Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: thecoldland    17/04/2017    2 recensioni
Kraka Snow è la bastarda di Benjen Stark, nata prima che l'uomo prendesse il nero.
Visenya Targaryen è la terzogenita del principe Rhaegar Targaryen e la consorte Elia Martell, gemella di Aegon Targaryen VI.
Che cos'hanno in comune? Niente e Tutto.
Se Kraka Snow non fosse una bastarda, una figlia illegittima? Può rivelarsi essere la soluzione a grandi conflitti? O la loro causa?
Se Visenya Targaryen non morì con il fratello durante il sacco di Approdo del Re, durante la Ribellione di Roberth Baratheon, avvenuto per mano dei Lannister? Può la Montagna non aver ucciso la neonata Targaryen? Come?
Una cosa è certa:
Kraka è il presente e Visenya un lontano passato.
Visenya vive nella notte e Kraka vigila nei sogni.
Entrambe sono una cosa sola.
(reating variabile)
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Nuovo personaggio, Robb Stark, Viserys Targaryen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fan fiction liberamente ispirata alla serie televisiva “Game of Thrones” della HBO.
La storia è stata scritta senza scopi di lucro o di alcun genere.
Eccetto le modifiche apportate alla serie televisiva ispirata alla saga letteraria di George R.R. Martin essa non mi appartiene.
L'autore ha vietato qualsiasi fan fiction ispirata alla sua saga letteraria, pertanto la seguente storia prende spunto dai fatti narrati nella serie televisiva.

 

 

 

 

Narthil
Prologo


Quando Rhaegar Targaryen tornò a palazzo, fu sua madre ad accoglierlo.
La veste di seta azzurra si muoveva sul corpo della regina come se avesse vita propria. Come delle onde che si schiantavano sulle sue gambe in movimento per poi prendere tutt'altra direzione. Sembrava gli corresse incontro, la regina sua madre. Come se non avesse fatto altro che attendere il suo ritorno.
Gli occhi della donna erano lucidi, ma la vista del figlio sembrava aver tolto loro la preoccupazione che fino a pochi secondi prima pesava sul suo sguardo violetto.
Un sorriso le spuntò poi sul volto incorniciato dai candidi capelli argentati.
< Elia! >
Pronunciò soltanto una parola. Un nome.
Il nome della moglie colpì il giovane principe come fosse un fulmine che squarcia il cielo terso dell'estate.
Inaspettato quanto atteso.
E allora il principe superò la madre, correndo per i corridoi del palazzo.
Superò la servitù che gli andava incontro e quella fin troppo lenta che lo precedeva, quasi rischiando di rovinar loro addosso.
Ma quando si trovò di fronte alla stanza in cui sapeva si trovasse sua moglie, credette che il fuoco nel suo sangue si fosse estinto. Non riusciva a muoversi.
Paralizzato dalla paura.
Lui, il sangue di drago.
Soltanto il pensiero del sorriso della madre attanagliava la presa gelida che sentiva nel petto.
Avrebbe trovato sua moglie stesa sul letto. Ne era certo. Un’immagine vista una volta sola, anni prima, con Rhaerys. Conosceva la sua sposa. Sapeva che si sarebbe mostrata forte di fronte a lui. Non avrebbe fatto trasparire preoccupazioni, solo serenità.
Quando spalancò la porta, Rhaegar Targaryen credette che il suo cuore non sarebbe stato capace di resistere a lungo.
Sua moglie si trovava esattamente come l'aveva immaginata, con un sorriso ancor più radioso a illuminarle il volto. Una veste sbracciata del colore della sabbia dorata di Dorne copriva il corpo della donna mentre un foulard rosso era poggiato sulle spalle e la scollatura, altrimenti scoperte.
Seduta sul letto affianco alla madre vi trovò sua figlia, nel suo abitino verde.
Rhaerys aveva gli occhi puntati sulle fasce che teneva strette tra le braccia. Con gli occhi violetti che saettavano da quel fagotto stretto a se e quello tra le braccia di Elia. Il sorriso sul suo volto era estasiato.
Il principe Targaryen si trovava sulla soglia della stanza a cercare di realizzare ciò che gli si presentava di fronte.
Due erano le culle poste al lato del letto.
Quando si avvicinò al giaciglio e poté vedere i neonati, spuntarono due testoline dai capelli grigio scuro. Non argentati come i suoi. Non neri come quelli di sua moglie e della sua primogenita.
Un bambino ed una bambina.
Il maschietto si trovava tra le braccia della sorella maggiore, ad allungare le braccina paffute per stringerle una ciocca di capelli corvini. A piangere senza un motivo ben preciso.
< Vorrei chiamarlo Aegon, marito mio.* >
Guardò Elia negli occhi scuri e le sorrise. Il fratello** a cui non fu capace di donare l'amore che meritava sarebbe rivissuto in suo figlio.
Si avvicinò al neonato e iniziò a sfiorargli le manine e il viso.
< Un nome importante, come colui che lo portò per primo. Sarà capace di grandi gesta. – poi si rivolse al figlio in un sussurro – Sono certo che il tuo nome sarà ricordato non solo per il Re Conquistatore e le sue gesta ma per l'uomo che diverrai. >
Un gridolino entusiasta lo distrasse. Era stata sua figlia.
Tra le braccia della madre si guardava intorno. Posava lo sguardo sul profilo della donna e poi su quello della bambina al suo fianco, illuminati dalle candele. Osservava ciò che non poteva davvero vedere.
I suoi occhi si posarono infine sulla figura del padre.
Erano viola scuro, come i suoi.
Si guardarono a lungo, come se non potessero farne a meno.
Poi decise il nome di sua figlia.
Se i suoi fratelli portavano i nomi di due delle tre teste del drago Targaryen, lei non sarebbe stata da meno. Alla pari dei suoi altri due figli, avrebbe portato il nome della maggiore dei Targaryen che conquistò l'occidente.
< Visenya sarà il suo nome. >
La bambina, come se sapesse che era lei il destinatario di quelle parole, allungò le braccina pallide nella direzione del padre, cercando di raggiungerlo.

