Film > Animali fantastici e dove trovarli
Segui la storia  |       
Autore: Lady Samhain    16/04/2017    4 recensioni
//Seguito di "Iniquity" ; Quarta parte della serie "La strada di casa" //
Sono passati più di due anni dall'ultima volta che Credence e Percival Graves si sono incontrati.
Entrambi sanno di avere ancora molte cose da dirsi, e mantenersi in contatto attraverso le lettere non è la stessa cosa che parlare di persona per questo Graves decide di fare una deviazione durante il suo viaggio alla ricerca degli incantesimi di protezione più antichi d'Europa, e di tornare a Londra per rivedere Credence.
Sarà l'occasione per conoscersi bene e per chiarire le troppe cose rimaste in sospeso tra di loro, ma anche un viaggio dentro sé stessi.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Credence Barebone, Newt Scamander, Percival Graves, Porpentina 'Tina' Goldstein
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'La strada di casa'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 7

Il frutto più dolce


You and I can have it all tonight
So let's bring it back it to light
Now we have another chance to fly
Another chance to make it right

***

La mattina dopo Credence ci mise un bel po' di tempo ad uscire dal torpore del sonno.

Si sentiva riposato ma allo stesso tempo aveva voglia di indugiare nel tepore delle coperte, e fortunatamente poteva permeterselo, dal momento che era sabato.

Guardò l'orologio sul comodino e vide che mancavano ancora venti minuti alle otto.

Credence sorrise.

Gli piaceva svegliarsi con un po' di anticipo e rimanere qualche tempo nello stato tra il sonno e la veglia, a godersi la calma della prima mattina.

Anche se, a dirla tutta, quella specifica mattina c'era calma ma anche un senso di attesa.

Credence sapeva che la sera prima lui e Graves si erano avvicinati ancora; avevano varcato la soglia dello "strettamente personale" quando lui aveva raccolto il dolore di Percival tra le sue braccia e lui glielo aveva permesso.

Credence sapeva bene quanto fosse orgoglioso Percival, ed il fatto che si fosse mostrato così debole era la più grande prova di fiducia che potesse dargli; però appunto perché sapeva quanto fosse orgoglioso, non si sarebbe sorpreso di trovarlo chiuso e scostante quella mattina, in un ennesimo tentativo di difendersi.

Ricordava benissimo come la sera prima avesse resistito con tutte le sue forze, preferendo torturarsi piuttosto che ammettere di aver bisogno di aiuto, e quindi non si sarebbe sorpreso se il loro rapporto avesse fatto passi indietro invece che in avanti.

Non se ne sarebbe sorpreso ma ci avrebbe sofferto.

Lui ci teneva tantissimo a quell'americano scontroso che si portava addosso chissà quante cicatrici, e poi sì: ormai pensava ufficialmente a Percival in quel senso.

Come compagno, come amante, come la persona con cui avrebbe voluto costruire una vita insieme.

Sospirò mentra si rigirava sotto le coperte, ormai completamente sveglio.

Gli sembrò quasi strano che l'altra metà del letto fosse vuota.

Che non ci fosse Percival.

Gli sarebbe piaciuto vederlo com'era quando dormiva.

Chissà se stava sempre vigile o se almeno nel sonno riusciva ad abbassare completamente le difese?

Un leggero acciottolio di stoviglie proveniente dalla cucina gli fece capire che anche il suo ospite doveva essere già sveglio, poi sentì un odore che all'inizio nemmeno riuscì ad identificare per quanto gli sembrava impossibile: era un inconfondibile profumo di uova e bacon.

Sulle labbra gli spuntò un sorriso.

L'ex Direttore della Sicurezza Magica che cucinava? Se era vero, valeva proprio la pena di vederlo!

Non per prenderlo in giro, ma per aggiungerla alla lista delle cose che scopriva dell'uomo Percival sotto la superficie granitica del Direttore Graves.

Si alzò dal letto e senza nemmeno guardarsi allo specchio uscì dalla stanza facendo meno rumore possibile.

Appena si affaciò sulla cucina vide qualcosa che mai si sarebbe aspettato: Percival Graves era davvero ai fornelli.

Gli dava le spalle ed era chino, bacchetta alla mano, su delle fette di pane che stavano rosolando sotto il suo sguardo attento.

Era senza gilet, con la camicia fuori dal pantalone e con i polsini sbottonati ed arrotolati sugli avambracci.

Il cappotto, il gilet e la cintura erano sulla spalliera del divano.

I suoi capelli sembravano umidi e Credence immaginò che li avesse sistemati alla meno peggio usando l'acqua del rubinetto invece della solita brillantina.

Anche in quelle condizioni però non perdeva il suo fascino. Forse era più bello perché era più umano, o forse perché lui ne era innamorato.

Credence cercò di scuotersi, ricordando il discorso che aveva fatto mentalmente con se stesso a proposito di Graves che forse si sarebbe allontanato.

