Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Eilan21    15/04/2017    11 recensioni
Svezia, 443 dC. Con la morte del re, la successione al trono è incerta. La gloriosa Stirpe del Drago, che ha governato la Svezia per oltre trecento anni, rischia di estinguersi e precipitare il paese in un'era di guerre e anarchia. Tutte le speranze di un popolo sono riposte in Arianrhod, l'ultima erede della casata reale, una bambina di soli quattro anni.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Antichità, Medioevo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dragons






Uppsala, 462 d.C.

Dalla massiccia porta di legno della camera della regina provenivano rumori ovattati.

Solo di tanto in tanto una serva usciva per andare a prendere altra acqua o dei panni puliti; ma apriva la porta solo quel tanto che le bastava per passare, poi la richiudeva immediatamente.

Gareth stava in piedi davanti alla porta, ma nessuno gli prestava attenzione. Guardava speranzoso ognuna di quelle donne, sperando che qualcuna di loro si accorgesse della sua presenza e gli desse qualche notizia. Gli sembrava di essere invisibile ai loro occhi.

Alla fine si era gettato a sedere irritati sulla panca accanto alla porta, e tentava invano di sbirciare oltre le spalle delle serve che facevano avanti e indietro.

Se fosse stato in grado di alzarsi con prontezza forse sarebbe riuscito a vedere qualcosa, ma il tentativo gli sarebbe costato una fitta di acuto dolore.

Sebbene fossero trascorsi ormai sette mesi dalla battaglia, la ferita che gli attraversava il fianco non era ancora del tutto guarita. Lo avevano ricucito il giorno stesso, mentre era ancora svenuto. Quando aveva ripreso i sensi, il dolore sordo che gli pulsava all’altezza del fianco gli aveva fatto stringere i denti e imperlare la fronte di sudore; tuttavia non gli aveva impedito di notare che Arianrhod era sempre lì accanto a lui a tenergli la mano, pronta a porgergli dell’acqua o asciugargli la fronte.

Morcant gli aveva prestato le sue cure e forse era solo grazie alla sua abilità di guaritore che era sopravvissuto e che la ferita non si era infettata. Aveva perso molto sangue, ma quando erano riusciti ad arrivare ad Uppsala era già fuori pericolo.

Anche se non velocemente, Gareth si era ripreso del tutto, e lo doveva anche alle amorevoli cure di Arianrhod.

Anche se, a distanza di sei mesi, doveva ancora fare attenzione a non compiere movimenti bruschi e a non sforzare troppo la parte lesa, poteva dirsi ormai completamente guarito. Era stato quasi un miracolo, considerata l’entità e la gravità della ferita.



Cinque mesi prima...

Da Uppsala la notizia che la legittima regina di Svezia era di nuovo sul trono si era diffusa in fretta e, dopo pochi giorni dal loro arrivo, una folla di persone era affluita al castello da luoghi vicini e lontani per acclamare la nuova sovrana.

Il giorno dell’incoronazione sarebbe stato ricordato da tutti per molto tempo ancora, come se lo avessero avuto ancora davanti agli occhi: di fronte all’intera nobiltà svedese e a moltissima gente comune, l’Arcidruido Sveigder aveva posato la corona sul capo di Arianrhod nel tempio di Uppsala, senza riuscire a nascondere una buona dose di commozione.

Arianrhod era splendida quel giorno: la bella veste tinta d’azzurro dalla scollatura alta, finemente ricamata, stretta in vita da una cinta metteva in risalto la sua figura snella e nascondeva quasi del tutto la lieve rotondità della gravidanza, giunta al quarto mese.

La sopravveste dalle ampie maniche era di un azzurro leggermente più scuro, e i lunghi capelli biondi, lasciati sciolti, sembravano una cascata di seta argentata e quasi offuscavano lo splendore della preziosa corona.

Dopo che Sveigder l’aveva incoronata, Arianrhod aveva giurato solennemente sulla spada del drago di proteggere e servire sempre la Svezia. Gareth si era sentito ancora più orgoglioso di lei, e si era unito con trasporto all’ovazione generale che era seguita alle sue parole.

Morcant e i suoi guerrieri erano ripartiti subito dopo la cerimonia, ansiosi di tornare nella loro terra. Arianrhod aveva provato a persuaderli a restare , ma loro avevano rifiutato. Non potevano stare lontani per molto tempo da Avalon e dal loro popolo.

