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Autore: Chiaroscura69    15/04/2017    0 recensioni
C'è sempre una scelta, questo lo dicono tutti. Ma ci vuole coraggio per arrivare fino in fondo. Clara ha sempre creduto di non averlo e la sua vita le crolla addosso ogni giorno. Chi prenderà le decisioni più difficili al suo posto se lei non è in grado di farlo?
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Pontiggia non piove mai ad aprile.
Nonna Jostein dice sempre che quando piove ad aprile non è un buon segno, significa che qualcosa nella grande Matrice si sta muovendo troppo. D'altro canto nessuno da mai retta alla nonna, anche perchè spesso i suoi racconti sono molto inquietanti. Ricordo che quando ero ancora una bambina avevo il terrore di andare a dormire perchè ogni notte facevo terrificanti incubi e nonna Jo mi raccontò una storia:
''Non devi aver paura piccolina mia, ora ti racconterò una storia per addormentarti. All'origine dei tempi c'erano due divinità che reggevano il mondo: un demone-lupo chiamato Indro e una sacerdotessa-dea di nome Ingrid. Rappresentavano la giusta misura di bene e male e non c'erano atrocità. Entrambi custodivano una sfera cangiante che prendeva il colore delle loro emozioni, se una delle due sfere si fosse spezzata il mondo sarebbe finito nel caos.
Si diceva che fra le due divinità ci fossero state delle dicoscordie in passato che il tempo aveva trasformato in un sentimento amoroso molto potente, quasi più forte delle sfere stesse. Tuttavia i due erano costantemente bersaglio di attacchi da parte di tutti coloro che volevano impossessarsi delle sfere. Una mattina di Aprile Ingrid stava attravaersando la Foresta di Ghiaccio per incontrarsi con Indro ma lo trovò morto vicino al Lago Grigio. Sai Clara, con quell'espressione del viso sembri proprio lei in questo momento.
La cosa peggiore fu che la sfera era sparita. Il dolore straziò Ingrid che si uccise, conficcandosi la sfera nel cuore e nel mondo piombò il caos.''

Inutile dire che non mi rassicurò affatto.
Ricordare queste cose ora mi distrae un po' e per un attimo smetto di angustiarmi. Mi piace la pioggia, mi è sempre piaciuta, e poi si addice al mio umore. Alzo lentamente la tapparella e apro la finestra, ho proprio voglia di fumarmi una sigaretta.
E' notte ormai inoltrata e non vorrei svegliare nessuno, quindi cerco di fare il minor minore possibile. Dalla finestra della mia camera non ho un grande panorama in realtà, ma vedere la pioggia che scende è così rilassante che non riesco a resistere.
Sono a metà sigaretta e alla fine il carico dei miei problemi mi raggiunge. Sento gli occhi inumidirsi di lacrime e sospiro, non so proprio decidermi. All'improvviso lo schermo del mio cellulare si illumina e il mio sguardo saetta subito là.
''San: che fai? Sei in casa?''
Il cuore inizia a battermi senza ritegno e un singhiozzo mi scappa dalle labbra.

Non risponderò, non risponderò, non risponderò.

Me lo ripeto come un mantra, ma so già che non funzionerà.
Guardo il cielo sperando in un aiuto e un fulmine ne disegna tante venature argentate. Non ho mai avuto paura dei tuoni nè dei fulmini, mi hanno sempre affascinata, ma la pioggia spinta dal vento sta iniziando ad entrare verso la mia camera perciò chiudo la finestra.
Sospiro e prendo il cellulare, ma all'improvviso mi arriva un nuovo messaggio.
''Teo: mi manchi...''
Un nuovo singhiozzo mi scappa dalle labbra e stavolta mi sembra di morire.
Qualcosa di impercettibile mi attanaglia la gola facendosi sempre più doloroso, ma prima che possa fare qualsiasi cosa il cuore inizia a farmi sempre più male. Se non smette subito sverrò, lo so.
L'ultima cosa che vedo sono degli enormi occhi verdi che mi fissano sprezzanti, sembrano tanto i miei.
Poi solo buio.
   
 
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