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Autore: SolfatoDiLinfa    14/04/2017    0 recensioni
Sembrava un pomeriggio come tutti gli altri. Sia per Abby, che per Brianna. A modo loro, se la cavavano discretamente, l’una in famiglia e l’altra con il solito sorriso arrogante stampato sul volto, anche nelle situazioni più disparate. Nessuna delle due si sarebbe aspettata un’aria così irrespirabile, il cielo così oscuro. La paura e il pericolo tanto vicini da riuscire a percepire il loro fiato sporco sulle guance, un loro bisbiglio più forte di un urlo.
Abby la studentessa, la ragazza perfetta, colpita da eventi più grandi di lei. Brianna, una sottospecie di criminale, quella che sa cosa fare in ogni momento, ficcata in un caos che non sempre è in grado di controllare.
Dal testo (cap.5): «Su, in piedi ragazzina» le sussurrò all’orecchio. «L’apocalisse è iniziata»
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Hey! Un ringraziamento a coloro che hanno aggiunto questa storia alle seguite o addirittura alle preferite: grazie di cuore!
Ne approfitto per augurarvi buona Pasqua, tante uova di cioccolato e tanta felicità in questi pochi giorni di "vacanza".
Siete sempre invitati a lasciare una recensione, che sia di poche parole o tante critiche (costruttive, sia chiaro :P)
Vi lascio al capitolo... via!


 
Capitolo 13: Alla ricerca di provviste
 
Abby aveva sempre amato dormire. Era il suo unico modo per uscire dal mondo, staccare la spina. Neanche la musica ci riusciva. Per questo, ogni volta che ne aveva la possibilità, dormiva per ore.
Il suo viso era ancora umido dalla notte precedente. Bry, non più in boxer e canotta ma vestita di pantaloncini e t-shirt, stava raccattando borse e zainetti. Ricordò che, quel giorno, avrebbero raccolto provviste.

Grugnì (ormai era un'abitudine, appena svegliata) e si alzò piano dal letto, senza degnare la ragazza di uno sguardo. Era ancora scossa dalle sue parole.
Si vestì in fretta e, assieme, entrarono caute in ascensore.
«Tutto bene?» sentì Bry sussurrare. Fissava il suo riflesso metallico sulle porte della cabina.
«Ah-am» annuì con indifferenza.

La mora sospirò sonoramente. «Ti devo delle scuse»
«Non voglio parlarne» sbraitò Abby. Sì che voleva parlarne, cazzo. Voleva che Bry si gettasse ai suoi piedi, voleva che si scusasse, voleva che le facesse i complimenti per il lavoro svolto. Le aveva salvato la vita, dopotutto. Eppure, fare la "preziosa" era più forte di lei.

«Hai detto che ne avremmo parlato oggi» scherzò l'altra, ma non aveva riso né sembrava volerla prendere in giro.
«La giornata è lunga, sono appena le 8 di mattina» chiuse il discorso con un'occhiata all'orologio.

Uscirono dall'ascensore; Abby si sistemò lo zaino che portava in spalla, pieno di ulteriori sacchetti. Bry aveva un carico molto più pesante.

«Ok» la mora si schiarì la voce. «Il negozio non è lontano, possiamo farcela a piedi. Nel caso, possiamo sempre inventarci qualcosa»
«Magari tu puoi inventarti qualcosa» ecco, l'aveva fatto. Il cuore, ancora una volta, aveva agito prima del cervello. Ammesso che ne avesse uno. Sentiva le lacrime salire, di nuovo. Strinse i denti.
«Abby... l'ho detto solo per farti restare dentro, al sicuro. Non lo intendevo sul serio»
«Sì invece» sorrise amaramente, e una lacrima sfuggì al suo controllo. Ciò che la turbava di più non erano le parole di Bry, ma il fatto che fossero terribilmente vere. E il gesto "eroico" della sera precedente era stato solo un caso.

«No» ripeté la mora. Abby percepì il suo sguardo su di sé, ma non si voltò. Anzi, qualcosa in fondo alla strada attirò la sua attenzione.
«Zombie?» chiese, tra sé e sé, indicando le diverse figure poco lontane da loro.
«È strano, sono tante e se ne stanno lì, ferme» ragionò Bry. «Se sono mostri, dobbiamo andarcene, subito. Sono troppi anche per noi»
«Per te» la corresse Abby.

Sentì l'altra ridere amaramente. «Sai che ti dico? Fai quel cazzo che ti pare. Quando vorrai parlare da persona civile, sarò qui ad aspettarti. Ora come ora, per me vali zero» e si allontanò, verso il gruppo di uomini.
Abby non si aspettava una risposta tanto diversa. Si sentiva così stupida.

La seguì a pochi metri di distanza. Era troppo scossa anche solo per pensare.
«Hey!» gridarono quelli che, notarono, erano proprio uomini. Otto, per la precisione, otto sopravvissuti.
Bry alzò la mano in segno di saluto, mentre la compagna si dimostrò molto più entusiasta. «Ciao!» finalmente non era più sola con la mora.

