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Autore: Amy2205    14/04/2017    4 recensioni
Sequel di 'L'angelo della morte'. Draco è ormai diventato un mangiamorte ma il suo cuore è ancora legato a Ginevra. Ginny dal canto suo, per quanto innamorata del biondo, non ne vuole più sapere di lui. Ricomincia così Hogwarts, un nuovo anno, più duro grazie ai Carrow e al nuovo preside. Ma riuscirà Ginny a sopravvivere? Riuscirà l'amore a trionfare?
Leggete e scoprirete.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Ginny, Fred Weasley/Hermione Granger, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'Sulle ali di un angelo'
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Ho conosciuto il dolore (di persona, s'intende) e lui mi ha conosciuto: siamo amici da sempre, io non l'ho mai perduto; lui tanto meno, che anzi si sente come finito se, per un giorno solo, non mi vede o non mi sente.
Roberto Vecchioni

 
 
 
Ho conosciuto il dolore
e mi è sembrato ridicolo,
quando gli dò di gomito,
quando gli dico in faccia:
"Ma a chi vuoi far paura?"



 
Draco era legato a una parete con delle pesanti catene ad attanagliargli i polsi magri. I capelli biondi erano cresciuti, erano diventati folti, mossi e se possibile ancora più biondi. Ricordavano tanto i petali delle stelle alpine. Voldemort entrò nella piccola cella buia e stringendo nella mano la bacchetta rubata a Silente, si avvicinò al ragazzo.

-Caro Draco, come stai?- disse velenoso con tono glaciale.

Draco rabbrividì e chiudendo gli occhi, li strinse forti. Aveva paura.

-Non rispondi? Saggia scelta. Infondo te lo meritavi... non solo non sei riuscito a scagliare un banale incantesimo a Silente, ma ti divertivi con la piccola Weasley... a mia insaputa-

Draco tirò su con il naso. Quanto gli mancavano quei caldi giorni passati con Ginevra a ridere e scherzare. O quando erano andati al ballo insieme e avevano celebrato il loro amore tra le lenzuola argentee di lui.

-Ma non crucciarti, anche lei pagherà- e detto questo Voldemort svanì nella penombra.

-Gin... Ginevra perdonami- sussurrò il ragazzo senza forze, prima di crollare a terra e svenire.

 
Ho conosciuto il dolore:
ed era il figlio malato,
la ragazza perduta all'orizzonte,
il sogno strozzato,
l'indifferenza del mondo alla fame,
alla povertà, alla vita…
il brigante nell'angolo
nascosto vigliacco battuto tumore
Dio, che non c'era
e giurava di esserci, ah se giurava, di esserci….e non c'era
 
 

-Gin... Ginevra perdonami-

Ginevra si svegliò di colpo sudata e con il cuore che batteva forte. Spalancò gli occhi e ci impiegò un po’ prima di riconoscere la sua stanza. Si mise a sedere sul letto e si strofinò gli occhi energicamente.

-È stato solo un brutto sogno- si disse, cercando una sicurezza che non trovò.

Alzandosi dal letto, cominciò a cercare dei vestiti carini da indossare. Quella sera Hermione ed Harry sarebbero arrivati alla Tana per il matrimonio di Bill e Fleur.

Fleur...
La rossa storpiò il naso. Quella ragazza non le era mai piaciuta.

Tutta fumo e niente arrosto. Anzi tutto trucco e niente carattere...

Si ritrovò a pensare avviandosi verso il bagno.

Il mio Bill merita certamente di meglio

Infilandosi i jeans regalatole da Hermione per il compleanno, qualcosa  dalla tasca cadde per terra. Una piccola scatolina rossa ruzzolò fino alla finestra.
La rossa sbuffò rumorosamente. Per quanto avesse cercato di andare oltre la storia con Draco, c’era sempre qualcosa che la riportava a quell’amore impossibile. La scatola rossa, un sogno, un’alba, una lettera di Astoria...
Ginny aveva sedici anni e già la felicità aveva il sapore della memoria. Che poi non è che la vita vada come uno se la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. Ginny non è che voleva essere felice, questo no. Voleva... salvarsi, ecco: salvarsi, da un mondo dove l’amore non avrebbe avuto alcuna importanza. Ma aveva capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l’aveva capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. È lì che salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, Ginny aveva iniziato a desiderare. Con tutta la forza che aveva. Si era fatta tanto di quel male che nessuno poteva immaginare.
Scese le scale della Tana e andò in cucina dove mamma Weasley stava cucinando il suo famoso arrosto di coniglio, canticchiando una canzone felice.
Ginny si ritrovò a sorridere teneramente davanti a quella scena.

