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Autore: littleheda    15/04/2017    0 recensioni
Stati Uniti d'America, 2139.
Sono passati oltre 100 anni dalla rivoluzione che sconvolse gli Stati Uniti, le 6 città che rimasero in piedi formarono 5 stazioni, più la capitale.
Ogni 5 anni, dieci ragazzi delle 5 stazioni americane che formavano gli Stati Uniti venivano scelti per la Selezione, una missione in cui venivano mandati su un'isola sperduta per mettere in atto le proprie capacità.
Quel posto molto pericoloso, ha molti segreti nascosti che a lungo andare i ragazzi scopriranno. Sarò dura vivere, dovranno costruirsi una casa e lotteranno per la sopravvivenza fin da subito, ma sono sicuri di una cosa:
non sono soli.
Genere: Avventura, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'aria era diversa lì  a Washington D.C.
Non aveva mai visto un'altra città a parte New York, pensò Chris. Non aveva mai pensato possibile che ci fossero così tanti posti nel mondo, fino a 100 anni prima li avrebbe potuti vedere tutti. Ma una guerra può arrivare da un momento all'altro, distruggendo tutto quello che ci si trova intorno.
Dopo essere atterrati, si diressero verso un edificio molto alto, rivestito da finestre che lasciavano intravedere i vari uffici collocati all'interno. Non sembrava un grattacielo, pensò Chris. Dopo la rivoluzione, New York venne rasa quasi del tutto al suolo, lasciando qualche monumento integro. Gli unici grattacieli rimasti erano l'Empire e il World Trade Center, situato nel distretto Nord. Era talmente alto che lo poteva vedere benissimo anche Chris dal distretto Sud, dove abitava con Alexa e suo padre molti anni prima.
 
"Dove stiamo andando?" chiese d'improvviso il ragazzo.
"Dobbiamo incontrare il consiglio di Washington, poi conoscerete i selezionati delle altre stazioni" rispose il direttore, che non badò a puntare lo sguardo sul ragazzo alto.
Camminarono fino all'entrata dell'edificio, dove alcune guardie erano di pattuglia.
"Stazione New York" il direttore in giacca e cravatta tirò fuori un aggeggio elettronico con uno schermo poco illuminato dalla tasca "Sono con i selezionati" porse lo schermo all'uomo di mezz'età con un fucile in mano.
"Prego, da questa parte" si limitò a rispondere quest'ultimo.
Entrarono, e Chris si accorse che Alexa aveva la bocca aperta per lo stupore. Non avevano mai visto un palazzo così bello, così pieno. Il campo era un posto cupo, senza quadri o poltrone che abbellissero le sale principali.
"Mentre noi ci spaccavamo il culo per lavorare, loro avevano tutto questo? Ma per favore" mormorò tra se Chris, e parve che Alexa lo sentì, guardandolo in modo di supplica, forse per smetterla.
 
I due fratelli, il direttore e due guardie presero un ascensore, e una guardia spinse il pulsante elettronico per il piano da raggiungere. Era il 19esimo piano.
Qualche istante dopo, si ritrovarono in una sala con un tavolo che roteava per tutta la stanza, con alcuni membri del consiglio.
Questi si girarono, e guardarono i due ragazzi come se fossero atterrati sulla Terra in una navicella in quel momento. Alcuni parlottavano tra loro, altri che si presentavano al direttore. Chris guardò in direzione della poltrona più grande; era il posto del presidente americano.
Con grande stupore, il silenzio calò nella sala quando il presidente fece la sua entrata trionfale. Con la testa alta entrò e si mise a sedere sulla famosa poltrona.
Scrutò per bene i due ragazzi, che a dir poco si sentivano a disagio. Soprattutto Alexa, la tensione nei suoi muscoli si percepiva all'istante.

"Salve, signor Presidente. Ho con me oggi i due ragazzi per la missione" disse il direttore.
"Salve, Holter. La ringrazio per essere qui, insieme a questi bei giovani" era un uomo sulla sessantina, forse più vecchio, pensò Chris. Ricordò il giorno della sua elezione. Aveva 6 anni, ed era il compleanno di Alexa.
Lesse qualcosa sul tablet installato nella scrivania, e si stupì a leggere qualcosa.
"Due Walters? Coincidenze, o destino?" un risolino riecheggiò nella stanza. Quella battuta non era divertente per Chris.
"Può chiamarlo amore fraterno" rispose Holter, con un ghigno malefico sulle labbra.
 
Dopo almeno mezz'ora nell'ufficio, il signor Holter, Chris e Alexa si diressero di nuovo verso l'ascensore, dove li attendevano nuove conoscenze. Chris non era turbato dal fatto che da lì a qualche minuto avrebbe incontrato i suoi compagni di viaggio, quelli con cui avrebbe trascorso tutta la vita su quella maledetta isola. Ma non gli importava; una volta sul posto, sarebbe partito insieme ad Alexa per un rifugio tutto loro, per non dover essere schiavi degli Stati Uniti. Sarebbero stati liberi.
 