Quando avrai bisogno di noi mandaci a chiamare”, le aveva detto Morcant, “e noi accorreremo dalla nostra sorella di sangue.”

Arianrhod aveva offerto loro ricompense, ma già sapeva che il Piccolo Popolo non aveva interesse per l'oro o le terre. Aveva affidato loro un messaggio per Viviana in cui raccontava il successo della loro impresa e li aveva osservati allontanarsi all'orizzonte.


La sera stessa dell'incoronazione, prima del grande banchetto che si sarebbe tenuto al castello per festeggiare, il duca Fjölnir era andato nella stanza di suo figlio.

Stranamente per lui, Gareth lo aveva trovato a corto di parole.

Padre...” gli aveva detto infine, imbarazzato, “così mi preoccupate. Cosa dovete dirmi?”

Gareth, è molto tempo che mi sono reso conto di averti fatto un grande torto quando sei nato. Non avrei dovuto negarti l'amore a cui avevi diritto, nemmeno per le pretese di mia moglie. Sono stato io a far soffrire tutti: tu, mia moglie, tua madre... tu non avevi nessuna colpa e non avresti dovuto patirne. Non ti ho mai chiesto di perdonarmi, e quindi lo faccio ora.”

Il duca rimase con il capo chino, come se i loro ruoli fossero ribaltati, come se fosse lui il figlio che aspettava di ricevere una benedizione dal proprio padre.

Padre, non vi biasimo”, gli rispose Gareth commosso, mettendogli le mani sulle spalle. “So che non era vostra intenzione ferire nessuno, so che lo avete fatto per amore di vostra moglie. E avete provveduto a me sempre, anche a distanza. Avete riposto fiducia in me in questi ultimi mesi, e io l'ho tradita. Anch'io devo chiedervi perdono.”

E così dicendo si inginocchiò davanti al duca, il capo chino a sua volta.

Il padre lo fece rialzare gentilmente e, dopo averlo squadrato per un momento, lo abbracciò.

Figlio mio”, disse commosso. “Sono fiero di te. Non sai quanto di me stesso da giovane rivedo in te. Non commettere l'errore che io ho commesso con te e tua madre: non lasciarla andare via. Troveremo un modo per sistemare le cose.”

Gareth lo aveva guardato stupito. “Come...? Non vuoi che sia Domaldr a sposare Arianrhod?”

Voglio che lei sposi un uomo di sua scelta. Che sia anche mio figlio mi rende ancora più felice.”

Ma Gareth non aveva seguito il consiglio di suo padre, se non diversi giorni dopo.

Davanti alla porta dello studio della regina aveva incontrato Hrolf che ne usciva sottobraccio a Ragnhild. Il principe stringeva in mano una pergamena, che mostrò entusiasta a Gareth.

Congratulazioni!” gli disse Gareth scorrendo brevemente il documento. “Ora siete ufficialmente il duca di Vingåker. Immagino che partirete presto per i vostri nuovi domini...”

E' così...” rispose Hrolf lanciando uno sguardo adorante a Ragnhild, che lo ricambiò. “Ma non prima del nostro matrimonio.”

E quando vi sposerete?”

Domani”, rispose Ragnhild, aggiungendo a mo' di spiegazione: “Non vogliamo aspettare un giorno di più, dopo aver atteso tanto.”

Ci chiedevamo...”, continuò Hrolf, “Arianrhod ci ha già dato la sua benedizione e il suo permesso, come nostra sovrana, di sposarci e farà da testimone a Ragnhild. Voi vorreste essere il mio testimone?”

Sarà un grande onore, vostra grazia”, disse Gareth sinceramente, chinando il capo. “E vi auguro davvero di essere felici insieme.”

Gareth osservò con un po' d'invidia la coppia raggiante di felicità allontanarsi a braccetto e, preso un respiro profondo, entrò nella stanza.

Arianrhod era seduta alla sua scrivania, ma quando lo vide si alzò in piedi e corse ad abbracciarlo e baciarlo.

Vacci piano”, rise lui. “Non sono ancora così in forma.”

Scusami”, arrossì lei. “Dimentico sempre che devo stare attenta alla tua ferita.”

Vedo che stai davvero lavorando sodo per rimettere in sesto il paese”, commentò osservando la pila di pergamene che si erano accumulate sul suo tavolo.