 

Kraka si alzò di scatto.
Era un sogno, quello di pochi attimi prima. Sembrava così reale che le costò del tempo realizzare il vero.
Si trovava nella sua stanza, non in un maestoso palazzo. Era ancora a Grande Inverno. Il sole non aveva ancora preannunciato il suo arrivo colorando l'orizzonte di rosa e giallo. Non ci sarebbe stato nessuno dei suoi cugini sveglio per quell'ora.
Decise comunque di alzarsi e preparasi meglio che poteva, senza dover chiamare la servitù o la Septa. Si alzò e si diresse verso il catino dell'acqua, dove si sciacquò il viso e si rinfrescò il collo e le spalle.
La finestra permetteva alle luci delle fiaccole del cortile interno di illuminare la stanza, poiché il caminetto era spento. Bastò poco per trovare una candela e accenderla.
Indossò la sua vestaglia azzurra e si guardò allo specchio. La luce illuminava il suo corpo pallido e ne mostrava le forme. Era una donna, nessuno avrebbe potuto negarlo. Era dell'età dei suoi cugini, Robb e Jon, ma non era ancora promessa a nessuno.
Certo, sapeva bene che nessuno avrebbe sposato una bastarda, figlia di uno dei corvi della barriera, nata prima del giuramento. Ma la Septa le ripeteva spesso di essere bella e che non vi era uomo che non avrebbe voluto sposarla. Zia Cat le diceva che forse il problema non era il suo aspetto o il fatto che fosse una bastarda, ma di chi era la bastarda.
Benjen Stark aveva rinunciato ad ogni bene e diritto del suo nome per prendere il nero. Nonostante ciò, non si vergognava a dire di avere una figlia, non si preoccupava di coloro che credevano che fosse venuto meno al suo giuramento. Anzi, non c'era uomo a cui non era andato espressamente a dire che lei era sua figlia e che a nessuno di loro avrebbe mai concesso di avvicinarsi a lei. Dovevano aspettare che crepasse per potersi avvicinare alla sua unica figlia.

A pensarci le scappava un sorriso.
Sapeva che suo padre sarebbe ritornato in tempo per la visita di Re Robert e che l'avrebbe abbracciata come faceva ogni volta, con un sorriso ad illuminargli il volto. Le avrebbe poi lasciato un bacio tra i capelli per poi invitarla a mostrargli i suoi progressi con la spada.
Non attendeva altro.