La sala dove entrarono era piccola; ma grande abbastanza da contenere almeno venti persone. Era vuota, ciò significava che furono i primi ad arrivare. New York era la stazione più vicina alla capitale, e in quel momento Chris capì.
Alexa sembrava spaventata, ma la conosceva troppo bene per capire che lo era per i ragazzi che avrebbero incontrato. Sarebbero stati tutti come loro? Impauriti e senza più speranza di sopravvivere? Non sapevano cosa avrebbero incontrato una volta atterrati, il loro destino era nelle loro mani.
 
"Prendete posto su una sedia, ragazzi" ordinò Holter, e i due fecero come chiese.
"Cosa dobbiamo fare?" chiese con voce stridula Alexa.
"Aspettare le altre stazioni. Non preoccupatevi, mi è arrivata notizia che Chicago sia atterrata da poco" rispose con noncuranza, saettando lo sguardo dalla porta alla ragazzina bionda.
Il silenzio calò nella sala, mentre Alexa era intenta a rigirarsi un braccialetto tra le mani.
"Dove lo hai preso quello?" chiese Chris notando lo sguardo triste della sorella.
"Me lo ha regalato Vivian per il mio compleanno" rispose fissando le perline di un verde intenso. Verde, il suo colore preferito.
"Oh" riuscì a dire Chris. Non conosceva bene Vivian, ma sapeva che Alexa era troppo timida per farsi tanti amici e di conseguenza Vivian era una dei pochi.
"Non ho avuto il tempo neanche di dirle addio" una lacrima le scorse sul suo bel viso, e sbattè le palpebre più volte per tentare di non scoppiare a piangere. Non voleva questa vita, ma d'altronde se ne sarebbe fatta una nuova insieme al fratello.
"Lei sarebbe fiera di te" la incoraggiò, con un sorriso confortante.
Lei non rispose, ma quelle parole le fecero capire che non si sarebbe dovuta arrendere, che avrebbe dovuto lottare per ritrovare la persona che era una volta. Ma poi pensò che lei non era mai stata nessuno. Non avrebbe mai trovato qualcuno da amare, con cui avere una famiglia. Il suo subconscio le ricordò che la sua casa era un centro d'accoglienza a pochi chilometri dal campo di addestramento, orfana da tre anni con l'unica persona importante rimasta al suo fianco. Chris.
 
Un rumore la riportò alla realtà, e vide entrare dalla porta un uomo alto in giacca e cravatta, seguito da due ragazzi alti, ma non quanto l'uomo.
Un ragazzo e una ragazza, precisamente: tutti e due biondi, lei con piccoli occhi azzurri e lui, invece, dei bellissimi occhi verdi, che a seconda della luce sembravano grigi. Avevano tratti del nord Europa, e pensò che fossero discendenti da una famiglia nordeuropera. Ma forse si sbagliava.
Alexa non smise un secondo di fissarli, era esterrefatta, ma allo stesso momento eccitata a vedere delle persone che non fossero della sua stessa stazione.

"Quanto tempo Paul!" esclamò Holter a questo presunto Paul. Si diedero una pacca sul braccio, come se si conoscessero da tanto. Beh, sono stati loro a portare i selezionati delle missioni precedenti, pensò Alexa, un minimo di conoscenza ce l'avevano.
Chris osservò i due ragazzi seduti di fianco a loro; riconoscere qualcosa delle persone non era il suo punto forte, ma i due sembravano grandi abbastanza da avere la stessa età di Chris, sui diciotto.

La ragazza bionda è molto carina, pensò lui. Ma forse sta con quello biondo, pensò di nuovo. O forse non devo farmi questi problemi dato che non li conosco neppure, pensò. Chris aveva amato solo una ragazza, che poi si rivelò una vera e propria stronza, Natalie. Nel suo cuore sapeva che non ci sarebbe mai stato più quel sentimento che ti porta le farfalle nello stomaco ogni volta che vedi la persona che ami. Non gli sarebbe più capitato, lo avrebbe impedito in tutti modi.
Chris non voleva innamorarsi di nuovo.
 
