo che voglio stare con Steve, altrimenti lo avrei già lasciato, ma mi piacerebbe avere una chance con te, se vuoi."
"...mentre stai con Steve."
"Sì, esatto, sento che questa è la strada giusta per me e sto cercando di essere me stessa a prescindere dalle convenzioni sociali, come mi hai insegnato tu. Quindi, Jonathan Byers, vuoi stare con me?"
"Okay."
La consapevolezza di ciò che era appena successo arrivò all'improvviso e Jonathan ne fu travolto. Sorrise, finalmente era felice e abbracciò quella che era ormai la sua ragazza. Si rese conto che lo aveva desiderato per anni.
La ribaltò e le sollevò la maglietta. Le baciò la pancia e salì fino allo stomaco. Lei chiuse gli occhi e gemette. Non aveva mai fatto sesso prima d'ora ma era così felice che sentiva di non poter sbagliare nulla.
***
Il giorno seguente l'atmosfera era tesa e anche Nancy stava avendo paura di morire. Tuttavia quello che era successo la notte precedente aveva facilitato le cose e Jonathan e Nancy prepararono l'equipaggiamento sorridendo.
Lo trasportarono nella villa di Steve nell'universo sottosopra e attesero le prime ore pomeridiane, quando a quanto pareva l'attività dei mostri era rallentata. Gran parte di loro dormivano nella piscina, qualcuno si muoveva placidamente strusciandosi sui cadaveri umani.
I ragazzi circondarono la piscina di trappole e di nitroglicerina sfusa mescolata a chiodi e pezzi di vetro, immersero una pompa di gomma nel barilotto, Jonathan aspirò l'aria presente nella pompa che immediatamente iniziò a espellere benzina come fosse un rubinetto aperto. I tre la versarono ovunque sul nido. I mostri svegli se ne accorsero ovviamente e si voltarono di scatto verso di loro, ma prima che potessero fare una mossa Nancy mormorò "Addio Barb" e gettò un petardo acceso.
Jonathan, Nancy e Steve indietreggiarono bruscamente per sfuggire all'incendio divampato, ma non avevano finito. Nancy e Steve gettarono nel nido in fiamme barattoli di nitroglicerina che avevano preparato e Jonathan andò in casa a prenderne altri.
Il Byers riversò il carico con soddisfazione nella tana del nemico.
"Voi avete distrutto la mia famiglia, io distruggo la vostra."
Naturalmente pochi mostri morirono sul colpo, la restante maggioranza uscì in fiamme e finì intrappolata nelle tagliole. Era il momento dei fucili. Qualche mostro riuscì a sorpassare la barriera e calpestò la nitroglicerina, che esplose maciullando gli arti inferiori delle bestie malcapitate. I ragazzi con uno sguardo di intesa si accordarono per spostarsi da quella zona critica e corsero via, attenti a non restare intrappolati nelle tagliole e continuando a sparare alle creature che uscivano dalla piscina. Una bestia colossale, alta circa quattro metri, uscì per ultima e sorpassò facilmente le tagliole, le esplosioni ferirono le sue zampe senza impedire  l'ambulazione, anzi la bestia correva verso di loro.
Era troppo veloce e sembrava indifferente ai proiettili, i ragazzi capirono in un istante di non avere speranza. Potevano rifugiarsi in casa ma nulla avrebbe fermato quell'animale dal vendicarsi.
L'unica soluzione, e lo pensavano tutti, era che uno di loro attirasse il mostro da una parte mentre gli altri fuggivano.
A Jonathan sembrò naturale offrirsi come diversivo, lui voleva morire fin dall'inizio di quella storia in fondo e l'aver trovato un po' di felicità con Nancy non cambiò che lei e Steve meritassero di vivere più di lui, quindi lanciò un sasso al mostro e corse verso la villa di Steve, che urlò correndo verso di lui.
"Non ti permettere coglione, non me ne fotte un cazzo di quanto tu sia depresso, non ti perderemo così!"
Nancy era d'accordo col fidanzato e lo seguì correndo all'indietro per coprirgli le spalle.
L'aria sibilò e ci fu un'esplosione forte, di origine sconosciuta. I tre adolescenti si erano accucciati istintivamente, abbracciandosi per ripararsi.
"Levatevi di lì... coglioni."
Nancy sollevò la testa.
"Sceriffo Hopper!"
"Mamma" Balbettò Jonathan, incredulo.
Dietro di loro c'erano circa cento militari in tuta protettiva e armati fino ai denti. Due di loro avevano puntato la bestia coi bazooka, rallentandola.
