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Autore: SherlockHolmesLove    18/04/2017    0 recensioni
Cosa succederebbe se un altro essere umano bussasse alla porta del 221 B, non come un qualsiasi cliente, sia chiaro, bensì come una ragazza pronta a ricominciare con una nuova vita tutta londinese, ritrovandosi erroneamente catapultata nell'enigmatico mondo di Sherlock Holmes e del suo fidato amico John Watson?
Questa, dunque, è la storia di Annie, "l'inquilina del secondo piano".
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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- 11 giorni fa             
Quella mattina mi svegliai molto presto. Ero a Londra e come previsto pioveva a dirotto. Il cielo tinteggiato da tante sfumature di grigio e l’atmosfera uggiosa e malinconica non aiutavano di certo il mio animo a risollevare un po’ il morale. In Italia invece parallelamente, seppure in ottobre, ci sarebbe stato un bel sole brillante nel cielo, specie nel meridione, dove si trovava il mio paese natale.
Mi mancava di già: la mia casa, la mia camera, il mio paese, la mia gente, tutto quanto. Ma sfortunatamente, era ora di cambiare vita, in tutto e per tutto. Basta con le mie vecchie amiche che presto si sarebbero dimenticate di me, basta con quel quartiere, quella casa che  fin troppe volte da quell’orribile giorno, mi avevano messo nelle condizioni di odiare quella vita. Ormai lì non avevo più nessuno, niente era stato più come allora; era arrivato il momento di dare il via a un nuovo capitolo della mia vita. Con Londra! Proprio qui, dove non mi sarei mai e dico mai aspettata di ritornare un giorno, ma questa volta forse, per sempre.
Ero arrivata in Inghilterra da quasi due giorni e pernottavo in un hotel a tre stelle.
Erano le 9.15 e dopo aver risistemato le mie poche cose nelle mie due valige, uno zaino e una borsa a tracolla, uscii dall’hotel e fermai un taxi.
Londra non la ricordavo affatto così, forse perché la prima e unica volta in cui ci misi piede avevo solamente otto anni e non ricordavo praticamente nulla. E poi il fatto che si guidasse dalla parte di destra rendeva quel luogo tutto molto sconosciuto e ignoto per me. Dio! Mi era costata una fatica immane riuscire ad ottenere la patente in Italia, figuriamoci riuscire a guidare lì. “Non importa, l’importante è avere un bel paio di gambe!” mi dissi.
Di lì a poco, avrei avuto un appuntamento con una certa signora, Martha Hudson, la quale aveva accettato con enorme entusiasmo di affittarmi un suo appartamento. A quanto pare era stata la migliore amica della mia amata nonna materna, trasferitasi col nonno a Londra anni e anni addietro. Naturalmente tra me e i miei nonni c’era sempre stato un rapporto meraviglioso e ora che anche mia nonna era venuta  a mancare da circa tre anni dopo due dalla scomparsa di suo marito, mi sentivo più sola che mai. L’indirizzo era il 221B di Baker Street.
Era strano, molto strano ritornare lì dopo la prima volta che mia nonna mi ci aveva portato per presentarmi alla sua amica. Ricordavo a mal la pena il portone laccato in nero con su scritte le lettere del numero civico.
Arrivata lì davanti, dopo aver pagato il taxi, mi ci fermai un attimo che mi parve lungo un’eternità. Il punto è che avevo paura, non so il perché ma era così, come se il fantasma di mia nonna sarebbe dovuto apparire lì sulla porta da un momento all’altro.  Poi sorrisi, mi tirai un pizzicotto sulla guancia e con esitante decisione bussai.
Dopo forse una decina di secondi venne alla porta un’anziana signora, ben vestita, capelli ben pettinati e un sorrisetto dolcissimo sulle labbra. Con mia grande sorpresa mi si avvicinò e mi attirò a sé quasi come mi conoscesse da sempre. << Ooh, sei arrivata mia cara, benvenuta a Londra… o forse dovrei dire ben tornata? Ooh, ma non fa niente, l’importante è che tu sia qui! Entra coraggio… Come sono felice di rivedere la nipotina della mia carissima amica! >>
Mi ritrovai in uno stretto e non molto illuminato ingresso a cui faceva capolino una scala stretta e un po’ angusta, mentre al piano terra si trovava l’appartamento di quella gentile e simpatica signora Hudson. Sempre con passo esitante, accettai di entrare nella sua casa per prendere un tè… Oh, mio Dio, un’altra cosa alla quale mi sarei dovuta abituare, tè con biscotti a tutte le ore del giorno! Ciò di cui avevo bisogno quella mattina era decisamente un buon caffè o magari un cappuccino, ma per non deludere la mia futura padrona di casa accettai la sua offerta. Era un appartamentino carino, arredato secondo i gusti un po’ antiquati di una tipica donna inglese di quell’età, stravaganti carte da parati ovunque, ma nel contesto, decisamente calda e accogliente… il genere di calore  di cui avevo sentito così tanto la mancanza e che da troppo tempo ormai non avevo più avuto. Mentre sorseggiavo il mio tè in una graziosissima tazza di porcellana, io e la signora Hudson, sebbene in modo un bel po’ impacciato (soprattutto da parte mia), chiacchieravamo del più e del meno, io ringraziando intanto mentalmente la mia buona stella per avermi offerto una madre bilingue che ha pensato bene di insegnarmi alla perfezione l’inglese oltre che l’italiano.
Mi raccontò un po’ della sua vita, di suo marito ormai defunto, del fatto che non avesse avuto figli, di mia nonna che a quanto pare le era stata molto amica. Mi domandò poi della mia famiglia, dell’Italia, del mio percorso di studi, se avessi un fidanzato (domanda fra le più imbarazzanti!), della mia prima impressione su Londra e in particolare su Baker Street. Le dissi tutto quello che avevo da dirle, tralasciando naturalmente la maggior parte delle cose più intime e personali che a nessuno durante quegli anni, avevo mai neanche accennato. Fu molto comprensiva con me e non perdeva mai occasione per prendermi la mano e stringermela proprio come una vecchia amica, o meglio, un’amorevole nonna che tanto aveva sentito la mancanza di sua nipote. Fu questa la cosa che mi colpì in assoluto. Da quel terribile giorno mi ero sempre chiesta se in futuro avrei trovato delle persone che mi avrebbero compresa e ascoltata, proprio come stava facendo in quel momento la signora Hudson.
Fu in quel preciso istante che pensai che forse lì, in quel paese inglese così tanto sconosciuto e misterioso,  avrei potuto sentirmi finalmente e un’altra volta a casa.
   
 
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