Si schiarì la gola e lo salutò con il buongiorno più naturale che gli riusciva.

All'inizio Percival sussultò, ma poi gli bastò girarsi e guardarlo per rilassarsi.

-Buon giorno a te. Come hai dormito?-

-Bene. E tu?-

-Avevi ragione: ho dormito in posti molto peggiori. Sono stato bene-

Lo disse in un modo che fece supporre a Credence che non si riferisse solo alla sistemazione.

Bene. Forse non doveva temere che Percival si allontanasse dopotutto.

-Hai preparato la colazione-

-Sì. Mi sono svegliato presto ma non volevo andarmene senza salutarti. E lo sai che non mi piace l'inattività, per cui...- ed indicò il tavolo con un gesto ampio.

Credence sorrise. Era tipico di Percival: pensare, trovare la soluzione più logica ed applicarla; e che la soluzione più logica gli fosse sembrata preparare la colazione per entrambi, gli riempiva il petto di qualcosa di bellissimo.

-Non sapevo cosa ti piacesse per cui ho preparato sia dolce che salato-

-Grazie-

-Grazie a te-

Non c'era bisogno di specificare per cosa.

Poteva essere per averlo fatto piangere, per averlo consolato o per averlo fatto restare.

Non era realmente importante il cosa, se la voce di Graves era così morbida.

-Sembra tutto squisito. Ci sediamo?-

Graves annuì.

Sulla tovaglia c'era un bricco di caffè ed una teiera con un filo di fumo che usciva dal beccuccio; c'erano un barattolo di marmellata di fragole ed un piccolo tegame con uova strapazzate e pancetta, ed a lato il pane che Percival aveva appena finito di tostare.

Di solito la colazione di Credence era dolce, ma le uova avevano un profumo così invitante che decise di fare uno strappo all'abitudine e di prendere quelle.

Le accompagnò con thé poco zuccherato e con il pane.

Non voleva fissare Graves mentre mangiava, ma gli veniva spontaneo cercare di scoprire altri particolari di quell'uomo.

Anche lui si era servito una porzione di uova.

Rimasero a mangiare in silenzio, dopo che Percival gli ebbe chiesto di prestargli la sua copia della Gazzeta del Profeta per tenersi aggiornato sulle novità del mondo magico.

Credence aveva preso l'abitudine di Newt di cercare in una tazza di thé le risposte alle sue domande.

Mentre mangiava aveva la stessa sensazione della sera prima, quando aveva bevuto il sidro.

Non era solo questione che Percival fosse o meno bravo a cucinare, era qualcosa di più.

Credence sapeva che tutto gli sembrava tanto buono perché era fatto apposta per lui.

Si domandò persino se un'altra persona avrebbe colto la nota fondente nel sidro, o se avrebbe apprezzato allo stesso modo la morbidezza delle uova strapazzate o la croccantezza con cui il pane si rompeva quando gli dava un morso, per poi sciogliersi letteralmente nella sua bocca.

No. Probabilmente poteva sentirlo solo lui.

Era stato preparato tutto con una cura tale da fargli pensare che fosse stato fatto con amore.

Credence si lasciò coccolare dal pensiero e vi indugiò più di quanto sarebbe stato sano.

Gli sarebbe piaciuto che fosse sempre così.

Svegliarsi nella stessa casa, preparare la colazione uno per l'altro, poi vivere ognuno la sua giornata e ritrovarsi alla sera per raccontarsela.

Gli sembrava così bello, così reale, che dovette fare un grosso sforzo per ricordarsi che prima avrebbe dovuto chiedere il parere della potenziale altra metà della coppia.

Percival lo richiamò alla realtà quando gli chiese che programmi avesse per la giornata.

-Quello che faccio tutti i sabati: torno a casa. Tu invece? Oggi non sei invitato da nessuno?-

-No, oggi no. Domani sarò da Titus-

-Vorresti venire da noi?-

Graves lo guardò tanto sconvolto che Credence ebbe paura di averlo traumatizzato a vita.

Aprì la bocca un paio di volte ma senza dire nulla.

Che Graves rimanesse senza parole era un fatto più unico che raro, ma in fondo Credence si sentiva a sua volta a disagio quando lo vedeva in imbarazzo.

-Non credo che sarebbe opportuno- disse infine Percival, dopo essersi schiarito la gola un paio di volte.

-Perché no? Ti ho invitato io-

-Sì, ma non mi sento pronto ad affrontare i tuoi genitori. Non credo che abbiano esattamente un buon ricordo di me. Soprattutto Tina. Non potrei piombare all'improvviso in casa sua, tantomeno per una giornata intera. Mi dispiace, Credence-

Altra caratteristica di Percival: essere irremovibile quando prendeva una decisione.

