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Autore: princess_sweet_94    17/04/2017    1 recensioni
STORIA REVISIONATA!
E se le cose andassero diversamente?
Se il nemico fosse un altro e volesse far sparire tutti gli Angeli e i Diavoli? Se solo un’antica e potente magia può impedire la distruzione non solo degli Eterni ma anche dei Terreni?
E se... Raf fosse un diavolo e Sulfus un angelo?
Dal testo:
{"Raf... Raf ti prego" mormorò il ragazzo stringendola tra le proprie braccia "Ti prego, non lasciarmi" supplicò.
La ragazza sorrise debolmente, senza più forze per parlare, senza più fiato per respirare, senza più anima per vivere. Non voleva lasciarlo, non lo avrebbe fatto... mai.
Gli strinse la mano e chiuse lentamente gli occhi azzurri mentre una lacrima usciva da essi, rigandole la guancia.
Sulfus abbandonò il viso sui suoi capelli, stringendola di più a sé "Raf..." mormorò in un sussurro, rifiutando ogni emozione ma affidandosi alle regole, quello che avrebbero dovuto fare fin dall'inizio "I diavoli non piangono, sai?"}
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Raf, Sulfus | Coppie: Raf/Sulfus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Raf sapeva di essere nei guai nel momento stesso in cui aveva ripreso la piena padronanza dei propri pensieri, razionali o meno che fossero. Certo, aveva delirato per qualche ora, ma si era ripresa alla grande. Per questo quando aveva definitivamente riaperto gli occhi e si era ritrovata davanti amici, nemici e professori sapeva esattamente cosa fare.
Temptel le aveva fatto una sfuriata con i fiocchi che lei aveva ascoltato con pazienza senza ribattere, persino Arkan aveva detto la sua sulla pericolosità di certi poteri e le sue amiche l’avevano bacchettata senza pietà per averle fatte preoccupare tanto. L’unico che non aveva proferito parola era stato Sulfus, colui che ne aveva davvero il diritto e che invece era rimasto in perfetto silenzio dietro al proprio insegnante.
“Cosa hai da dire a tua discolpa?” domandò, infine, Arkan. Raf era rimasta tranquilla per tutto il colloquio (non che lei avesse detto poi molto) e anche in quel momento il suo volto era la personificazione della spensieratezza, a differenza di molte altre emozioni che avrebbe dovuto esprimere. Trasse un semplice respiro e, quando parlò, disse solo due frasi nella calma più assoluta:
“Mi dispiace.”
“Oh, puoi scommetterci che ti… aspetta, cosa?” Temptel, che aveva rimesso su il suo cipiglio accusatorio, si voltò di scatto verso di lei, sbalordita.
“Mi dispiace” ripeté lei, come se stesse parlando del tempo “Mi dispiace di avervi fatto scomodare” aggiunse, rivolta agli insegnanti “Mi dispiace di avervi fatte preoccupare” continuò, guardando Cabiria e Kabalé “Mi dispiace di averti coinvolto” disse a Mefisto, prima di voltarsi verso Sulfus “E… mi dispiace per aver cercato di stregarti” finì.
Oramai la fissavano tutti, sconcertati.
“Ma Raf…” cominciò Kabalé “I diavoli non chiedono mai scusa!” esclamò. Raf si voltò verso di lei.
“Solo perché siamo troppo orgogliosi per ammettere i nostri errori” rispose “E mi capirai se metto da parte il mio dal momento che mi ha quasi uccisa.”
Nessuno trovò nulla da ribattere e anche se lo avevano non lo dissero. Arkan si aggiustò gli occhiali sul naso, con un cipiglio curioso.
“Una delle facoltà degli angeli è proprio il perdono, dopotutto, specie se chi lo chiede lo pensa davvero” disse “Quindi mi caperete se credo che, se un diavolo chiede scusa di propria volontà, sia sincero. Per me la cosa si chiude qui ma devi darmi la tua parola che non farai mai più una cosa simile.”
Raf annuì: “Ha la mia parola” promise, incrociando le dita davanti le labbra “Neanche io ci tengo a ripetere un’esperienza simile.”
Temptel si portò una mano al capo: “Un diavolo che chiede scusa” sospirò “In tutti i miei anni d’insegnamento è la prima volta che mi capita una cosa del genere.”
“C’è sempre una prima volta” commentò Sulfus, che sembrava quasi divertito.
“Beh, l’importante è che tutto sia finito bene” concluse “Ma che non succeda mai più una cosa simile” ammonì.
“L’ho sempre detto io che era una tipa strana” commentò Cabiria, rivolta a Kabalé. Raf rise.
“Fossi l’unica che me lo dice!”


