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Autore: incommensurabilmente    14/04/2017    1 recensioni
Ero rientrato al castello dove risiedevo e mi ero diretto verso le mie stanze.
Passando dalla sala del trono avevo visto il re con i suoi capelli di un rosso ramato inconfondibile portati con stile e rigati di bianco, l'età lo aveva cambiato in meglio, era diventato più saggio e meno impulsivo.
Anche la lunga barba era ormai rigata di bianco, i fili albini smorzavano e alleggerivano la tonalità forte e singolare che madre natura aveva voluto donargli insieme al carattere da leone, altezzoso ma sempre ben disposto verso il suo popolo.
Sorrisi quasi istintivamente per poi sospirare.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mattina. Fui svegliato da una fastidiosa lama di luce che innocua mi vagava sul viso. Inspirai profondamente come facevo ogni giorno dopo essermi svegliato.
Schiusi piano gli occhi e diedi loro il tempo di adattarsi alla luce tenue della stanza.
Mi misi a sedere sul letto e mi passai una mano tra i capelli portandoli all'indietro. Era una gran chioma, ramata com'era pareva una criniera, Gertrud me lo diceva sempre divertendosi come una bambina ad intrecciare le ciocche in gioiose e banali trecce. Invidiavo la gioia che le passava negli occhi anche per le piccole cose, l'ingenuità che sapeva portare bene con quel bel corpo che si ritrovava...
Aveva già preparato la vasca e la colazione. Scelsi di dare precedenza all'acqua bollente che si sarebbe raffreddata prima.
Dormivo nudo, mi tolsi di dosso le coperte e mi alzai.
Mi stiracchiai richiamando all'appello tutte le fibre muscolose del mio corpo, nessuna esclusa.
Mugolai contrariato mentre alzavo le braccia per sgranchirmi tutto, gli allenamenti per le nuove reclute non erano solo dei ragazzi, alle volte ero costretto a battermi per far chinare il capo a qualche giovine troppo spavaldo e pieno di sé, e ce n'erano.
Figli di famiglie egregie, eredi di attuali soldati dell'esercito convinti che il sangue potesse renderli guerrieri a tutti gli effetti.
A me il sangue aveva dato solo problemi, ragione per cui non guardavo in faccia a nessuno, che fosse un figlio di un re o che fosse un figlio di un garzone di bottega, un uomo era ciò che faceva, non il ramo dell'albero genealogico che occupava.
Intanto mi ero immerso nell'acqua calda tentando di far sciogliere le mie preoccupazioni.
Gertrud intanto aveva preso una noce di unguento nero e aveva iniziato a far passare le dita inumidite tra le ciocche di capelli.
-è un peccato che voi li dobbiate nascondere così...
La sentii sussurrare, sorrisi quasi istintivamente per poi sospirare rassegnato.
-Non sono stato certo io a chiederlo e lo sai...
-Certo, certo ma non si può imporre ad un leone un colore che non è il suo...
Si era affrettata a dire quasi dispiaciuta, mi ci aveva chiamato tante volte "leone", diceva che i capelli ed il portamento erano quelli, la criniera e gli occhi fieri; non che la cosa mi dispiacesse però mi sembrava un attimo eccessivo paragonarmi ad un animale così maestoso.
-No...
Dissi piano con voce rauca e bassa mentre la lasciavo fare il suo lavoro. Non amavo parlare della mia solitudine familiare.
Conoscevo bene solo mia madre... all'altro componente della famiglia dovevo solo inchinarmi.
E Lui nemmeno sapeva della mia esistenza.
Lasciai il tempo alla ragazza di finire ciò che stava facendo e poi di risciacquarmi i capelli per togliere via l'eccesso di unguento scuro, le ciocche rimanevano nere, sembrava quasi il mio colore naturale anche se nella mia vita di naturale c'era state ben poche cose.
Uscii dalla vasca con ancora i capelli umidi e mi vestii mentre consumavo la mia colazione.
Mi piazzai davanti allo specchio e sparsi l'unguento nero anche sulle sopracciglia e sulle ciglia.
Niente doveva tradire il mio vero sangue.
Estrassi quindi un coltellino dalla cinta che avevo in vita, ci tenevo di tutto. Eliminai velocemente la ricrescita di barba che spuntava sulla linea della mascella, peletti irti e fastidiosi che risultavano però invisibili perché chiari.
Poi, soddisfatto della mia trasformazione quotidiana, lasciai la stanza salutando con un cenno della mano Gertrud.
-A stasera, mio signore...
La sentii dire all'ultimo momento mentre scendevo le scale della torre proprio accanto alla sala del trono.
Sarebbe stata una giornata impegnativa.
Qualcosa sarebbe successo, me lo sentivo.
  
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