"Obbedite allo sceriffo."
La voce di Joyce Byers era dura e furiosa.
I tre ragazzi non se lo fecero ripetere e corsero verso i soldati, che immediatamente li afferrarono, li inchiodarono a terra e li ammanettarono.
"Ma che cazzo..."
"Se non fosse stato per tua madre e Hopper, piccoli Rambo del mio cazzo, per noi sareste pure morire sbranati." Urlò un soldato nell'orecchio di Jonathan.
"Portateli via, sgomberate la zona, ci penseranno gli elicotteri." Era stato il dottor Brenner a parlare.
I ragazzi furono trascinati al laboratorio dove attraversarono il portale. Vennero trattati come se fossero criminali, chiusi in piccoli uffici asettici e interrogati duramente.
Firmarono delle dichiarazioni dove si impegnarono a non divulgare nulla di quello che avevano visto, come se fosse un segreto di stato, pena la galera.
Il dottor Brenner in persona li accompagnò all'uscita e li congedò.
"Vi credete eroi, vero? In realtà siete dei ragazzini e avete giocato senza sapere un cazzo. Non avete idea del guaio in cui vi stavate mettendo. E' una fortuna che Hopper mi abbia avvertito e abbiate quindi il lusso di essere cacciati a calci nel culo da questa storia senza gravi conseguenze per voi e i vostri familiari."
"E' stato lo sceriffo a rivelarvi la posizione di Eleven, vero?" Gli chiese Nancy senza essere minimamente intimidita dalla persona che aveva davanti.
"Come ho detto, siete dei stupidi ragazzini che giocano con cose più grandi di loro."
Jonathan si ripromise di dire allo sceriffo che gli faceva schifo e che non voleva mai più vederlo in casa propria.
"Ah Byers, ci prenderemo noi cura di tuo fratello Will."
Il ragazzo si scagliò su Brenner ed evitò di mettergli le mani alla gola soltanto perché Steve lo aveva bloccato, intrappolandogli le braccia tra le proprie e unendo le mani dietro la sua testa.
"Perché ti stai mettendo in mezzo?"
Rispose Nancy per lui.
"Non serve a niente Jonathan. Ha ragione il dottore, dovremo solo ringraziarlo perché ci hanno salvati"
***
"Che cazzo vi è preso?"
Jonathan accese lo stereo a volume massimo e voltò le spalle ai due amici.
"Niente, è che non avevamo il sangue agli occhi come lo avevi tu. Ti capiamo, Jonathan, ma picchiare Brenner non sarebbe servito a un cazzo." spiegò Steve.
Nancy lo abbracciò da dietro.
"Faremo qualsiasi cosa per capire cosa stanno facendo a tuo fratello."
"Ah sì?" Rispose lui voltandosi bruscamente tra le braccia della ragazza "E cosa?"
"Per fare la cosa giusta, Jonathan, se ne devono fare alcune sbagliate. Iniziando dal restare amico dello sceriffo, usandolo per restare in contatto col laboratorio per esempio." Rispose Nancy, con una voce dolce ma ferma.
Se Jonathan aveva pensato che fosse stato terribile guardare Will deperirsi, guardare il suo letto vuoto con la consapevolezza che Will era diventata una cavia da laboratorio era molto peggio. Non riusciva più a restare in casa o a guardare in faccia sua madre ed essere gentile con lo sceriffo si era rivelato altrettanto difficile. Cercava di sorridergli e di salutarlo ma l'uomo lo guardava senza mai vederlo veramente.
Riuscì comunque a farsi invitare da lui a fare i compiti dopo la scuola, perché "non ci riesco a stare a casa". Hopper doveva sentirsi molto in colpa perché Jonathan sapeva che lo sceriffo odiava la compagnia almeno quanto lui, eppure aveva accettato di buon grado.
"E' una buona cosa che si senta in colpa, così sarà più disposto ad aiutarti." Commentò Steve "Il senso di colpa può spingere a grandi sforzi."
Sembrava parlasse per esperienza personale.
"Non mi fido di lui." Tagliò corto secco Jonathan.
"E fai bene." Lo appoggiò Steve "Nancy, come sta Mike?"
"Male," Rispose lei sinceramente. "aver perso il padre e Will in poco tempo e aver scoperto che lo sceriffo ha tradito Eleven è stato devastante su di lui. Non si dà pace e progetta coi suoi amici continui assalti al laboratorio. Suppongo che sia meglio che sfoghi così."
"Non ha perso Will!" La contraddisse Jonathan "Troverò mio fratello."
Gli altri due lo guardarono annuendo.