Quando, tre giorni dopo, Raf uscì dall’Infermeria fresca di riposo la prima cosa che fece fu volare dritta filata da Andrea: tremava al pensiero di come l’avrebbe trovato dopo averlo lasciato per 72 ore nelle mani di Mr. Gentilezza. Non aveva neanche raggiunto il cortile che una voce la distrasse.
“Finalmente mi hai degnato della tua presenza, quale onore.”
La ragazza si fermò a mezz’aria prima di voltarsi, altezzosa: “Dovresti considerarti più che onorato” rispose, incrociando le braccia al petto. Sulfus sbuffò una risata di scherno e si staccò dal muro per avvicinarsi a lei.
“Devo dedurre che tu ti sia ripresa bene” notò.
“Alla grande” lo corresse lei “Mai stata meglio.”
“Immagino” rispose, squadrandola dalla testa ai piedi “Perché hai cercato di stregarmi?” domandò, infine. Lei scrollò le spalle: “Così, giusto per divertirmi un po’” rispose.
“Ovviamente” annuì lui, scettico.
“Mh” borbottò lei “Allora, nessun rancore?” chiese. Il ragazzo sembrò rifletterci.
“Nessun rancore” annuì infine, porgendole la mano “Nemici come prima?”
Raf gliela strinse “Nemici come prima” acconsentì. Esitò. “E… ehm, so quello che hai fatto per me mentre ero sul punto di diventare un’ombra” aggiunse, un po’ in imbarazzo “Quindi… sì, insomma, grazie” disse. Sulfus inarcò un sopracciglio.
“Oh, quello” disse “Non era nulla, sarebbe stato egoista da parte mia non fare niente quando potevo” rispose semplicemente.
Rimasero in silenzio per un po’, finché non si sentirono a disagio. A rompere quel momento, con grande sollievo di entrambi, fu Raf.
“Andrea sta per uscire, è meglio andare”.
“Sì, sono d’accordo” annuì lui, prima di seguirla nel cortile della scuola.
In un modo o nell’altro, contro ogni convenienza, quei due stavano facendo amicizia.



“Uhm… uhm… e ancora uhm!”
“Raf?”
“Uhm…”
“Raf.”
“Uhm…”
“Raf!”
Con un sussultò la ragazza sobbalzò, rischiando di far cadere il libro che aveva in mano.
“S-sì?” chiese, guardandosi intorno e scorgendo il proprio rivale accanto a sé.
“Ti stai ripetendo” le fece notare lui.
“Oh… già” ammise, guardando il proprio libro “Il fatto è che sto cercando di capire come funzionano queste proiezioni” ammise.
Proiezioni?”
“Esatto. Sarebbero delle mini-proiezioni di noi stessi che possono influenzare a livello inconscio i Terreni, possiamo entrare anche nei loro sogni!” spiegò, affascinata.
“E perché?” chiese Sulfus, incamminandosi per il corridoio con una pila di libri tra le braccia.
“Beh, così sarebbe più facile irretirli o proteggerli, no?” rispose lei “E poi non sei curioso di sapere cosa sogna Andrea?”
“Sì, ma è anche vero che una cosa del genere è contro le regole” aggiunse lui “E poi è pericoloso: non siamo esperti, rischieremmo di stravolgere la sua personalità.”
“Nah, tu ti preoccupi troppo” tagliò corto lei, tornando alla sua lettura. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, esasperato. Raf si alzò in volo oltre la folla e si diresse verso i distributori.
“Che cosa hai intenzione di fare?” domandò lui, seguendola.
“Voglio provare questa cosa delle proiezioni” rispose lei “Cox!” chiamò: la coccinella sulla sua cintura prese vita e si parò davanti a lei “Attiva Proiezione!”
Con un “Buzzz!” affermativo la mascotte si voltò verso Andrea, intento a prendere un succo all’arancia dal distributore: gli occhi le si illuminarono ed una mini-Raf apparve accanto all’orecchio del ragazzo, sussurrando qualcosa. Il ragazzo non sembrò vederla né sentirla ma al momento di digitare il numero esitò… dopo un’istante premette un paio di pulsanti ed un thè alla pesca cadde dal proprio scomparto con un tonfo.
Sulfus rimase perplesso: “Ma non voleva prendersi un succo all’arancia?” chiese. Raf annuì, sorridendo.
“Vero. Ma io gli ho suggerito di prendere il thè… e lui lo ha fatto” spiegò “E tutto con la proiezione. Hai visto che è facile e funziona anche meglio?”
Il ragazzo non sembrava convinto: “Questo stage ci serve per imparare a socializzare con i Terreni” ricordò “Se fosse stato così facile i professori ci avrebbero detto di usare le proiezioni fin da subito, no?”
“Ma io sono un diavolo” replicò Raf “Per noi è normale cercare la via più facile ed efficace per raggiungere uno scopo e, soprattutto, infrangere le regole.”
“Ovviamente” sospirò lui, guardando in basso. Con uno scatto afferrò il braccio della ragazza e la tirò più su: un paio di ragazzi stavano passando proprio dove un attimo prima vi era lei “Ma ricordati che il V.E.T.O. va rispettato da tutti” ammonì.
“Sì, sì, lo so” rispose lei, scrollandosi dalla sua presa “Farò attenzione” aggiunse, seccata, prima di prendere il volo e attraversare il soffitto per raggiungere le aule al piano di sopra.
Sulfus scosse il capo, rassegnato: era meglio tenerla d’occhio.