Credence sapeva che insistere sarebbe stato solo peggio, ma lo stesso quel rifiuto gli aveva lasciato l'amaro in bocca, dietro il gusto delle uova e dei toast.

-Tuttavia credo che sia opportuno che prima o poi io le faccia visita- aggiunse Graves -Sono quasi due mesi che ti maltratto e posso solo immaginare cosa lei pensi di me. Nulla di buono, detto per inciso. Sì, sarebbe opportuno che chiarissimo qualcosa di persona-

Credence sorrise di nuovo.

Era un tentativo sincero e per lui era come se Percival gli stesse regalando una stella.

Senza pensarci troppo gli prese la mano sopra il tavolo.

-Andrà tutto bene, stai tranquillo-

Si rese conto di cosa aveva fatto solo quando Percival, per la seconda volta, lo guardò sotto shock.

Gli aveva preso la mano.

Gli stava sorridendo come un ragazzino innamorato.

Stava arrossendo per il pensiero di cui sopra.

E parlava di invitarlo a casa dei suoi genitori.

Tutto era troppo... intimo.

Pensò di ritirare la mano ma prima che potesse farlo Percival aveva rigirato la sua e l'aveva stretto più forte.

Il cuore di Credence prese a battere pesantemente contro le costole.

Sì, stava pensando a Percival proprio in quel senso ed in quel momento.

Sì, Percival lo sapeva.

Sì, Percival era ancora lì con lui.

-Stai cercando di rassicurarmi sul fatto che non verrò affatturato appena messo piede in casa?-

Credence si sforzò di sorridere anche se in realtà aveva il cuore in gola.

Percival gli stava accarezzando le nocche con il pollice.

Non lo avrebbe fatto se non fosse piaciuto anche a lui, giusto?

Ma forse non era vero che Graves aveva capito...

-Sì. Qualcosa del genere- Rispose in fretta.

Non osava muoversi per paura di rompere il contatto.

-Ti chiedo scusa, Credence. È colpa mia. Non ti dico abbastanza che persona straordinaria sei-

Percival si alzò ma senza lasciarlo, si avvicinò a lui e gli fece appoggiare la testa sul torace.

Non era un invito. Non era una prepotenza.

Era una semplice constatazione.

Era esattamente in quel modo che lui lo aveva abbracciato la sera prima.

Credence desiderò che il tempo si fermasse in quel momento perché avrebbe voluto restare per sempre in quella bolla calda e sicura, con il cuore in tumulto, la gola stretta dall'emozione e Percival che gli accarezzava i capelli.

Sotto la sua guancia, sotto la camicia di sartoria spiegazzata dalla notte sul divano, c'era un cuore che batteva forte; rosso come il granato e più prezioso di qualsiasi gemma; un cuore che in quel momento cercava il suo.

A quel punto non potevano esserci dubbi: Credence aveva la certezza che se avesse chiesto, se solo avesse osato chiedere, la risposta sarebbe stata "sì".

Gli afferrò il braccio perché non voleva restare inerte.

Percival lo aveva chiamato e lui desiderava rispondere.

-Percival...-

-Shh...-

-Percival, io...-

-Va tutto bene. Lo so-

Certo che lo sapeva.

Un ragazzo appena diplomato ed eccessivamente emotivo contro l'ex Direttore della Sicurezza Magica... non c'era nemmeno partita.

E non gli dispiaceva affatto.

-Da quanto lo sai?- gli chiese piano.

Percival non smise di accarezzarlo.

-Lo spero da quando ci siamo rivisti. Ho avuto il coraggio di ammetterlo solo adesso-

Credence sollevò il viso verso di lui, in cerca dei suoi occhi scuri.

-E allora... allora tu...?-

Percival si chinò sulle sue guance arrossate e le sfiorò con le labbra.

"Sì"

Gli lasciò sul viso baci leggerissimi, come se temesse di fargli del male.

Forse Percival aveva paura quanto lui, o forse temeva di spaventarlo, ma Credence non aveva nessuna paura; era troppo felice per avere paura.

Stavolta non poteva dare la colpa alla sua fantasia: Percival gli baciava il viso in un modo che era impossibile fraintendere ed era meravigliosamente reale.

Non resistette più: gli bastò un leggero movimento della testa per trovare la sua bocca e prendersi un bacio molto più profondo.

Percival gemette dentro la sua gola e Credence "Sì, continua, ti prego".

Lo pensò talmente forte che Graves avrebbe potuto sentirlo.

Era ancora seduto e Percival doveva stare chino per baciarlo, mentre Credence doveva piegare la testa all'indietro il più possibile; non era una posizione comoda, ma ugualmente gli sembrava perfetto.

Era il suo primo bacio.

Lui non sapeva baciare e Graves sembrava lottare contro l'urgenza di divorarlo.

Era bellissimo.

***

A volta capita che la parte razionale del cervello sia completamente scollegata dal resto del corpo.