Arianrhod prese quella in cima e gliela mostrò. Aveva appena posto il suo sigillo regale perché il bianco della ceralacca* non si era ancora del tutto asciugato.

Hai abolito la tassa che i cristiani dovevano pagare per essere esentati dalle cerimonie religiose...” disse Gareth. “E quest'altra?” chiese prendendone in mano un'altra.

Con questo decreto ho restituito tutte le terre che erano state confiscate ingiustamente da Ale. Le prime sono quelle che appartengono ad Östen”, sorrise Arianrhod. “Vorresti accompagnarmi da lui? Voglio consegnargli di persona i documenti e dargli la notizia.”


Ahem!”

Il rumore improvviso colse Östen e Gerda nel mezzo di un profondo bacio. I due si staccarono imbarazzati, e Gerda arrossì fino alla radice dei capelli. Arianrhod e Gareth erano davanti a loro e li guardavano, tentando di apparire sorpresi.

P-perdonatemi, mia signora”, disse Gerda, non osando alzare lo sguardo.

Arianrhod si piantò davanti a lei. “Ti perdonerò ad una sola condizione...”

Quale?” chiese Gerda stupita.

Che sposi al più presto questo seduttore di povere fanciulle, e che lo renda molto felice”, disse con un grande sorriso.

La ragazza era ancora senza parole, quindi la regina si rivolse a Östen.

Non hai più scuse per rimandare. Ti ho assegnato le terre che Ale aveva tolto a tuo padre, ed anche quelle confinanti, visto che non c'era nessuno a reclamarle. Come vedi ora hai i mezzi per prenderti cura di Gerda...”

Östen la fissò a bocca aperta, poi s'inginocchiò di fronte alla sua sovrana.

Mia regina, non so come ringraziarti...” le disse baciandole l'anello.

Ma lei lo fece rialzare e lo strinse a sé. “Sei il più caro amico che ho al mondo, Östen”, gli bisbigliò in un orecchio. “Non provare mai più a inchinarti davanti a me. Io sono e sarò sempre Arianrhod per te, chiaro?”

Lo allontanò da sé quel tanto che bastava per studiarne l'espressione.

Chiaro”, rispose Östen con un sorriso, mentre Gareth osservava la scena felice.


Il matrimonio di Hrolf e Ragnhild li vide tutti riuniti il giorno seguente, al tramonto. Si tenne nella sala dei banchetti. Oltre alla coppia di sposi, ad Arianrhod e Gareth, e Östen e Gerda, c'erano anche il duca, Domaldr e Vanlande.

L'arcidruido pronunciò la formula di rito in presenza dei testimoni, e Ragnhild e Hrolf bevvero dalla stessa coppa, furono uniti dalla stessa cintura e vennero dichiarati marito e moglie. Gli invitati si diressero alla tavola già imbandita per festeggiare quella cerimonia privata. Infine gli sposi furono accompagnati alla loro stanza, e la regina salutò la sua amica e suo cugino che sarebbero partiti per i loro domini la mattina seguente.

Torneremo presto, non temere”, promise Ragnhild abbracciando stretta Arianrhod. L'assemblea si disperse, augurandosi l'un l'altro la buonanotte. Quando anche l'ultimo degli invitati fu sparito dietro l'angolo Arianrhod trattenne Gareth per un braccio.

Devo parlarti”, gli disse. “Puoi venire con me?”

Raggiunsero le stanze di Arianrhod, e lei chiuse la porta alle loro spalle.

C'è una cosa che devo chiederti... speravo lo facessi tu, ma non posso più aspettare. Non possiamo più aspettare”, si corresse carezzando la lieve rotondità del ventre. “Vuoi sposarmi?”

Gareth trasse un respiro profondo. “Arianrhod, lo sai che non vorrei niente di più al mondo, ma lo sai che non... non posso. Non ti ho chiesto nulla perché aspettavo che tu annunciassi il tuo fidanzamento da un giorno all'altro. Con Domaldr o con qualche altro nobile...”

E' questo che ti preoccupa?” chiese lei, con le mani sui fianchi. “Che non sei nobile? Allora, tieni. C'è un altro decreto che ancora non hai letto.”

Andò alla propria cassapanca, la aprì e ne estrasse un documento che Gareth prese con espressione corrucciata.