-Mamma... arrosto? Siamo in piena estate...- disse poi la ragazza, avvicinandosi alla madre ed abbracciandola.

-Ginny cara, chissà quanto sarà deperito Harry... quei suoi zii sono così cattivi con lui. Povero ragazzo!- rispose seria la donna, tornando poi a cucinare.

Harry...

Erano settimane che non lo vedeva e in un certo senso gli mancava. Ma sarebbe stata pronta a rivederlo? Dopo tutto quello che era successo l’anno scorso...
Così Ginny si perse in uno dei suoi mille pensieri quotidiani, attendendo la sera e il momento in cui i fratelli e gli amici sarebbero arrivati.

-Ginny potresti lavare le pent...-

Molly voltandosi di scatto trovò la figlia sospirare nel vuoto. E come ogni brava mamma che si rispetti, nella sua mente si formularono due parole.

È innamorata

La donna lasciò perdere la figlia pensierosa e cominciò a strofinare le padelle da sola. Riprese a canticchiare ancora più forte di prima, purtroppo non sapeva che Ginny stava pensando all’acerrimo nemico della famiglia Weasley.

 
Ho conosciuto il dolore
e ho avuto pietà di lui,
della sua solitudine,
delle sue dita da ragno
di essere condannato al suo mestiere
condannato al suo dolore;
l'ho guardato negli occhi,
che sono voragini e strappi
di sogni infranti: respiri interrotti
ultime stelle di disperati amanti
-Ti vuoi fermare un momento?- gli ho chiesto -
insomma vuoi smetterla di nasconderti? Ti vuoi sedere?
Per una volta ascoltami!! Ascoltami
…. e non fiatare!
 
 
 
Era ormai calata la notte, ma non c’era traccia di Harry all’orizzonte. Molly continuava a camminare per il salotto, le mani sui fianchi e lo sguardo rivolto al pavimento.

-Dove sono? Oh Ginny ma dove sono? Sarà successo qualcosa...- continuava a cantilenare.

Ginny intanto seduta sull’amaca in giardino scrutava l’orizzonte e in cuor suo pregava che non fosse successo nulla.

Ho già perso Draco... almeno i miei amici e la mia famiglia li voglio interi

Quando ormai le due donne Weasley avevano perso le speranze, Ginny sentì dei passi nell’erba.

-Harry..?- chiese incerta.

Non ricevette risposta, ma il frusciò di stoffa nell’erba era sempre più vicino. Colta dalla paura, la rossa impugnò la bacchetta e si preparò a scagliare un incantesimo di difesa. Quando i passi smisero e un’ombra apparve nel giardino, Ginny non ci pensò due volte.

Voglio vivere ancora un bel po’

-Levicorpus!!- urlò a pieni polmoni.

Una figura enorme e nera volò a mezz’aria. La faccia era tutta coperta da qualcosa di nero e sporco.
Ginny sia avvicinò con prudenza.

-Chi diavolo sei?- disse cautamente.

Aspetta... uomo alto, vestito di nero e quella... si è barba. Una folta barba nera...

-Hagrid...- disse sorridendo la rossa.

L’uomo ancora un po’ stordito dall’incantesimo, sembrò rianimarsi sentendosi chiamare ed aprì i due occhietti neri.

-Ginny... Ginny Weasley, che piacere... ma dì un po’ che ci fai sottosopra?- chiese il gigante, che non si era reso conto di trovarsi a gambe all’aria.

-Oh scusami Hagrid... Liberacorpus- pronunciò la ragazza.