A Percival era successo poche volte nella vita e mai era stata un'esperienza piacevole, ma a tutto c'è un'eccezione.

Il fatto era che baciare Credence gli sembrava una cosa perfettamente naturale. Era giusto.

Perché non avrebbe dovuto? Tutti i motivi che la ragione gli proponeva erano solo un ronzio confuso, e lui non riusciva a pensare ad altro che alla bocca di Credence che cedeva, morbida e calda, sotto la sua.

Il cuore gli batteva così forte da rimbombare contro lo sterno mentre tutto dentro di lui urlava selvaggiamente "Sì!".

Era come avere trovato il suo posto nel mondo, come se la vita che credeva rovinata avesse trovato di nuovo un senso.

Se Credence avesse dato un cenno di disagio lui lo avrebbe lasciato andare immediatamente, ma trovare il suo desiderio corrisposto era qualcosa a cui non poteva resistere.

Solo quando ebbe bisogno di ossigeno staccò le labbra da quelle di Credence e riprese il contatto con la realtà circostante.

E allora la voce della ragione tornò a rimproverarlo più aspra che mai.

Era un ragazzo con la metà dei suoi anni.

Era un suo allievo.

Aveva ammesso di essere stato attratto dall'uomo che aveva usurpato il suo aspetto.

Era la persona più emotiva che conoscesse, quindi era ovvio che si sarebbe concesso al minimo segnale di interesse da parte sua.

Graves sapeva di avere un forte ascendente su di lui e ne aveva approfittato...

Si sentì meschino, il più sporco, vigliacco bastardo sulla faccia della terra.

-Percival... cosa c'è?-

Il suo respiro era accelerato per il panico che gli saliva dentro.

Non sapeva cosa dirgli. Non c'erano scuse o spiegazioni per quello che gli aveva fatto.

Strinse il viso di Credence tra le mani in un gesto che era insieme una carezza ed un modo di allontanarlo.

Le sue labbra.

Dio, come erano belle le sue labbra!

Prima di ricaderci e di tornare ad avventarsi su di esse fece l'unica cosa sensata: richiamò in mano la bacchetta e le sue cose, si allontanò da Credence lasciandolo ancora stordito e corse verso la porta.

Il ragazzo era svelto, e appena lo vide scappare via si alzò di scatto per trattenerlo.

-Percival aspetta!-

Troppo tardi.

Graves raggiunse il pianerottolo in pochi secondi e subito si smaterializzò.

Chiuse gli occhi e fu un bene, perché se si fosse soffermato sull'espressione disperata di Credence e sulla sua mano che si chiudeva a vuoto a pochi centimetri da lui, non avrebbe avuto la forza di andarsene, e probabilmente si sarebbe Spaccato.

In realtà lo aveva fatto. Aveva appena lasciato il suo cuore sulle labbra di Credence.

***

Se n'era andato. Se n'era andato! E adesso?!

Credence rimase sulla porta a fissare il punto in cui Percival si era smaterializzato.

Era paralizzato dalle troppe emozioni contrastanti che aveva vissuto nell'arco di appena un quarto d'ora, e gli ci volle uno sforzo enorme per concentrarsi.

Maledizione! Ma perché Percival se ne era andato?!

Credence dovette lottare contro il retaggio che lo portava a pensare "Ecco, è stata tutta colpa mia! Sicuramente ho fatto qualcosa che lo ha disgustato"

No, non poteva essere. Percival aveva voluto baciarlo ma poi era scappato via spaventato.

E Credence non capiva perché.

Il problema era che non sapeva che fare.

Rimase sulla porta con la testa tra le mani.

Lui non sapeva che fare... e allora cosa avrebbe fatto qualcun altro?

Che avrebbe fatto suo padre?

Newt gli diceva che Perciva era un drago.

Se Newt avesse visto un drago scappare via con quell'aria spaventata di sicuro lo avrebbe seguito per impedire che facesse male a sé stesso o a qualcun altro, e poi avrebbe cercato di calmarlo.

E sua madre?

Tina trattava Graves come un sospettato, e si sa che gli Auror non lasciano che un sospettato scappi via da una situazione poco chiara senza dare tutte le risposte.

Ed infine Graves... che avrebbe fatto Percival se fosse stato lui a baciarlo e poi scappare via?

Anche lui era un Auror ed in più era orgoglioso, quindi sicuramente lo avrebbe seguito per pretendere una risposta.

E poi c'era lui.

Che avrebbe fatto Credence Barebone?

Lui una spiegazione la voleva.

Era un suo diritto sapere perché Perival era scappato dopo che era stato lui a cominciare e considerato che il bacio era piaciuto ad entrambi.

Allora sapeva cosa fare. Tutte le possibilità lo portavano in una sola direzione.