 

Non avendo molto da fare, dato che era troppo presto e appena arrivata la servitù avrebbe voluto farsi un bagno, si sdraiò sul divanetto affianco al camino spento ed iniziò a leggere. Non si accorse della candela che andava consumandosi e nemmeno della luce del sole che filtrava dalla finestra.
Ormai si avvertivano i passi della servitù che percorrevano i corridoi in tutta fretta, poi, un bussare leggero alla porta.

 

Kraka si recò a fare colazione presto, accompagnata da Sansa e l'amica di quest'ultima. Tutte e due le sue accompagnatrici erano vestite con abiti a maniche larghe rigorosamente viola.
L'amica di Sansa aveva deciso di agghindarsi esattamente come la Stark, la differenza era il risultato: Sansa era bellissima con quel colore addosso e la tipica acconciatura di una Lady del Nord, l'altra ragazza sembrava invece la sua banale imitazione.
Bizzarro per Kraka era non ricordarsi mai i nomi delle numerose amiche della cugina, tutte figlie di nobili o cavalieri del Nord al servizio del lord suo zio. Non ricordava come si chiamassero non perché la sua memoria non era buona, ma perché persone così superficiali come quelle ragazzine cercava di evitarle e dimenticarle, non le sopportava.
Robb diceva sempre che era facilmente irritabile. Era brava a mascherare l'irritazione, altrimenti ora sarebbe in buoni rapporti solo con pochi a Grande Inverno, ma il primogenito Stark diceva sempre < Per me sei come un libro aperto, cara cugina > Gli lanciava un suo sguardo color ghiaccio e seguiva con un'altra affermazione. Una delle sue solite sciocchezze a conclusione di una altrettanto stupida.
< Uno di quei libri con la copertina di pelle e le rilegature dorate. Da leggere almeno una volta nella vita. Quelli che ti fanno ricredere quando pensi che leggere sia noioso > diceva poi.
Era una di quelle sciocchezze capaci di farla arrossire e chinare lo sguardo mentre lui si lasciava ad una delle sue rare e magnifiche risate.
A distrarla da quel pensiero fu la risata di Rickon, uscito in quel momento dalla sala adibita alla colazione, che le superò correndo con dietro il suo metalupo. A spuntare dopo il piccolo Stark ci fu Robb, seguito dal suo fedele Ventogrigio.
< Buongiorno! > le salutò lui.
La voce squillante dell'amica di Sansa rispose prima di loro, con un < Buongiorno! > che sarebbero stati capace di sentire persino i ranger oltre la Barriera da quanto il tono fosse alto. La ragazza le era sfrecciata davanti per raggiungere Robb, inchinandosi così tanto da arrivare quasi a mettersi in ginocchio.
Ecco un'altra ragione per cui non voleva ricordare i loro nomi. Tutte adulavano Robb come se fosse un principe. Più di tutto, lui le stava a sentire, non le punzecchiava o le metteva a disagio come faceva con Kraka. Anzi, riempiva loro di complimenti. Notava persino quando cambiavano acconciature!
Quando lei si era tagliata i lunghi capelli fin sopra le spalle lui non se ne era neanche accorto.
Se avesse ricordato i nomi di tutte quelle ragazzine, casualmente tutte care amiche di sua cugina, rischiava di iniziare la sua lista dell'odio. Come le aveva insegnato Yoren da bambina.
Lo scambio di battute tra i due sembrava sul punto di concludersi e Kraka ringraziò i vecchi e nuovi dei per esserselo perso.
< E' stato un piacere, mio signore. Quindi balleremo questa... sta sera? > squittì la ragazza.
A quel punto si odiò per non aver sentito tutto il discorso. Ecco un'altra sua caratteristica. Se non si irritava non era capace di seguire un discorso per cui non provava interesse.
< Certo mia signora, non vedo l'ora > rispose lo Stark con uno dei suoi sorrisi, lasciando passare la sorella e la ragazza, che lanciò a Kraka uno sguardo di puro odio. Che diamine le aveva fatto per meritare un simile sguardo?
Ogni volta che si festeggiava e si ballava, Robb veniva sempre a chiederle il primo ballo della serata. Si giustificava sempre dicendo che Sansa non sopportava ballare con lui, mentre Arya non sopportava proprio ballare, per questo chiedeva sempre a lei. Era pur sempre il primogenito di lord Eddard Stark e ne sarebbe stato il suo successore per cui non poteva sottrarsi da simili tradizioni. Chiedeva sempre a lei per toglierlo da un simile imbarazzo. Certo, come no. Io porto a situazioni imbarazzanti ma con le altre ragazze non vede l'ora.
Robb fece come suo solito: per irritarla maggiormente faceva finta lei non esistesse e così decise di fare anche Kraka. Drizzò le spalle e a testa alta lo superò.
Stava per varcare la soglia della sala, rivalutando l'idea di una lista dell'odio e maledicendo Robb, quando si sentì chiamare in un sussurro.
Si voltò nella direzione del cugino, con la mano ancora che stringeva la maniglia della porta. Robb era voltato nella sua direzione, fermo immobile con Ventogrigio al fianco, una punta di ilarità ad attraversare le iride azzurre e un sorriso di sghembo sul volto.
Il giovane stette muto ma Kraka non fu dello stesso avviso.
< Guarda che non sono mica sorda eh, parla > Disse con tono acido.
< Certo, certo. Quindi, lo farai? > chiese lui.
< Di che diamine parli? >
< Di ballare con il sottoscritto questa sera. Ho concesso alle altre dame un solo ballo per conservarmi per il nostro >
Certo, tu concedi...aspet- Kraka fu scettica- a che diamine stava pensando poco prima?
Robb non si sarebbe accorto di un suo cambio di acconciatura ma di certo non avrebbe lasciato da parte il loro primo ballo. Rise di gusto Kraka. Che stupida era stata, sapeva essere arguta solo quando necessitava.
< A quanto pare sembrerebbe mi tocchi anche questa volta! > sdrammatizzò allora lei, con un sorriso di scherno ad affiorarle sulle labbra. Come se nessuno dei pensieri precedenti fosse mai esistito.
Robb aveva capito perfettamente quello che era successo nella sua testa pochi secondi prima, forse per questa ragione rise di gusto nell'osservare il cambio di umore della ragazza.
Si sorrisero, per poi congedarsi.
Conosceva già cosa avrebbe fatto dopo la colazione: saltare le lezioni di canto per andare in biblioteca assieme a maestro Luwin. Lui avrebbero tenuto una lezione sulla storia dei Sette Regni ai suoi cugini più piccoli, mentre lei avrebbe finito di leggere il libro che pochi giorni prima gli aveva consigliato suo zio. Un libro sulla storia della casata Targaryen e la loro successione al trono di spade.