Il gigante cadde in malo modo per terra e con enorme fatica cercò di rialzarsi. In quel momento Molly Weasley uscì dalla Tana con una padella per mano e il grembiule mal annodato in vita.

-Chi c’è Ginny cara? Sporchi mangiamorte non osate fare del male a mia figlia- e prima che Ginny potesse dire qualcosa, la donna si era precipitata su Hagrid e gli aveva rifilato un colpo secco di padella in testa.

-Mamma!! È Hagrid- cercò di calmarla la figlia ed osservando la figura del gigante camminare insicuro.

-Oh Hagrid mi dispiace così tanto!- squittì la donna, facendo cadere mestoli e pentole nel giardino.

-Non fa... non fa niente- biascicò con fatica l’uomo.

-Grazie al cielo tu stai bene- lo interruppe lei, e lo strinse in un immeritato abbraccio.

Quando la situazione si stabilizzò, il gigante entrò nella Tana silenzioso e si sedette sul divano arancione. Poi sorridendo, ma ancora un po’ confuso si rivolse alla donna:

-Non è che hai del brandy, eh, Molly? A scopo medicinale si intende...-

Dopo poco Ginny sentì altri passi nel giardino e subito uscì di casa. Lupin con il volto stanco e cicatrizzato apparve davanti a lei.

-Sono arrivati tutti?- chiese sospirando stanco.

Ginny impallidì di colpo.

-Tutti? È arrivato solamente Hagrid- disse confusa –Dove sono gli altri? Dove sono Harry e Hermione? E i miei fratelli..?- cominciò a chiedere confusa la rossa.

Lupin le si avvicinò e l’abbracciò cercando di calmarla.

-C’era un spia tra di noi, i mangiamorte ci hanno attaccato...-

Ginny si scostò subito, non voleva sentire. Non poteva aver perso ciò che di più caro possedeva: una vera famiglia.
Lupin, capendo che voleva stare da sola, entrò in casa.

Ti prego... ti prego

I minuti scorrevano lenti. Ginny odiava l’attesa. Odiava aspettare. Attendere era una lenta maniera di morire, secondo lei. Ti consumava la carne e le ossa, la mente e la lucidità, senza che tu te ne possa accorgere. Osservandola dal salotto Remus la trovò di una bellezza fredda. Una caratteristica che contrastava con il calore umano proprio della famiglia Weasley. Ginny aveva quella bellezza di cui solo i vinti sono capaci. E la limpidezza delle cose deboli. E la solitudine, perfetta, di ciò che si è perduto. Sorseggiando il suo whisky, Lupin tornò a parlare con Molly e si promise che avrebbe tenuto d’occhio quella ragazza.
Quando Ginny stava per addormentarsi, Harry comparve nel giardino. Sorrise nel vedere la ragazza insonnolita, ridestarsi e correre verso di lei. Lo abbracciò forte, come avesse paura che fosse soltanto uno scherzo della sua mente stanca. Harry rispose al suo abbraccio e quando i due si guardarono negli occhi, il prescelto capì che qualcosa non andava.

-C’è stato qualche ferito..?- chiese con paura.

La colpa è solo mia, non dovevo lasciare che tutti rischiassero la vita per me

Ginny scosse la testa e Harry se sentì meglio.

-Non sono ancora arrivati...- sussurrò la ragazza, osservando il terreno secco.

Harry si sentì mancare. Lui ed Hagrid dovevano essere due degli ultimi ad arrivare.

Dove saranno..?

I due ragazzi si sedettero sull’amaca ed Harry abbracciando l’amica, cominciò a raccontarle del piano. Quando si fece fresco ed ormai la luna regnava sovrana in quella limpida notte estiva, i due entrarono in casa, dove Hagrid si era addormentato.

-Ron e Tonks dovevano tornare per primi, ma hanno perso la Passaporta, è arrivata senza di loro- spiegò Molly, indicando una lattina arrugginita lì a terra -E quella- e mostrò una vecchia scarpa da tennis -era di Arthur e Fred, dovevano essere i secondi ad arrivare- mugugnò, cercando di trattenere le lacrime.