Nel leggerlo quasi lanciò un grido. “Io, duca di Skyllingarid? Non puoi dare questo titolo a me!”

Perché non posso? Apparteneva ad un usurpatore, a un traditore. Io sono la regina e posso scegliere di darlo a chi ritengo più degno.”

La resistenza di Gareth era stata intaccata, ma ancora non rinunciò ad obiettare: “Non hai bisogno di me per governare. Non hai bisogno di un marito per essere regina.”

Non ti sposo perché ho bisogno di te per governare, o perché mi fanno pressioni affinché mi sposi. E neppure perché aspetto tuo figlio. Voglio sposarti perché ti amo.”

Gareth aveva colmato la distanza che li separava, le aveva insinuato la mano nei capelli e l'aveva tratta a sé per baciarla. Si era fermato alcuni attimi, con la bocca già sulla sua.

Allora siamo d'accordo”, aveva detto con un sorriso.


La prima notte di nozze era stata davvero particolare per Gareth e Arianrhod.

Lei si era gettata tra le morbide coltri del suo grande letto con un sospiro di soddisfazione. Ora finalmente potevano stare insieme senza paura di essere scoperti, senza tendere l'orecchio ogni momento in ascolto di passi o voci, senza guardare all'alba con timore.

Gareth l’aveva guardata, immersa tra le calde pellicce che coprivano il letto, e aveva sentito il sangue accendersi di fronte allo spettacolo meraviglioso che era sua moglie. Ma come aveva fatto per chinarsi su di lei, una fitta di dolore gli aveva squassato il fianco. Era ricaduto sul materasso imbottito di paglia con un’espressione di sofferenza, e Arianrhod era saltata subito su allarmata.

Perdonami”, aveva detto lui. “La ferita…”

Lei aveva sorriso. “Dal momento che è stata mia la colpa di quello che ti è successo, è anche mio dovere porvi rimedio, non trovi?”

Lui l’aveva guardata interrogativamente. Poi Arianrhod aveva incominciato a spogliarlo con delicatezza, e infine anche lei si era tolta i vestiti.

Era salita sopra di lui, e avevano fatto l’amore così. Arianrhod con delicatezza, attenta a non fargli male; Gareth completamente dimentico – almeno per un po’ – della sua ferita.

Dopo aver raggiunto il piacere, Arianrhod si era chinata su di lui, appoggiando la guancia morbida a quella ispida di lui; i suoi lunghi capelli erano ricaduti su Gareth, come una morbida cascata di seta argentea.


In quei mesi Arianrhod aveva letteralmente rimesso in piedi la Svezia, riparando ai torti compiuti da Ale.

In poco tempo era divenuta amatissima tra il suo popolo, e veniva trattata con rispetto e devozione perfino dai nobili. Tra i suoi consiglieri aveva voluto Fjölnir e Sveigder, ma anche Vanlande; oltre naturalmente a suo marito Gareth. Domaldr aveva lasciato che suo padre occupasse il posto che gli spettava a corte, ed era tornato a Silverdalen ad amministrare in sua vece i possedimenti che un giorno sarebbero stati suoi.

Ragnhild le scriveva spesso da Vingåker, raccontandole di come Hrolf si comportava nel suo nuovo ruolo di duca e di come stava amministrando con successo le loro terre. Sarebbero tornati a corte per le festività del Blót di primavera, l'anno seguente. Östen era già partito per rimettere in sesto le proprie terre, che erano state trascurate, e riparare la casa in cui avrebbe vissuto con Gerda. La ragazza però era stata ferma sul non voler abbandonare la sua regina finché il bambino non fosse venuto al mondo. Avrebbe raggiunto Östen non appena il principino fosse stato al sicuro tra le braccia della madre. Arianrhod, pur non avendo fatto alcuna pressione su di lei per spingerla a prendere una simile decisione ne fu segretamente grata. Il parto che si avvicinava la spaventava, anche se non osava ammetterlo neppure con se stessa, e avere accanto a sé un'amica era una prospettiva tranquillizzante.


Oggi...

Quando una delle serve uscì per l’ennesima volta dalla stanza della regina, Gareth si sentì esasperato.

Possibile che debba essere all’oscuro di tutto? Perché nessuno può fermarsi un momento a dirmi se va tutto bene?”, sbottò.

Il Duca Fjölnir gli batté una mano sulla spalla.