La ragazza alta, con un fisico snello e bionda si girò verso il ragazzo, che alzò lo sguardo notando i suoi occhi su di lui.
"Cos'hai da guardare?" chiese lui strafottente.
"Io? Sei tu che hai cominciato" rispose lei. "Ma non mi dispiace il fatto che mi guardi in quel modo" In quel modo? Si chiese Chris.
Girò la testa verso Alexa, che si guardava i piedi. A cosa stava pensando?
"Già cominci?" una voce si insinuò nella testa di Chris. Il ragazzo biondo parlò.
"Sta' zitto, Garrett" si limitò a rispondere lei, accavallando le gambe.
"Non ti ho detto niente, sei tu che provochi" il ghigno sulla sua faccia gli faceva venire voglia di prenderlo a pugni, ma non avrebbe potuto scatenare qualcosa dal nulla.
La bionda si girò verso Chris. "Sono Daphne" i suoi occhi sono bellissimi, pensò il ragazzo.
"Chris" rispose. Notò che Daphne pose lo sguardo verso la ragazzina accanto.
"E la tua piccola amica chi è?" chiese divertita, e Alexa alzò di scatto la testa.
"Mia sorella, Alexa"
"Tua sorella? Com'è possibile?" si domandò Daphne esterrefatta. Erano rari i fratelli estratti nella Selezione, c'erano stati pochi casi. Ma dallo sguardo della biondina, capì che non ci furono coincidenze.
Nel momento esatto in cui Chris stava per aprir bocca, entrarono i selezionati delle stazioni Seattle e Houston, seguiti dai direttori.
Una ragazza minuta dai capelli lunghi ramati, e con tantissime lentiggini entrò al fianco di un ragazzo alto, moro e con occhi scuri. Somigliava ad un ragazzo che Chris incontrava tutti i giorni nella sua palestra.
I due si misero a sedere davanti Chris e Alexa, forse imbarazzati dal momento.
Altri due ragazzi entrarono nella sala, una ragazza magra con dei lunghi capelli castano scuro e un ragazzo con occhi azzurro ghiaccio, come quelli di Alexa. Si guardarono tra di loro e Chris notò una cicatrice sul collo del ragazzo. Cosa aveva fatto per procurarsi una ferita così evidente?
 
"Bene ragazzi. Non siamo tutti, manca la stazione Los Angeles, ma tra poco ci raggiungerà" spiegò Holter. "Quindi, se volete presentarvi, fate pure. Ma sappiate che le presentazioni arriveranno dopo"
Chris non riusciva a pensare a cosa sarebbe successo da lì a poco. Non voleva pensare a cosa avrebbero incontrato sull'isola, e se fossero rimasti senza viveri? Come avrebbero fatto a superare l'inverno? E se l'isola fosse abitata da qualche strano individuo?
Chris cercò di scacciare quelle stupide domande dalla sua mente. Si volse verso Alexa, che fissava la porta in un'intensità che al ragazzo fece venire i brividi.
Beh, d'altronde, avevano ancora molto da seguire e imparare. Ma i veri sforzi sarebbero arrivati dopo, quando si sarebbero ritrovati soli contro il mondo.

 
-------
Jennifer sentiva un gran bisogno di scappare. Non voleva incontrare quei poveri ragazzi. Non voleva vedere i loro volti disperati. Sempre se lo fossero stati.
Gwen camminava a testa bassa davanti, e pensò al momento in cui scoprì cosa lei aveva fatto a suo padre. Non era colpa sua, in un certo senso, ma Gwen era troppo impegnata ad avercela con Jennifer che guardare in faccia la realtà. Non poteva ammetterlo.
 
Jackovinch cominciò a parlare con degli uomini davanti una porta. Jennifer e Gwen si guardarono imbarazzate, senza sapere se iniziare una conversazione.
Ma il silenzio era sempre la miglior scelta.
 
Quando Jennifer si ritrovò davanti almeno otto ragazzi disposti sulle sedie, le venì un colpo. Da stupida, rimase bloccata dietro di Gwen, che con aria irritata cominciò a guardarsi intorno, come se volesse trovare una via di fuga.
Jennifer notò subito tutti gli sguardi su di lei, in particolare di un ragazzo con degli occhi incantevoli, e una bella cicatrice chiara sul collo.
Gwen andò a sedersi sulle uniche sedie libere in prima fila. Un ragazzo con dei riccioli lunghi la seguì con lo sguardo mentre si andava a sedere. C'era una ragazza bionda accanto a lui, probabilmente una selezionata della sua stazione. Ma guardandoli meglio, notò che i due si somigliavano parecchio. Forse era il suo subconscio che le giocava brutti scherzi.