Lupin andò ad abbracciarla cercando di confortarla, ma anche lui era molto agitato. Tonks non era ancora arrivata e con sé portava loro figlio. Un piccolo segreto che non avevano ancora svelato a nessuno.

-Remus...- disse ad un certo punto Harry, che scrutava il cielo dalla finestra del salotto.

Una luce azzurra si era accesa all’orizzonte nel buio: diventò più grande e splendente e apparvero George e Bill, girarono su se stessi e infine caddero. Harry capì subito che qualcosa non andava; Bill sorreggeva George, svenuto, il volto coperto di sangue. Harry uscì di corsa dalla casa e afferrò George per le gambe. Insieme a Bill lo trasportò in casa, oltre la cucina, nel salotto, dove lo deposero sul divano. Quando la luce illuminò la testa di George, Ginny trattenne il fiato e Harry si sentì stringere lo stomaco: gli mancava un orecchio. Il lato della faccia e il collo erano coperti di sangue fresco, di un rosso spaventoso.

-Guarirà vero..?- chiese ingenuamente Ginny, stringendo la mano che aveva posato sul braccio di Harry.

-Credo di sì, anche se non c'è modo di sostituire un orecchio tranciato da una maledizione...- rispose il prescelto, cercando di sembrare forte.

Fuori si udì un rumore sordo di passi. Lupin si precipitò sulla porta. Harry si staccò da Ginny e sfrecciò nel cortile. Erano apparse due figure, e mentre Harry correva verso di loro le riconobbe: Hermione e Kingsley. Entrambi si reggevano a una gruccia piegata. Hermione si gettò tra le braccia di Harry, ma Kingsley non diede alcun segno di gioia.   

-Qualcuno ci ha tradito! Lo sapevano, sapevano che era stanotte!- urlò l’uomo, rivolto a Remus.

-Già- confermò Lupin -ma a quanto pare non hanno capito che ci sarebbero stati sette Harry-

-Bella consolazione!- ringhiò Kingsley -Chi altri è tornato?-

-Solo Harry, Hagrid, Bill e George- Hermione soffocò un gemito dietro la mano.

-A voi cosa è successo?- chiese Lupin a Kingsley.

-Cinque inseguitori, due feriti, forse uno abbattuto- snocciolò Kingsley -e abbiamo visto anche Voi-Sapete-Chi: è arrivato a metà inseguimento ma è sparito subito-

Hermione entrò in casa, cercando l’amica che non vedeva da ormai un mese. quando entrò nella Tana, non vide però una scena felice. Ginny era appoggiata allo stipite della porta con gli occhi rossi, Molly con Bill erano seduti sulle poltrone del salotto disperati e George era sdraiato sul divano apparentemente addormentato. Il volto era pieno di sangue. Hermione si avvicinò all’amica e l’abbracciò forte.

-Ha perso un orecchio- rispose la rossa, davanti allo sguardo interrogativo dell’amica.

-Perso un...?- gli fece eco Hermione con voce stridula.

-È stato Piton- disse Bill, che teneva stretta la mano di Molly.

-Piton?- urlò Harry, che nel frattempo era entrato in casa.

-Gli è caduto il cappuccio durante l'inseguimento. Il Sectumsempra È una sua specialità. Vorrei poter dire di averlo ricambiato, ma sono riuscito a stento a tenere George sulla scopa dopo che è stato ferito: perdeva troppo sangue-

Il silenzio cadde nel salotto e i ragazzi con Lupin e Kingsley uscirono di nuovo nel giardino. Alzarono lo sguardo verso il cielo. Nessun movimento: le stelle li fissarono di rimando, senza battere ciglio, indifferenti, non oscurate da amici in volo.

Dove sei Ron?

Pensò Harry.

Dove sei Fred..?

Pensava invece Hermione, ricordando tutte le lettere che si erano scritti l’anno precedente.

Papà...

Ginny voleva tornare alla sua infanzia felice. Quando si addormentava cullata dalle braccia del padre. Ora sembravano così lontani quei momenti.
Remus e Bill pensavano invece alle loro amate.