Si vestì in fretta, nel frattempo incantò una piuma perché scrivesse un breve messaggio a casa per avvisarli di un ritardo ma senza scendere nel dettaglio, e pochi minuti dopo era di nuovo sul pianerottolo per smaterializzarsi anche lui.

Sapeva che Graves alloggiava al Paiolo Magico, e poteva solo sperare che non se ne fosse già andato nei pochi minuti che lui aveva impiegato a prendere la sua decisione.


***

Fare i bagagli gli sembrava una cosa terribilmente complicata in quel momento in cui tutto dentro di lui urlava "No! Non voglio andare via!"

Non c'era verso che gli riuscisse di piegare i vestiti come voleva, e alla fine aveva deciso di accatastare tutto alla meno peggio dentro la valigia.

Non aveva tempo: doveva andarsene perché, dannazione! l'aveva fatto di nuovo!

Era la seconda volta che se la dava a gambe davanti a Credence Barebone.

E dire che lui aveva fatto un lungo dialogo interiore con sé stesso, pieno di buoni propositi, alla fine del quale aveva decretato tre punti fermi: primo, il fatto che Credence fosse interessato agli uomini non voleva dire che fosse necessariamente interessato a lui; secondo, di non prendere alcuna iniziativa che potesse fare capire al ragazzo che lui invece era molto interessato; terzo, che anche nella remota possibilità che ci fosse un'attrazione reciproca, la differenza di età tra loro era troppo grande, e che quindi lui, Percival Graves, avrebbe rinunciato a Credence.

Nel caso in cui Credence avesse comincato a mostrare segnali di interesse o si fosse dichiarato, aveva deciso che avrebbe finto di non ricambiare e che avrebbe lasciato il paese, tagliando per sempre i contatti con lui.

Tutti ottimi propositi, peccato che poi, alla prova dei fatti, lui avesse fatto esattamente il contrario.

Aveva giurato a sé stesso di sapersi controllare e invece aveva fallito quando Credence lo aveva colto alla sprovvista.

Credence lo amava.

Non era una sbandata passeggera, Credence era davvero innamorato e si era offerto a lui con piena consapevolezza.

E lui, oh, lui in quel momento aveva scoperto esattamente quanto desiderasse essere amato.

Tutta la comprensione priva di pietà che aveva trovato la sera prima avrebbe potuto averla tante altre volte.

Avrebbe anche potuto offrirla, senza doversi più nascondere dietro la facciata dell'insegnante severo.

Il loro avrebbe potuto essere un rapporto alla pari; non che già non lo fosse, ma in via ufficiale.

E Graves era caduto in quel sogno come una mosca incauta in una goccia di miele.

Che Credence lo desiderasse era un sospetto che aveva già da qualche tempo, ma ancora non riusciva a convincersene perché gli sembrava troppo bello per essere vero.

Una meraviglia di ventiquattro anni che cadeva tra le sue braccia? Si sentiva a stupido pensarlo e ridicolo a sperarci.

Eppure era successo.

E lui non era stato forte abbastanza da impedire quella follia.

Per quanto fosse dotato di un rigido autocontrollo, non poteva resistere a Credence che lo guardava come se lui fosse la cosa più preziosa sulla faccia della terra.

Lo aveva fatto sentire desiderato, voluto, accettato, compreso.

Come avrebbe potuto resistere? Si era visto offrire il frutto più dolce e non aveva potuto fare a meno di assaggiarne almeno un morso.

Forse avrebbe ancora potuto fermarsi se gli avesse baciato solo le guance, ma poi Credence aveva schiuso le labbra per offrirgli il calore dolce della sua gola e allora non c'era stato più buonsenso che tenesse.

Quando era tornato in sé era già troppo tardi e lui aveva solo potuto scappare via prima di fare ulteriori danni.

Adesso l'unica soluzione che gli restava era lasciare quell'angolo di Inghilterra che aveva imparato a chiamare casa, ritirarsi lontano e poi, quando fosse stato di nuovo padrone di sé stesso, scrivere a Credence per spiegargli le ragioni del suo gesto.

Sì, avrebbe potuto farlo. Forse passando del tempo lontano dal ragazzo avrebbe riacquistato la lucidità necessaria a convincersi che stava facendo la cosa giusta.

Sì, la lontananza sarebbe stata la cura migliore.

Per questo sbiancò in volto quando un colpo fece tremare la porta e da dietro il legno gli arrivò la voce di Credence che lo supplicava di parlare con lui.

***

Credence si era materializzato davanti all'ingresso del Paiolo Magico.

Era entrato di corsa e per fortuna aveva trovato Thomas dietro il bancone.

Gli aveva subito chiesto quele fosse la stanza di Mr. Graves, e Thomas, che li avevagià visti insieme, non esitò ad indicargli la camera numero quattordici.

Una volta saputo il numero Credence era corso su per le scale, inciampando quasi nell'elfo domestico che puliva il corrimano al secondo piano.