"Anche a costo di fare cose sbagliate."
***
Nancy infine aveva avuto ragione e non c'erano state più apparizioni di mostri da quando avevano distrutto il nido. La voce si sparse molto velocemente e Jonathan si ritrovò all'improvviso popolare. Molti ragazzi avevano perso dei parenti a causa di quei mostri e gli erano grati come se li avesse salvati e quasi tutti lo trovavano ora figo per essersi opposto agli "ipocriti adulti".
Jonathan pensava che fossero tutti ipocriti ed evitò di farsi lusingare dalle continue richieste di unirsi ai gruppetti che lo avevano sempre guardato dall'alto in basso. Non gliene era mai fregato un cazzo di loro in passato, non gliene fregava un cazzo in quel momento.
Molte ragazze avevano iniziato a provarci con lui, venendo liquidate in fretta e qualcuna di loro, rancorosa, andava dicendo in giro che Jonathan era un pervertito e stava con Nancy e Steve contemporaneamente. Il che non era molto diverso dalla verità.
Era la Vigilia di Natale e Nancy li aveva invitati entrambi per cenare insieme e aveva baciato Jonathan davanti a Steve che reagì scartando il regalo che lei lo aveva fatto e sorridendo lievemente.
Jonathan non aveva ancora ben chiara questa cosa del menage a trois consensuale, quindi si scostò e guardò l'altro ragazzo dubbioso.
"Come funziona?"
"Funziona che tu stai con la ragazza che ami e che ti ama, io sto con la ragazza che ami e che mi ama." Rispose con un tono leggero, come se stesse parlando del tempo.
"Hai qualche problema con la situazione?"
"No..." Rispose Jonathan "in verità tu e lei insieme siete bellissimi, il tuo amore per Nancy è... uno spettacolo impareggiabile."
"Puoi fotografarci se vuoi."
Jonathan arrossì.
"Sì, mi piacerebbe."
"E Nancy mi ha detto fatichi a vedere l'ovvio e mi ha consigliato un approccio forte.  Quindi mi scuserai per i modi poco diplomatici, ma..."
Steve afferrò Jonathan per un braccio e lo inchiodò contro il muro, per un attimo Jonathan pensò che volesse picchiarlo e che la sua benevolenza fosse stata un totale scherzo.
"... diciamo che mi piacerebbe conoscerti meglio, se vuoi." mormorò invece Steve respirando sulle labbra dell'altro ragazzo.
Jonathan sentì il cavallo dei pantaloni indurirsi, il battito cardiaco accelerare e guardò l'altro ragazzo, senza parole. Ne aveva sempre ammirato la bellezza e la personalità, provando invidia, non aveva mai pensato di poterlo avere in quel modo.
"Sì m-mi piacerebbe" riuscì a rispondere, con la voce spezzata dall'emozione.
Steve lo baciò e Jonathan sentì ogni pezzo di quella situazione sistemarsi nel suo posto naturale, non era più confuso su nulla. Era così che doveva andare e a lui piaceva tantissimo quel finale. Accarezzò il petto dell'altro ragazzo e sistemò una mano dietro la sua nuca, rispondendo al bacio.
"Ragazzi, venite ad aiutarmi ad apparecchiare." Li interruppe Nancy, sorridendo.
"Va bene amore!" Le rispose Steve e si rivolse all'altro "Vieni tesoro..." con la voce venata di bonaria ironia.
"Non chiamarmi tesoro." Borbottò Jonathan ridendo.
Guardò le loro schiene e ebbe per la prima volta nella sua vita la sensazione di essere al posto giusto.
***
"Eh Tommy, come va? E' da un po' che non parliamo per bene."
"A questo proposito Steve... mi hanno detto che tu e Nancy vi scopate Byers... cioè contemporaneamente, cioè... Non ci ho creduto, perché non sei mai stato frocio, Steve. Potrei crederci al massimo su Byers e persino su quella... su Nancy, ma su di te."
"E perché me lo stai chiedendo se non ci credi?"
"Così, per farmi due risate con te su queste voci assurde e magari fare qualcosa per te per metterle a tacere."
"Non mi serve il tuo aiuto e queste voci ci prendono abbastanza in realtà..."
"Amico dai non prendermi per i fondelli..."
"Ma non è esatto quello che si dice"
"Lo sapevo!"
"Non è che mi scopo Byers e Nancy o io e lei scopiamo Byers o quello che è. Sì, scopiamo, ma è riduttivo dire che scopiamo. Noi stiamo insieme. Li amo. Ci amiamo."
   
 
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