Fleur sii viva... abbiamo una promessa da sigillare con il matrimonio

Dora... non puoi morire, come farò senza di te? E nostro figlio..? Non lo conoscerò mai

Harry immerso in quel silenzio puro osservò Ginny. La sua Ginny. Avrebbe voluto stringerla, aggrapparsi a lei; non gli importava nemmeno che ci fosse Bill o Kingsley, ma prima che riuscisse a farlo, nel campo vicino alla Tana si levò un gran baccano. Tutti impugnarono le bacchette e aguzzarono lo sguardo.

-Giù le bacchette e fatemi vedere mio figlio!-

Harry non aveva mai sentito il signor Weasley urlare così. Irruppe nel giardino, la pelata lucida di sudore, gli occhiali storti, Fred alle sue spalle, entrambi pallidi ma illesi.

-Arthur!- gridò la signora Weasley fra i singhiozzi, affacciandosi dalla cucina.

-Come sta?- chiese Fred alla sorella, che però non rispose.

Il signor Weasley cadde in ginocchio accanto a George. Per la prima volta da che Harry lo conosceva, Fred era a corto di parole. Guardava a bocca aperta la ferita del gemello come se non riuscisse a credere ai suoi occhi. Forse ridestato dal rumore, George si mosse.

-Come ti senti, Georgie?- sussurrò la signora Weasley.  
  
Le dita di George sfiorarono il lato della testa.

-Romano- mormorò

-Che cos'ha che non va?- gracchiò Fred, terrorizzato -Ha subito un danno al cervello?-

-Romano-  ripeté George, aprendo gli occhi e guardando il fratello -Sai... mi sento un po' romano. Come il foro. Il foro, Fred, capito?-

La signora Weasley singhiozzò più forte che mai. Un rossore tinse il volto pallido di Fred.

-Patetico- disse a George -Patetico! Con un mondo di battute possibili sulle orecchie, scegli romano-

-Ah-  ribatté George, sorridendo alla madre bagnata di lacrime -Adesso almeno riuscirai a distinguerci, mamma-

Si guardò intorno.

-Perché Ron non è chino al mio capezzale?-

-Non è ancora tornato, George- rispose Ginny.

Il sorriso di George sbiadì.
Harry fece cenno a Ginny di seguirlo fuori. In cucina, lei disse piano:

-Ron e Tonks dovrebbero essere tornati, ormai-

Harry tacque. Da quando era giunto alla Tana cercava di tenere a bada la paura, ma ora l'avviluppava, gli strisciava sulla pelle, gli pulsava nel petto, gli ostruiva la gola. Scendendo i gradini sul retro per uscire nel cortile buio, Harry la prese per mano. Hagrid e Lupin erano fianco a fianco e guardavano verso l'alto, in silenzio. Fred ed Hermione parlottavano tra loro. La mora sembrava in preda a una crisi di nervi e Fred cercava di calmarla, curandole i graffi che le ricoprivano la guancia. Nessuno si voltò quando Harry e Ginny si unirono alla loro veglia silenziosa. I minuti si dilatarono in quelli che avrebbero potuto essere anni. Al minimo alito di vento tutti sussultavano e osservavano il cespuglio o l'albero fruscianti, nella speranza che un membro dell'Ordine sbucasse illeso tra le foglie. E poi una scopa apparve proprio sopra di loro e scese a terra.

-Eccoli!-  strillò Hermione, abbandonando Fred.

Tonks atterrò in una lunga scivolata schizzando terriccio e ghiaia.

-Remus!- gridò.

Smontò barcollando dalla scopa e si tuffò tra le braccia di Lupin. Lui era rigido, pallido, incapace di parlare. Ron, stordito, avanzò inciampando verso gli amici.

-State bene?-  borbottò.

Hermione gli volò addosso e lo abbracciò forte.

-Credevo... credevo- non riuscì a terminare la frase a causa dei singhiozzi.

-Ron è stato straordinario-  disse Tonks con calore, separandosi da Lupin -Ha Schiantato un Mangiamorte, dritto in testa, e quando miri a un bersaglio mobile in sella a una scopa volante...-

-Sul serio?- esclamò Hermione, fissando Ron, le braccia ancora al suo collo.