Gli uomini erano di certo preparati ad un attacco imminente. Uno di loro era armato di ascia, due imbracciavano un fucile. Avrebbero potuto affrontare senza troppi problemi un gruppo di zombie.
Bry, invece, non aveva nemmeno avuto la decenza di portare la scopa.

«State bene? Siete ferite?» il primo uomo con il fucile si fece avanti. «Io sono Carl. Voi?»
«Tutto bene. Io sono Abby» gli sorrise. «Lei è Brianna» aggiunse con una smorfia.
«Bry» la corresse l'altra, fino ad allora muta come un pesce.
«Piacere ragazze. Stavamo facendo un giro nei dintorni, venite con noi? Qual era il vostro programma?»
«Stavamo per fare un salto al negozio...» Bry le rifilò una gomitata tra le costole, ma l'altra rispose con uno sguardo truce. «Al negozio di alimentari qui vicino» e indicò un'insegna in fondo alla strada.
«Oh, a fare provviste?» commentò Carl, chiamando a raccolta il gruppo. «Perché no? Forza ragazzi»
E tutti, compresa la bionda, si avviarono verso il palazzo.
Solo Bry se ne stava in fondo alla comitiva, nervosa. Abby non ci fece caso. Si sentiva finalmente libera dalla sua influenza.

Era più che evidente che il negozio fosse stato letteralmente assalito dai topi. Chissà quante persone si erano rifugiate lì dentro, la prima sera. Chissà quante erano diventate dei mostri.
Gli scaffali sembravano a posto, anche se molti prodotti erano sparsi qua e là nel sudiciume.

«Secondo voi, quante persone ci sono ancora vive, là fuori?» chiese Abby a tutto il gruppo, ma rivolta a Carl.
«Spero molte. Sono alla ricerca di mio fratello, ancora là fuori da qualche parte» sospirò lui, con un velo di malinconia a coprire la voce. «Più siamo, meglio è. Dobbiamo resistere»
 
Abby poteva leggere il suo dolore, lo vedeva uscire dagli occhi, da ogni parola che l’uomo pronunciava. E poteva perfino capirlo, perché non appena il pensiero di sua madre, sperduta chissà dove e magari in pericolo, le sfiorava la mente, trattenere le fitte amare che le perforavano il petto era sempre più difficile.

Alcuni uomini aprirono sacchetti di patatine e croccantini a buffet, altri si infilavano piccoli oggetti in tasca mentre la bionda riempì la prima borsa con torce e uno spray urticante al peperoncino. Bry passeggiava tra gli scaffali, pensierosa o forse in allerta. Non si stava dando da fare. Che volesse lasciare a lei il compito di riempire le borse, per farla sentire utile? Non ebbe il tempo di pensare ad una possibile risposta.

Un mostro fece capolino da una porta, in fondo al discount, ma l'uomo più vicino (quello con l'ascia) gli conficcò l'arma nel cranio. Sorrise agli altri, in quella buffa posizione, quando lo zombie, prima di cadere a terra, afferrò il suo braccio sinistro. Gli piantò le unghie nella carne, facendolo urlare dal dolore.

Il tempo si fermò. L'uomo si guardò intorno, prima con occhi lucidi e coscienti, poi sempre più rossi e vuoti. La pelle assunse un colore più olivastro, sbavò un quintale di saliva sul pavimento. Puntò verso Abby.
 
La ragazza non fece a tempo a voltarsi che Bry era su di lei: la spinse indietro, lontano dal mostro, che però aveva preso a camminare. La gettò verso l'uscita assieme agli altri, mentre lei rientrò nel negozio.
«Che cazzo stai facendo?!» le urlò dietro la bionda, ma l'altra non rispose. Intanto, era diventata il nuovo target della creatura.

Degli spari attirarono l'attenzione di Abby. Solo allora, si accorse che erano circondati. Sembravano ovunque. Bry, nel frattempo, era uscita dal negozio brandendo l'ascia sporca di liquido celebrale con una maestria innata. «Facevo baseball, da piccola» sorrise con arroganza. Anche la compagna fu costretta a sorridere, con uno sbuffo.

Nonostante tutto, i fucili si erano rivelati utili. Gli zombie cadevano uno dopo l'altro, anche se non abbastanza velocemente. Dovevano essere colpiti al cervello, e i due uomini non avevano di certo una mira perfetta.
Bry si parò di fronte ad Abby (che novità) e sembrava perfino divertirsi, mentre combatteva contro l'orda di mostri. Il loro lato andava alla grande. La bionda si sentiva al sicuro, dietro la compagna, e gli zombie rimasti erano ormai pochi.

Un uomo venne ferito. Due, tre. Un fucile a terra, e tre nuove paia di occhi da cui difendersi, ma dopo poco caddero tutti quanti. Avevano vinto.
Bry respirò profondamente, aveva bisogno di riprendere fiato.

Anche Carl sembrava scosso. «Bel lavoro, ragazzi» si congratulò, prima di assumere un'espressione cupa. «Ma siamo in troppi, per i miei gusti... troppi possibili bersagli, e due nuovi possibili zombie. Non troverò mai mio fratello, in questo modo» sussurrò, osservando i pochi uomini rimasti e le due ragazze. Puntò il fucile verso Abby.
   
 
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