A pranzo Kraka non condivideva il tavolo con i suoi zii e i cugini Stark. Coloro che non erano i
signori del castello avevano tavoli separati, perciò si ritrovava a mangiare con suo cugino Jon e il suo metalupo in fondo alla sala. Non che le dispiacesse.
< Mio padre ha detto che Zio Benjen sarà con noi stasera, prima di allora non arriverà. >
< Uff.... speravo di vederlo prima. Zio Eddard mi ha assicurato che la Corte Reale arriverà domani, se non si faranno frenare dai venti del nord invece saranno qui oggi stesso. Se così fosse non potrò far vedere a mio padre come sono migliorata con la spada - poi si rivolse al moro con sguardo allusivo
-così brava che riesco a battere il migliore dei miei cugini! >
Jon iniziò a ridere mentre con una mano accarezzava il manto di Spettro.
< Solo perché mi hai battuto una volta non vuol dire che mi hai superato! >
< Esattamente - intervenne Theon Greyjoy, con due bicchieri di vino in mano
-del vino, mia signora? > Il Greyjoy le porse il calice che prese volentieri.
< Grazie mio signore ma non cercare di comprare il mio silenzio con questo! A te, caro Theon, ti ho battuto più di una volta! >
< Era per galanteria! Se Benjen Stark scoprisse che ho fatto mangiare la polvere a sua figlia non troverei la testa sulle spalle! >
Jon sottrasse il calice alla cugina mentre se lo stava portando alle labbra
< Per galanteria invece io evito che tu beva! >
< Non ti azzardare Jon! Non sono certo i miei cugini da non poter bere più di mezzo bicchiere! >