"Quattordici... numero quattordici... dove sei?!"

Doveva arrivarci! E sperava di arrivarci prima che Graves se ne andasse, altrimenti non avrebbe più saputo come rintraciarlo.

Figurarsi se Percival Graves si sarebbe fatto trovare da lui!

Quella era l'unica occasione che aveva e non l'avrebbe bruciata per niente al mondo.

Il numero quattordici era la quarta porta sulla destra.

Credence più che bussare si gettò contro la porta come se avesse voluto sfondarla.

Stranamente sentì il dolore del contraccolpo ma non sentì alcun suono.

Era l'Incanto Insonorizzante.

Bene, allora Graves era lì!

No, forse no... forse tutte le stanze erano incantate in quel modo.

Fece la prova bussando alla porta accanto ma quella fece un normale rumore di legno.

"Ah! Allora è lui che ha fatto l'incanto! Vuol dire che c'è!"

Non sapeva se scoppiare di felicità oppure se essere terrorizzato perché non sapeva come affrontarlo.

Accanto a lui la porta a cui aveva bussato si aprì e ne fece capolino una strega in vestaglia rosa e con un asciugamano arrotolato attorno alla testa.

-Desidera?- Gli chiese confusa.

-Ah... no, niente... mi scusi, ho sbagliato stanza-

Lei tornò dentro borbottando frasi astiose circa la scarsa educazione dei giovani maghi.

Solo quando la strega se ne fu andata Credence prese coraggio e cominciò a bussare.

O meglio a picchiare i palmi delle mani sulla porta.

-Percival! Avanti, fammi entrare!-

Nessuna risposta.

Credence ripensò a quella volta in cui Percival lo aveva fulminato un occhiataccia solo perché aveva dimenticato di dire "Per favore" e allora decise di smorzare i toni.

-Percival, per favore... non credi che dobbiamo parlare? Non puoi mollarmi così... -

Non avrebbe voluto mettersi a piangere ma già sentiva le lacrime pizzicargli gli occhi.

Finalmente la voce di Percival gli arrivò ovattata dall'interno, ma non era quello che avrebbe voluto sentire.

-Torna a casa, Credence. Non abbiamo niente da dirci-

-Secondo te non abbiamo niente da dirci? Dopo che tu mi hai baciato e poi sei scappato via? Mi hai baciato, Cristo santo! Mi devi dire perché l'hai fatto!-

-Ho fatto un errore. Dimenticalo-

Perché? Che aveva fatto di sbagliato? Perché dopo che erano stati così vicini Percival gli chiudeva la porta in faccia?

-Ti prego...- gemette con la guancia appoggiata alla porta -Ti prego, non comportarti come lui-

***

-Percival, avanti, fammi entrare!-

Quel folle stava picchiando le mani contro la porta.

Percival era oltragiato da quel comportamento.

Oltragiato e terrorizzato, perché come lo avrebbe spiegato a Thomas che c'era qualcuno che gli stava demolendo la locanda per raggiungere lui?

Le chiacchiere si sarebbero sprecate.

-Torna a casa tua, Credence! Non abbiamo niente da dirci-

La sua voce gli arrivò ovattata dal legno e da tutti gli incantesimi che aveva fatto per proteggere la stanza.

-Secondo te non abbiamo niente da dirci? Dopo che tu mi hai baciato e poi sei scappato via? Mi hai baciato, Cristo santo! Mi devi dire perché l'hai fatto!-

Dannazione! Se quell'idiota non si fosse deciso ad andarsene e non avesse smesso di sbraitare a proposito di baci, presto tutti gli avventori del Paiolo Magico avrebbero avuto un bel pettegolezzo da far circolare in giro per Londra.

Il ragazzo infatuato del suo insegnante ed il professore tanto insensibile da lasciarlo fuori dalla porta per delle ore.

Bella storia sarebbe stata!

-Ho fatto un errore. Dimenticalo-

Credence si era appoggiato con tutto il suo peso alla porta, chissà perché.

Però in fondo aveva ragione. Era stato lui a cominciare ed era stato lui a scappare.

Una spiegazione sarebbe stata doverosa.

La voce del ragazzo gli arrivò di nuovo, ma stavolta era fievole, come ogni volta che stava per mettersi a piangere.

-Ti prego, Percival... non comportarti come lui-

Quella suppica lo colpì come un pugno allo stomaco.

Aveva capito perfettamente.

Credence gli stava chiedendo di non usarlo e poi abbandonaro come aveva fatto Grindelwald.

Era davvero quello che stava facendo?

Credence non era il tipo che avrebbe fatto leva sul senso di colpa per manipolare una persona, quindi se aveva tirato in ballo Grindelwald era perché davvero lo stava facendo soffrire come aveva fatto lui.

Non poteva sopportarlo.