Coraggio, figliolo”, disse con un sorriso comprensivo. “Ci sono passato anch’io e so cosa stai provando. Ma dobbiamo rassegnarci al fatto che il parto e la nascita siano faccende da donne, e che i poveri padri in attesa rivestano un ruolo davvero marginale. Ricordo quando mia moglie partorì il tuo fratellastro. Una notte e un giorno ci impiegò. E io per poco non rimasi ucciso dall’ansia e dalla tensione.”

Dite davvero?”, chiese Gareth.

Se dico davvero! Raccontaglielo tu, Sveigder!”, rispose il Duca scoppiando in una fragorosa risata.

Vostro padre ha ragione, principe Gareth”, sorrise pacatamente l’Arcidruido. Entrambi gli uomini sedevano sulla panca in corridoio, accanto al futuro padre in attesa ormai da ore.

Ricordo che quando finalmente Domaldr venne al mondo, dovetti chiamare i servi perché ficcassero il Duca in una tinozza d’acqua fredda!”

Cosa? E perché?”, chiese Gareth.

Perché altrimenti sarebbe stato troppo ubriaco anche solo per prendere in braccio il suo primogenito. Diciamo che l’attesa gioca brutti scherzi ai giovani padri, e il vostro affogò la tensione in ben più di una birra!”, concluse Sveigder.

Gareth non poté reprimere una risata che gli alleviò momentaneamente la tensione.

Arianrhod era entrata in travaglio la sera precedente, e Gareth pensava che se non avesse avuto accanto la presenza confortante di suo padre e dell’Arcidruido, sarebbe finito per impazzire e avrebbe già ceduto da un pezzo alla tensione. Forse proprio nella stessa identica circostanza in cui vi aveva ceduto Fjölnir tanti anni prima, alla nascita di Domaldr.

Finalmente la porta si aprì e gli si avvicinò Gerda. “Volevo farvi sapere che tutto sta procedendo per il meglio, principe. Ma dovrete avere ancora un po’ di pazienza, perché ci vorrà ancora del tempo.”

Non importa, aspetterò”, rispose Gareth di slancio. “Ma grazie per avermi informato.”

Gerda si congedò con un cenno e rientrò subito nella stanza di Arianrhod.

Visto, figliolo?”, disse Fjölnir. “Devi stare tranquillo. La nostra Arianrhod è una donna forte e non avrà problemi a mettere al mondo questo bambino.”

Eppure è così magra… pensò Gareth, senza riuscire a reprimere una punta di preoccupazione.

Le doglie erano iniziate il pomeriggio precedente, dapprima lievi e sopportabili; ma quando la sera erano divenute più forti, la regina era stata subito portata nella sua stanza ed era stata chiamata la levatrice.

Gareth avrebbe voluto rimanere tutta la notte in attesa fuori della porta, ma quando una delle serve lo aveva visto dormire sulla panca, con il capo appoggiato contro il muro, aveva insistito perché andasse a letto.

Andate, vostra grazia”, gli aveva detto spingendolo affettuosamente verso le scale. “Non vorrete essere talmente stanco domani da non riuscire a prendere in braccio vostro figlio, vero?”

Gareth aveva dormito poco e male, e aveva trascorso tutto il giorno seguente in attesa, insieme a suo padre e a Sveigder.

Era la sera del secondo giorno quando, improvvisamente, delle voci ovattate e dei suoni che si udivano dall’interno della stanza di Arianrhod, non rimase che un silenzio innaturale.

Gareth balzò in piedi allarmato, e trattenne il fiato finché, chiaro e distinto, giunse il sano e potente vagito di un neonato.

Mio figlio!”, esclamò il giovane, con la voce rotta dall’emozione.

Fjölnir sembrava decisamente commosso. “Finalmente ho un nipote! E con buoni polmoni a quanto sembra!”

Andate dalla regina, duca”, disse Sveigder con un sorriso.

Gareth seguì senza indugi il consiglio dell’arcidruido, e bussò alla porta. Gerda lo fece subito entrare.

Arianrhod stava seduta nel letto, sorretta da molti cuscini; i capelli erano raccolti in una grossa treccia, da cui sfuggivano disordinatamente delle ciocche. Appariva stanca per la lunga lotta che aveva dovuto affrontare, ma sorrise felice a Gareth, quando lo vide entrare.