Quando Raf aveva detto di voler dare una sbirciata ai sogni di Andrea era seria. Per questo era sgattaiolata via dall’Incubatorio nel bel mezzo della notte, facendo attenzione a non svegliare Cabiria, per volare a casa del ragazzo. Aveva studiato la cosa delle Proiezioni Oniriche per tutta la sera e sapeva esattamente cosa fare, però aveva solo tre minuti per agire: superato quel lasso di tempo c’era il rischio di provocare danni seri alla personalità di Andrea.
Era entrata di soppiatto nella stanza del ragazzo passando per la parete ed aveva galleggiato fino al letto, dove era rimasta sospesa a mezz’aria: il ragazzo dormiva beatamente, ignaro di tutto.
“Bene, sei pronta Cox?” chiese. Anche se era consapevole che nessuno potesse sentirla, parlava lo stesso a bassa voce: più che altro perché mettersi a gridare nel bel mezzo della notte le suonava strano.
La mascotte prese vita e si posizionò davanti a lei, pronta ad eseguire la missione che le era stata affidata.
“Bene, ti ho già spiegato cosa fare: devi creare una proiezione di me stessa, io la guiderò fin dentro i sogni di Andrea passando per l’orecchio destro e lì sbircerò il suo inconscio” spiegò “Tu metti il timer: tre minuti esatti, non un secondo di più chiaro?”
La coccinella annuì e puntò gli occhi verso il viso del ragazzo. Quelli s’illuminarono e crearono una proiezione della ragazza formato mini con tanto di coda, forcone e nuvoletta rossa su cui sostare, allo stesso tempo un click annunciò l’inizio del conto alla rovescia. La Raf originale rimase sospesa sul letto del ragazzo, come in trance, mentre la mini-sé entrava a razzo nell’orecchio del ragazzo.
Da lì fu un turbine di luci e vortici che la portarono nell’angolo più remoto delle emozioni di Andrea; vide tutto: l’infanzia, la vita, i sogni, i sentimenti, i progetti, il futuro… tutto. Solo in quell’istante si rese davvero conto di non conoscere affatto il proprio Terreno.
Ma il bello doveva ancora arrivare. Nelle profondità del cuore del ragazzo trovò una porta chiusa con un lucchetto a forma di cuore, ebbe appena il tempo di aprirla e dare un’occhiata all’interno che un trillo la fece sobbalzare: il tempo era scaduto. Svelta come un razzo corse fuori dalla mente del ragazzo e sbucò di nuovo nella stanza di Andrea. Cox dissolse la proiezione e smise di trillare, ma il ritorno nel proprio corpo fu più brusco del previsto. Sbandando a destra, Raf rischiò di crollare sul ragazzo. Riuscì a riprendere il volo appena in tempo ma, con un movimento di troppo, poggiò la mano sul braccio di Andrea.
Fu come se una scarica elettrica le avesse attraversato il braccio con forza inaudita, lasciandola in balia della scossa per qualche istante prima di essere respinta indietro. Attraversò la stanza a velocità stratosferica e sbatté contro il muro, cozzando di schiena, per poi crollare sul pavimento con un gemito.
“Raf!”
L’urlo la fece tornare un poco in sé. Ignorando la testa che pulsava provò ad alzarsi ma le girava tutto.
“Raf! Stai bene? Che cosa hai combinato?!” una mano la sorresse e l’aiutò a tirarsi su, seppur barcollante “Hai fatto un volo assurdo!” esclamò Sulfus.
La ragazza si appoggiò alla parete e si portò la mano destra al viso: sul palmo, lucente come se fosse vera, vi era una stella d’oro a cinque punte.
“Oh, no…” mormorò “No, no, no!”
“Che cosa è successo?” domandò Sulfus, guardando anche lui la misteriosa stella.
“Il V.E.T.O.” rispose lei, in preda al panico “Ho toccato Andrea… ho infranto il V.E.T.O.!”


 



Il cielo viola terso di nero riluceva regalando un’atmosfera cupa e tetra alla terra arida sotto di sé. Una grande montagna nera si stagliava per miglia e miglia in altezza e lunghezza, l’unica cosa nel raggio di chilometri che somigliasse vagamente a qualcosa di naturale. Sembrava un luogo così tranquillo e silenzioso, nemmeno un alito di vento spazzava il gelido paesaggio… almeno fino a quel momento.
Un terremoto di proporzioni bibliche scosse l’intera area, creando crepe nel terreno già instabile; l’intera montagna tremò mentre, dall’interno, proveniva un’agghiacciante suono di ferro spezzato. Un sospiro caldo ed euforico riecheggiò tra le rocce, immediatamente seguito da una risata raggelante.
Finalmente libera!”





Angolino zuccheroso:
Dan, dan, dan, daaaaaan!
E finalmente ci siamo! Esatto gente, l’ultimo paragrafo è dedicato al nemico dei nostri eroi che, vi ricordo, non è Reìna. Ma chi sarà mai? Dov’è imprigionata? E perché?
Tutto questo nella prossima puntata… o forse no.
Baci!

 

  
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