Graves decise che, basta, ne aveva abbastanza. Doveva smettere di scappare e risolvere quella cosa.

Aprì la porta con un gesto della mano e Credence incespicò e cadde nella stanza.

-Alzati. E chiudi-

Doveva fare un ultimo sforzo.

Doveva tornare ad essere il solito freddo, distaccato, insopportabile Percival Graves almeno il tempo necessario a convincere Credence a lasciarlo.

Dopo essere stati ufficialmente insieme solo per la durata di un bacio, oltretutto.

Il pensiero lo pugnalò a tradimento ma lui era deciso a resistere.

Per darsi un'apparenza di indifferenza non lo guardava direttamente, invece aveva ricominciato a sistemare le sue cose con la magia e a riporle nella valigia aperta sullo sgabello sotto la finestra.

Sperava che il messaggio fosse abbastanza chiaro per il ragazzo.

"Questo è un addio"

-Stai facendo la valigia?-

-Sì-

-Vuoi andartene?-

-Sì-

Credence lo guardò con un espressione così ferita che Graves dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per continuare a piegare le sue camicie invece che correre da lui e stringerlo tra le braccia.

-Perché te ne vai?-

-Perché è la cosa più ragionevole da fare-

-Ragionevole? Mi spieghi come può essere ragionevole baciarmi e poi scappare via?-

Graves aprì la bocca per rispondere ma tutte le motivazioni a cui aveva pensato sembravano essere evaporate dalla sua mente.

Poco male.

-È meglio così- tagliò corto.

-Non è vero che è meglio! E non ti permetto di andartene!-

-Io non ti permetto di trattenermi-

-Non è una decisione che puoi prendere da solo, Percival! Non pensi a me? Mi hai almeno chiesto cosa voglio io invece di pensare solo a cosa vuoi tu?-

Il suo autocontrollo crollò a quelle parole.

Graves non poteva sopportare che Credence lo ritenesse un egoista.

Sapeva che sarebbe stato meglio fargli credere che non gli importava niente di lui, che lo avrebbe ferito senza curarsene come aveva fatto Grindelwald quattro anni prima, ma... santo cielo, non poteva!

-Perché, secondo te io voglio questo?! Secondo te voglio lasciarti?-

Ecco, lo aveva fatto. Stava scivolando lungo la china e non c'era nulla a cui aggrapparsi.

-Allora resta con me, Percival-

"Resta con me"

Una coltellata gli avrebbe fatto meno male della supplica di quel ragazzo.

Avrebbe voluto essere l'uomo forte che era di solito, ma scoprì che non ce la faceva.

Non più. Non davanti a Credence.

Si sentiva solo immensamente stanco.

-Non posso stare con te, Credence-

-Perché?-

La verità poteva essere una cosa bruttissima, ma come sempre era la migliore.

In fondo Credence aveva il diritto di sapere perché gli stava spezzando il cuore.

-Perché? Perché tu hai ventiquattro anni ed io ne ho quarantatré. Adesso sarebbe bello: tu avresti un uomo maturo che ti fa sentire al sicuro ed io avrei un ragazzo che mi adora e rafforza perennemente la mia autostima. Ma tra qualche anno sarà diverso. Sarà un incubo. Io diventerò sempre più vecchio e scontroso, e tu invece vorrai sbocciare, diventare un uomo a tua volta, vorrai avere una vita che io non ti potrò più dare, ma tu non mi lascerai perchè so che mi ami. E allora sarò io a maledirmi e ad odiarmi per entrambi, per averti permesso di legarti a me. Per averti fatto sprecare gli anni migliori della tua vita in una relazione sbagliata. Non posso farti questo, lo capisci, Credence? Non posso. E non lo farò, a costo di doverti fare male adesso-

Aveva gli occhi lucidi.

Un ragazzo con la metà dei suoi anni lo faceva piangere perché lo amava troppo.

Lo amava tanto da stracciarsi il cuore pur di sapere che Credence sarebbe stato felice.

Sospirò per ricacciare indietro le lacrime e trovare la forza di strapparsi un altro brandello di anima.

-Non te lo permetterò- ripetè, la voce ferma stavolta, come se lui fosse ancora l'uomo sicuro di sé che era sempre stato -La discussione è chiusa-

Fino a quel momento Credence lo aveva ascoltato in silenzio.

Graves avrebbe dovuto prevederlo. Dopotutto gli aveva insegnato lui a duellare.

Credence sfoderò la bacchetta e fece volare la sua fuori dalla sua portata, afferrandola al volo e tenendola ben stretta nel caso avesse voluto riprendersela usando la magia che poteva fare mani nude.

Le camicie che stava piegando caddero a terra a metà strada tra l'armadio e la valigia.