Tra le braccia stringeva un fagotto avvolto in un telo di lino, e Gareth, agitato e felice com’era, impiegò qualche istante a capire che si trattava di suo figlio.

Si chinò a baciare Arianrhod. “Come ti senti, amore mio?”

Lei sorrise. Era pallida, e una lieve pellicola di sudore le baluginava sul collo e sul petto.

Prima che lui potesse aprire bocca, gli mise tra le mani il piccolo fagottino.

Ma, io non so come…”, protestò debolmente Gareth. Ma si bloccò quando posò gli occhi sul visino grinzoso e adorabile del suo primogenito. Si sentì stringere il cuore dalla tenerezza, mentre gli accarezzava la testolina, sormontata da una coroncina di capelli castani, come quelli di suo padre.

E’ un maschio?”, chiese continuando a rimirare quel capolavoro, incredulo di esserne proprio lui l’artefice.

Un maschio”, confermò Arianrhod.

Ci pensi che questo bambino un giorno regnerà sulla Svezia?”

E spero che lo farà con l’aiuto e il consiglio dei suoi numerosi fratelli”, disse Arianrhod

La prossima volta avremo una bambina”, decise Gareth. “Bella e coraggiosa come te.”

Perché non vai a dire all'arcidruido che è il momento che consulti gli dei per conoscere il nome che questo bambino dovrà portare?” sorrise la regina. E guardò con amore suo marito mentre usciva con il loro bambino tra le braccia.


***

L’espressione pensierosa di Viviana si distese in un largo sorriso, perché lo specchio sacro le aveva mostrato esattamente ciò che lei sperava di scorgervi.

La limpida polla d’acqua azzurra rifletteva il viso e i lunghi capelli neri della Somma Sacerdotessa, rimandandole l’immagine familiare di una donna non più giovane.

Il Pozzo Sacro le confermava ciò che nel suo cuore Viviana già sapeva.

Il piccolo principe Egil, che ora era solo un neonato, sarebbe succeduto alla madre, governando con giustizia e saggezza.

La Stirpe del Drago sarebbe sopravvissuta per secoli ancora, salda e resistente come una roccia, sfidando coloro che avrebbero tramato per rovesciarla.


* La ceralacca colorata (comunemente il colore scelto era il rosso) ancora non era stata inventata, perciò era ancora di colore neutro (ho ipotizzato qui un bianco).





Nota dell'autrice: Ed eccoci arrivati alla fine della storia, e come sempre quando questo succede, i miei sentimenti sono dolceamari. Ma è così, tutto ha una fine, e posso solo sperare che la storia sia piaciuta a tutti, che vi abbia intrattenuto e lasciato qualcosa. Sarete content* che Gareth sia vivo e vegeto e che i nostri ragazzuoli abbiano il loro lieto fine. Tranquill* non lo avrei lasciato morire, non ce l'avrei proprio fatta!^^ Ringrazio dal profondo del mio cuore: Innominetuo, Crilu_98, Morgengabe, Basileus, Ele240785, franci893, Eilonwy of Prydain, TRIX94, Framboise, Bankotsu90, _purcit_, charly, miciaSissi, Harmony394, Stella cadente, vento di luce... spero di non aver dimenticato nessuno! Grazie per avermi lasciato i vostri pareri, per aver seguito con tanta dedizione, per tutti i complimenti e le meravigliose parole che mi hanno sempre spinto ad andare avanti con rinnovata fiducia.

Ringrazio tantissimo anche tutti coloro che hanno letto, ricordato, seguito e preferito.

Piccola nota storica: Il neonato Egil che compare alla fine del capitolo è il successivo sovrano svedese in ordine cronologico (tolta ovviamente Arian, che è una mia invenzione).

Prossimi progetti: Per ora prenderò una piccola pausa dalle long, ma ho già qualche idea per la prossima. Solo non so quando la inizierò. Prima ho in mente due OS che spero di pubblicare a breve. Sto anche continuando a pubblicare una long di genere fantasy, di cui vi lascio di nuovo il link se ci fosse qualcuno interessato.

Breaking the Mist

Vi segnalo anche una OS che ho pubblicato pochi giorni fa sempre di genere storico. Se vi dovesse interessare potete darci un'occhiata qui: Wind from the North

Un grande grandissimo abbraccio a tutti e... alla prossima! ;)

Eilan

   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Eilan21