"Va a sederti, Scott" ordinò Jackovinch e molto titubante, Jennifer prese posto accanto alla ragazza che un tempo poteva definire amica.
"Possiamo cominciare. Oggi siete qui per uno scopo ben preciso. Voi siete il futuro degli Stati Uniti, e sarete voi a portare a termine i vostri potenziali che il campo vi ha concesso di fare. Da ora in poi, consideratevi come degli eroi, perchè i vostri sacrifici passeranno alla storia come tutti quelli dei precendenti ragazzi" Jackovinch e un altro direttore che Jennifer non aveva mai visto, iniziarono un discorso molto lungo, e Jennifer ci teneva ad ascoltare. Sentì Gwen sbuffare accanto.
"Ma adesso veniamo alle presentazioni" prese un foglio e ricominciò a parlare. "Dalla stazione Chicago, abbiamo qui Daphne Porter e Garrett Bailey" li invitò ad alzare le mani, per farsi riconoscere. Jennifer si girò, e vide che il ragazzo di prima con i riccioli e il viso scavato la guardava. Lei ricambiò lo sguardo, imbarazzata.
"Della stazione Seattle ci sono Emma Burton e Tyler Hill" una ragazza molto bella dai capelli color carota, alzò il piccolo braccio e abbassò subito lo sguardo, al contrario del suo amico moro di fianco.
"New York: Chris e Alexa Walters" d'istinto Jennifer si chiese perchè avessero lo stesso cognome. Erano capitati così? Si conoscevano prima d'ora? E se fossero parenti? O... addirittura fratelli? Impossibile, pensò lei, è raro che due fratelli vengano estratti. Chi erano?
Tutti si girarono verso di loro, e Alexa incrociò il suo sguardo, che fu costretta a distogliere dopo.
"Perché avete il cognome uguale? Siete per caso parenti?" chiese il ragazzo dalla ferita sul collo.
"Perché? Cosa c'è di strano?" chiese questo presunto Chris, che lo guardò con aria di sfida.
"Ragazzi, per favore. Non siamo qui per attaccarci a vicenda, quindi evitiamo" disse un direttore.
"E' stato lui a cominciare" protestò il biondino, un ragazzo molto affascinante. Il presunto ragazzo ricciolo. Jennifer avrebbe dovuto imparare in fretta tutti i nomi, altrimenti avrebbe fatto un sacco di brutte figure.
"Walters, datti una calmata" rispose il direttore.
Lui sbuffò irritato, e scivolò sulla sedia sconfitto. La ragazzina accanto lo guardò come per chiedere di smetterla. Gwen sghignazzò.
"Megan Cole e Aaron Thompson da Houston" il ragazzo dal segno sul collo alzò la mano, seguito dalla ragazza accanto, con dei bellissimi capelli lucenti.
"E infine, ma non per importanza, da Los Angeles abbiamo Jennifer Scott" alzò la mano titubante. "E Gwen Andrews" si sforzò di imitare la compagna.
I direttori cominciarono a spiegare il loro compito una volta sbarcati sull'isola, e tutto quello che avrebbero dovuto fare per sopravvivere. Era surreale il fatto che potessero parlare di sopravvivenza come se stessero dando consigli su come vestirsi per un evento importante.
"Perfetto. Avete qualche domanda?" chiese Jackovinch.
"Sì" esclamò Gwen. "Ma ci rendiamo conto di che pagliacciate siano?" l'espressione divertita sul volto del biondo, Garrett, era impagabile. Come quella di Chris.
"Andrews" la riprese lui.
"Non sto scherzando, adesso me ne potevo stare bene sul mio letto a dormire senza subirmi tutto questo" i suoi occhi erano sbarrati a due fessure, e d'improvviso calò il silenzio.
"Che c'è, Andrews, non vuoi passare del tempo con tutti noi? O hai semplicemente paura?" chiese Chris con aria di sfida, divertito dal momento.
Lei si girò a guardarlo, e un sorriso malizioso comparve sulle sue labbra carnose.
"Tranquillo, avevo di meglio da fare" lo provocò. Una scena stranissima, ma allo stesso tempo divertente. Si dissolse quell'aria imbarazzante che incombeva nella stanza.
La bionda, che a suo parere sembrava una snob viziata, sbuffò pesantemente.
"E' finito lo spettacolo?" chiese ironico un direttore.
Jennifer guardò la parete davanti a lei. Sentì delle risate alla sua sinistra. Non voleva voltarsi.
D'un tratto, udì una voce molto roca.
"Quando partiamo?" il ragazzo moro accanto alla roscia usò un tono molto indignato per chiedere qualcosa. Tyler.
"Manca poco, non preoccuparti" rispose Daphne al posto dell'uomo.
Una donna dai capelli color bronzo ed un rossetto rosso troppo esagerato comunicò ai direttori che l'aereo da trasporto era pronto per la partenza, e il panico assalì Jennifer.
Non si era preparata per tutto quello, e mai nella vita avrebbe pensato di allontanarsi dalla sua famiglia.
"Ci sarà da divertirsi" borbottò Gwen, mentre si incamminava verso la porta, pronta per un nuovo inizio.


Ciao! Scusate per l'assenza, ma eccovi qua il capitolo (e stavolta anche lungo!). Spero sia di vostro gradimento :)
 
   
 
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