 

Una ragazzina si avvicinò al loro tavolo per poi gettarsi con le braccia al collo della Snow.
< Arya! >
< È arrivato un corvo! Dice che tra poche ore arriverà il Re e la corte! > disse la piccola.
< Si e nostra madre ha anche detto di prepararci al meglio!- intervenne la maggiore delle Stark- vedi di comportarti come una vera Lady, Arya! >
< Hai visto Kraka!? Vogliono agghindarci come delle Lady! >
< Ma tu sei una Lady, piccola Stark! >
< Tu stai zitto Greyjoy! > Ribatté Arya, seguita da un ringhio di Nymeria, scatenando l'ilarità del fratellastro e l'allontanamento della sorella.
< Santo cielo Arya, una volta che ti chiedono di comportarti da vera signorina potresti farlo! Vorresti comportanti come un ragazzo davanti al Re e alla Regina? Davanti ai cavalieri della guardia reale? >
La bambina mise il broncio, mentre Jon iniziò a ridere di gusto.
< Da te non me lo sarei mai aspettato...tradirmi in questo modo... >
Disse Arya, assumendo una smorfia ancor più offesa e voltandosi per non incrociare lo sguardo della cugina.
< Mai! Pensavo... che ne dici invece di passare a vedere l'allenamento dei ragazzi anziché andare a lezione di cucito? E magari allenarci con la spada... Che ne dici? >
Jon al suo fianco sgranò gli occhi preoccupato, Theon indosso il suo solito ghigno ed infine Arya sorrise felice.
< La Septa vi ucciderà... >
< Snow ha ragione, sarete morte prima dell'arrivo del Re. Lady Catelyn e la Septa non ve la faranno passare liscia > ribadì il Greyjoy.
< Sempre se ci trovano. >
Rispose la Snow.
Fuggire alla Septa e a tutta la servitù, sopratutto a sua zia Cat, che le conosceva meglio di chiunque, era una sfida.
Una sfida a cui Kraka non si sarebbe sottratta.
A dimostrarlo, un luccichio nelle iride viola della ragazza.

 


 

 

Note:
*Aegon T. è un personaggio reale, nella serie TV è il bambino (quasi 1 anno) che la Montagna uccise prima di stuprare Elia Martell ed ucciderla allo stesso modo. Rettifico che no, nella serie tutto ciò è solo menzionato, non presente con annessi dettagli su ciò che successe dopo.
**Aegon era anche il nome dato ad un fratello di Rhaegar T. ma che morì in fasce.
#Kraka (Kràka) fu il nome di una Regina della mitologia Norrena, sposa di Ragnar Lothbrok, il suo vero nome era Aslaug. Tale soprannome le venne dato da giovane, quando fu costretta a nascondere la propria identità e le proprie nobili origini ricoprendo la pelle pallida con del catrame. Per tale ragione Kràka che in norreno significa corvo.
La scelta del nome è data da vari fattori di cui alcuni scoprirete più avanti con la storia.

 

 

thecoldland:
Buongiorno!
Finalmente ho pubblicato una fan fiction su GOT! Ho dovuto aspettare 7 stagioni per decidermi...
Ho letto tutti i libri di Martin ma dato che mi baserò solo sulla serie TV non scriverò di essi, Li utilizzerò solo come spunti storici, spunti di cui parte è possibile trovarli negli extra dei cofanetti della serie.
Non è la mia prima fan fic in assoluto ma voglio dire in mia discolpa che è molto differente da ciò di cui mi sono occupata fino ad ora.
Ovviamente non siete obbligati con commenti positivi, anzi. Vorrei proprio mi criticaste (niente offese), per intenderci ;)
La sana verità non fa mai male!
Spero che “descrizione ambigua + prologo incomprensibile” vi stia dando l'effetto a cui ho pensato (l'effetto Zeigarnik, da buona aspirante psicologa).
Spero che questa fan fic vi sia piaciuta così che riesca a continuarla!
Lasciatemi anche solo una recensina con due paroline... giusto per sapere se qualcuno segue!
Baci,
thecoldland

 

 

 

 

   
 
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