-Scusami. Devo essere sicuro che non ti smaterializzi per scappare un'altra volta-

Per un folle attimo Graves credette che il ragazzo lo avrebbe ucciso per l'antica logica del "Mio o di nessun altro", e invece Credence cominciò ad avvicinarsi a lui.

-Mi avevi quasi convinto, lo sai, Percival? Ma ti sfugge un particolare-

Era vicino, troppo vicino. Meravigliosamente vicino.

-Percival- il suo nome sulle labbra di Credence era una carezza di seta -Tu mi ami tanto da sacrificare forse per sempre la tua felicità. Credi che potrei mai desiderare un uomo migliore al mio fianco?-

-Credence, te ne pentirai- tentò di ammonirlo un'ultima volta.

Il ragazzo non cedette.

Passo dopo passo accorciava la distanza tra loro e Graves sapeva di avere già perso.

-Forse hai ragione. Tu sei più grande e di queste cose ne sai più di me, quindi sì, probabilmente me ne pentirò. Ma me ne pentirò di più se ti lascio andare adesso-

Graves non riusciva più a sostenere il suo sguardo.

Lui che era stato Consigliere del MACUSA non riusciva ad avere la meglio su un ragazzo che aveva appena finito la scuola!

-Percival-

Dovette fare uno sforzo enorme per resistere al suo richiamo.

-Percival, guardami-

Non era degno dell'ultimo discendente della famiglia Graves tirarsi indietro, e allora sollevò lo sguardo.

Non lo avesse mai fatto!

Credence, fermo a pochi passi da lui, gli sembrava tutto ciò che aveva sempre desiderato.

-Andiamo, smetti di farti del male- gli disse con un sorriso incoraggiante che tuttavia luccicava di lacrime -Sono io che te lo chiedo. Sono grande ormai e so prendermi le mie responsabilità. Se un giorno ci accorgeremo che le cose non andranno bene, magari litigheremo e ci lasceremo, ma per adesso perché dobbiamo negarci di essere felici?-

Era giusto. Dannazione, Credence aveva ragione.

Era meglio farsi male per aver provato piuttosto che torturarsi nell'ennesimo rimpianto.

Improvvisamente si rese conto di quanto il suo comportamento fosse stato insensato e se ne vergognò.

-Io... io...- non riusciva a spiccicare una parola. E non era nemmeno la prima volta che Credence gli faceva quell'effetto.

-Mi dispiace- sospirò infine.

In gola aveva un groppo pericoloso, che sperava di riuscire a trattenere.

-Resterai con me? Ho la tua parola?-

-Resto. Te lo giuro. Resto con te-

Allora Credence gli tese entrambe le mani.

Percival le afferrò perché era l'ultima possibilità di salvarsi che aveva.

-Mi dispiace tanto, Credence-

Chiuse gli occhi serrando forte le palpebre per impedirsi di piangere di nuovo, ma ormai la sua voce era incrinata per l'emozione; e soprattutto con Credence non doveva avere paura.

Il resto gli uscì tra singhiozzi e frasi spezzate.

Che era stato stupido e presuntuoso, ed egoista; ed un vigliacco. E che lo amava.

-Perdonami. Non dovrei innamorarmi di te. Tu dovresti trovare qualcuno della tua età-

Credence sciolse delicatamente una mano dalla sua stretta e la posò poco sotto le costole di Graves, dove entrambi sapevano esserci la cicatrice del Sectumsempra.

-No, Percival. Preferisco un cretino presuntuoso diciannove anni più grande di me-

_______________________________________________________________________________________________________________


Nel Cerchio della Strega


Ebbene sì: IL capitolo parte 2.

La dichiarazione è stata un momento che ho temuto tantissimo perchè era come l'ultima carta del castello di carte: o è il tocco finale che completa il capolavoro oppure viene giù tutto ed è un disastro.

Ma sono soddisfatta di come è andata, e spero che sia piaciuto anche a voi.

Per chi sperava nell'happy ending, come vedete alla fine ha vinto l'ammmoreee... e ci mancava pure!

Nessuno me lo avrebbe mai perdonato se dopo tanta dolcezza non fosse finita così, giusto? Nemmeno Credence e Percival.

Per ora la storia si conclude qui con la vittoria dei sentimenti e del romanticismo, però per chi avesse ancora intenzione di leggere di questi due bei figlioli ho quasi pronti due capitoli a rating rosso da pubblicare prossimamente.

Sarà un esperimento, quindi potete iniziare a raccogliere ortaggi e uova per esprimere eventuali commenti negativi.

Alla fine della storia mi sembra giusto ringraziare tutti. Chi l'ha messa tra le preferite, seguite o ricordate e chi sta seguendo la serie dalla prima storia ed ancora non se ne è stancato.

Grazie ed un uovo di Pasqua a tutti.


Lady Shamain







Image and video hosting by TinyPic
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Animali fantastici e dove trovarli / Vai alla pagina dell'autore: Lady Samhain