-Sempre questo tono sorpreso- si lagnò lui un po' contrariato, liberandosi dalla stretta.

-Siamo gli ultimi?- chiese poi, rivolto a Harry.

-No- rispose per lui, Ginny -stiamo ancora aspettando Fleur e Malocchio-

-Vado a dire a mamma e papà che state bene, Ron...- disse Bill, intromettendosi.

E corse dentro.

Ginny osservò la figura del fratello sparire nella casa. Era preoccupato.

E come dargli torto... la sua fidanzata è là fuori...

Ginny amava tutti i suoi fratelli, ma Bill era senza ombra di dubbio il suo preferito. Lui era la voce della ragione tra i fratelli Weasley, ma sapeva comunque essere spiritoso e divertirsi. Spesso litigava con Molly a causa dei suoi ideali o del suo modo di vestire, ma per Ginny, Bill era assolutamente perfetto.
Quando ormai era l’alba, Fleur apparve all’orizzonte. Bill che non aveva smesso di controllare l’orizzonte per tutta la notte, scattò in piedi gioioso e subito andò a svegliare tutta la famiglia.

-Fleur!!- urlava e continuava ad agitare le mani in sua direzione.

Quando scese dalla scopa, la bionda si tuffò tra le braccia del fidanzato e lo baciò appassionatamente, fregandosene di dare spettacolo davanti alla famiglia Weasley.

La signora Weasley corse verso di lei.

-Mia cara... sono così felice di vederti- disse, intromettendosi in quel bacio.

-Mamma ... sempre a rovinare tutto- disse Ron a Fred e Ginny, che annuirono sorridendo.

Quando finalmente anche Fleur si calmò, si sedette su Bill e poi guardando in faccia Lupin, diede la notizia che tanto l’aveva sconvolta.

-Malocchio è morto...-

Bill la guardò preoccupato e la strinse forte a sé, prima che lei cominciasse a piangere.
Nessuno parlò, nessuno si mosse. Harry sentì qualcosa dentro di sé cadere, cadere e attraversare la terra, lasciarlo per sempre. Ginny non ci poteva credere. Malocchio morto; non poteva essere... Malocchio, così tenace, così coraggioso, così bravo a cavarsela. Allontanandosi dal salotto, salì in camera sua e si affacciò al balcone.

-E così è cominciata la guerra...-

La rossa pensò a una chioma bionda. Alle sue dita sottili sulla sua pelle. Al suo fiato caldo sul suo collo. Alla sua bocca fredda e sottile. I suoi occhi color ghiaccio, che più di tutti avevano saputo scavare dentro di lei e renderla nuovamente felice.
Draco le mancava.
 
Hai fatto di tutto
per disarmarmi la vita
e non sai, non puoi sapere
che mi passi come un'ombra sottile sfiorente,
appena-appena toccante,
e non hai vie d'uscita
perché, nel cuore appreso,
in questo attendere
anche in un solo attimo,
l'emozione di amici che partono,
figli che nascono,
sogni che corrono nel mio presente,
io sono vivo
e tu, mio dolore,
non conti un cazzo di niente
 
 
Molto lontano Draco osservava il cielo arrossire al tramonto dal suo balcone. Secondo lui era geniale questa cosa che i giorni finiscono. Era  un sistema geniale, i giorni e poi le notti. E di nuovo i giorni. Sembrava scontato, ma era geniale. E là dove la natura decide di collocare i propri limiti, esplode lo spettacolo. I tramonti.
Sapeva che i mangiamorte quella notte avevano sparso altro sangue innocente.

-Perdonami Ginevra...-

Il biondo pensò a una chioma rossa. Alle sue lentiggini. Le sue mani piccole che combaciavano con le sue fredde. Ai suoi occhi caldi, color nocciola. I suoi sorrisi, che avevano saputo sciogliere un po’ di quel gelo che conviveva con Draco.
Ginevra le mancava.
 
Ti ho conosciuto dolore in una notte di inverno
una di quelle notti che assomigliano a un giorno
Ma in mezzo alle stelle invisibili e spente
io sono un uomo….e tu non sei un cazzo di niente
   
 
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